Arte e Guerra

Posted in Estetica e Bellezza, Filosofia dell'arte on marzo 18th, 2022 by Francesco

di Francesco Campoli

Innanzi tutto mi devo scusare con i tanti amici che seguono assiduamente il mio Blog.
Questa volta il mio Articolo su SCULTURAECULTURA arriva con un po’ di ritardo rispetto alle cadenze abituali.
Purtroppo, come avrete immaginato, il ritardo è conseguenza di un tragico “cambio di programma”.
L’intento più volte dichiarato di SCULTURAECULTURA è trattare il tema dell’Arte, non in modo astratto e autoreferenziale, ma mettendola al centro della Vita e della Cultura del nostro tempo, esattamente in questo tempo, dove tutto appare sempre più una triste Farsa, invece quella che vediamo esplodere intorno a noi, assume ognigiorno di più i contorni di una Tragedia.
Ho voluto riscrivere l’Articolo ex novo, anche se ormai quello già scritto era ormai in via di pubblicazione, perché gli eventi epocali di questi giorni, non possono passare sotto traccia.
La Guerra in Ucraina ci ha colto impreparati, non perchè eravamo distratti, ma perchè ormai nella nostra testa, tutta orientata ad una malintesa autorealizzazione, la parola Guerra, nel linguaggio corrente “Politically correct“, sembra non dover essere contemplata.

Colosseo Ucraina

Il Colosseo illuminato con i colori della bandiera Ucraina

Per quanto mi concerne, certi accadimenti non devono essere affrontati senza far sorgere in se delle profonde domande esistenziali, come Essere Umano in generale, ma a maggior ragione per si picca di essere un Artista.
Scrivo “essere” invece che “fare”, non per un errore ortografico, ma nella consapevolezza che l’Artista non è un mestiere, una professione come le altre, ma coinvolge il proprio modo di essere, di vivere le emozioni, quelle personali, ma soprattutto gli stati d’animo collettivi.
Nulla di peggio di una guerra, che sicuramente ha risvolti sociologici e “sociali”, di grado esiziale, specialmente sui più piccoli che saranno le generazioni su cui si baserà il domani.

La Guerra è dissecante anche a livello esperienziale, spesso al punto di farci vivere una sorta di distacco dalla realtà, anche se si ritiene di essere individui emotivamente solidi.

Ucraina Guerra Milano

Milano manifestazione contro la Guerra in Ucraina

Le emozioni che si vivono in queste situazioni sono così dirompenti che è necessario analizzare, capire e soprattutto non smarrire la propria umanità.
La Dicotomia sorge in noi cercando di trovare un senso ad azioni inumane che, evidentemente, un senso non ce l’ hanno.
Se veramente, prima o poi (meglio prima), vogliamo dar reale valore all’affermazione “Mai più guerre”, che suona purtropo assolutamente retorica, ognuno deve fare veramente la sua parte.
Per gli Artisti è fondamentale misurarsi – professionalmente e umanamente – con tutte queste sconvolgenti emozioni, senza nascondersi dietro ad un malinteso simulacro di bellezza.
Retoricamente ci difendiamo sempre con le stesse scontate affermazioni, senza fare veramente passi più concreti.
Quando ripeto ossessivamente che, il superficiale accostamento di Arte e Bellezza, è un errore concettualmente madornale, mi riferisco proprio a chi nell’Arte cerca solo il “Bello” relegando l’Arte ad una mera funzione Estetica, oltretutto, “il Bello”, è un parametro assolutamente soggettivo e strettamente legato al contesto culturale di riferimento.
La vera Arte deve avere soprattutto una enorme valenza Etica, se non altro in virtù della sua penetrante efficacia comunicativa, talvolta veramente dirompente, che realmente è in grado di cambiare il mondo.
Vedere ripetersi continuamente il triste fenomeno della Guerra, ai nostri giorni, in ogni angolo della terra e nelle più svariate realtà socio-culturali mostra il senso del fallimento evolutivo di interi popoli.
La Guerra è la dimostrazione patente che questa regressione si conferma anche a livelli ancor più “globali”.
Uso la parola “globali” per stigmatizzare quanto quest’ultima, spesso sia usata in modo scorretto, in particolare nella descrizione dei fenomeni socio-economici che, come stiamo ormai chiaramente vedendo, stanno disarticolando la struttura stessa della Comunità Umana del nostro tempo.
Da molto tempo ormai, con “Globalizzazione”, si sottintende solo il fenomeno economico, invece, quello con cui ogni giorno ci scontriamo, non è solo un fenomeno economico, ma è prima di tutto, l’evidenza dell’allargarsi di crepe fatali nella struttura dell’intero  Organismo Sociale.
Queste fratture concettuali nei Principi socio-culturali (che noi stessi ci siamo sbrigati a canonizzare), rendono instabile e inadeguato un Sistema che invece si dovrebbe rispecchiare in Principi realmente “Etici”.
Le dinamiche socio-economiche sarebbero le prime che dovrebbero essere viste con la “lente” etica, ma invece si vede nel benessere economico come l’unico indice della Civiltà di una Nazione, questo diventa un principio estremamente pericoloso per la tenuta del “Patto sociale”.
Sappiamo tutti che questo metro di valutazione è sbagliato, ma sempre più siamo portati a girare lo sguardo ad accettare supinamente il concetto.
Non è strano per la gente dare per scontato che un benestante è anche una brava persona, mentre è più che evidente, che persone che hanno disponibilità economiche fuori dal comune, non sempre le conseguono in modo onesto ed eticamente ineccepibile.

