Eros always win on Thanatos

Posted in Filosofia dell'arte, Il "Valore" dell'Arte, Tecnica Vs Concetto on ottobre 26th, 2022 by Francesco

di Francesco Campoli

questa volta dal titolo si comprende poco, ma anche se a prima vista non sembra, esiste una continuità e  una coerenza assoluta con i consueti contenuti di “Sculturaecultura“.
Eros always win on Thanatos” è la mia ultima fatica artistica.
Ho concepito questa Scultura in forma di denuncia ma, come da mio approccio abituale, desideravo che racchiudesse in se anche una soluzione.

"Eros always win on Thanatos" scultura di Francesco Campoli

"Eros always win on Thanatos" la nuova scultura di Francesco Campoli

Socraticamente parlando, come ho ripetuto spesso, di solito lascio che i lettori trovino da soli il collegamento tra il lavoro e il mio Pensiero, ma voglio comunque mettere i suoi contenuti a disposizione di tutti.

Platone

Platone

Come è ormai arcinoto, nella mia concezione, l’Arte e il Pensiero sono indissolubilmente l’una, diretta emanazione dell’altro, ecco perché ritengo la Filosofia e i suoi più interessanti esponenti, fondamentali nel mio “Processo Creativo“.
Ribadisco questa mia profonda convinzione, attingendo stavolta al concetto di Nous in Anassagora, “L’intelligenza Cosmica” della quale parla ampiamente anche Platone, travisandosi dietro le parole del suo maestro Socrate, nel “Fedone

Anassagora

Anassagora e L'intelligenza Cosmica

Il Nous descritto da Anassagora, lo possiamo immaginare come una entità superiore, (molto vicino al “Demiurgo” platonico che troviamo nel Timeo).
Questa entità sovraintende alla formazione di tutte le cose, dalla forma alle combinazioni chimico/spirituali ecc, inserendo “Logica” nelle dinamiche caotiche.
Il mio concetto di “Magazzino degli Archetipi, il non luogo dove immagino che giacciano – a disposizione dell’intero genere umano -, forme di ogni genere.
Quel “non luogo” è quello dove siano inconsciamente ricondotti, coloro che non lavorano magicamente nello staccarsi da quell’ inesorabile “Buco nero” che sono gli “stereotipi” più radicati.
Ci sono forme che ricorrono molto spesso nelle rappresentazioni di molti artisti, quando ricorrono alle tecniche figurative o mimetiche in genere.
Spesso ho raccontato di questa mia convinzione, che è abbastanza liberamente ispirata appunto dal Nous di Anassagora, anche se lo potrei definire più un concetto a cavallo tra quello di Anassagora e quello di Platone.
In realtà nel mio Pensiero, spesso, è presente anche una bella spolverata di Jung, nel cui Pensiero, Archetipi e Magia sono sempre sapientemente articolati.

Carl Gustav Jung

Carl Gustav Jung

La Sincronicità junghiana e le sue teorie sulla struttura del Pensiero e le  dinamiche psichiche che vi sono alla base, e che Jung riteneva attinte tra gli Archetipi consolidati, mi convincono moltissimo.
Personalmente ritengo che questi costrutti teorici, possano essere tranquillamente traslati nell’Arte, anche Jung ne è particolarmente convinto, infatti, annovera l’Arte tra le altre “Dinamiche di Pensiero più elevate“.
Ripeto spesso che l’Arte è figlia del proprio tempo, così come ribadisco sempre che la vera Arte è senza tempo, lo so sembra un apparente Ossimoro, ma cercherò diligentemente di spiegarmi meglio.
Il mio Pensiero, come immagino quello di tutti, di questi tempi si articola moltissimo intorno all’argomento Guerra. Credo che sia normale, visto che mi ritengo un figlio del nostro tempo.
Recentemente ho scritto anche un lungo articolo su “Sculturaecultura“, ovviamente incentrato sulla Guerra in Ucraina, un articolo nato di getto, non appena la ricorsiva tragedia dell’insipienza umana, è nuovamente esplosa.
Quello che ci accade intorno, purtroppo ormai da diversi mesi, è l’ennesima declinazione di quell’aberrazione del comportamento umano, che convenzionalmente, chiamiamo Guerra.
Gli Artisti storicamente si sono spesso schierati dalla parte della Pace, a parte quando era specificamente il Committente a chiedere specifici soggetti guerrafondai, l’Artista ha sempre cercato di sollevare il “Pietoso” velo.

Gli Orrori della guerra Rubens

Le Conseguenze della Guerra di Pietro Paolo Rubens

Solo qualche raro Artista, reso potente dalla sua grandezza, poté a quei tempi fregarsene dei Committenti e dei loro vanagloriosi desiderata.
Mi viene l’esempio di Pietro Paolo Rubens e del suo “Le conseguenze della Guerra” (sopra), ma c’è anche l’esempio di Pablo Picasso e il suo notissimo “Guernica”, esempio anch’esso molto calzante, anche se appunto di epoca molto più recente, quando il fenomeno della “committenza” (per fortuna dell’Arte), era ormai definitivamente tramontato.

Guernica Picasso

Guernica di Pablo Picasso

La Guerra ha accompagnato da sempre la Storia dell’Uomo, trasversalmente a tutte le culture, e non è mai stata un vanto illuministico, ma stavolta dobbiamo anche assistere al velleitario tentativo di cambiarne surrettiziamente il nome, come se bastasse per sviare l’Opinione pubblica dall’essenza dei fatti.
Operazione Militare Speciale“, una definizione evidentemente speciosa e distorsiva, concepita come artificio semantico, per sviare l’opinione pubblica dall’essenza dei fatti, e già questo andrebbe letto come offensivo della dignità del Pensiero collettivo, ma prima o poi, anche di questo a livello morale ci sarà chiesto conto.

zeta guerra In Ucraina

Il Logo della Guerra In Ucraina

Un’altra forma di “Politicamente Corretto” che, personalmente odio con tutte le mie forze, tanto che lo chiamo, neanche tanto eufemisticamente: “Politicamente Corrotto“.
Dietro la maschera del “Politically correct“, si tenta di piegare l’opinione pubblica alla “Tesi” di una parte, ovviamente utilizzando ogni forma di Media, “Social Media” in testa, contribuendo all’incipiente decadimento della credibilità del “Processo comunicativo”.
Per avvalorare il concetto cervellotico, che l’attività militare che viene messa in atto, sia diversa da una classica azione di Guerra, è stato creato anche un “Logo“, proprio come nella più classica delle attività di Marketing.
In Ucraina il Logo campeggia sui Vessilli, sui mezzi Corazzati, sui Carri Armati impiegati nelle operazioni militari e non solo, in Russia lo si ritrova nei “Commercial” televisivi nei cartelloni stradali, sulle “T shirt”, come in un normale Merchandising.

Esempi di Loghi

Esempi di Logo famosi

Un Logo in ambito comunicativo e pubblicitario, ha lo scopo di riassumere una specifica “Brand Identity” e di rievocare quell’insieme di Valori nei quali la Marca desidera ascrivere la propria filosofia aziendale, nella quale, un eventuale Cliente/Prospect si può rispecchiare immediatamente.
In realtà, lo scopo del simbolo utilizzato in Ucraina, ha un doppio impiego, prosaicamente è anche uno strumento pratico.
Dal momento che l’Esercito Ucraino, è dotato di mezzi militari di fabbricazione sovietica, esattamente come l’esercito russo, per evitare  rischiose situazioni di “Fuoco Amico“,  quel Logo è anche usato come un elemento di riconoscimento tra le varie unità operative.

Zeta russia

la "Zeta" sui mezzi russi nell'invasione dell'Ucraina

Le due nazioni erano integrate a pieno titolo nello stesso apparato militare, quello dell’Ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (l’ U.R.S.S.), di conseguenza, i mezzi operativi sono gli stessi e spesso risalgono a quei tempi.

