Arte e Intelligenza Artificiale

Posted in Filosofia dell'arte, Tecnica Vs Concetto on aprile 29th, 2023 by Francesco

di Francesco Campoli

Come succede oramai costantemente da qualche anno, l’Informazione “Mainstream“, ogni tanto si satura di un particolare argomento, questa volta sembra essere proprio l’ora dell’Intelligenza Artificiale.
Avrà colpito tutti che non esiste angolino della Comunicazione mediatica, dove non si richiami l’attenzione della Pubblica Opinione su questo argomento, l’Intelligenza Artificiale viene tirata in ballo anche se si tratta delle ricette dei Tagliolini al Tartufo.
Quando questo fenomeno accade, normalmente è facile sospettare una strategia comunicativa coordinata, ma siccome non amo essere annoverato tra i complottisti, cercherò di chiarire meglio alcuni aspetti, tanto per aiutare me stesso e i lettori a decrittare eventuali “Fake news“.
Per non cadere io stesso nel “Mainstream“, avrei dovuto specificare meglio: “La cosiddetta“, Intelligenza Artificiale o addirittura, “Le Intelligenze Artificiali”.
La definizione di “Intelligenza artificiale”, infatti è molto diversa a seconda delle varie declinazioni della stessa, prendiamo il caso della definizione dell’enciclopedia “Treccani”:
“Si chiama Intelligenza Artificiale (A.I.) quel settore dell’Informatica che studia la possibilità di costruire computer che siano in grado di riprodurre il funzionamento di alcune capacità della mente umana o, nel caso della cosiddetta “Intelligenza Artificiale Forte”, dell’intero pensiero umano”.

Occhio di HAL9000

"Occhio di HAL9000" nel Film 2001 Odissea nello Spazio

L’enormità di ciò che troviamo scritto nella definizione sulla Enciclopedia “Treccani“, di solito molto circostanziata e prudente, deve farci pensare sull’impreparazione di chi scrive sull’argomento:
Se fosse possibile una tale tecnologia, saremmo veramente molto più avanti di quanto in realtà siamo, ma quello che mi ha spinto ad affrontare l’argomento su “Sculturaecultura“, è che nella Comunicazione, si parla disinvoltamente e in tutte le salse, di “Intelligenza artificiale” in grado di produrre “Opere d’Arte”.
Qualche zelante “Pennivendolo“, più sensazionalista degli altri, si spinge addirittura a sostenere che la Intelligenza Artificiale, molto presto sostituirà completamente gli Artisti.
Sparare corbellerie più grosse di quelle che sarebbe “comunemente civile”, ormai sembra diventata pratica comune, chi afferma cose del genere, evidentemente o vuole veramente esagerare o non è consapevole della sua ignoranza, sino al sospetto di malafede.
Io come sempre non potevo esimermi dal proporre la mia solida e ragionevole “via Maieutica” su questa “Vexata quaestio“.
Il tema centrale, tanto per sintetizzare, è assolutamente il solito e si riassume nella domanda: “Cos’è Arte ?” il Focus dal quale origina tutto questo mio Blog.
Gli affezionati lettori di Sculturaecultura, sanno bene che la risposta non può che essere sempre piuttosto articolata e complessa, praticamente, ogni Articolo presente qui su “Sculturaecultura“, si prefigge di fare luce su questo controverso argomento.
Definire l’Arte è sempre molto complicato e, come più volte ho accennato, il Concetto di Arte, ad esempio, è sempre legato alla Cultura di riferimento e soprattutto ha una sua evoluzione in senso “Storico”, cambia cioè col passare dei secoli, ma avrei anche potuto dire “dei giorni”, visto che procede di pari passo con la Coscienza Sociale e Antropologica delle Comunità.

mirò

Arte la rappresentazione secondo Joan Mirò

Tutte le riflessioni e i resoconti storici che ho proposto negli anni, in tanti articoli precedenti, in origine servivano prima di tutti a me stesso, per capire come col mio lavoro di Artista, avrei potuto contribuire realmente al movimento Artistico dare un apporto che potesse essere veramente mio.
In questo concitato periodo storico, ha contribuito moltissimo ad ingigantire la già grande confusione generale sull’Arte, l’evoluzione avuta da “Midjourney“, che è una Applicazione che, come tante altre, poggia su una complessa architettura di “Algoritmi” tra i quali, alcuni, di originati dagli studi sull’Intelligenza Artificiale.
A differenza di “Chat Gpt“, applicazione anch’essa molto nota in questo campo, invece di rispondere all’ interlocutore con un Testo (che spesso si rivela abbastanza cervellotico), produce immagini (anche Iperrealistiche) apparentemente coerenti con il “Prompt“, cioè la domanda che viene inserita dall’utente nell’Interfaccia.

Midjourney

Midjourney l'Interfaccia

Ma andiamo per ordine, ogni volta che ci troviamo di fronte ad un Computer, dobbiamo sempre tenere presenti le moltissime persone che sono state coinvolte nella “Programmazione” del codice che li fa funzionare, che in genere sono Team più o meno numerosi e multidisciplinari.
Alcune delle “Software house” che fanno questo genere di lavoro le conosciamo bene, anche perchè i titolari, hanno ormai una pervasività mediatica tale, da essere ogni giorno sui giornali di tutto il mondo.
Microsoft, Google, Apple, IBM, Adobe, Oracle, ecc, hanno in mano i dati presenti nei nostri P.C.
Dall’avvento del cosiddetto Web 2.0, cioè da quando gli “applicativi” si sono trasformati in Web service sul web, le “Web application“, gli E- Mail service, i vari Cloud, ecc. gli risparmiano anche la briga di doverli copiare in giro con i cosiddetti “Bot”.

Cloud computing

Schema del Cloud computing

Elon Musk

Il Nostro Garante per la Privacy, nei giorni scorsi ha prodotto un comunicato piuttosto minaccioso, puntando il dito verso il servizio “Chat GPT“, che aveva addirittura portato al blocco di questa applicazione di Intelligenza Artificiale dal territorio Italiano.
Chat GPT è una delle A.I. di nuova generazione, ad oggi tra le più famose, è un progetto/Brand di  “Open A.I.” (Società Fondata da Elon Musk e attualmente nelle mani di Microsoft), che dietro compilazione di una richiesta testuale (i “Prompt” appunto) elabora risposte, sotto forma di testo ad essi coerente, riferendosi ad una enorme base di dati.
La questione sollevata dal “Garante per la tutela dei dati personali“, riguardava principalmente  la mancanza di chiarezza nella gestione dei “Dati sensibili“, che la piattaforma acquisisce, ma ad oggi sembra ormai tutto chiarito, visto che l’applicazione è tornata tranquillamente a funzionare anche per gli utenti italiani.
Sopra ho citato “En passant” il supercalcolatore “HAL 9000“, inquietante protagonista cibernetico del profetico film “2001 Odissea nello spazio” del 1968, del regista cult “Stanley Kubrick“, genio creativo prestato alla filmografia, che fu l’assoluto antesignano della questione Intelligenza Artificiale.

2001 odissea nello spazio

2001 odissea nello spazio di Stanley Kubrick

L’intelligenza Artificiale nei Computer, già al tempo generava grandi inquietudini, non mi soffermo sul livello di questo film, che meritatamente entrò da subito nella storia del cinema (come diversi altri capolavori di Kubrick), vincendo anche un Premio Oscar.
Lo consiglio a chiunque non lo avesse mai visto, anche solo per la fantastica colonna sonora, “2001 Odissea nello Spazio“, è fondamentale per rendersi conto che questa ancestrale paura, di essere surclassati o addirittura resi schiavi delle Macchine cibernetiche non è nata certamente in questi giorni, parliamo di una narrazione catastrofistica che nel caso di specie, origina nel 1968, cioè più di 50 anni fa.

Stanley Kubrick

Stanley KubrickKubrick

Attraverso il film, Kubrick sollevò enormi interrogativi, che oggi ancora riecheggiano, si sente di nuovo parlare di “Emergenza Intelligenza Artificiale”, ma oggi, si ha la sensazione che quello che allora appariva piuttosto fantasioso, possa veramente accadere.
Puntando il dito verso i giganti dell’informatica dell’epoca (I.B.M. in testa), Stanley Kubrick prospettò scenari che troviamo riproposti oggi, ma siccome a dispetto di quello che si legge, un reale impatto socio/Antropologico sulla nostra Società è al di la di essere imminente, non foss’altro per i limiti tecnologici che sono ben al di la dall’essere superati, questa campagna comunicativa così battente e dai toni ansiogeni, io lo leggo come uno dei tanti tentativi per destabilizzare le già instabili masse.
Dall’alto della sua geniale creatività, Kubrick raccontò da par suo quell’ansia latente che ancora scopriamo più viva che mai, dando l’idea che sia un vulnus strutturale nella nostra struttura mentale.
Kubrick nonostante i limitati mezzi cinematografici dell’epoca, in un contesto evidentemente fantascientifico, con la poetica incalzante che lo ha sempre caratterizzato in tutta la carriera, raccontò una storia incredibile per l’epoca.
Il film vedeva protagonista una “Intelligenza Artificiale” ribelle, alla quale era delegata la gestione di una astronave in viaggio verso Marte, con una dinamica narrativa che all’epoca definirei praticamente profetica, visto che il semplice concetto di Intelligenza Artificiale  era veramente difficile da comprendere per il pubblico, dato lo sviluppo dell’Informatica era assolutamente agli albori.

Informatica, una nuova frontiera del pensiero umano

Informatica, una nuova frontiera del pensiero umano

Alla luce della piccola guerra del Garante italiano per la privacy, all’Intelligenza Artificiale, ci siamo resi nuovamente conto che la paura delle “Macchine da calcolo“, nonostante l’integrazione ormai cogente dell’Informatica nella nostra vita, non solo persiste, ma anzi, possiamo dire che inopinatamente è addirittura peggiorata.
Nella coscienza di massa, certe paure, purtroppo albergano maggiormente dove l’ignoranza e la superficialità regnano  incontrastate.
Manca la consapevolezza della nostra forza Spirituale e dei mezzi intellettivi, bagaglio essenziale del nostro intelletto e della nostra Anima.
Una narrazione fondata sulla Menzogna, come quella alla quale stiamo assistendo in questi giorni, caparbiamente mirata contro L’Arte e gli Artisti, ha tutto l’aspetto di una macchinazione diabolica.
Il mood dei vari articoli sull’ Intelligenza Artificiale, apparsi praticamente ovunque in questo periodo, ha quasi sempre lo stesso tenore, una comunicazione concertata per essere usata in modo ingannevole, ha l’evidente impronta di Arimane, una comunicazione sempre più vicina alla cultura materialistica, che sta dilaniando la società dei nostri giorni.