Oligarchia

Oligarchia

In questi giorni sentiamo spesso la parola Oligarchi, usata come sinonimo di “Estremamente Ricco”, ma questo non è altro che il perpetuarsi del medesimo errore: Avere una visione essenzialmente Economicistica.
L’Oligarchia è essenzialmente una modalità elitaria di gestione del potere, non solo in forma etimologica (olígoi = pochi e arché = governo, “governo di pochi), ma soprattutto in termini politici.
Gli Oligarchi gestiscono il Potere, sono “Potenti”, non necessariamente sono  “Ricchi”, infatti, semmai sarebbe il meccanismo per il quale, questo genere di “Potenti” alla fine diventa sempre immensamente ricco.
Il principio è molto ben spiegato da Platone, in particolare nel suo trattato in forma dialogica “La Repubblica”.

Platone la Repubblica

Platone "La Repubblica"

Cito sempre Platone per mille motivi, nel libro VIII de “La Repubblica”, la forma di potere Oligarchica è molto ben circostanziata, invito chi non conoscesse quei passi a rivederseli, come al solito, gli scritti di Platone sono sempre estremamente illuminanti.
“La Repubblica” nei principi (ovviamente non in termini assoluti), non deve colpire perché sembra un riuscitissimo esercizio di preveggenza, per quanto stupefacente è semplicemente un ottimo esempio di “Speculazione Filosofica“.
Anche Aristotele nel suo “Politica” tratta diffusamente il tema, gli antichi Filosofi greci, proprio perché ritenevano fondamentale la gestione del Potere nella “Polis“, ragionavano molto sulla ripartizione Potere nella struttura gestionale delle loro “Città Stato”.
La gestione del Potere nella Democrazia da dêmos (Popolo’) e da kratéō (Comando), che come noto è stata ideata e applicata proprio dagli antichi Greci,  è un fattore assolutamente dirimente, non è un caso che tra i più grandi filosofi ne hanno profondamente ragionato.
Questo una volta di più, dimostra quanto la Filosofia sia sintesi razionale del Pensiero, come più volte ho scritto anche su SCULTURAECULTURA, l’Arte, essendo figlia prediletta della Filosofia, è l’altra forma essenziale del “Pensiero collettivo”.
La Filosofia è la forma analitica e razionale del “Pensare”, l’Arte è la forma di Pensiero più emozionale e creativo, a mio avviso la modalità più rappresentativa dell’ Essenza Umana.
Purtroppo Filosofia e Arte non sono le due uniche compagne del cammino evolutivo dell’Uomo,  la Guerra è stata da sempre un terribile “carattere recessivo“, e purtroppo “rigurgita” abbondantemente dalle pagine peggiori della Storia dell’ Umanità.
Al di la della terminologia para-genetica, questa esecrabile modalità di “risoluzione delle controversie”, non è una componente congenita, ma peggio, molte volte è stata e continua ad essere, una scelta “razionale”, spietata.
La Guerra mira solo alla conquista di vantaggi politici, territoriali e alla fin fine economici.
Anche nell’antico mondo greco, l’ Oligarchia sconfinava regolarmente nella “Plutocrazia“, dal Greco antico ploûtos (ricchezza) e krateín (potere), infatti sarebbe appunto più corretto chiamare così, il predominio di un ristretto nucleo di Ricchi sull’intero Organismo sociale.
La Plutocrazia è da sempre uno di quei “Caratteri recessivi” proprio della Russia, nella sua età “Sovietica” e ancor prima nella sua forma Zarista.
Questo per ricordare a me prima ancora che agli altri, che purtroppo esistono nei popoli, problemi socio-culturali “endemici”  e che la soluzione agli stessi, deve essere vista come la ricerca di una vera e propria “forma di evoluzione collettiva” delle rispettive Società.
La Guerra come “mezzo di risoluzione delle controversie”, è un evidente problema evolutivo dell’intero Genere umano,  anche la nostra coltissima Costituzione lo richiama diffusamente.
Nel testo fondamentale sul quale fu costruita la nostra Nazione, i rapporti Etico-sociali e quelli Economici, sono trattati addirittura in due differenti Titoli (Titolo II e Titolo III).