Morti guerra in Ukraina

La Morte ovunque nelle Guerra in Ukraina

Purtroppo, la Morte è una caratteristica ineludibile in tutti gli eventi bellici e, anche in virtù di una ancora costruenda “Coscienza Civile Collettiva“, le guerre sono sempre più inconcepibili.
Il tragico risultato, che salta immediatamente agli occhi, è la perdita di moltissime vite, la “sofferenza” che diventa il Mood emotivo dominante, ma quel che è ancora peggio, è lo strappo irriverente a quella “Coscienza Civile Collettiva” proprio perché è in sempre più faticosa edificazione.
Stavolta il tentativo criminale è stato facilmente smontato e la Guerra, è stata immediatamente riconosciuta attraverso il suo sinonimo più rappresentativo, la “Morte“.
La Guerra è insensata proprio in virtù della mancanza di Pensiero, spesso in entrambi i contendenti, visto che personalmente collego inesorabilmente l’esercizio del Pensiero all’Arte, mi nasce quello che ritengo il più concreto dei Sillogismi:
La Guerra è figlia della mancanza di Pensiero, l’Arte è il distillato puro del Pensiero più alto, quindi l’antidoto migliore alla Guerra è l’Arte“.
E’ vero che raramente la proprietà transitive sono così automatiche, ma ancora una volta mi riconosco nel concetto illuminista di “L’Arte può cambiare il Mondo“, da questo enunciato prende corpo la mia nuova Scultura e si muove tutto il costrutto della mia Arte.

Theodore Adorno

Theodore Adorno

Ho accennato spesso alla vicinanza del mio pensiero con le tesi filosofiche di Theodor W. Adorno, fondatore e attivo artefice della “Scuola di Francoforte“, non è tanto per i contenuti specifici, quanto per la modalità di produzione del Pensiero in quel consesso straordinario.
L’elaborato accademico, alla “Scuola di Francoforte“, era partorito sintetizzando le conoscenze nelle discipline più varie, derivanti dal nutrito e variegato comitato scientifico.
Fu proprio Adorno che diede pieno risalto all’Arte come valore di Pensiero, restituendogli una piena “Dignitas” ciceroniana nel mondo della Cultura e del Sapere, non dobbiamo dimenticare che non è un caso che Artista e Artigiano abbiano una radice comune.

Scuola di Francoforte Horkheimer Adorno Pollock Marcuse Benjamin

la Scuola di Francoforte il Panel Scientifico

L’Artista era considerato una sorta di Architetto Decoratore, il Pittore qualcosa di molto vicino all’Imbianchino, lo Scultore un figlio illegittimo del Muratore e dello Scalpellino, ma addirittura anche i Musicisti non erano altro che il surrogato del nostro apparecchio Stereo, accompagnavano la vita, i pranzi e le cene dei loro “Mecenati” e dei loro ospiti.
All’epoca di Adorno, sostanzialmente, non ci si era evoluti di molto da questa ristretta visione rinascimentale dell’Artista.
In qualità di grande Filosofo, si pregiò di annoverare formalmente l’Arte ai contenuti nei quali doveva essere degnamente inserita.
Adorno, prima di molti altri, ridisegnò la figura dell’Artista un sicuramente più alta e creativa di come la intendevano molti suoi predecessori.
La sua ultima opera filosofica, pubblicata purtroppo postuma, è denominata “Teoria Estetica” che, rammento prima di tutti a me stesso, che l’Estetica è una importante branca della Filosofia, una delle solide fondamenta, sui quali fondo la mia convinzione che, Arte e Filosofia, siano strettamente derivate.
In “Teoria Estetica“, un filosofo essenzialmente Teoretico come Theodor Adorno, riconosce all’Arte un ruolo fondamentale nel mondo, a partire dai suoi “Paradossi”, che dall’alto della sua solidissima esperienza accademica, rilevava inequivocabilmente.

(Alessandro Alfieri: “I paradossi dell’arte nella Teoria estetica di Theodor W. Adorno“ Dialegesthai).

La nuova scultura “Eros always win on Thanatos“, verrà proposta in vari contesti: Sui “Social media”, in primo luogo sulla mia pagina Facebook, ovviamente sarà presente in un Album dedicato nella Galleria del mio Profilo Facebok, come molti altri lavori.
Sarà proposta in vari Gruppi e Forum Internazionali del mondo artistico e culturale, oltre che nella “Galleria delle Opere” di questo Blog.

Eros always win on Thanatos

Eros always win on Thanatos il Coro e il Simbolo della Vita

Sono oltretutto in fase di montaggio almeno, due Video, uno illustrativo della Scultura e un altro come estratto del “Footage integrale” delle varie fasi di realizzazione.
Tutto questo nel pieno accordo con la proprietaria, che mi ha lasciato tutti i diritti di pubblicazione, allo scopo di mantenere viva l’attenzione pubblica sul tema “Ucraina” e sull’argomento “Guerra” più in generale.
Eros always win on Thanatos” ha richiesto un grandissimo numero di passaggi realizzativi e quindi molto tempo, oltre tre mesi solo per l’aspetto realizzativo, ma soprattutto, ha richiesto tecniche tra le più varie delle innumerevoli skills artistiche, non solo scultoree, che amo adottare in molti dei miei lavori.
Oltre alla classica tecnica di scultura su Marmo di Carrara, alla lavorazione a Sbalzo delle lastre di Piombo, alla Ceramica “Creaton”, all’ Affresco antico effettuato sull’ormai introvabile “Grassello di Calce invecchiato“, che ormai, praticamene si trova solo a Venezia e in Veneto, in virtù della consuetudine dei Decoratori locali con lo “Stucco Veneziano”, infatti il Grassello di Calce invecchiato ne è uno dei componenti essenziali.

Stratificazione Affresco

Stratificazione nella tecnica dell'Affresco

Il Grassello di Calce invecchiato in minima parte è reperibile anche in Toscana, in particolare nell’Aretino, dove la tradizione locale dell’Affresco, prevede un “Tonachino” preparato col “Cocciopesto” invece che con la polvere di marmo o la Pozzolana come vigeva a Roma ai tempi di “Michelangelo Buonarroti”.

Affreschi nella Cappella Sistina

Affreschi nella Cappella Sistina

Una mestica particolare al tempo utilizzata anche da Giotto a base di Grassello e Terracotta macinata (In genere vecchi mattoni e Tegole antiche o scarti di Fornace), che tutt’ora è ancora in uso in quelle zone per la decorazione di interni ed esterni oltre che nel restauro di antiche strutture realizzate già in origine con questa tecnica millenaria.

L’Affresco che ho realizzato su una parte della scultura, nella mia intenzione creativa serve a rappresentare un muro, un frammento di Muro residuo dopo uno dei tanti bombardamenti, come se fosse l’ultimo supporto disponibile per ignoti “Writers” desiderosi di gridare alla Mondo il loro potente messaggio di pace, con l’efficacia dirompente che Bansky ha dimostrato ormai ampiamente.
L’uso di questa antica tecnica, è legata alla volontà che il Simbolo e la magia del suo influsso, sia destinato a resistere al sopravvenire dei millenni.
Basti far mente locale sugli Affreschi a Roma, Pompei, Ercolano ecc. dove troviamo Affreschi romani ancora  perfettamente conservati da oltre due millenni.

Eros always win on Thanatos 3

Eros always win on Thanatos il muro dipinto ad Affresco

L’intento primario è valorizzare il simbolo di Pace che si vede sul simulacro di Muro e ribadire il mio auspicio di una perpetuazione del messaggio attraverso la conservazione nel tempo.
Il simbolo “Zeta“, perverso strumento di Guerra, è “Annullato” come in un “Timbro Postale“, con il simbolo della Pace e del Pacifismo, la tecnica utilizzata, potenzialmente è destinata a durare anche per migliaia di anni, vuol essere una proposta per il perpetuo rinnovarsi del messaggio, come nella migliore tradizione dell’Arte. Un auspicio concreto più che una semplice speranza.

Tragedia Coro Scenografia

Coro e Scenografia nella Teatro Greco

La valenza Alchemico/Magica, sempre molto presente miei miei lavori, deriva dall’atteggiamento “Sciamanico” che io auspico nel mestiere dell’Artista, come ho raccontato in un articolo precedente e ribadito anche nella mia recente intervista a Katia Catalano su Radio Morgan.
Ogni mia Scultura vuole essere un pò “Strumento rituale“, nel caso di “Eros win always on Thanatos“, la Ritualità magica è simbolizzata dai Cori nella citazione dell’antico Teatro Greco.

teatro-greco

Tragedia nel Teatro greco

Il Teatro greco  antico, in particolare la “Tragedia” trovava proprio nella ricerca di una Catarsi, l’aspetto religioso che ricopriva, nonchè, l’occasione di una rivalsa morale risarcitoria, per coloro che partecipavano alla “Rappresentazione rituale“.
Il Coro di norma era portatore delle istanze del Pubblico, che ovviamente non poteva intervenire ed interagire altrimenti con gli Attori.
In “Eros always win on Thanatos“, si nota in modo evidente la presenza di due Cori, il che rimanda immediatamente alla “Lisistrata di Aristofane“, l’unico testo arrivato fino a noi, che prevede questa deroga alla struttura classica dell’ Antico Teatro Greco, dove in genere era previsto un solo Coro.