San Giovanni Paolo II

San Giovanni Paolo II

San Giovanni Paolo II ci ha sempre messi in guardia dal sottovalutare gli artifici del male, dalla visione semplicistica nella quale  il diavolo non esiste e il semplice pensarlo sarebbe da creduloni.
Escludere a priori che il maligno possa tessere oscure, sofisticate, strategie, per fare il suo “mestiere”, può essere molto pericoloso.
Non sono qui a trattare un argomento così complesso e controverso, tra l’altro non ne ho alcun titolo, a parte alcune passate esperienze personali, voglio solo ricordare che certe manifestazioni, che apparentemente sembrerebbero da attribuire solo alla “cattiveria umana” (come ad esempio il Nazismo), potrebbero aver avuto origini ben più complesse di quelle che a prima vista possono apparire.
Il maligno si può presentare sotto varie forme, possessioni, incarnazioni, ma anche semplicemente tramite la sollecitazione di devianze latenti della natura umana.
Tutti conosciamo bene le attività “Luciferiche”, dove il male lavora prevalentemente sulle dinamiche distorte dell’Ego umano, ma le attività diaboliche di estrazione Arimanica, invece, hanno a che fare con il Materialismo e l’avidità che caratterizzano la Società attuale ovunque nel Mondo, un vero veleno spirituale per l’Essere Umano.
Ci sono uomini nelle cui mani si concentrano enormi risorse finanziarie, potere e controllo, qualcosa che in questo senso assomiglia molto al “lavoro” del malefico.
Possiamo dire che le trame di Arimane, sembrano proprio ciò che ogni giorno di più si va delineando nella nostra Società proprio a partire dal mondo dell’Informatica.
Le inquietanti persone delle quali stiamo parlando, hanno conquistato un potere pervasivo e tracotante, molto rapidamente, perché supportato dagli enormi guadagni che le Web Technologies gli hanno consentito di accumulare.
Questi personaggi, dei quali non voglio nemmeno pronunciare i nomi, senza nessun titolo, pontificano su tesi e scenari futuri, atteggiandosi a guide del nuovo corso mondiale, cosa che per ruolo non gli compete affatto.
Ho già detto che di solito non mi annovero tra i “Complottisti, ma credo di possedere una ottima capacità deduttiva, oltretutto, i ripetuti Alert, che nel tempo ci sono arrivati dalle grandi anime, anche del mondo li considero messaggi da non trascurare e non mi riferisco solo a San Francesco, che comunque Papa Bergoglio ha voluto rievocare con la scelta del suo nome Pontificale.
Da sempre l’Arte è stata una grande alleata dello Spirituale, sin anche evidenziando una stretta commistione nei ruoli, tanti Artisti furono religiosi al contempo lavorando sempre con Dio nel cuore.

Beato Angelico patrono internazionale degli Artisti

Beato Angelico, Frate Domenicano, Artista, Patrono Universale degli Artisti

Basta fare un giro per la nostra Italia, nelle sue chiese, nei suoi musei, tantissime delle Opere d’Arte esposte, sono testimonianze preziose di questa millenaria Alleanza.
Per non ripetermi circa Vasilij Kandinski, o Piet Mondrian, voglio ricordare la famiglia Bach nel mondo della Musica o,  Wolfgang Amadeus MozartPierluigi da Palestrina, ecc. come ripeto sempre, l’Arte è in ogni Arte, non serve citare solo artisti plastici e visuali.

Pierluigi-da-Palestrina

Pierluigi da Palestrina

Vaticinare una imminente fine degli Artisti e dell’Arte, sostenendo che essi possano essere sostituiti equalitariamente dall’azione meccanica di un Computer, è la vera negazione dell’Arte, della sua valenza spirituale, un altro di quegli indizi dello sfrontato “Mentire” che ci dovrebbe immediatamente far aprire gli occhi.
Cercare di neutralizzare l’Arte, strumento da sempre al servizio del Bene, è un’altra mossa subdola per indebolire la presenza salvifica dello Spirito nel mondo, preparando il terreno a Scenari “alternativi”.

Piet Mondrian

Piet Mondrian

Il primario indizio di una azione concertata del mondo del male, è il costante ricorso alla menzogna, il parametro più evidente, presentare come ineluttabili verità, cose che palesemente non hanno ne capo e ne coda, ha lo scopo di forzare la credulità popolare, il che purtroppo non è solo indice di una decadenza della Coscienza Sociale, ma l’evidenza dello sfruttamento strategico di carenze nella genesi del Pensiero.
Tra l’altro va detto che non è che parliamo di una invenzione comunicativa particolarmente innovativa, i Retori, usavano questo artificio già in epoca Ellenistica, in un discorso pieno di incontestabili ovvietà, inserivano la tesi che volevano sostenere, in modo che assumesse uno “Status di affidabilità” che gli derivasse dal contesto credibile che avevano preventivamente preparato.
Papa Francesco recentemente durante il suo Viaggio a Manila, ha puntato il dito sulle continue manifestazioni di presenza del maligno, anche lui lo definisce “Il padre della Menzogna“, richiamando da par suo la nostra attenzione sulla diabolica pratica del “Mentire”, è molto chiaro nel seguente Video.

Papa Francesco

Papa Francesco "Il maligno è il Padre della Menzogna"

La consapevolezza nell’opinione pubblica, che molti degli scenari preconizzati da Kubrick sembrano purtroppo concretizzarsi, contribuisce ad amplificare queste tristi fobie.
All’epoca del lancio del Film, si ipotizzò addirittura che l’acronimo “H.A.L.” derivasse dalla traslitterazione del Logo “I.B.M.” :
Prendendo le lettere precedenti (nell’ordine alfabetico) a quelle che compongono I.B.M. traslitterando (I → H,  B → A, e  M → L) si ottiene appunto H.A.L.
Arthur C. Clarke coautore della sceneggiatura insieme a Kubrick, smentì seccamente tale fantasiosa supposizione, ribadendo quanto già chiarito nel suo libro (“La sentinella“, quello dal quale in seguito nacque il film),  H.A.L. deriverebbe dall’abbreviazione di “Heuristically Algoritmic programmed computer”.
quasi 60 anni dopo, appare come una definizione praticamente divinatoria.

2001 Odissea nello Spazio

2001 Odissea nello Spazio

In realtà la tecnologia sulla quale si basa questa Intelligenza Artificiale (ma sarebbe più corretto chiamarla Machine Learning), è l’applicazione all’informatica delle Reti Neurali di tipo “Transformer” , che con l’ausilio di vari Algoritmi, sembrerebbe conferire alle Macchine la capacità di fare scelte autonome.
L’allocuzione Intelligenza Artificiale, per come è usata in questi giorni è più o meno una Etichetta di Marketing, estremamente generalista, in realtà di Reti Neurali, ne esistono una pletora, la “Transformer” è solo una di queste complesse strutture logiche.
Queste strutture logiche simulano “grosso modo” la risposta delle connessioni neuronali naturali, che proprio per questo, sono molto studiate nelle “Neuroscienze” e sono applicate nella ricerca in Pedagogia e in Neuropsichiatria.

neuroscienze

Le Neuroscienze, lo studio delle dinamiche psico-emotive del Cervello

La rete neurale “Transformer” è un tipo di Rete Neurale molto specifica (senza entrare nelle curve di questo argomento piuttosto complesso), nella versione “Transformer 3″ (Generative Pre-trained Transformer 3), è stata progettata per essere utilizzata in applicazioni inerenti il Linguaggio Naturale Umano (NLP, Natural Language Processing).
I nostri Navigatori satellitari (anche quelli dello Smartphone), applicano diffusamente questo genere di architetture (ad esempio quando calcolano i percorsi, come ci sono Reti Neurali utilizzate per definire i “Modelli previsionali” sui quali si basano le “Previsioni metereologiche“, Reti neurali molto diverse dalla “Transformer”, più adatte ad operare in “Sistemi Caotici” com’è l’Atmosfera del nostro Pianeta.
I nostri “Liners” più moderni, attraversano i mari e i cieli di tutto il mondo con l’aiuto delle moderne Previsioni meteorologiche.
L’applicazione messa a punto da “Open A.I.”, funziona basandosi appunto sul cosiddetto “Trasformatore pre-allenato”, il modo di “Ordinare” e di “Richiamare” l’immensa mole di informazioni disponibili, in modo da individuare quelle coerenti con una determinata frase di ricerca.
Non è affatto un caso che queste Applicazioni di “Intelligenza Artificiale”, abbiano una “interfaccia utente” che origina l’elaborazione a partire da una “descrizione testuale”.

chatgpt tecnologia apprendimento

Chat G.P.T. risponde anche su se stessa

Dalla frase che introduciamo nel box testuale, la Struttura Neurale cibernetica, applicando una serie di Algoritmi (in piccola parte anche Euristici), attua una scrematura statistica tra i vocaboli dei quali dispone, in base ad altri algoritmi, costruisce dei Testi, basandosi su regole statistiche messe a punto confrontando tutti i testi dei quali può disporre.
L’apparente successo di queste Applicazioni è funzione dell’immensa mole di dati che gli sono stati fatti “digerire”:
Testi, Libri, Email, Discorsi, Notiziari, Giornali, è questo il motivo per il quale, si cerca sempre di più di espandere le “Basi di dati”.
Dopo una robusta elaborazione “Chat G.P.T.”, produce un risultato testuale, talvolta estremamente suggestivo.
Uso la definizione “Suggestivo”, in quanto, è proprio la “vicinanza” della risposta, con la struttura del nostro linguaggio naturale (grazie alla Rete Neurale Transformer), riesce a suggestionarci a tal punto, da sollecitare la nostra percezione in modo estremamente emozionale, come avviene nella modalità alla quale siamo abituati dalla nascita.
La simulazione di “Intelligenza” nel testo di risposta, non è poi neanche troppo Artificiale, dato che nell’ultima versione, sembra sia stato introdotta nel processo una fase di validazione postuma, una sorta di “supervisione umana” che verificherebbe la coerenza del testo prodotto.

controllo A.I.