Benedetto Croce

Benedetto Croce

Non è un caso che uno dei Padri Costituenti, che definirei senza tema di smentita tra i più rappresentativi, fu Benedetto Croce, grande Filosofo anche lui, e in grandi passi della Costituzione italiana, si legge chiaramente la sua modalità ontologica e di costruzione del Pensiero.
Croce, anche per via del suo interesse accademico per l’Estetica, fu anche un apprezzatissimo Filosofo dell’Arte (vicino alla visione di Hegel) ad ulteriore conferma che, queste due discipline del Pensiero sono assolutamente complementari.
La rispettiva complementarità si evidenzia in modo ancor più eclatante, se si pensa che l’altro grande Filosofo, vicino anch’egli alla dottrina dell’ Estetica Hegeliana, Giovanni Gentile, che militò su fronti politici assolutamente opposti rispetto a quelli sostanzialmente “Liberali” di Benedetto Croce.

Giovanni Gentile

Giovanni Gentile

Giovanni Gentile fu l’ ideologo del Mussoliniano Partito Fascista, tant’è vero che alla fine venne ucciso dai Partigiani del G.A.P..
A mio modesto avviso, per le ragioni sopra esposte, è estremamente importante che l’Arte si confronti con la Guerra, ma non come magari ha fatto per secoli, come mero megafono celebrativo.
Così come avvenne per le vite dei Santi, gli Artisti molto spesso furono chiamati dai loro Committenti, a raccontare e celebrare le imprese di guerra di illustri antenati o di loro fidati Capitani di Ventura.
Non fanno eccezione neanche Michelangelo Buonarroti e Leonardo da Vinci, anche se per varie ragioni queste commissioni alla fine non si concretizzarono.

Battaglia di Cascina Michelangelo Buonarroti

Michelangelo Buonarroti "La Battaglia di Cascina"

Solo in epoca più recente, in particolare in quella Moderna, la Guerra venne finalmente fortemente stigmatizzata dagli Artisti, uno degli  esempi più eclatante fu Pablo Picasso.
Il grande artista spagnolo con il suo celeberrimo dipinto “Guernica“, denunciò e descrisse crudamente il barbaro bombardamento della cittadina basca da parte dell’aviazione nazista durante la guerra civile spagnola.
Il noto dipinto di Picasso (attualmente esposto al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid), fu al centro di una famosa diatriba tra il grande artista e un potente gerarca Nazista.
Si narra che questo comandante Nazista (che era stato inviato da Hitler per gestire le operazioni in appoggio al Generalissimo Francisco Franco), a colloquio con Picasso, disse al grande Pittore spagnolo: “Maestro, l’avete fatto voi questo orrore? Pablo Picasso gli rispose seccamente: “No l’avete fatto voi !!!”.

Guernica Picasso

Guernica Picasso

Personalmente io considero “Guernica” una delle grandi cesure tra la concezione storica dell’Arte in forma rappresentativa, appunto quella malintesa come omologa di “Bellezza”.
Una delle peggiori dimostrazioni dell’oppressione Nazista, fu in particolare quella sull’Arte Moderna, ci fu addirittura una accanita campagna di distruzione di moltissime Opere d’Arte, estremamente preziose, sia artisticamente che storicamente.
La propaganda Hitleriana definiva quella evoluzione al di fuori dei cliché convenzionali dell’Arte Classica “Arte degenerata” e lavorava ossessivamente per farla scomparire, forse anche perché Hitler, come molti sapranno, era un Pittore oltremodo fallito, tant’è vero che spregiativamente è stato più volte apostrofato “Imbianchino”, aggiungo io senza offesa per gli imbianchini.
In verità anticamente, già Hieronymus Bosch aveva già scelto di allontanarsi dai soggetti aulici tipici di molti suoi contemporanei.