Eros always win on Thanatos

I Cori: Microsculture in Marmo bianco di Carrara

Tecnicamente la rappresentazione dei Cori, ha rappresentato una delle difficoltà maggiori di questa scultura, per il numero di personaggi che ho dovuto realizzare, per la difficoltà dell’uso del marmo bianco di Carrara e conferire ad ognuno una minima identità, oltretutto non è da trascurare la difficoltà di conferire ai personaggi una dinamica comune che nel Coro del Teatro greco è caratteristica peculiare.

Lisistrata no War

Lisistrata "no alla Guerra"

Il mio evidente richiamo al “Lisistrata“, è prima di tutto collegato alla “Morale” in essa fortemente stigmatizzata, la contrarietà alla guerra come ostacolo alla vita dell’uomo, al grande “Lavoro”: Il genere umano ha la sua principale missione nel conseguire una Evoluzione, personale ma obbligatoriamente anche collettiva.

Coro nel Teatro rituale Greco

Coro nel Teatro rituale Greco

Mi riferisco anche all’istanza di Lisistrata, una volitiva donna Ateniese (il cui nome significa “Colei che scioglie gli eserciti”), per far terminare la lunghissima Guerra tra Ateniesi e Spartani, stanca delle durissime sofferenze civiche e personali, cerca di coalizzare tutte le donne per conseguire “collettivamente” il giusto scopo.
Al di la della trovata drammaturgica di Aristofane, lo “Sciopero delle sesso”, l’obiettivo che cerca di conseguire Lisistrata, è cercare di indurre gli uomini a trattare, alla luce degli eventi di oggi, purtroppo, appare come una specie di Nemesi, del tragico stallo che si va delineando in Ucraina.
A parte l’evidente Nemesi con la situazione corrente in Ucraina, trovo anche molto interessante che, già a quel tempo, Aristofane ritenesse il consesso femminile molto più saggio di quello degli uomini, che invece continuavano a farsi  coinvolgere in una assurda Guerra senza fine.

Eros always win on Thanatos

Eros always win on Thanatos Piombo e Oro

Eros always win on Thanatos” è caratterizzata inoltre, dal contrasto patente tra la lastra di Piombo (in Alchimia il Piombo è “Oro Inverso“, cioè il contrario dell’ Oro.
L’Oro rappresenta il distacco tra il mondano e il Divino, infatti lo ritroviamo costantemente nelle Icone bizantine, nei mosaici Paleocristiani, dove vuole rappresentare proprio questo “status divino”.
Questa visione para-alchemica è di origine Ortodossa, rappresentata prevalentemente con il “Fondo Oro” (Come nelle Icone), venne poi riconosciuta pienamente anche nell’iconografia cattolica.
La lastra di Piombo sbalzata sul Marmo, rappresenta il “Peso e l’Oscuro” che contrastano l’ Elevazione spirituale dell’Uomo.
Il marmo bianco, che nella composizione sostiene il “Cubo platonico” l’Esaedro in Bronzo (che rappresenta il “Fare” dell’Uomo) è sostegno all’elevazione dal proprio basso status materialistico.
Un significato che ritroviamo spesso anche nei lavori di Albrecht Dürer (convintamente un Neoplatonico), che cita ripetutamente il “Cubo” come risultato dell’impegno dell’Uomo (ad esempio in “Melancolia“) ovviamente nella accezione metafisica di Impegno/Lavoro verso l’evoluzione.

Eros always win on Thanatos

Il Cubo Bellezza del Lavoro Interiore

Il fatto che il Cubo che ho realizzato sia circonvoluto e scolpito, vuole rappresentare un lavoro ancora più raffinate e illuminato, un lavoro interiore che porta alla  trasformazione del  “Piombo in Oro”
Il Bronzo rappresenta l’evidente “Antitesi simbolica” alla gravità del Piombo, non è un caso che l’Antropologia, definisca una tappa evolutiva fondamentale per l’Uomo come “Età del Bronzo“.

Lavoro complesso ma Prolifico

Lavoro complesso rappresentato dalle "Facce" tutte diverse

Il cubo della Conoscenza, sorge da dal Piombo, alchemicamente il simbolo della Morte, dei bassi istinti, un fortissimo contrasto che ho voluto per evidenziare l’Elevazione spirituale e animica, già segnalata dall’andamento del corpus marmoreo.
Come detto sopra, la guerra è sinonimo di Morte, sicuramente dalla morte reale, ma anche e soprattutto dalla Morte dell’essenza umana.
La disumanizzazione di chi la Guerra la vuole, di chi la pratica a maggior ragione attraverso atti criminali, generando sofferenza per la popolazione civile, uccidendo bambini ed indifesi, perde le sue caratteristiche umane, dando mani e forza ai peggiori esseri infernali.
La natura dell’uomo è evolversi e perpetuarsi, lavorando per le future generazioni, che nella guerra si riconosce si riconosce nella morte, il Coro, che porta avanti le istanze della società, si specchia nel simbolo della vita, che è rappresentato nella parte laterale del Proscenio.

Eros always win on Thanatos

Il simbolo d'Oro della Vita

L’Oro come ho già accennato sopra, nella iconografia in generale è attribuzione di sacralità, non solo nella tradizione Cristiana (Sia essa Ortodossa o Cattolica), in molte aree religiose questa opzione rappresentativa ha il medesimo significato, non è raro che, come ad esempio nel buddismo, spesso l’oro è usato col medesimo scopo.
In Birmania, Laos, Tailandia ecc. è facile trovare statue del Buddha d’Oro, con evidente obiettivo di rappresentarne lo status spiritualmente elevato.

Buddha d'oro

Buddha d'oro a Bangkok

Nella mia costante ricerca di punti di contatto tra varie Religioni e Filosofie, anche culturalmente molto, molto distanti, questo mi sembra un fenomeno antropologico molto interessante.

Oro simbolo di alta spiritualità

Oro simbolo di alta spiritualità

buddha d'oro

Ennesimo Buddha d'Oro

Ho fatto l’esempio del Buddismo, ma potrei farne molti altri, dall’Induismo, alle religioni pagane fino ai SiKh, che d’Oro rivestono addirittura i loro templi.

tempio d'oro Sikh

Religione Sikh "Il Tempio d'Oro

Io stesso uso l’Oro abbastanza spesso come elemento narrativo, e conosco anche tantissimi altri artisti che lo fanno.
Oltre all’affermazione simbolica della sacralità della Vita, resa centrale nell’opera dalla evidente “Venerazione” con la quale, uno dei due Cori sembra rivolgere al Simbolo, ho scelto il Simbolo di uno Spermatozoo, proprio perchè  molto spesso è usato iconograficamente per rappresentare “Fertilità” valore che personalmente ritengo addirittura una estensione del concetto.
La vita è sacra in ogni suo aspetto, anche gli odiati Batteri e Virus molto spesso sono parte di noi, del nostro “Microbioma e del Microbiota“, che in noi è la nostra “Anima biologica” e lo Spermatozoo è in se entrambe le definizioni, come Microbiota semplicemente perchè è vettore di codice genetico, quindi anche della continuazione della vita.
la Vita che porta Fertilità è segno tangibile di un progetto riuscito, di un valore positivo, infatti, questi due elementi sono strettamente connessi: “Non c’è Vita se non c’è Fertilità e non c’è fertilità senza Vita“.
Questo lavoro strapieno di messaggi, non mancherà sicuramente di portare nel mondo quei valori che, poco o tanto potranno cambiare in meglio lo “status quo”, certamente un mestiere difficile, ma ci vuole qualcuno lo deve assolutamente fare.
Il nobile intento, mi concede stavolta di chiudere in modo diverso dal solito, seppure nella speranza che il prossimo sia davvero tutto un altro articolo, ma trovo buono e giusto ribadire un mio pensiero che, continuerà sicuramente a guidarmi nel mio contributo in qualità di Artista.
La Guerra è figlia della mancanza di Pensiero, l’Arte è il distillato puro del Pensiero più alto, l’antidoto migliore alla Guerra è l’Arte