A.I. controllo umano

In realtà, come detto sopra, il testo che si riceve in risposta, ha basi essenzialmente statistiche derivanti da una approfondita analisi sulla consequenzialità e la ricorsività delle parole.
La “Rete Neurale Transformers”, in questa applicazione produce un testo di elevatissima attendibilità statistica, basata su enormi quantità di contenuti coerenti con l’argomento in oggetto.
Questa elevata “attendibilità statistica” sulle probabili sequenze di parole,  la loro interazione nella “Nuvola dei vocaboli” (words cloud), ci fa sembrare questo genere di testo assolutamente accettabile, coerente con ciò che abbiamo digitato e in accordo con le regole grammaticali e semantiche alle quali siamo abituati.
Il testo prodotto da Chat G.p.T, risulta particolarmente attendibile, con il maggior numero di informazioni inserite nella stringa che diamo in “pasto” all’Interfaccia.
Nelle specifiche applicazioni di elaborazione grafica, come  Midjourney, il processo è molto simile, solo che al Prompt testuale, con grande dispendio di potenza di calcolo (che richiede anche un discreto tempo),

Prompt Manager di Midjourney

Il Prompt Manager di Midjourney

l’applicazione produce quattro immagini, che risultano coerenti con la “descrizione testuale” inserita dall’Utente. Queste immagini possono essere ulteriormente rielaborate, in proprio con i classici programmi di grafica “Stand Alone”, come Photoshop, Gimp, Corel Draw, Illustrator ecc. oppure rimettendosi in coda nell’applicazione, cercando di adeguare meglio il “Prompt”, verificando che vengano prodotte immagini più vicine ai nostri desiderata.
Lungi da me la volontà di sminuire il grande lavoro di programmazione informatica, in se molto interessante, ma questa applicazione usa una serie di algoritmi per elaborare immagini, già presenti nei Database di riferimento, quindi le sue scelte, non sono per nulla creative, di conseguenza come possono essere minimamente paragonabili a quelle “Create” da un Artista.
Come accennato sopra, la “Rete neurale Transformers” riferisce circa immagini disponibili, coerenti con il Prompt digitato e che rispondono ai parametri statistici definiti, l’algoritmo farà il resto.
Alle immagini scelte, su indicazione dell’utente si può eventualmente applicare anche lo stile grafico di un Artista specifico.
Se ad un Prompt si aggiunge  “In style of Kandinsky”, si andrebbe ad attivere un Algoritmo che applicherebbe il “Modello grafico” del “Maestro dello Spirituale nell’Arte“, una sorta di sintesi Grafico/Statistico ad emulazione dello stile di Vasilij Kandinsky (o di qualsiasi altro pittore che si volesse ricalcare).

Fuga di Vasilij Kandinsky

"Fuga" di Vasilij Kandinsky

Non credo esista nulla di più meccanico e meno “artistico” del processo che ho appena descritto.
Chi cita le immagini prodotte con l’Ausilio di “Midjourney”, accostandogli l’aggettivo “Artistico”, proferisce una Blasfemia multipla:
Nella operazione Informatico/Statistica, ovviamente non vi è nulla di Creativo, ogni immagine elaborata deriva da qualcosa che è già presente nei Database che sono stati forniti all’Intelligenza Artificiale, questo è l’esatto opposto di ciò che fa un Artista.
Negli articoli che ho letto si  confonde l’Arte con la Pittura, come se fossero sinonimi, quando la Pittura è solo una delle  tecniche con le quali si può fare Arte, quando rileviamo questo errore, evidentemente chi scrive o parla o è un totale incompetente o la superficialità è la sua linea guida di elezione.
Molte volte in questo Blog ho citato le Muse, alle quali può essere ricondotta ogni specifica forma artistica, in ossequio al rispettivo mito e dalla specifica Genesi.

muse ispiratrici dell'Arte

"Muse dell'Arte" - Museo deriva proprio da Muse

Parlando di Arte in modo così superficiale e poco competente, si dimentica che la produzione artistica spazia dalla Poesia, alla Scultura, alla Musica, alla Danza, ecc. non vedo proprio come queste attività creative e interpretative, proprie dell’identità umana dalla notte dei tempi, possano essere declinate tramite degli Algoritmi statistico/informatici, è già complesso farlo se si dispone di una Intelligenza Vera, se non la si usa nella maniera corretta.
Un team di persone spesso assolutamente avulse dalla Storia dell’Arte, costruisce elaborazioni tramite un Computer, da sempre definito un “Cretino veloce”, perchè la sua funzione peculiare è l’enorme rapidità nell’esecuzione di calcoli e funzioni matematiche.
Attingendo ad una “Palette” di Opere visuali create da persone le più diverse, nelle epoche più diverse – che tra l’altro non tutte sono realmente realizzate da veri Artisti – al massimo è una pura operazione “grafica”.
Non mi sento di offendere i Grafici, che pure non sono Artisti, sono professionisti che per formazione sono vicini a degli Illustratori, quindi non hanno nulla a che vedere con l’Arte.
Chi scrive di questi argomenti e arriva a dire che si tratta di macchine (o web application), che producono Arte, usando l’Intelligenza Artificiale, si dovrebbe vergognare nel firmare il proprio pezzo, non solo perchè offende gli Artisti nel loro impegno di una vita, ma perchè offende l’Intelligenza (Quella vera che Dio ci ha donato), i Lettori/Spettatori, che non sono ignoranti e superficiali come questa gente crede, e comunque, per primario imprinting umano, di fronte ad ogni rappresentazione, le persone si aprono sempre emozionalmente, e questo deve essere imprescindibilmente rispettato.
Chi fa il giornalista di “professione” ha il dovere di informare correttamente, dovrebbe essere sempre dalla parte dei  lettori perchè gli conferiscono questa importantissima delega ad indagare, non ad ingannare.
Dopo aver scritto una baggianata così colossale, come minimo, deontologicamente si dovrebbe avere la creanza di rimettere il proprio tesserino all’Albo professionale.

Carta Stampata

La "Carta Stampata" i grandi Quotidiani

Il flusso di informazioni sul “Web”, purtroppo ormai comprende anche i grandi Quotidiani, la cosiddetta “Carta stampata”, che una volta rappresentava anche una sorta di garanzia di affidabilità della notizia, per inseguire le dinamiche “Acchiappaclick”, sempre più spesso ha completamente abdicato alla sua fondamentale funzione professionale.
Complice l’utilizzo superficiale degli Hastag nei “Social Media“, si è generato un grande “Fritto misto” informativo, che non è affatto sottoposto alla verifica della veridicità delle fonti, cosa che e sempre stata il segno distintivo della professione Giornalistica.
Io reputo che il mio lavoro Artistico abbia radici profonde nella Cultura del mio tempo, che risente in pieno della enorme eredità storica della quale sono assolutamente consapevole, come si può minimamente parlare d’Arte se a produrre immagini è un computer, per quanto guidato da algoritmi assolutamente ben ingegnerizzati.
Il movimento Artistico Contemporaneo, anche se talvolta può apparire, non genera mai contenuti svincolati dalla realtà, non foss’altro emotiva ed emozionale, senza poi trascurarne mai l’ apporto sociologico, che è componente fondante dell’Arte Contemporanea.
Non esiste nulla di più deleterio di un’Arte che si piega al flusso comunicativo generale, su “Sculturaecultura” ho più volte stigmatizzato addirittura la figura del “Committente“, proprio perchè cozza con il concetto di Artista nel quale mi riconosco.
Lavorare sotto precise direttive altrui, sottomette l’Arte al ruolo di mero artigianato, di una prestazione d’Opera manuale, magari anche di altissima qualità, ma che rappresenta una completa abdicazione a quel “Processo creativo” che invece è caratterizzazione dell’identità creativa dell’Artista, nel processo sopra ampiamente descritto, di “Processo Creativo” non si può minimamente parlare.
Il percorso creativo di un Artista, è sempre in continua evoluzione, in virtù della continua evoluzione del concetto di Arte.
Questa parola fondamentale è assolutamente sovrautilizzata, oserei dire abusata, violentata nel suo significato profondo e reale, figuriamoci se può anche essere riferito agli elaborati di un Computer.
Il “mood” ineludibilmente per praticare la nostra professione, è sicuramente la “Creatività” e quella non può essere in alcun modo standardizzata, sarebbe praticamente un ossimoro.
Nella mia concezione Arte è sinonimo di “Pensiero”, la forma più elevata del Pensare, più volte ho ribadito che l’Arte è  concettualmente vicina alla “Filosofia“, che sicuramente non è una scienza esatta, ma è il metodo migliore di esercitare la disciplina del “Pensiero”, il Pensiero è parte integrante del Processo Creativo.
Cartesio” ci assiste con la sua espressione più famosa: “Cogito ergo sum” (Penso! quindi sono!),  “Descartes” con lei riassume la caratteristica peculiare dell’Uomo.
Il Pensiero è atto Umano uno di quelli che più avvicina l’umano al Divino, come senza ombra di dubbio è l’Arte, entrambi sono funzione dell’Intelligenza, che per nessuna ragione può o potrà mai essere Artificiale.
Potrà succedere che i Computer arriveranno a produrre qualcosa di simile alla scelta logica, che magari sarà ottenuta con varie forme di Reti Neurali incrociate in tempo reale, ma questo non è neanche di la da venire, anche perchè non esiste una piattaforma tecnologica che lo tecnicamente lo consenta.
Fare questo necessita inoltre un incremento drastico delle capacità di calcolo, non sarà certamente in questo secolo, la Legge di Moore è piuttosto chiara in merito, ma come al solito, questo è tutto un’altro Articolo.

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Eros always win on Thanatos

Posted in Filosofia dell'arte, Il "Valore" dell'Arte, Tecnica Vs Concetto on ottobre 26th, 2022 by Francesco

di Francesco Campoli

questa volta dal titolo si comprende poco, ma anche se a prima vista non sembra, esiste una continuità e  una coerenza assoluta con i consueti contenuti di “Sculturaecultura“.
Eros always win on Thanatos” è la mia ultima fatica artistica.
Ho concepito questa Scultura in forma di denuncia ma, come da mio approccio abituale, desideravo che racchiudesse in se anche una soluzione.

"Eros always win on Thanatos" scultura di Francesco Campoli

"Eros always win on Thanatos" la nuova scultura di Francesco Campoli

Socraticamente parlando, come ho ripetuto spesso, di solito lascio che i lettori trovino da soli il collegamento tra il lavoro e il mio Pensiero, ma voglio comunque mettere i suoi contenuti a disposizione di tutti.