Hieronymus Bosch La Tentazione

Hieronymus Bosch La Tentazione

Georges Braque

Georges Braque

La destrutturazione dell’immagine pittorica, già ricercata da Paul Cézanne e poi canonizzata nel “Cubismo” di Picasso e del suo amico George Braque, aveva appunto lo scopo di allontanarsi dal concetto di “Belle Arti” a favore di un’Arte più emozionale, simbolica ed essenziale, più vicina alla sintesi poetica dell’Artista che alla mera rappresentazione com’era sempre stato.

Napoleone Bonaparte

Napoleone Bonaparte

Uno dei più importanti committenti di dipinti sull’epica della Guerra fu Napoleone Buonaparte, che scelse di comunicare la retorica di Guerra mediante l’Arte.
Per celebrare le sue imprese di conquista e sostenere la sua immagine di grande conquistatore ordinò moltissimi lavori ai più importanti artisti dell’epoca.

Giovanni Fattori Autoritratto

Giovanni Fattori

Persino Giovanni Fattori, non certo un guerrafondaio, ricevette molte commissioni in tema di grandi battaglie e rievocazioni di scene militari, ma usò sempre la sua maestria tecnica in uno stile che definirei “documentale”.
Le sue opere a tema bellico presentano ad esempio Divise sempre estremamente accurato, ma al contrario, non usò mai esaltare le attività belliche, come invece fecero molti dei suoi colleghi, nel corso dei secoli.

Giovanni Fattori battaglia di Magenta

Giovanni Fattori battaglia di Magenta

La battaglia di Waterloo William Sadler

La battaglia di Waterloo di William Sadler

Come ho raccontato sopra, l’Arte talvolta fu assolutamente asservita alla retorica della Guerra, in particolare come mezzo di propaganda ma in realtà, quella che poi cambiò, fu la libertà dell’Artista di scegliere i soggetti da rappresentare e sempre più spesso si trovò a stigmatizzarne gli orrori.

Quando l’artista eseguiva progetti imposti dai suoi committenti, era un mero surrogato della Fotografia,  nell’evoluzione moderna del concetto di Arte, Artisti come il su citato Picasso, rappresentarono soprattutto le personali emozioni che la guerra suscitava in loro, noi Artisti contemporanei, anche a causa dell’occultamento mediatico che di solito vela le guerre dei potenti , ci siamo confrontati poco con quello che continua ad essere il medesimo orrore.
Le guerre attuali sono molto diverse da quelle affrontate nei campi. La battaglia di Magenta si svolse nei campi, quella di Waterloo avvenne in una sperduta località belga, le battaglie, in tempi recenti, purtroppo hanno avuto le nostre città citta come teatro.

guerra ucraina

guerra in Ucraina, Mariupol distrutta il 90 per cento

La Siria, il Libano l’ex Jugoslavia e adesso le grandi città Ucraine, potrebbero essere molte delle nostre città.
I palazzi distrutti, gli Ospedali, le Scuole, potrebbero essere le nostri, stavolta gli Autobus colpiti in mezzo agli incroci e i Tank in coda sulle normali autostrade, ci lasciano sgomenti, inebetiti, anche per le modalità incomprensibili.
In realtà queste immagini inquietanti, diverse nell’ Outlook ma identiche nei contenuti, sono le stesse che troviamo nei bassorilievi sull’Arco di Costantino, duemila anni fa, niente di nuovo sotto questo cielo.

Fregio con La Battaglia di Ponte Milvio

Arco di Costantino fregio con La Battaglia di Ponte Milvio

Roma arco di Costantino

Roma arco di Costantino

In realtà hanno tutte un denominatore comune: Il Male, non a caso in questi casi, in molti tratteggiano profili da Anticristo per i rispettivi protagonisti.

Ungaretti da poeta illuminato, ci ha rivelato gli orrori umani nelle trincee della prima guerra mondiale.
Richiama magistralmente in noi, immagini da gironi danteschi, rese ancora più crude attraverso il linguaggio “Ermetico” che sicuramente è il più adatto per tratteggiare poeticamente quegli orrori e soprattutto le emozioni destabilizzanti che facevano sorgere nei malaugurati attori.

Uomini in armi che si dibattono nel fango delle trincee come dannati dopo il giudizio universale.
Oggi raramente gli eserciti si affrontano totalmente sul campo, le trincee sono le barricate stradali, i missili arrivano da centinaia di kilometri di distanza, li viviamo distaccati, quasi fossero la ribalta di uno stupido videogame.
Molti dei focolai tutt’ora in armi ci sono praticamente sconosciuti, ma stavolta, in Ucraina è assolutamente diverso.