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Arte o Investimento

Posted in Il "Valore" dell'Arte on ottobre 13th, 2012 by Francesco

di Francesco Campoli

Nei precedenti articoli “il valore dell’arte”, “valore o valori” , “Arte ed Espressione”, in pratica una serie di riflessioni sul tema molto controverso del “valore dell’arte”, mi ero ripromesso di tornare a breve sull’argomento.
Seppure consideri questo tema molto importante, devo dire che ho trovato di volta in volta più interessante affrontare altri argomenti.
L’attribuzione di un valore ad un’ Opera d’arte, oltre che sul piano antropologico e sociologico, è importante anche per un altro motivo: da questo dipende la sopravvivenza di un artista, in quanto “Creatore/Ricercatore” , ma anche dell’ ”Essere umano Artista”, la cui terrena condizione, impone la “quasi” quotidiana necessità di nutrirsi.
Alcune evenienze apparentemente casuali, hanno riportato la mia attenzione sull’argomento in questione e risvegliato in me il desiderio di tornare a scriverne.
Nella mia quotidiana “navigazione” tra diversi “media” (non solo il web ovviamente), sui quali mi informo e dai quali prendo spunto per le “riflessioni” che poi vi sottopongo su “Sculturaecultura”, mi sono imbattuto in diverse “proposte”, che definire “Indecenti” è assolutamente eufemistico.

proposta indecente
proposta indecente

Voglio sperare che queste “sollecitazioni”  non abbiano un nesso strategico, altrimenti ci sarebbe veramente da preoccuparsi.
Credo comunque, che queste argomentazioni “economiciste”, siano solo una triste costante che  non ti aspetteresti mai in un consesso che tratta di Arte.
In queste varie “occasioni di comunicazione”, personaggi di ogni genere consigliavano l”Arte” quale strumento di investimento, in forme più o meno “fantasiose”.
Tanto per ribadire un altro argomento varie volte affrontato nel blog, quando costoro parlano d’Arte, si riferiscono (sbagliando sapendo di sbagliare), esclusivamente ad “Opere d’arte”, che potremmo definire “titolari di un corpo fisico”.
Facendo appello ad una definizione molto diffusa nel periodo Ellenistico, si riferiscono alle sole “Arti Comuni” (quelle che richiedono un impegno manuale), escludendo quindi le “Arti Liberali”, quelle che poggiano su un impegno prevalentemente concettuale (la Poesia ad esempio), che non avendo un “Corpo Materiale”, non si prestano facilmente ad essere associate ad un valore economico.
Ho letto di valutazioni sul mondo dell’arte di pura matrice “economicista”, sino a udite bene, “la “Quotazione in borsa”, come un qualunque prodotto finanziario o come un normale “Future“.
Se avete letto con attenzione molti dei miei articoli passati (come ad esempio “Artista o Sciamano“), sapete bene la mia opinione sulla funzione (anche di interesse sociale) dell’Opera d’arte, potete immaginare la reazione “allergica” a ciò quando ciò mi si presentava davanti agli occhi.
So bene come tutti voi che l’attribuzione di Valore a un’Opera d’arte, purtroppo è “funzione” di diversi (spesso contrastanti), fattori che nulla hanno in comune con l’importanza dei contenuti, di volta in volta oggetto di “Trattazione Artistica”.
Molti di questi fattori sono convenzioni dure a morire, ad esempio l’età “storica” dell’Opera.
Di norma la “Collocazione cronologica” ha influenza sul Valore commerciale di un “oggetto d’ antiquariato”, ma nulla ha in comune con il “Valore Artistico” di un Opera d’Arte.
L’Arte presente in un’opera d’Arte è un valore assoluto, almeno per come lo intendo io.

Quadro d'antiquariato
Quadro d’antiquariato

Come riferivo sopra, mi sono “casualmente” imbattuto in varie proposte di Arte/Investimento, che non esiterei a definire aberranti, se riferite ad Opere d’arte, che nel bene o nel male sono “Patrimonio dell’umanità” proprio in virtù dei “Valori” che le permeano.
Tutte queste “sollecitazioni”, facevano leva sulla medesima “Reason Why” (il mio passato di pubblicitario ogni tanto rigurgita, quantomeno nel lessico).
Se vogliamo “brutalizzare” questa allocuzione tecnica, potremmo definire la “Reason Why” un “Supporto razionale utile a rafforzare lo stimolo emotivo all’acquisto”.
In una “strategia di vendita” relativa a un qualsiasi prodotto commerciale, questa “Motivazione d’acquisto” potremmo anche definirla “accettabile”, nel caso di un’Opera d’arte mi sentirei di definirla un’ assurdità, oltretutto di scarsa “Onestà intellettuale”.
Ho verificato, che le sollecitazioni che ho personalmente registrato, potrei onestamente definirle: “Primus inter Pares”, tra una marea di altre “bagatelle” di genere Economico/Artistico.
Desidero portarle alla vostra attenzione a puro titolo di esempio, visto che purtroppo mi riferisco ad un ben più ampio contesto, di spropositata inappropriatezza.

ArtInvestor
ArtInvestor

Per primo mi è capitato davanti il libro, “ArtInvestor ” di “Edgar Quadt”, che ormai sembra vantare diverse riedizioni.
Il suo autore sembrerebbe molto apprezzato, tant’è vero che “Arteconomy 24”, canale d’Arte (sempre a sfondo “economico”) del “Sole 24 Ore”, (l’ autorevole quotidiano ufficiale della “Confindustria Italiana), gli ha dedicato un’intervista.

edgar-quadt
edgar quadt

Cito testualmente dall’intervista all’autore (se non l’avete letta):
Nel capitolo “L’arte della formazione di capitali” si sostiene che gli investimenti in arte rimangono positivi anche in situazioni borsistiche estreme (nei giorni di “Bear Market”). Crede che ciò verrà confermato in questo momento?”.
Lascio a voi la valutazione nel merito e soprattutto la possibilità di leggere tutta l’intervista online se la ritenete di vostro interesse.
Pensate che non sia concepibile un approccio del genere parlando di Opere d’arte, (o meglio del famigerato “Mercato dell’arte”)?
A Roma si dice “al peggio non c’è mai fine”, andate a vedere il sito della banca “Monte dei paschi di Siena”,

mps maket value
Monte dei Paschi di Siena Art maket value

che ha creato l’ “Mps Art Market Value Index”: “L’indice del valore del mercato dell’Arte”, una cosa più e meno come il “Nasdaq Index” (indice dei titoli azionari di Aziende Tecnologiche), alla borsa a “Wall Street”.

L'Arte di collezionare Arte contemporanea di Ludovico Pratesi
L’Arte di collezionare Arte contemporanea di Ludovico Pratesi

Ma noi italiani si sa….. abbiamo il “Business dell’Arte” nel sangue……infatti c’è un altro autore italiano, che ha scritto un saggio che ci insegna a fare soldi “collezionando” arte contemporanea.
L’autore propone un approccio strategico, teso a creare “Valore Aggiunto” (chiamatelo pure guadagno), costruendo una collezione di Opere contemporanee (ricordate la differenza tra Arte Moderna e Arte Contemporanea…), per carità un legittimo approccio speculativo (in senso economicistico, non certo metodologico), ma è proprio il modo migliore per rapportarsi a delle opere d’arte?
Ovviamente i “guru” dell’ “Arte-Finanza”, non disdegnano di cercare i loro interlocutori (o magari “Investitori”) anche su Facebook, la “Nuova frontiera del business” online.
Propongono un nuovo percorso attraverso l’Arte, che non implica necessariamente la visione o l’ascolto delle Opere in oggetto.
Basta leggere delle schede “Tecnico-Economiche” e relazionarsi al proprio “Advisor” (chiamatelo Consulente se vi piace di più), come per un qualsiasi altro prodotto finanziario.