Platone

Platone

Come è ormai arcinoto, nella mia concezione, l’Arte e il Pensiero sono indissolubilmente l’una, diretta emanazione dell’altro, ecco perché ritengo la Filosofia e i suoi più interessanti esponenti, fondamentali nel mio “Processo Creativo“.
Ribadisco questa mia profonda convinzione, attingendo stavolta al concetto di Nous in Anassagora, “L’intelligenza Cosmica” della quale parla ampiamente anche Platone, travisandosi dietro le parole del suo maestro Socrate, nel “Fedone

Anassagora

Anassagora e L'intelligenza Cosmica

Il Nous descritto da Anassagora, lo possiamo immaginare come una entità superiore, (molto vicino al “Demiurgo” platonico che troviamo nel Timeo).
Questa entità sovraintende alla formazione di tutte le cose, dalla forma alle combinazioni chimico/spirituali ecc, inserendo “Logica” nelle dinamiche caotiche.
Il mio concetto di “Magazzino degli Archetipi, il non luogo dove immagino che giacciano – a disposizione dell’intero genere umano -, forme di ogni genere.
Quel “non luogo” è quello dove siano inconsciamente ricondotti, coloro che non lavorano magicamente nello staccarsi da quell’ inesorabile “Buco nero” che sono gli “stereotipi” più radicati.
Ci sono forme che ricorrono molto spesso nelle rappresentazioni di molti artisti, quando ricorrono alle tecniche figurative o mimetiche in genere.
Spesso ho raccontato di questa mia convinzione, che è abbastanza liberamente ispirata appunto dal Nous di Anassagora, anche se lo potrei definire più un concetto a cavallo tra quello di Anassagora e quello di Platone.
In realtà nel mio Pensiero, spesso, è presente anche una bella spolverata di Jung, nel cui Pensiero, Archetipi e Magia sono sempre sapientemente articolati.

Carl Gustav Jung

Carl Gustav Jung

La Sincronicità junghiana e le sue teorie sulla struttura del Pensiero e le  dinamiche psichiche che vi sono alla base, e che Jung riteneva attinte tra gli Archetipi consolidati, mi convincono moltissimo.
Personalmente ritengo che questi costrutti teorici, possano essere tranquillamente traslati nell’Arte, anche Jung ne è particolarmente convinto, infatti, annovera l’Arte tra le altre “Dinamiche di Pensiero più elevate“.
Ripeto spesso che l’Arte è figlia del proprio tempo, così come ribadisco sempre che la vera Arte è senza tempo, lo so sembra un apparente Ossimoro, ma cercherò diligentemente di spiegarmi meglio.
Il mio Pensiero, come immagino quello di tutti, di questi tempi si articola moltissimo intorno all’argomento Guerra. Credo che sia normale, visto che mi ritengo un figlio del nostro tempo.
Recentemente ho scritto anche un lungo articolo su “Sculturaecultura“, ovviamente incentrato sulla Guerra in Ucraina, un articolo nato di getto, non appena la ricorsiva tragedia dell’insipienza umana, è nuovamente esplosa.
Quello che ci accade intorno, purtroppo ormai da diversi mesi, è l’ennesima declinazione di quell’aberrazione del comportamento umano, che convenzionalmente, chiamiamo Guerra.
Gli Artisti storicamente si sono spesso schierati dalla parte della Pace, a parte quando era specificamente il Committente a chiedere specifici soggetti guerrafondai, l’Artista ha sempre cercato di sollevare il “Pietoso” velo.

Gli Orrori della guerra Rubens

Le Conseguenze della Guerra di Pietro Paolo Rubens

Solo qualche raro Artista, reso potente dalla sua grandezza, poté a quei tempi fregarsene dei Committenti e dei loro vanagloriosi desiderata.
Mi viene l’esempio di Pietro Paolo Rubens e del suo “Le conseguenze della Guerra” (sopra), ma c’è anche l’esempio di Pablo Picasso e il suo notissimo “Guernica”, esempio anch’esso molto calzante, anche se appunto di epoca molto più recente, quando il fenomeno della “committenza” (per fortuna dell’Arte), era ormai definitivamente tramontato.

Guernica Picasso

Guernica di Pablo Picasso

La Guerra ha accompagnato da sempre la Storia dell’Uomo, trasversalmente a tutte le culture, e non è mai stata un vanto illuministico, ma stavolta dobbiamo anche assistere al velleitario tentativo di cambiarne surrettiziamente il nome, come se bastasse per sviare l’Opinione pubblica dall’essenza dei fatti.
Operazione Militare Speciale“, una definizione evidentemente speciosa e distorsiva, concepita come artificio semantico, per sviare l’opinione pubblica dall’essenza dei fatti, e già questo andrebbe letto come offensivo della dignità del Pensiero collettivo, ma prima o poi, anche di questo a livello morale ci sarà chiesto conto.

zeta guerra In Ucraina

Il Logo della Guerra In Ucraina

Un’altra forma di “Politicamente Corretto” che, personalmente odio con tutte le mie forze, tanto che lo chiamo, neanche tanto eufemisticamente: “Politicamente Corrotto“.
Dietro la maschera del “Politically correct“, si tenta di piegare l’opinione pubblica alla “Tesi” di una parte, ovviamente utilizzando ogni forma di Media, “Social Media” in testa, contribuendo all’incipiente decadimento della credibilità del “Processo comunicativo”.
Per avvalorare il concetto cervellotico, che l’attività militare che viene messa in atto, sia diversa da una classica azione di Guerra, è stato creato anche un “Logo“, proprio come nella più classica delle attività di Marketing.
In Ucraina il Logo campeggia sui Vessilli, sui mezzi Corazzati, sui Carri Armati impiegati nelle operazioni militari e non solo, in Russia lo si ritrova nei “Commercial” televisivi nei cartelloni stradali, sulle “T shirt”, come in un normale Merchandising.

Esempi di Loghi

Esempi di Logo famosi

Un Logo in ambito comunicativo e pubblicitario, ha lo scopo di riassumere una specifica “Brand Identity” e di rievocare quell’insieme di Valori nei quali la Marca desidera ascrivere la propria filosofia aziendale, nella quale, un eventuale Cliente/Prospect si può rispecchiare immediatamente.
In realtà, lo scopo del simbolo utilizzato in Ucraina, ha un doppio impiego, prosaicamente è anche uno strumento pratico.
Dal momento che l’Esercito Ucraino, è dotato di mezzi militari di fabbricazione sovietica, esattamente come l’esercito russo, per evitare  rischiose situazioni di “Fuoco Amico“,  quel Logo è anche usato come un elemento di riconoscimento tra le varie unità operative.

Zeta russia

la "Zeta" sui mezzi russi nell'invasione dell'Ucraina

Le due nazioni erano integrate a pieno titolo nello stesso apparato militare, quello dell’Ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (l’ U.R.S.S.), di conseguenza, i mezzi operativi sono gli stessi e spesso risalgono a quei tempi.

Morti guerra in Ukraina

La Morte ovunque nelle Guerra in Ukraina

Purtroppo, la Morte è una caratteristica ineludibile in tutti gli eventi bellici e, anche in virtù di una ancora costruenda “Coscienza Civile Collettiva“, le guerre sono sempre più inconcepibili.
Il tragico risultato, che salta immediatamente agli occhi, è la perdita di moltissime vite, la “sofferenza” che diventa il Mood emotivo dominante, ma quel che è ancora peggio, è lo strappo irriverente a quella “Coscienza Civile Collettiva” proprio perché è in sempre più faticosa edificazione.
Stavolta il tentativo criminale è stato facilmente smontato e la Guerra, è stata immediatamente riconosciuta attraverso il suo sinonimo più rappresentativo, la “Morte“.
La Guerra è insensata proprio in virtù della mancanza di Pensiero, spesso in entrambi i contendenti, visto che personalmente collego inesorabilmente l’esercizio del Pensiero all’Arte, mi nasce quello che ritengo il più concreto dei Sillogismi:
La Guerra è figlia della mancanza di Pensiero, l’Arte è il distillato puro del Pensiero più alto, quindi l’antidoto migliore alla Guerra è l’Arte“.
E’ vero che raramente la proprietà transitive sono così automatiche, ma ancora una volta mi riconosco nel concetto illuminista di “L’Arte può cambiare il Mondo“, da questo enunciato prende corpo la mia nuova Scultura e si muove tutto il costrutto della mia Arte.

Theodore Adorno

Theodore Adorno

Ho accennato spesso alla vicinanza del mio pensiero con le tesi filosofiche di Theodor W. Adorno, fondatore e attivo artefice della “Scuola di Francoforte“, non è tanto per i contenuti specifici, quanto per la modalità di produzione del Pensiero in quel consesso straordinario.
L’elaborato accademico, alla “Scuola di Francoforte“, era partorito sintetizzando le conoscenze nelle discipline più varie, derivanti dal nutrito e variegato comitato scientifico.
Fu proprio Adorno che diede pieno risalto all’Arte come valore di Pensiero, restituendogli una piena “Dignitas” ciceroniana nel mondo della Cultura e del Sapere, non dobbiamo dimenticare che non è un caso che Artista e Artigiano abbiano una radice comune.

Scuola di Francoforte Horkheimer Adorno Pollock Marcuse Benjamin

la Scuola di Francoforte il Panel Scientifico

L’Artista era considerato una sorta di Architetto Decoratore, il Pittore qualcosa di molto vicino all’Imbianchino, lo Scultore un figlio illegittimo del Muratore e dello Scalpellino, ma addirittura anche i Musicisti non erano altro che il surrogato del nostro apparecchio Stereo, accompagnavano la vita, i pranzi e le cene dei loro “Mecenati” e dei loro ospiti.
All’epoca di Adorno, sostanzialmente, non ci si era evoluti di molto da questa ristretta visione rinascimentale dell’Artista.
In qualità di grande Filosofo, si pregiò di annoverare formalmente l’Arte ai contenuti nei quali doveva essere degnamente inserita.
Adorno, prima di molti altri, ridisegnò la figura dell’Artista un sicuramente più alta e creativa di come la intendevano molti suoi predecessori.
La sua ultima opera filosofica, pubblicata purtroppo postuma, è denominata “Teoria Estetica” che, rammento prima di tutti a me stesso, che l’Estetica è una importante branca della Filosofia, una delle solide fondamenta, sui quali fondo la mia convinzione che, Arte e Filosofia, siano strettamente derivate.
In “Teoria Estetica“, un filosofo essenzialmente Teoretico come Theodor Adorno, riconosce all’Arte un ruolo fondamentale nel mondo, a partire dai suoi “Paradossi”, che dall’alto della sua solidissima esperienza accademica, rilevava inequivocabilmente.