San Martino del Carso Ungaretti

Poesia San Martino del Carso di Giuseppe Ungaretti

Nelle accademie, nei Licei artistici e nelle scuole d’Arte non si insegnano tecniche adeguate a rappresentare lo sgomento che tutti noi proviamo.
Siamo spaventati soprattutto nel pensare che quel Male, probabilmente è anche parte di noi, con le parole di oggi, diremmo che è “Endemico” e nessuno se ne può sentire escluso.
Una cosa è certa gli Artisti in genere sanno leggere introspettivamente in se, quel Male riescono anche ad intravvederlo, ma non sappiamo ancora dipingere i quadri giusti, non abbiamo ancora i colori giusti, forse perchè quelli che abbiamo sono per “Belle Arti” e, nella guerra, non c’è proprio nulla di bello.
Siamo creativi, dovremmo saper urlare lo schifo per l’inutile morte di un bambino, ma la Guerra è distruzione, l’antitesi esatta della creazione.
Ci dovremo lavorare, dobbiamo trovare strumenti giusti, fare monumenti con brandelli di muri crollati, piramidi con i sacchi di sabbia, tappeti di schegge di vetri scoppiati.
L’Arte, lo sappiamo da un pezzo, perchè ce l’ha detto e ripetuto molto chiaramente Theodore Adorno, nel suo “Teoria Estetica“.
Abbiamo necessità di riconfigurare il ruolo per l’Arte, abbandonare l’esteticamente bello sostituendolo con il dannatamente vero.
Era appena finita la guerra quando Adorno scrisse quel suo saggio, un Filosofo ebreo, che sapeva bene che nulla sarebbe stato più come prima, in ogni guerra l’unica arma contro quell’orrore è l’Arte e la sua potente valenza taumaturgica.
Sono passati più di settant’anni e dovremmo stupirci di non aver capito ancora, che questo è un concetto fondamentale, l’Arte non è una bella statua in giardino o un bel quadro colorato in salotto, non possiamo continuare a pensare all’Arte come ad una vecchia modalità per descrivere Uomini e cose del passato.
L’Arte è viva e deve portare verità ogni giorno, deve aiutare a costruire il futuro, un futuro che nasca dentro le nostre anime più che nel nostro portafoglio, ma anche questo, come al solito, sarebbe tutto un altro articolo.

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L’Artista o la sua tecnica

Posted in Filosofia dell'arte, Tecnica Vs Concetto on gennaio 27th, 2011 by Francesco

di Francesco Campoli

Nell’eterno bisogno di appiccicare etichette (tag se volete), ad ogni artista si cerca di appioppare un ruolo definito, un “confine” nel quale gli si concede di muoversi, gli si assegna il suo spazio.
Dalla necessità filologica e storica di “far ordine”, nella grande produzione dell’intelletto dell’uomo,  come al solito si è sconfinato nella solita distribuzione di patenti, con attribuzioni in pieno “conflitto di competenza”, sconfinati di ruolo che definirei razziste.
All’interno di quello spazio “assegnato”, al massimo si concede una “corrente”, nella quale incasellare un modo di comunicare, di concepire le proprie opere.
Iperrealismo, costruttivismo, cubismo, surrealismo, astrattismo, dadaismo e via discorrendo, non bastano come definizioni, si vuole rinchiudere l’artista nel ghetto di una Tecnica, Scultore, Pittore, Fotografo, Musicista, ecc. e poi si scopre che Michelangelo era scultore, si ma anche pittore, che Joan Mirò era un pittore ma anche uno splendido ceramista e scultore,

ceramiche di mirò

ceramiche di mirò

che Picasso noto perchè era cubista, ma guarda caso aveva una padronanza “del mezzo” paragonabile a Francisco Goya.

Picasso

Prima di essere Cubista

Tralasciamo Salvator Dalì, che “addirittura si permise” uno sconfinamento nel cinema, oltre alla fotografia, alla scrittura, alla scultura ecc.
L’esperienza nella “Settima arte”, avenne affiancando nientemeno che Walt Disney nel “corto” (come si direbbe ora), dal titolo “Destino”

Disney Dalì Destino

Una scena di "Destino"

nel quale non si può non riconoscere, la poetica e i “simboli” frutto della ricerca artistica del genio di Figueras.
Il fatto che il cinema sia chiamato la “settima” arte, presume addirittura un “ordine di apparizione”, delle tecniche espressive e non voglio neanche pensare,  che questa scala magari,  sia anche da intendere come scala di valori.
A mio modesto avviso solo un “ismo”, fu degno di essere menzionato nella storia dell’arte: il “Futurismo”.
Il Futurismo fù realmente  “Concepito”, meditato e poi declinato in tutte le tecniche possibili e immaginabili.
Ma questo è tutto un’altro articolo……..

Francesco Campoli

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