Spero che il mio approccio “Maieutico”, che ho ampiamente dichiarato in altre stesure sul blog, continui a risultare evidente.
Alle domande che pongo desidererei che trovaste risposte personali, visto che non mi ritengo un vostro “Maestro”, ma una persona che riflette a voce alta (se preferite a “Web Alto”, ci tengo molto che vi costruiate un’ opinione pienamente informata, su ciò che ho appena riferito.
Spesso nelle mie esposizioni in questo blog, mi rifaccio ad antichi saggi o a filosofi di epoca illuminista appoggiandomi ai loro costrutti, stavolta desidero “evocare” un signore vissuto in epoca molto più recente: Theodore Adorno.

theodor adorno
il filosofo Theodor Adorno

Il filosofo tedesco di madre italiana (come si evince chiaramente dal cognome), nasce a Francoforte nel 1909 e non è certamente meno erudito dei suoi illustri predecessori, ma aveva una visione dell’arte, più allargata e temporalmente vicina a noi.
La sua opera più conosciuta “Minima Moralia”, contiene una delle definizioni dell’Arte che io amo di più:
L’arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”.
E’ ovvio che con questa affermazione, Theodore Adorno, allude anche alle svolte epocali che l’Arte ebbe proprio ai suoi giorni, allontanandosi di fatto definitivamente, dal ruolo “Documentario” che sino ad allora interpretava prevalentemente.
Non dovendo più attendere al “ruolo storico” di rappresentazione (simulazione) della realtà (Mimesi), l’Arte, si era ormai appropriata delle sue nuove funzioni (ne ho già accennato in altri articoli precedenti) svolgendo un ruolo prevalentemente “Catartico”.
Il rifiuto della funzione originaria, si manifestò in vari tempi e in vari modi:

  • l’abbandono della forma classica con “Vassilij Kandinskij”
  • la rivoluzione nell’uso del colore con “Claude Monet
  • lo stravolgimento della prospettiva con “Mark Chagalle”.
    Vassily Kandinsky

    Vassily Kandinsky

    Kompositio VIII

    Composition VIII

claude-monet
Claude Monet

Impression du soleil levant
Monet Impression du soleil levant

Mark Chagall
Mark Chagall

Marc Chagalle La Promenade
Marc Chagalle La Promenade

artisti li cito esclusivamente per mia personale convinzione, senza reconditi desideri di riscrittura della Storia dell’Arte (così evitiamo polemiche sul nascere), mi par già di sentire i cori scandalizzati degli accademici.
L’Arte Moderna si avviava ormai verso la funzione “Catartica” alla quale accennavo sopra, (così come la descrive Aristotele nel suo “Poetica”):
Per portare un esempio contemporaneo ad Adorno, potremmo ritrovare quest’approccio nell’opera di Jackson Pollock .

Jackson Pollock
Jackson Pollock

full fathom five
full fathom five -Pollock -

Tutti noi conosciamo le difficoltà (esistenziali e caratteriali) del famoso artista statunitense:
E’ mia modesta convinzione, che la sua “Drip Painting”, fosse si un atto artistico, ma che molta della sua forza originasse proprio dall’intento “Catartico” che muoveva il suo creatore.
Pollock fu sempre alle prese con i suoi problemi con l’alcol, che poi lo portarono alla morte, in un incidente stradale che l’artista ebbe, mentre guidava completamente ubriaco.

Adorno oltre alla sua attività di filosofo, annoverava anche la direzione del famoso “Istituto per gli studi sociali” di Francoforte (dal quale originò la famosa scuola di Francoforte).
Qui si studiava e si approfondiva la filosofia e la sua integrazione (non utopica) con l’organismo sociale, storicamente un “pallino” dell’ “Intellighenzija” tedesca dell’epoca.
A questi alti obiettivi, lavorarono molti personaggi di riconosciuta competenza nei loro campi specifici, collaborarono nella scuola di Francoforte:

Leo Loewenthal

Leo Loewenthal

Il sociologo della letteratura Leo Löwenthal, il politologo Franz Leopold Neumann, il filosofo Herbert Marcuse, lo psico-sociologo Erich Fromm, il critico letterario e filosofo Walter Benjamin non sono che eccellenze di una lista ancora più nutrita.

Herbert Marcuse

Herbert Marcuse

Il “brodo di coltura” al quale attingevano questi illustri pensatori, originava dalla grande filosofia illuminista, con in più i contributi di Hegel, Marx, Freud ecc., tutto rivisitato attraverso il metodo “Critico Costruttivo” , cercando alternative sociologicamente più sostenibili, rispetto al sistema duale Capitalismo/Marxismo, che all’epoca già si confrontavano duramente (almeno sul piano filosofico).

erich fromm

Erich Fromm

Affermava sempre Theodore Adorno, “Il compito attuale dell’arte è di introdurre il caos nell’ordine” e, quando parlava dell’ordine, si riferiva all’ordine delle cose a quel tempo.
Non dimentichiamo che la Germania di quel tempo, cominciava a veder germogliare i semi del Nazionalsocialismo e che, essendo Adorno ebreo, non ne fù certamente contento, infatti gli accadimenti lo portarono presto all’esilio.
Per Theodore Adorno, la funzione dell’arte divenne anche “Memoria della vita offesa”, per evidenziare la dissonanza che lacera il tessuto del mondo, la disarmonia dell’Essere.
Si riferiva ai noti fatti di Auschwitz (dei quali parlò molto spesso), quale macchia indelebile sul “Genere umano”.
Auschwitz influenzò molto il suo pensiero, la sua identità in quanto tedesco che oltretutto aveva dedicato grandi sforzi intellettuali, all’evoluzione della società e del pensiero.
Diceva Adorno: “Auschwitz ha dimostrato inconfutabilmente il fallimento della cultura.
Il fatto che tutto ciò sia potuto accadere in mezzo a tutta la tradizione filosofica, dell’arte e delle scienze illuministiche, dice molto di piú che essa, testimonia che lo spirito, non è riuscito a raggiungere e modificare gli uomini.
In quelle regioni stesse con la loro pretesa enfatica di autarchia, sta di casa la non verità.
Tutta la cultura dopo Auschwitz, compresa la critica urgente ad essa, è spazzatura.”

Parole amare ma comprensibili, di chi all’evoluzione della cultura tedesca aveva tentato di contribuire, cercando di far si che essa si integrasse fattivamente col “Sistema sociale”.
“Quando l’arte non si traduce in critica diventa trasfigurazione consolatoria e ingannevole, complice dell’orrore dell’uomo”.
”La vera arte non cede all’estetismo, al kitsch e alle leggi funzionali del mercato “perché essa è conoscenza” non un oggetto da vendere.”

Ho volutamente usato le parole di Adorno e non le mie, le ho virgolettate ed evidenziate per rendere evidente la primogenitura di questi concetti, ma non credo che avrei potuto scrivere meglio il mio pensiero.
L’arte parla del mondo in cui viviamo ma in realtà non parla che di sé, quindi il rapporto arte-realtà è inesistente.”, anche queste non sono parole mie, ma voi trovate una motivazione migliore all’Arte Moderna?
La negazione della “forma estetica tradizionale” e delle “Norme tradizionali della bellezza” poiché sono divenute ideologiche” è tipica di Adorno e della Scuola di Francoforte.
La scuola di Francoforte fu una vera e propria fucina di filosofia destinata a volare ai più alti livelli, non avrebbe potuto essere altrimenti visto il livello dei collaboranti dell’ ”Istituto per gli studi Sociali” che si “coagularono” intorno a Theodore Adorno.
Filosofi, sociologi, critici e politologi, attenti all’iterazione delle dinamiche economiche con le differenti dinamiche artistiche, in quanto molto spesso esse secondo la loro (e la mia) convinzione, interferiscono con la “Coscienza sociale”.
L’arte (Künste in tedesco), fu un elemento fondamentale per la scuola di Francoforte, così come è rimasta tutt’oggi nella società “teutonica”.
Anche Walter Benjamin (grande collaboratore di Adorno), trattò ampiamente d’Arte, in particolare in una delle sue opere più famose: Il saggio ”L’opera d’Arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”.

Walter Benjamin

Walter Benjamin

Questo titolo è una pietra miliare dalla quale partire, per riflettere su questa (relativamente) “nuova” condizione dell’opera d’arte.
La riproducibilità, venne a contrapporsi alla condizione antecedente, nella quale un’opera d’Arte poteva essere solamente “unica e irripetibile”.
Si è molto dibattuto e ancora si continua a dibattere animatamente, sul fatto che sia sufficiente pensare, progettare un’opera, con l’obiettivo di farla duplicare, perchè si possa parlare ugualmente di “Arte”?.
Anche in epoche non proprio recenti esiteva questa pratica, magari ricorrendo alla maestria tecnica di un’altro essere umano.