(Alessandro Alfieri: “I paradossi dell’arte nella Teoria estetica di Theodor W. Adorno“ Dialegesthai).

La nuova scultura “Eros always win on Thanatos“, verrà proposta in vari contesti: Sui “Social media”, in primo luogo sulla mia pagina Facebook, ovviamente sarà presente in un Album dedicato nella Galleria del mio Profilo Facebok, come molti altri lavori.
Sarà proposta in vari Gruppi e Forum Internazionali del mondo artistico e culturale, oltre che nella “Galleria delle Opere” di questo Blog.

Eros always win on Thanatos

Eros always win on Thanatos il Coro e il Simbolo della Vita

Sono oltretutto in fase di montaggio almeno, due Video, uno illustrativo della Scultura e un altro come estratto del “Footage integrale” delle varie fasi di realizzazione.
Tutto questo nel pieno accordo con la proprietaria, che mi ha lasciato tutti i diritti di pubblicazione, allo scopo di mantenere viva l’attenzione pubblica sul tema “Ucraina” e sull’argomento “Guerra” più in generale.
Eros always win on Thanatos” ha richiesto un grandissimo numero di passaggi realizzativi e quindi molto tempo, oltre tre mesi solo per l’aspetto realizzativo, ma soprattutto, ha richiesto tecniche tra le più varie delle innumerevoli skills artistiche, non solo scultoree, che amo adottare in molti dei miei lavori.
Oltre alla classica tecnica di scultura su Marmo di Carrara, alla lavorazione a Sbalzo delle lastre di Piombo, alla Ceramica “Creaton”, all’ Affresco antico effettuato sull’ormai introvabile “Grassello di Calce invecchiato“, che ormai, praticamene si trova solo a Venezia e in Veneto, in virtù della consuetudine dei Decoratori locali con lo “Stucco Veneziano”, infatti il Grassello di Calce invecchiato ne è uno dei componenti essenziali.

Stratificazione Affresco

Stratificazione nella tecnica dell'Affresco

Il Grassello di Calce invecchiato in minima parte è reperibile anche in Toscana, in particolare nell’Aretino, dove la tradizione locale dell’Affresco, prevede un “Tonachino” preparato col “Cocciopesto” invece che con la polvere di marmo o la Pozzolana come vigeva a Roma ai tempi di “Michelangelo Buonarroti”.

Affreschi nella Cappella Sistina

Affreschi nella Cappella Sistina

Una mestica particolare al tempo utilizzata anche da Giotto a base di Grassello e Terracotta macinata (In genere vecchi mattoni e Tegole antiche o scarti di Fornace), che tutt’ora è ancora in uso in quelle zone per la decorazione di interni ed esterni oltre che nel restauro di antiche strutture realizzate già in origine con questa tecnica millenaria.

L’Affresco che ho realizzato su una parte della scultura, nella mia intenzione creativa serve a rappresentare un muro, un frammento di Muro residuo dopo uno dei tanti bombardamenti, come se fosse l’ultimo supporto disponibile per ignoti “Writers” desiderosi di gridare alla Mondo il loro potente messaggio di pace, con l’efficacia dirompente che Bansky ha dimostrato ormai ampiamente.
L’uso di questa antica tecnica, è legata alla volontà che il Simbolo e la magia del suo influsso, sia destinato a resistere al sopravvenire dei millenni.
Basti far mente locale sugli Affreschi a Roma, Pompei, Ercolano ecc. dove troviamo Affreschi romani ancora  perfettamente conservati da oltre due millenni.

Eros always win on Thanatos 3

Eros always win on Thanatos il muro dipinto ad Affresco

L’intento primario è valorizzare il simbolo di Pace che si vede sul simulacro di Muro e ribadire il mio auspicio di una perpetuazione del messaggio attraverso la conservazione nel tempo.
Il simbolo “Zeta“, perverso strumento di Guerra, è “Annullato” come in un “Timbro Postale“, con il simbolo della Pace e del Pacifismo, la tecnica utilizzata, potenzialmente è destinata a durare anche per migliaia di anni, vuol essere una proposta per il perpetuo rinnovarsi del messaggio, come nella migliore tradizione dell’Arte. Un auspicio concreto più che una semplice speranza.

Tragedia Coro Scenografia

Coro e Scenografia nella Teatro Greco

La valenza Alchemico/Magica, sempre molto presente miei miei lavori, deriva dall’atteggiamento “Sciamanico” che io auspico nel mestiere dell’Artista, come ho raccontato in un articolo precedente e ribadito anche nella mia recente intervista a Katia Catalano su Radio Morgan.
Ogni mia Scultura vuole essere un pò “Strumento rituale“, nel caso di “Eros win always on Thanatos“, la Ritualità magica è simbolizzata dai Cori nella citazione dell’antico Teatro Greco.

teatro-greco

Tragedia nel Teatro greco

Il Teatro greco  antico, in particolare la “Tragedia” trovava proprio nella ricerca di una Catarsi, l’aspetto religioso che ricopriva, nonchè, l’occasione di una rivalsa morale risarcitoria, per coloro che partecipavano alla “Rappresentazione rituale“.
Il Coro di norma era portatore delle istanze del Pubblico, che ovviamente non poteva intervenire ed interagire altrimenti con gli Attori.
In “Eros always win on Thanatos“, si nota in modo evidente la presenza di due Cori, il che rimanda immediatamente alla “Lisistrata di Aristofane“, l’unico testo arrivato fino a noi, che prevede questa deroga alla struttura classica dell’ Antico Teatro Greco, dove in genere era previsto un solo Coro.

Eros always win on Thanatos

I Cori: Microsculture in Marmo bianco di Carrara

Tecnicamente la rappresentazione dei Cori, ha rappresentato una delle difficoltà maggiori di questa scultura, per il numero di personaggi che ho dovuto realizzare, per la difficoltà dell’uso del marmo bianco di Carrara e conferire ad ognuno una minima identità, oltretutto non è da trascurare la difficoltà di conferire ai personaggi una dinamica comune che nel Coro del Teatro greco è caratteristica peculiare.

Lisistrata no War

Lisistrata "no alla Guerra"

Il mio evidente richiamo al “Lisistrata“, è prima di tutto collegato alla “Morale” in essa fortemente stigmatizzata, la contrarietà alla guerra come ostacolo alla vita dell’uomo, al grande “Lavoro”: Il genere umano ha la sua principale missione nel conseguire una Evoluzione, personale ma obbligatoriamente anche collettiva.

Coro nel Teatro rituale Greco

Coro nel Teatro rituale Greco

Mi riferisco anche all’istanza di Lisistrata, una volitiva donna Ateniese (il cui nome significa “Colei che scioglie gli eserciti”), per far terminare la lunghissima Guerra tra Ateniesi e Spartani, stanca delle durissime sofferenze civiche e personali, cerca di coalizzare tutte le donne per conseguire “collettivamente” il giusto scopo.
Al di la della trovata drammaturgica di Aristofane, lo “Sciopero delle sesso”, l’obiettivo che cerca di conseguire Lisistrata, è cercare di indurre gli uomini a trattare, alla luce degli eventi di oggi, purtroppo, appare come una specie di Nemesi, del tragico stallo che si va delineando in Ucraina.
A parte l’evidente Nemesi con la situazione corrente in Ucraina, trovo anche molto interessante che, già a quel tempo, Aristofane ritenesse il consesso femminile molto più saggio di quello degli uomini, che invece continuavano a farsi  coinvolgere in una assurda Guerra senza fine.

Eros always win on Thanatos

Eros always win on Thanatos Piombo e Oro

Eros always win on Thanatos” è caratterizzata inoltre, dal contrasto patente tra la lastra di Piombo (in Alchimia il Piombo è “Oro Inverso“, cioè il contrario dell’ Oro.
L’Oro rappresenta il distacco tra il mondano e il Divino, infatti lo ritroviamo costantemente nelle Icone bizantine, nei mosaici Paleocristiani, dove vuole rappresentare proprio questo “status divino”.
Questa visione para-alchemica è di origine Ortodossa, rappresentata prevalentemente con il “Fondo Oro” (Come nelle Icone), venne poi riconosciuta pienamente anche nell’iconografia cattolica.
La lastra di Piombo sbalzata sul Marmo, rappresenta il “Peso e l’Oscuro” che contrastano l’ Elevazione spirituale dell’Uomo.
Il marmo bianco, che nella composizione sostiene il “Cubo platonico” l’Esaedro in Bronzo (che rappresenta il “Fare” dell’Uomo) è sostegno all’elevazione dal proprio basso status materialistico.
Un significato che ritroviamo spesso anche nei lavori di Albrecht Dürer (convintamente un Neoplatonico), che cita ripetutamente il “Cubo” come risultato dell’impegno dell’Uomo (ad esempio in “Melancolia“) ovviamente nella accezione metafisica di Impegno/Lavoro verso l’evoluzione.

Eros always win on Thanatos

Il Cubo Bellezza del Lavoro Interiore

Il fatto che il Cubo che ho realizzato sia circonvoluto e scolpito, vuole rappresentare un lavoro ancora più raffinate e illuminato, un lavoro interiore che porta alla  trasformazione del  “Piombo in Oro”
Il Bronzo rappresenta l’evidente “Antitesi simbolica” alla gravità del Piombo, non è un caso che l’Antropologia, definisca una tappa evolutiva fondamentale per l’Uomo come “Età del Bronzo“.

Lavoro complesso ma Prolifico

Lavoro complesso rappresentato dalle "Facce" tutte diverse

Il cubo della Conoscenza, sorge da dal Piombo, alchemicamente il simbolo della Morte, dei bassi istinti, un fortissimo contrasto che ho voluto per evidenziare l’Elevazione spirituale e animica, già segnalata dall’andamento del corpus marmoreo.
Come detto sopra, la guerra è sinonimo di Morte, sicuramente dalla morte reale, ma anche e soprattutto dalla Morte dell’essenza umana.
La disumanizzazione di chi la Guerra la vuole, di chi la pratica a maggior ragione attraverso atti criminali, generando sofferenza per la popolazione civile, uccidendo bambini ed indifesi, perde le sue caratteristiche umane, dando mani e forza ai peggiori esseri infernali.
La natura dell’uomo è evolversi e perpetuarsi, lavorando per le future generazioni, che nella guerra si riconosce si riconosce nella morte, il Coro, che porta avanti le istanze della società, si specchia nel simbolo della vita, che è rappresentato nella parte laterale del Proscenio.

Eros always win on Thanatos

Il simbolo d'Oro della Vita

L’Oro come ho già accennato sopra, nella iconografia in generale è attribuzione di sacralità, non solo nella tradizione Cristiana (Sia essa Ortodossa o Cattolica), in molte aree religiose questa opzione rappresentativa ha il medesimo significato, non è raro che, come ad esempio nel buddismo, spesso l’oro è usato col medesimo scopo.
In Birmania, Laos, Tailandia ecc. è facile trovare statue del Buddha d’Oro, con evidente obiettivo di rappresentarne lo status spiritualmente elevato.

Buddha d'oro

Buddha d'oro a Bangkok

Nella mia costante ricerca di punti di contatto tra varie Religioni e Filosofie, anche culturalmente molto, molto distanti, questo mi sembra un fenomeno antropologico molto interessante.

Oro simbolo di alta spiritualità

Oro simbolo di alta spiritualità

buddha d'oro

Ennesimo Buddha d'Oro

Ho fatto l’esempio del Buddismo, ma potrei farne molti altri, dall’Induismo, alle religioni pagane fino ai SiKh, che d’Oro rivestono addirittura i loro templi.

tempio d'oro Sikh

Religione Sikh "Il Tempio d'Oro

Io stesso uso l’Oro abbastanza spesso come elemento narrativo, e conosco anche tantissimi altri artisti che lo fanno.
Oltre all’affermazione simbolica della sacralità della Vita, resa centrale nell’opera dalla evidente “Venerazione” con la quale, uno dei due Cori sembra rivolgere al Simbolo, ho scelto il Simbolo di uno Spermatozoo, proprio perchè  molto spesso è usato iconograficamente per rappresentare “Fertilità” valore che personalmente ritengo addirittura una estensione del concetto.
La vita è sacra in ogni suo aspetto, anche gli odiati Batteri e Virus molto spesso sono parte di noi, del nostro “Microbioma e del Microbiota“, che in noi è la nostra “Anima biologica” e lo Spermatozoo è in se entrambe le definizioni, come Microbiota semplicemente perchè è vettore di codice genetico, quindi anche della continuazione della vita.
la Vita che porta Fertilità è segno tangibile di un progetto riuscito, di un valore positivo, infatti, questi due elementi sono strettamente connessi: “Non c’è Vita se non c’è Fertilità e non c’è fertilità senza Vita“.
Questo lavoro strapieno di messaggi, non mancherà sicuramente di portare nel mondo quei valori che, poco o tanto potranno cambiare in meglio lo “status quo”, certamente un mestiere difficile, ma ci vuole qualcuno lo deve assolutamente fare.
Il nobile intento, mi concede stavolta di chiudere in modo diverso dal solito, seppure nella speranza che il prossimo sia davvero tutto un altro articolo, ma trovo buono e giusto ribadire un mio pensiero che, continuerà sicuramente a guidarmi nel mio contributo in qualità di Artista.
La Guerra è figlia della mancanza di Pensiero, l’Arte è il distillato puro del Pensiero più alto, l’antidoto migliore alla Guerra è l’Arte

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Arte e Guerra

Posted in Estetica e Bellezza, Filosofia dell'arte on marzo 18th, 2022 by Francesco

di Francesco Campoli

Innanzi tutto mi devo scusare con i tanti amici che seguono assiduamente il mio Blog.
Questa volta il mio Articolo su SCULTURAECULTURA arriva con un po’ di ritardo rispetto alle cadenze abituali.
Purtroppo, come avrete immaginato, il ritardo è conseguenza di un tragico “cambio di programma”.
L’intento più volte dichiarato di SCULTURAECULTURA è trattare il tema dell’Arte, non in modo astratto e autoreferenziale, ma mettendola al centro della Vita e della Cultura del nostro tempo, esattamente in questo tempo, dove tutto appare sempre più una triste Farsa, invece quella che vediamo esplodere intorno a noi, assume ognigiorno di più i contorni di una Tragedia.
Ho voluto riscrivere l’Articolo ex novo, anche se ormai quello già scritto era ormai in via di pubblicazione, perché gli eventi epocali di questi giorni, non possono passare sotto traccia.
La Guerra in Ucraina ci ha colto impreparati, non perchè eravamo distratti, ma perchè ormai nella nostra testa, tutta orientata ad una malintesa autorealizzazione, la parola Guerra, nel linguaggio corrente “Politically correct“, sembra non dover essere contemplata.

Colosseo Ucraina

Il Colosseo illuminato con i colori della bandiera Ucraina

Per quanto mi concerne, certi accadimenti non devono essere affrontati senza far sorgere in se delle profonde domande esistenziali, come Essere Umano in generale, ma a maggior ragione per si picca di essere un Artista.
Scrivo “essere” invece che “fare”, non per un errore ortografico, ma nella consapevolezza che l’Artista non è un mestiere, una professione come le altre, ma coinvolge il proprio modo di essere, di vivere le emozioni, quelle personali, ma soprattutto gli stati d’animo collettivi.
Nulla di peggio di una guerra, che sicuramente ha risvolti sociologici e “sociali”, di grado esiziale, specialmente sui più piccoli che saranno le generazioni su cui si baserà il domani.

La Guerra è dissecante anche a livello esperienziale, spesso al punto di farci vivere una sorta di distacco dalla realtà, anche se si ritiene di essere individui emotivamente solidi.

Ucraina Guerra Milano

Milano manifestazione contro la Guerra in Ucraina

Le emozioni che si vivono in queste situazioni sono così dirompenti che è necessario analizzare, capire e soprattutto non smarrire la propria umanità.
La Dicotomia sorge in noi cercando di trovare un senso ad azioni inumane che, evidentemente, un senso non ce l’ hanno.
Se veramente, prima o poi (meglio prima), vogliamo dar reale valore all’affermazione “Mai più guerre”, che suona purtropo assolutamente retorica, ognuno deve fare veramente la sua parte.
Per gli Artisti è fondamentale misurarsi – professionalmente e umanamente – con tutte queste sconvolgenti emozioni, senza nascondersi dietro ad un malinteso simulacro di bellezza.
Retoricamente ci difendiamo sempre con le stesse scontate affermazioni, senza fare veramente passi più concreti.
Quando ripeto ossessivamente che, il superficiale accostamento di Arte e Bellezza, è un errore concettualmente madornale, mi riferisco proprio a chi nell’Arte cerca solo il “Bello” relegando l’Arte ad una mera funzione Estetica, oltretutto, “il Bello”, è un parametro assolutamente soggettivo e strettamente legato al contesto culturale di riferimento.
La vera Arte deve avere soprattutto una enorme valenza Etica, se non altro in virtù della sua penetrante efficacia comunicativa, talvolta veramente dirompente, che realmente è in grado di cambiare il mondo.
Vedere ripetersi continuamente il triste fenomeno della Guerra, ai nostri giorni, in ogni angolo della terra e nelle più svariate realtà socio-culturali mostra il senso del fallimento evolutivo di interi popoli.
La Guerra è la dimostrazione patente che questa regressione si conferma anche a livelli ancor più “globali”.
Uso la parola “globali” per stigmatizzare quanto quest’ultima, spesso sia usata in modo scorretto, in particolare nella descrizione dei fenomeni socio-economici che, come stiamo ormai chiaramente vedendo, stanno disarticolando la struttura stessa della Comunità Umana del nostro tempo.
Da molto tempo ormai, con “Globalizzazione”, si sottintende solo il fenomeno economico, invece, quello con cui ogni giorno ci scontriamo, non è solo un fenomeno economico, ma è prima di tutto, l’evidenza dell’allargarsi di crepe fatali nella struttura dell’intero  Organismo Sociale.
Queste fratture concettuali nei Principi socio-culturali (che noi stessi ci siamo sbrigati a canonizzare), rendono instabile e inadeguato un Sistema che invece si dovrebbe rispecchiare in Principi realmente “Etici”.
Le dinamiche socio-economiche sarebbero le prime che dovrebbero essere viste con la “lente” etica, ma invece si vede nel benessere economico come l’unico indice della Civiltà di una Nazione, questo diventa un principio estremamente pericoloso per la tenuta del “Patto sociale”.
Sappiamo tutti che questo metro di valutazione è sbagliato, ma sempre più siamo portati a girare lo sguardo ad accettare supinamente il concetto.
Non è strano per la gente dare per scontato che un benestante è anche una brava persona, mentre è più che evidente, che persone che hanno disponibilità economiche fuori dal comune, non sempre le conseguono in modo onesto ed eticamente ineccepibile.

Oligarchia

Oligarchia

In questi giorni sentiamo spesso la parola Oligarchi, usata come sinonimo di “Estremamente Ricco”, ma questo non è altro che il perpetuarsi del medesimo errore: Avere una visione essenzialmente Economicistica.
L’Oligarchia è essenzialmente una modalità elitaria di gestione del potere, non solo in forma etimologica (olígoi = pochi e arché = governo, “governo di pochi), ma soprattutto in termini politici.
Gli Oligarchi gestiscono il Potere, sono “Potenti”, non necessariamente sono  “Ricchi”, infatti, semmai sarebbe il meccanismo per il quale, questo genere di “Potenti” alla fine diventa sempre immensamente ricco.
Il principio è molto ben spiegato da Platone, in particolare nel suo trattato in forma dialogica “La Repubblica”.