 Walter Benjamin "l'opera d'arte nell'epoca della riproducibilità"

Walter Benjamin "l'opera d'arte nell'epoca della riproducibilità"

Questa casistica era prassi comune nelle antiche botteghe d’arte, anche quelle dei pittori e scultori più celebrati.
Benjamin mette in guardia dalla perdita dell’ ”Aura dell’opera d’Arte”, che a suo avviso decade nei multipli, disperdendo quel “lascito d’anima” che ogni artista addiziona ad ogni suo lavoro.
Stesso ragionamento può essere applicato ad altre forme d’arte, ad esempio ad un concerto, orchestrato e diretto direttamente dal suo compositore, o messo a confronto con delle registrazioni fonografiche.
Seppure tecnicamente ben fatte, nelle registrazioni non si ha la stessa “Aura”, per dirla con il glossario di Benjamin.
Anche questo sarebbe un argomento estremamente interessante da approfondire, necessario a definire meglio e a comprendere il concetto di “Arte”, ma senza dubbio anche questo sarebbe tutto un altro articolo…

Francesco Campoli

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Arte “moderna” e Poesia “Ermetica”

Posted in l'Arte in ogni Arte on marzo 22nd, 2012 by

di Francesco Campoli

Salve a tutti questo nuovo articolo, può essere collocato nel solco di un altro che scrissi qualche tempo fa, nel quale esprimevo il mio parere, sulla distinzione tra arte cosiddetta “moderna” e quella che definiremmo “classica”.
L’intero blog è dedicato all’ identificazione di quel “filo rosso” che lega tutte le opere d’Arte, un “feel” che percepiamo chiaramente qualsiasi forma esse si trovino ad assumere.
Ormai è noto che io non amo fare distinzione tra Arte “moderna” e Arte “classica”, o meglio considero che l’Arte, se è Arte, non necessiti di alcun altro aggettivo.
I valori che include le danno corpo e dignità, le danno contenuto e spessore a prescindere dalla tecnica con la quale è “creata”.
La mia “blasfemia artistica”, mi consente di dire che spesso c’è più Arte nella cosiddetta “Arte moderna”, che in quella che preferisco chiamare “Antica”.
Comprendo che questa sia una affermazione forte, sulla quale ho già speso molte parole, nel cercare di non essere frainteso.
Chi non avesse letto tutti gli articoli precedenti, nei quali ne parlo ampiamente, prima di gridare alla bestemmia abbia la compiacenza di andare a rileggerli.
Con il parallelismo che propongo nel titolo, desidererei fare ancora un po’ più di luce sui miei “oscuri” ragionamenti, che spiritosamente potrei definire “Ermetici”.
Mi rendo conto dell’uso spropositato che faccio delle virgolette, comincio a metterle anche nei titoli, ma purtroppo non riesco a farne a meno, specialmente cercando di spiegare le mie audaci prese di posizione.
Proprio come nella “Poesia Ermetica”, il titolo, più di ogni altro caso, è un “Continuum” (Einsteinianamente parlando) con il resto dell’elaborato.
Anticipo che personalmente vedo chiaramente un rapporto, tra Arte moderna e Arte Classica, simile a quello che si configura nel rapporto tra “Poesia Classica” e “Poesia Ermetica”, anche storicamente parlando.
Parafrasando una Proporzione Matematica, potrei dire che: l’arte “moderna sta all’arte classica, come la Poesia “Ermetica” sta alla Poesia “Classica”, vengo e mi spiego:
Cosi come pittura e scultura, hanno avuto altissimi punti di svolta a livello di “cifra stilistica collettiva”, oltre che di “Poetica”, a cavallo del “Novecento”, anche la Poesia ha seguito una evoluzione paragonabile, cosi come tante altre tecniche artistiche.

Marc Chagall "la passeggiata"

Marc Chagall "la passeggiata"

Marc Chagall

Marc Chagall

Per quanto concerne la pittura, possiamo prendere ad esempio Marc Chagall (con l’abbandono della prospettiva) e Vassilij kandinskij con l’abbandono delle “Forme” nella pittura, tra fine ottocento e il “Novecento”, fu messa in atto una profonda metamorfosi.

Vassily Kandinsky

Vassily Kandinsky

Kandinsky "Composition VIII"

Kandinsky "Composition VIII"

Nella scultura possiamo citare August Rodin, quale precursore dell’abbandono della forma classica nella scultura, realizzava opere, che pur rimanendo fedeli allo stile statuario/monumentale classico,

Auguste Rodin 1891

Auguste Rodin 1891

furono estremamente innovative nei soggetti (talvolta anche trasgressivi per i suoi tempi) oltre che nel “non finito”, valorizzava il materiale nobile con il quale erano realizzate (prevalentemente marmo).

Rodin  tra l’altro sancisce l’abbandono della “Base”, tipica della scultura classica, nella quale talvolta era addirittura integrata nell’opera medesima.

Andromeda Auguste Rodin

Andromeda Auguste Rodin

Medardo Rosso fece il passo successivo. trasfigurando le forme e esplorando materiali “non tradizionali” (ad esempio la cera) che nella scultura “classica” naturalmente erano inconcepibili visto la funzione “monumentale” che le opere spesso ricoprivano.

Medardo Rosso

Medardo Rosso

Medardo Rosso Femme à la voilette 1893

Medardo Rosso Femme à la voilette 1893

Naturalmente non si può dimenticare Marcel Duchamp, che trasformò il concetto di scultura (e di cultura), ampliandolo provocatoriamente proprio per scardinare la “società conformista” tipica dell’epoca.

Marcel Duchamp

Marcel Duchamp

Seppure la rivoluzione culturale nell’arte, nella scienza, nella società in genere, sembravano aver rivoltato il comune sentire, egli riuscì a percepire il conformismo “travestito” da anticonformismo integralista.
Riuscì a smontarlo e a ridicolizzarlo attraverso le sue tante provocazioni, a partire da “la Fontaine” il famoso “Orinatoio decontestualizzato”, (del quale ho già parlato ampiamente in un articolo precedente).
Quella de “La Fontaine” è la provocazione certamente più famosa, ma non fu certo l’unica. Lo “Asciuga bottiglie”, fece altrettanto scalpore e, in questo caso Duchamp non lo firmò con lo pseudonimo di “Mutt” (con il quale firmò “La Fontaine”), ma lo firmo chiaramente con il suo nome.

Va detto che tra i vari travestimenti “artistici” di Marcel Duchamp, non figurano solo i suddetti, il più famoso e forse il più “pensato”, fu quello che lo trasformò nel suo “alter ego” femminile: Rrose Sélavy.

Rrose Selavy

Marcel Duchamp nei panni di Rrose Selavy

Per dar forza e credibilità a questa sua “versione femminile”, firmò molte opere e molti scritti con questo nome, sin anche ad intestarle il copyright della sua famosa “Fresh Widow”.

La finestra alla francese che Duchamp realizzò, sostituendo i vetri, con dei pannelli di pelle nera.

Marcel Duchamp Fresh Widow

Marcel Duchamp Fresh Widow

Al riguardo di questa pelle, prescrisse una lucidatura “manuale” giornaliera, che qualche “malalingua” assimilò ad un simulacro della “soddisfazione dei sensi” alternativa, alla quale doveva ricorrere (per conformismo appunto), una signora che recentemente avesse perduto l’amato (Widow significa appunto “Vedova”).

Celebre la sua frase “Mi sono costretto a contraddirmi per evitare di conformarmi ai miei stessi gusti!”, dal significato profondamente e genuinamente anticonformista.
Filippo Tommaso Marinetti e altri “Futuristi” come Umberto Boccioni completarono la “svolta”, contestualizzando la loro arte nell’epoca nella quale si trovavano a vivere, o meglio, nel futuro verso il quale si sentivano proiettati.

Futuristi Russolo Carrà Marinetti Boccioni Severini

Futuristi Russolo Carrà Marinetti Boccioni Severini

Per quanto riguarda l’Arte di tutte le Arti, la Poesia, la svolta del “Novecento la dobbiamo senz’altro a Giuseppe Ungaretti, il “padre nobile” della Poesia Ermetica.

giuseppe ungaretti

Giuseppe Ungaretti

Nacque a fine “Ottocento” ad Alessandria d’Egitto, in quanto suo padre lavorava alla costruzione del Canale di Suez, “casualmente” anche Filippo Tommaso Martinetti, il creatore di tante “Poesie Futuriste” nacque anche lui ad Alessandria d’Egitto (ma sarà proprio un caso?).
Dopo il periodo egiziano, si trasferisce a Parigi dove frequenta il ghota della cultura del tempo: Guillame Apollinaire, Pablo Picasso, Braque, De Chirico, Modiglioni, Soffici, Papini, Palazzeschi,  ritrova Marinetti e per suo tramite entra in contatto con Boccioni e con altri Futuristi.

umberto boccioni

umberto boccioni

Le “parole in libertà” stilisticamente rappresentano la parte letteraria del movimento “Futurista” di Marinetti, che ne seguì varie pubblicazioni, di scritti altrui e personali.