Platone la Repubblica

Platone "La Repubblica"

Cito sempre Platone per mille motivi, nel libro VIII de “La Repubblica”, la forma di potere Oligarchica è molto ben circostanziata, invito chi non conoscesse quei passi a rivederseli, come al solito, gli scritti di Platone sono sempre estremamente illuminanti.
“La Repubblica” nei principi (ovviamente non in termini assoluti), non deve colpire perché sembra un riuscitissimo esercizio di preveggenza, per quanto stupefacente è semplicemente un ottimo esempio di “Speculazione Filosofica“.
Anche Aristotele nel suo “Politica” tratta diffusamente il tema, gli antichi Filosofi greci, proprio perché ritenevano fondamentale la gestione del Potere nella “Polis“, ragionavano molto sulla ripartizione Potere nella struttura gestionale delle loro “Città Stato”.
La gestione del Potere nella Democrazia da dêmos (Popolo’) e da kratéō (Comando), che come noto è stata ideata e applicata proprio dagli antichi Greci,  è un fattore assolutamente dirimente, non è un caso che tra i più grandi filosofi ne hanno profondamente ragionato.
Questo una volta di più, dimostra quanto la Filosofia sia sintesi razionale del Pensiero, come più volte ho scritto anche su SCULTURAECULTURA, l’Arte, essendo figlia prediletta della Filosofia, è l’altra forma essenziale del “Pensiero collettivo”.
La Filosofia è la forma analitica e razionale del “Pensare”, l’Arte è la forma di Pensiero più emozionale e creativo, a mio avviso la modalità più rappresentativa dell’ Essenza Umana.
Purtroppo Filosofia e Arte non sono le due uniche compagne del cammino evolutivo dell’Uomo,  la Guerra è stata da sempre un terribile “carattere recessivo“, e purtroppo “rigurgita” abbondantemente dalle pagine peggiori della Storia dell’ Umanità.
Al di la della terminologia para-genetica, questa esecrabile modalità di “risoluzione delle controversie”, non è una componente congenita, ma peggio, molte volte è stata e continua ad essere, una scelta “razionale”, spietata.
La Guerra mira solo alla conquista di vantaggi politici, territoriali e alla fin fine economici.
Anche nell’antico mondo greco, l’ Oligarchia sconfinava regolarmente nella “Plutocrazia“, dal Greco antico ploûtos (ricchezza) e krateín (potere), infatti sarebbe appunto più corretto chiamare così, il predominio di un ristretto nucleo di Ricchi sull’intero Organismo sociale.
La Plutocrazia è da sempre uno di quei “Caratteri recessivi” proprio della Russia, nella sua età “Sovietica” e ancor prima nella sua forma Zarista.
Questo per ricordare a me prima ancora che agli altri, che purtroppo esistono nei popoli, problemi socio-culturali “endemici”  e che la soluzione agli stessi, deve essere vista come la ricerca di una vera e propria “forma di evoluzione collettiva” delle rispettive Società.
La Guerra come “mezzo di risoluzione delle controversie”, è un evidente problema evolutivo dell’intero Genere umano,  anche la nostra coltissima Costituzione lo richiama diffusamente.
Nel testo fondamentale sul quale fu costruita la nostra Nazione, i rapporti Etico-sociali e quelli Economici, sono trattati addirittura in due differenti Titoli (Titolo II e Titolo III).

Benedetto Croce

Benedetto Croce

Non è un caso che uno dei Padri Costituenti, che definirei senza tema di smentita tra i più rappresentativi, fu Benedetto Croce, grande Filosofo anche lui, e in grandi passi della Costituzione italiana, si legge chiaramente la sua modalità ontologica e di costruzione del Pensiero.
Croce, anche per via del suo interesse accademico per l’Estetica, fu anche un apprezzatissimo Filosofo dell’Arte (vicino alla visione di Hegel) ad ulteriore conferma che, queste due discipline del Pensiero sono assolutamente complementari.
La rispettiva complementarità si evidenzia in modo ancor più eclatante, se si pensa che l’altro grande Filosofo, vicino anch’egli alla dottrina dell’ Estetica Hegeliana, Giovanni Gentile, che militò su fronti politici assolutamente opposti rispetto a quelli sostanzialmente “Liberali” di Benedetto Croce.

Giovanni Gentile

Giovanni Gentile

Giovanni Gentile fu l’ ideologo del Mussoliniano Partito Fascista, tant’è vero che alla fine venne ucciso dai Partigiani del G.A.P..
A mio modesto avviso, per le ragioni sopra esposte, è estremamente importante che l’Arte si confronti con la Guerra, ma non come magari ha fatto per secoli, come mero megafono celebrativo.
Così come avvenne per le vite dei Santi, gli Artisti molto spesso furono chiamati dai loro Committenti, a raccontare e celebrare le imprese di guerra di illustri antenati o di loro fidati Capitani di Ventura.
Non fanno eccezione neanche Michelangelo Buonarroti e Leonardo da Vinci, anche se per varie ragioni queste commissioni alla fine non si concretizzarono.

Battaglia di Cascina Michelangelo Buonarroti

Michelangelo Buonarroti "La Battaglia di Cascina"

Solo in epoca più recente, in particolare in quella Moderna, la Guerra venne finalmente fortemente stigmatizzata dagli Artisti, uno degli  esempi più eclatante fu Pablo Picasso.
Il grande artista spagnolo con il suo celeberrimo dipinto “Guernica“, denunciò e descrisse crudamente il barbaro bombardamento della cittadina basca da parte dell’aviazione nazista durante la guerra civile spagnola.
Il noto dipinto di Picasso (attualmente esposto al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid), fu al centro di una famosa diatriba tra il grande artista e un potente gerarca Nazista.
Si narra che questo comandante Nazista (che era stato inviato da Hitler per gestire le operazioni in appoggio al Generalissimo Francisco Franco), a colloquio con Picasso, disse al grande Pittore spagnolo: “Maestro, l’avete fatto voi questo orrore? Pablo Picasso gli rispose seccamente: “No l’avete fatto voi !!!”.

Guernica Picasso

Guernica Picasso

Personalmente io considero “Guernica” una delle grandi cesure tra la concezione storica dell’Arte in forma rappresentativa, appunto quella malintesa come omologa di “Bellezza”.
Una delle peggiori dimostrazioni dell’oppressione Nazista, fu in particolare quella sull’Arte Moderna, ci fu addirittura una accanita campagna di distruzione di moltissime Opere d’Arte, estremamente preziose, sia artisticamente che storicamente.
La propaganda Hitleriana definiva quella evoluzione al di fuori dei cliché convenzionali dell’Arte Classica “Arte degenerata” e lavorava ossessivamente per farla scomparire, forse anche perché Hitler, come molti sapranno, era un Pittore oltremodo fallito, tant’è vero che spregiativamente è stato più volte apostrofato “Imbianchino”, aggiungo io senza offesa per gli imbianchini.
In verità anticamente, già Hieronymus Bosch aveva già scelto di allontanarsi dai soggetti aulici tipici di molti suoi contemporanei.

Hieronymus Bosch La Tentazione

Hieronymus Bosch La Tentazione

Georges Braque

Georges Braque

La destrutturazione dell’immagine pittorica, già ricercata da Paul Cézanne e poi canonizzata nel “Cubismo” di Picasso e del suo amico George Braque, aveva appunto lo scopo di allontanarsi dal concetto di “Belle Arti” a favore di un’Arte più emozionale, simbolica ed essenziale, più vicina alla sintesi poetica dell’Artista che alla mera rappresentazione com’era sempre stato.

Napoleone Bonaparte

Napoleone Bonaparte

Uno dei più importanti committenti di dipinti sull’epica della Guerra fu Napoleone Buonaparte, che scelse di comunicare la retorica di Guerra mediante l’Arte.
Per celebrare le sue imprese di conquista e sostenere la sua immagine di grande conquistatore ordinò moltissimi lavori ai più importanti artisti dell’epoca.

Giovanni Fattori Autoritratto

Giovanni Fattori

Persino Giovanni Fattori, non certo un guerrafondaio, ricevette molte commissioni in tema di grandi battaglie e rievocazioni di scene militari, ma usò sempre la sua maestria tecnica in uno stile che definirei “documentale”.
Le sue opere a tema bellico presentano ad esempio Divise sempre estremamente accurato, ma al contrario, non usò mai esaltare le attività belliche, come invece fecero molti dei suoi colleghi, nel corso dei secoli.

Giovanni Fattori battaglia di Magenta

Giovanni Fattori battaglia di Magenta

La battaglia di Waterloo William Sadler

La battaglia di Waterloo di William Sadler

Come ho raccontato sopra, l’Arte talvolta fu assolutamente asservita alla retorica della Guerra, in particolare come mezzo di propaganda ma in realtà, quella che poi cambiò, fu la libertà dell’Artista di scegliere i soggetti da rappresentare e sempre più spesso si trovò a stigmatizzarne gli orrori.

Quando l’artista eseguiva progetti imposti dai suoi committenti, era un mero surrogato della Fotografia,  nell’evoluzione moderna del concetto di Arte, Artisti come il su citato Picasso, rappresentarono soprattutto le personali emozioni che la guerra suscitava in loro, noi Artisti contemporanei, anche a causa dell’occultamento mediatico che di solito vela le guerre dei potenti , ci siamo confrontati poco con quello che continua ad essere il medesimo orrore.
Le guerre attuali sono molto diverse da quelle affrontate nei campi. La battaglia di Magenta si svolse nei campi, quella di Waterloo avvenne in una sperduta località belga, le battaglie, in tempi recenti, purtroppo hanno avuto le nostre città citta come teatro.

guerra ucraina

guerra in Ucraina, Mariupol distrutta il 90 per cento

La Siria, il Libano l’ex Jugoslavia e adesso le grandi città Ucraine, potrebbero essere molte delle nostre città.
I palazzi distrutti, gli Ospedali, le Scuole, potrebbero essere le nostri, stavolta gli Autobus colpiti in mezzo agli incroci e i Tank in coda sulle normali autostrade, ci lasciano sgomenti, inebetiti, anche per le modalità incomprensibili.
In realtà queste immagini inquietanti, diverse nell’ Outlook ma identiche nei contenuti, sono le stesse che troviamo nei bassorilievi sull’Arco di Costantino, duemila anni fa, niente di nuovo sotto questo cielo.

Fregio con La Battaglia di Ponte Milvio

Arco di Costantino fregio con La Battaglia di Ponte Milvio

Roma arco di Costantino

Roma arco di Costantino

In realtà hanno tutte un denominatore comune: Il Male, non a caso in questi casi, in molti tratteggiano profili da Anticristo per i rispettivi protagonisti.

Ungaretti da poeta illuminato, ci ha rivelato gli orrori umani nelle trincee della prima guerra mondiale.
Richiama magistralmente in noi, immagini da gironi danteschi, rese ancora più crude attraverso il linguaggio “Ermetico” che sicuramente è il più adatto per tratteggiare poeticamente quegli orrori e soprattutto le emozioni destabilizzanti che facevano sorgere nei malaugurati attori.

Uomini in armi che si dibattono nel fango delle trincee come dannati dopo il giudizio universale.
Oggi raramente gli eserciti si affrontano totalmente sul campo, le trincee sono le barricate stradali, i missili arrivano da centinaia di kilometri di distanza, li viviamo distaccati, quasi fossero la ribalta di uno stupido videogame.
Molti dei focolai tutt’ora in armi ci sono praticamente sconosciuti, ma stavolta, in Ucraina è assolutamente diverso.