Umberto Boccioni 1913

Umberto Boccioni 1913

I contatti con Marinetti e i vari “Poeti Futuristi”, contribuirono senz’altro alla definizione della Poetica di Ungaretti e di conseguenza di tutti i “Poeti Ermetici”.
Ungaretti ebbe una vita difficile, intersecata con la guerra, esperienza dolorosa che però contribuì molto alla sua poetica, intrisa di sentimenti profondi e di intima sofferenza.

Nella sua opera la poesia perde i “fronzoli”, che storicamente ne erano sempre stati l’elemento distintivo, caratterizzante, condensandosi in una intensa “Concretezza Poetica”.
L’accezione “Poesia Ermetica”, è figlia della difficoltà di comprensione, per chi vi veniva in contatto senza la necessaria apertura mentale e sano desiderio di comprendere.
Tutti conoscono la “sintesi perfetta” della sua poesia più famosa: “Mattina”, scritta nel 1917
“M’illumino d’immenso”
In queste poche lettere, Ungaretti riesce a concentrare mirabilmente, tutte le sensazioni che nella sua anima, fa nascere un’alba su una spiaggia davanti al sole nascente.
Ma non è “Mattina”  necessariamente il più alto esempio della lirica di Giuseppe Ungaretti, anche se ne è la sintesi migliore:
Il suo “cimentarsi” con un tema “classico”, come il ricordo di una madre morta (la sua), ha tutta un’altra forza e tutta un’altra sensibilità:

La madre 1930

E il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ombra,
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
sarai una statua davanti all’Eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia.
Come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Utilizzare parole come scalpelli che scavano nelle emozioni, le pause come le ombre di un dipinto, gli aggettivi come i colori, i “Valori” come luci, le emozioni come velature, dov’è la differenza con il migliore dei dipinti o la più raffinata delle sculture?

Salvatore Quasimodo 1953

Salvatore Quasimodo 1953

Ungaretti apre la strada al “Nobel” a Salvatore Quasimodo e da la stura ad una nuova  grande tradizione della Poesia italiana.
Tanti  poeti ne hanno seguito le orme, costruendo la nuova casa della poesia italiana, anche appoggiansosi alle fondamenta create dagli “Ermetici” (Montale e Saba in prima linea ),  fino ai nostri giorni.
Facciamo l’ esempio di Alda Merini (poetessa per nulla “ermetica”), che con la sua vita e la sua arte, conferma che Poesia e sofferenza continuano ad andare a braccetto.

Alda Merini

Alda Merini

La sua esperienza nei manicomi del secolo scorso, ne fa un martire della poesia moderna, provate a cliccare sulla foto per sentirla recitare “Terra Santa” la sintesi migliore di quell’esperienza che le segnò la vita.
Scambiare un poeta per un pazzo potrebbe sembrare una cosa d’altri tempi, ma credetemi non è così.
Che svicola dai conformismi sociali, magari non viene internato, ma viene regolarmente emarginato, rigettato dalla società degli stereotipi.
Ungaretti aprì la via ad una nuova Poesia, ma si appoggiò sull’ Arte, quello zoccolo duro sul quale poggia ogni animo umano che ricerchi i “suoi Talenti”, in ogni settore dell’attività umana.
Come spesso ho fatto prima, mi viene di pensare ad Albert Einstein,  può apparire strana similitudine ma non lo è.
Einstein aprì la strada alla comprensione dell’universo, ricongiunse Spazio e Tempo, cosi come è già da sempre nel cuore dei Poeti.
Può la Fisica mutarsi in forma d’arte, caricarsi di poesia?
Un interrogativo affascinante, ma sicuramente anche questo sarebbe tutto un altro articolo.

Francesco Campoli

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Valore o Valori

Posted in Il "Valore" dell'Arte on febbraio 22nd, 2012 by

di Francesco Campoli

Come avrete avuto modo di vedere, Sculturaecultura e un Blog che si articola su tanti temi, che si riferiscono all’Arte in tutte le sue sfaccettature e declinazioni.
Credetemi non è voglia di allungare il brodo, l’Arte è un argomento complesso in se, ma soprattutto è una materia sulla quale regna una grande confusione, senza soluzione di continuità.
Principalmente è per questo mi sono posto il problema di ragionarci su molto attentamente, lo faccio per me, con l’obiettivo di migliorare la mia consapevolezza artistica e dare maggiore solidità progettuale alle mie opere, ma anche perché, per quanto in mio potere, spero di mettere ordine in questa “babele”, e mi auguro che questo sia di grande interesse per chi all’Arte è interessato a vario titolo.
Nella mente di un artista, le utopie, sono sempre un po’ più concrete che nella visione comune  collettiva, nella quale, tra l’altro, queste sono interpretate con una accezione negativa.
Distillare un po’ di questa consapevolezza artistica e, iniettarne il più possibile nella società, potrebbe realmente contribuire a costruire un nuovo “comune senso dell’Arte”.
Sul web tante utopie prendono più facilmente corpo, basti pensare all’elezione di Barak Obama alla presidenza degli Stati Uniti d’America, quindi non me la sento di  escludere a priori, che possa concretizzarsi anche la mia.
Condivido la mia idea con voi con grande piacere, una utopia molto condivisa, diventa più facilmente e più presto un fatto concreto.
Colgo l’occasione per ringraziarvi caldamente, viste le statistiche degli accessi al blog, che vi vede di giorno in giorno crescere sempre di più, ma soprattutto, bontà vostra, la lettura dei dati di accesso rivela un sempre maggiore interesse.
Al momento risulta un aumento vertiginoso del numero di pagine consultate per singolo visitatore.
Chi ha letto il resto del Blog, sa bene che uno degli argomenti che ho sollevato con maggior ardore, è quello del “valore” dell’Arte, una parola che scrivo sempre tra virgolette, perché ritengo che sia un termine usato spesso in modo ambiguo o quantomeno in modo non pienamente consapevole.
Purtroppo ai giorni nostri, l’accezione di “valore” maggiormente condivisa, tanto da risultare praticamente sottintesa, è quella concepita in senso “economico”.
Non voglio aprire qui una succursale dell’ ”Accademia della Crusca”, ma è noto che, la lingua italiana più di altre, prevede un termine maggiormente consono, a seconda del contesto lessicale nel quale lo si va ad articolare.
Il sinonimo più “popolare” per “valore”, è senza dubbio “prezzo”, ma in materia economica si può e si deve essere più precisi.
Il “mood” in questa materia, si percepisce bene leggendo con attenzione la definizione di “Valore” su un famoso vocabolario:

Valore
Caratteristica di un bene che indica il suo rapporto quantitativo di scambio con altri beni o con moneta (Valore di scambio) o l’utilità che esso rappresenta per chi lo possiede (Valore d’uso)

Valore di mercato
Quello effettivo di scambio, desunto statisticamente da contratti di compravendita conclusi sul mercato

Valore nominale (di una moneta, di un titolo di credito)
Quello ufficialmente fissato all’atto dell’ emissione |Valore aggiunto: Maggiore valore di beni o servizi prodotti, rispetto a quello dei beni o servizi impiegati nel processo produttivo.

Risulta quindi evidente che, le definizioni sopra elencate in relazione a questo lemma non sono applicabili ad alcun artefatto artistico, fatta salva, prosaicamente, la prima, quella che comunemente definiamo “Prezzo”, che, nel “mercato dell’Arte” con l’intento di nobilitarla, è definito “Quotazione”.
Vediamo allora la definizione di “Valore” intesa quindi in senso più largo.
Nello stesso vocabolario, viene “enunciata” con una definizione molto più “sbrigativa”.

Valore
Pregio, importanza di qualcosa dal punto di vista estetico, culturale, storico, scientifico, morale ecc.

Ho voluto riportare queste fredde citazioni, in quanto ritengo che parli da sola la “disinvoltura” con al quale è stata redatta la definizione di Valore.
Verrebbe da pensare che, nel comitato scientifico che redasse il noto dizionario di cui sopra, serpeggi una sorta di “razzismo” per le accezioni non a carattere economicistico.
Scherzi a parte, desideravo sottolineare che questa “visione economicistica”, purtroppo, è ormai preponderante nell’inconscio di tutti noi, tanto che, anche gli “esimi estensori” del noto vocabolario, cadono inconsciamente in questo lapsus.
Ovviamente, non desidero fare di questo caso un paradigma, sicuramente ci saranno vocabolari nei quali questo lemma è trattato con minori “pregiudizi”, ma credo comunque che, sia un esempio utile a sostegno della mia tesi.
Nella società di oggi, “Valore”, è un termine del quale si sorvolano troppo facilmente le molte sfaccettature, inconsciamente è sottinteso, sempre a favore della sua accezione “economicistica”.
I motivi sono molti, ma questo non è un saggio di sociologia, vale però la pena di sottolineare l’equivoco, il mondo dell’arte, purtroppo non fa certo eccezione e questo è molto preoccupante.
Parafrasando un vecchio spot commerciale dei miei tempi (i tempi di “Carosello”),

Carosello

Carosello

del quale erano  protagonisti “Titti” e il “gatto Silvestro”:    “He no!!!   Sull’Arte non si può”…..”

Titti e Silvestro

Titti e Silvestro

Il “valore” dell’Arte va ricercato nei Valori che realmente include. deve trattarsi dei più importanti per l’Uomo, qualcosa che “vale” in senso universale, altro che controvalore in “carta moneta”.
L’opera d’Arte non si compra, semmai si ricompensa economicamente l’artista per ciò che fa per la società, si sostiene il suo lavoro come quello di qualsiasi altro tipo di ricercatore.
L’artista ha senso in relazione ai “Valori” sui quali egli stesso è fondato e dai quali distilla i suoi lavori.
Il “Valore” dell’opera d’arte è prima di tutto nei “Valori” di colui che l’ha “data alla luce”.
Non è un errore di pragmatica, l’opera d’arte è visceralmente “figlia” dell’artista, infatti talvolta egli ha grandi difficoltà a separarsene.
“Essere” è un altro di quei lemmi semanticamente controversi, molto più autorevolmente di me ne ha parlato Martin Heidegger,

Martin Heidegger

Il filosofo Martin Heidegger

il famoso filosofo tedesco di “Essere e tempo”.
Heidegger ha fondato la sua filosofia, se vogliamo la sua metafisica, sul concetto di “Essere” cosi  come da lui pensato.
La parola italiana “essere”, in tedesco in effetti è molto più vicina al nostro vocabolo “esserci”, intendendo in pratica, colui che insiste con la propria “presenza” in uno spazio e in un tempo.
Anche Parmenide fondatore della scuola di Elea, centra la sua filosofia intorno all’ “essere” rafforzando la sua tesi con la contrapposizione al “non Essere”, confutandone le prerogative, con un approccio pienamente Razionale.

Parmenide di Elea

Parmenide di Elea

Parmenide paragona ”concettualmente” l’ “essere” ad una sfera perfetta, onnicomprensiva, finita, (che per gli antichi greci rappresentava la perfezione) un “Essere” perfettamente inscritto nel suo spazio e nel suo tempo, al di fuori del quale nulla sussiste.
Questa definizione sembra curiosamente richiamare la famosissima Teoria della Relatività, in particolare il rapporto spazio/tempo, dimostrato da Albert Einstein nel 1900,

secondo il quale, l’universo sarebbe uno spazio ripiegato su se stesso, se messo in relazione al tempo punto per punto.

Albert Einstein

Albert Einstein

Esser-ci, nel proprio spazio e nel proprio tempo, chi meglio dell’ artista può svolgere il ruolo di testimone di valori transeunti tipici della sua epoca, mediando con i “Valori Eterni” con i quali è “obbligato” per ruolo a confrontarsi.
Un compito immenso, che se svolto bene aiuterebbe a discernere scientemente nel “crogiolo” di sensazioni che “il vivere” ci sottopone. Capire meglio noi stessi e attraverso noi l’universo, la vera culla della nostra “essenza”.
L’arte non è un qualcosa di impalpabile, incomprensibile, stravagante, sregolata, ingiudicabile, come in usa pensare dando vita ad una sorta di “apofatismo sull’arte”.
Questo neologismo che mi pregio di aver coniato in queste righe, lascia trasparire la mia opinione sulla incontestabilità delle scelte artistiche o sull’allargamento senza soluzione di continuità delle forme d’arte:

Marcel Duchamp Man Ray 1930

Marcel Duchamp 1930 foto Man Ray

In nome di un falso “liberalismo artistico”, che già Marcel Duchamp ebbe a suo tempo, modo di contestare in maniera eclatante, ci capita di sentir definire artisti, personaggi di dubbia validità contenutistica e qualitativa.
Collegare il valore dell’opera al “Valore” dell’ ”Essere”/artista, ha una grande importanza per comprendere anche la sua importanza in relazione al suo valore per l’ “Essere”/corpo sociale, un argomento anche questo estremamente interessante, ma certamente anche questo è tutto un altro articolo.

Francesco Campoli

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Arte ed Espressione

Posted in Il "Valore" dell'Arte on ottobre 31st, 2010 by Francesco

di Francesco Campoli

L’artista è una persona particolare, questo certamente lo sappiamo tutti, ma come si fa a riconoscerlo?

Arte ed espressione, non sono propriamente la stessa cosa. Tutti possiamo esprimerci nelle modalità che riteniamo consone al nostro modo di essere, ma non necessariamente in forma artistica.
Chi si esprime vestendosi in modo stravagante, chi invece in stile assolutamente conformistico, chi addirittura indossando una divisa (magari da nazista) e praticando il Softair, chi addirittura in modo asociale e denigrante.
Il “serial killer” esprime tutto se stesso attraverso le nefandezze che mette in atto, ma la sua non si può certo definire una forma d’arte, su questo mi piacerebbe cercare di far chiarezza.
Da decenni si è consolidata una certa confusione in questo campo, chiunque si propone cavalcando una qualche forma espressiva, pretende di entrare a pieno titolo nel mondo dell’arte.
Si arriva a chiamare artisti i “graffitari”, gli “istallatori” quelle persone cioè, che fanno le “istallazioni” (perchè non si può chiamarli scultori?), presenti ormai in tutti i più visitati musei d’arte moderna, nelle biennali e triennali d’arti varie.
Chi esprime se stesso con la musica, con la pittura, la scultura, in stile classico, moderno, informale, futurista, manierista, macchiaiolo, impressionista, espressionista, cubista, e chi più ne ha più ne metta, può necessariamente definirsi artista?
La storia dell’arte è piena di “scuole di pensiero”, al tempo di Michelangelo e Raffaello erano definite “botteghe”, al tempo di Vassili Kandinski c’era il Bauhaus, nel XIV secolo la scuola di Giotto, ma ai nostri tempi si può pensare a scuole d’arte che lavorino nel medesimo solco concettuale?
A mio avviso ai nostri giorni, il vero artista si identifica con la “non appartenenza” a scuole di pensiero.
L’artista è un moderno ricercatore che collega etica ed estetica e non è più figlio dell’artigianato ma del pensiero.
Cambiare lo status quo è la missione dell’artista moderno. La non omologazione, la leadership culturale (almeno sul proprio stile espressivo), sono requisiti fondamentali per far evolvere il pensiero collettivo. Gli altri? Gli altri c’entrano anche loro, anzi sono fondamentali per riconoscere l’originalità creativa, la CREAZIONE come io amo definire quella che ancora usiamo chiamare arte.
Accorpare tutto in un unico insieme, è utile a chi dell’arte vuole farne mercato, la disponibilità di una grande varieta di proposte creative, serve ai mercanti per soddisfare le esigenze dei vari “cluster” del mercato.
Chi come me arriva dal mondo della pubblicità e del marketing, sa bene che un nucleo di consumatori, oltre a definirsi per lo stile di vita e dalle schematiche percettive, si auto-definisce per la disponibilità di danaro che è disposto a spendere per un determinato tipo prodotto.
Da qui nasce l’importanza fondamentale per i mercanti, di disporre di “opere” di tutti i “prezzi” e questo indipendentemente dal loro reale valore artistico.
l’Arte come la definisco io ha un immenso valore, ma non può avere prezzo.

E allora visto che le opere si vendono come si fa a stabilirne il prezzo?
bella domanda, ma questo è tutto un altro articolo…..

Francesco Campoli

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