San Martino del Carso Ungaretti

Poesia San Martino del Carso di Giuseppe Ungaretti

Nelle accademie, nei Licei artistici e nelle scuole d’Arte non si insegnano tecniche adeguate a rappresentare lo sgomento che tutti noi proviamo.
Siamo spaventati soprattutto nel pensare che quel Male, probabilmente è anche parte di noi, con le parole di oggi, diremmo che è “Endemico” e nessuno se ne può sentire escluso.
Una cosa è certa gli Artisti in genere sanno leggere introspettivamente in se, quel Male riescono anche ad intravvederlo, ma non sappiamo ancora dipingere i quadri giusti, non abbiamo ancora i colori giusti, forse perchè quelli che abbiamo sono per “Belle Arti” e, nella guerra, non c’è proprio nulla di bello.
Siamo creativi, dovremmo saper urlare lo schifo per l’inutile morte di un bambino, ma la Guerra è distruzione, l’antitesi esatta della creazione.
Ci dovremo lavorare, dobbiamo trovare strumenti giusti, fare monumenti con brandelli di muri crollati, piramidi con i sacchi di sabbia, tappeti di schegge di vetri scoppiati.
L’Arte, lo sappiamo da un pezzo, perchè ce l’ha detto e ripetuto molto chiaramente Theodore Adorno, nel suo “Teoria Estetica“.
Abbiamo necessità di riconfigurare il ruolo per l’Arte, abbandonare l’esteticamente bello sostituendolo con il dannatamente vero.
Era appena finita la guerra quando Adorno scrisse quel suo saggio, un Filosofo ebreo, che sapeva bene che nulla sarebbe stato più come prima, in ogni guerra l’unica arma contro quell’orrore è l’Arte e la sua potente valenza taumaturgica.
Sono passati più di settant’anni e dovremmo stupirci di non aver capito ancora, che questo è un concetto fondamentale, l’Arte non è una bella statua in giardino o un bel quadro colorato in salotto, non possiamo continuare a pensare all’Arte come ad una vecchia modalità per descrivere Uomini e cose del passato.
L’Arte è viva e deve portare verità ogni giorno, deve aiutare a costruire il futuro, un futuro che nasca dentro le nostre anime più che nel nostro portafoglio, ma anche questo, come al solito, sarebbe tutto un altro articolo.

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Arte e Profondità di Pensiero

Posted in Filosofia dell'arte, l'Arte in ogni Arte on maggio 10th, 2021 by Francesco

di Francesco Campoli


Molte volte nei miei articoli ho citato Joseph Beuys,  il grande Artista tedesco, “Trans-disciplinare” come amo definirlo, perchè incarnava molti tratti di quello che per me è un vero Artista.
Joseph Beuys con i suoi lavori perseguiva anche i grandi valori a livello sociologico, assolutamente non si è mai limitato alla sola componente estetica.
Per me è un vero Artista colui che pratica l’Arte soprattutto come esercizio di Pensiero, con l’ausilio della specifica tecnica che ritiene più funzionale a dar corpo alla propria “Azione creativa”.
Quando dico Tecnica non intendo solo una di quelle presenti tra le classiche declinazioni delle Arti visive o di quelle Plastiche ma quella “necessaria” in funzione del messaggio che intende proporre.
Più volte su “Sculturaecultura” ho chiarito che per me l’Arte va intesa nella più estesa delle accezioni, cioè quella che prende origine dalla Poesia, la forma d’Arte più vicina al cuore e al Pensiero.
In questa ottica Olistica dell’Arte, considero Beuys tra i più vicini a questa concezione “globale”.
L’Arte prende forza e credibilità quando l’artista nella vita è passato attraverso eventi ed incontri estremamente segnanti, vale sicuramente per me ma ne ho letti nelle biografie di tanti Artisti oltre a quelli che ho incontrato nella mia vita.

joseph beuys divisa luftwaffe

Joseph beuys in divisa da aviatore della Luftwaffe

Nel caso di Beuys potremmo citare il suo “incontro” con le tribù Tartare, che lo raccolsero dopo l’abbattimento nei cieli della Crimea dell’aereo della Luftwaffe sul quale operava durante la seconda guerra mondiale.
Fu raccolto e curato con metodi ancestrali, dagli Sciamani della Tribù che lo accolse e questa esperienza, oltre ad avergli regalato un nuovo capitolo della sua esistenza, rappresentò un punto di svolta della sua vita.
Da allora prese coscienza della totale integrazione dell’Uomo con la natura alla quale appartiene, sviluppando quella Coscienza Ecologica che gli fu da ispirazione anche nella sua Arte.
Queste esperienze forti e talvolta tragiche, rappresentano l’ humus  a supporto dei contenuti e quei Valori che sono componenti essenziali di un “Processo Creativo“.

Josef Beuys e Handy Warhol

Joseph Beuys e Andy Warhol

Invece della solita foto, ho scelto un Video che documenta il suo incontro con Andy Warhol, perchè è emblematico della considerazione della quale Beuys godeva anche presso i grandi miti del “mondo artistico” del suo tempo.
Andy Warhol gli dedicò diversi lavori, in particolare quelli in sua memoria, nella sua classica rappresentazione Pop/Iconica, come aveva già fatto con Marylin Monroe e con tanti altri importanti icone del suo tempo.
Pur comprendendo bene che Beuys rappresentava la sua Antitesi, nelle idee politiche e nei contenuti artistici, Warhol ne era affascinato e ne aveva grande considerazione.

Beuys by andy warhol

Beuys by Andy Warhol "In Memory"

Io lo cito sempre nella sua frase più emblematica: “Ogni Uomo è un Artista“, frase che lui stesso ha ripetutamente  spiegato in varie occasioni, ma che tutt’ora continua a sollevare grandi discussioni.
Anche se proprio in questi giorni ricorre il centenario dalla sua nascita, Joseph Beuys (12 maggio 1921), non è questo il luogo nel quale approfondire la sua filosofia creativa, ma va chiaramente ricordato che, visto che le sue affermazioni gli sono sopravvissute, è evidente che la sua attività artistica, ha avuto un valore così rilevante che gli è valsa l’immortalità.
La “Scultura sociale” di Beuys, prendeva le mosse dalla forte convinzione che L’Arte potesse influenzare la Società, consolidandone i “Valori comuni”, cambiandola in meglio.
A testimonianza che sia ampiamente riuscito in questo suo nobile intento, ci sono tanti progetti, dei quali, quello che ritengo emblematico, è la sua famosa mega installazione “7000 Querce“.

7000 querce

7000 Querce di Joseph Beuys

7000 Querce” che gli è sopravvissuta e, anzi, ha avuto il suo pieno compimento dopo la sua morte.
Io sono stato a Kassel una diecina di anni dopo la sua morte e, proprio in quei giorni, si parlava proprio del fatto che era stata piantata l’ultima Quercia di quel grande “Polmone Verde” figlio della sua grande “Opera” , entrando a far parte del contesto sociale di quella città, proprio come lui aveva previsto.

7000 querce kassel

7000 Querce a kassel

La sua “7000 querce” veniva descritta come una “Scultura/Happening”, a quel tempo non avevamo coniato il concetto di “Arte Performativa” che dobbiamo particolarmente alle Opere e al successo di Marina Abramovic.
7000 querce“ fu messa in atto disponendo in maniera artistica 7000 monoliti di Basalto, che ogni donatore poteva “adottare”, e con il ricavato di ogni donazione, il singolo “Monolite” era associato ad una giovane Quercia, che poi sarebbe stata  piantata a Kassel, dando vita ad un grande “polmone verde” che sarebbe vissuto per secoli, dato che l’aspettativa di vita della Quercia è circa 500 anni, infatti spesso l’icona della Quercia è usata come simbolo stesso della vita.

Beuys a Kassel

Beuys a Kassel da il via a 7000 Querce

Beuys fu uno dei fondatori del Movimento dei Verdi in Germania, che portava avanti un programma fortemente ecologista, in seguito se ne dissociò indignato, perchè quel “Movimento”, diventando Partito, aveva trasformato quei moti sinceramente ecologisti, in delle basi ideologiche al servizio della conquista, di quel Potere che lui per tutta la sua vita aveva sempre orgogliosamente avversato.
L’azione di “7000 Querce“ venne attuata applicando un concetto molto simile a quello che attualmente chiamiamo “Crowdfunding“.
Molti artisti, anche con l’aiuto dei Social Network, lo stanno adottando ai giorni nostri.
Con il “Crowdfunding” in questo periodo poco edificante del mondo dell’Arte si sta cercando un surrogato alla funzione sociale dei Mecenati, che più che un finanziatore “tout court”, si poteva immaginare come un ponte culturale, tra l’Artista e la Società a lui contemporanea.
Come esempio di Crowdfunding sul quale appoggiare progetti artistici ai giorni nostri, il primo che mi viene in mente, è lo scultore italiano “Jago“.

Jago

Lo scultore italiano Jago

Jago“ ha messo in atto il Crowdfunding per sostenere diverse sue opere recenti, ma concependo l’azione non solo dal punto di vista economicistico, ma per ribadire la proprietà “Sociale” dell’ Opera d’Arte, che, cosa che in pochi pensano, è ribadita dalla creazione di musei pubblici.

Sozial Plastik

la "Soziale Plastik" di Beuys

Beuys fu veramente un antesignano in questa pratica, non solo per il sostegno economico ai propri progetti, ma soprattutto per ribadire la funzione sociale e sociologica del suo lavoro Artistico e dell’Arte in generale.
Istintivamente ogni Artista sa che la sua proposta deve superare le Convenzioni sociali, se non altro in funzione Maieutica, proprio perchè rappresenta una forma di Comunicazione alternativa che è sempre più importante, dal momento che, la Comunicazione “istituzionalizzata”, è sempre più infarcita di un certo conformismo peloso, “Politically Correct“.

C’è chi coltiva scientemente una certa capacità di Astrazione, una forma di Pensiero essenziale nel Processo Creativo, l’evoluzione di una Idea, in particolare di una vera Idea Artistica nasce quasi sempre da un anelito di Evoluzione.
Un Artista guarda lontano per definizione, nel senso più ampio e bello del termine, ma proprio per questo, talvolta può apparire come fosse disallineato dalla realtà.
Ma questo è il suo “mestiere”, non si può pensare ad un Artista come una entità scollegata dalla società del suo tempo anzi, spesso è proprio dalla volontà di andare oltre quella realtà, che animicamente è portato a rifiutare, che mette in atto attività creative che possano influire positivamente su quella realtà.

malati mentali manicomi

Vita di cosiddetti "matti" nei vecchi Manicomi

Per capire un Artista e la sua Arte, non si può prescindere dalla sua realtà storica, nella consapevolezza che è come se lui la vedesse da una diversa angolazione il punto di vista che propone nelle sue Opere.
Creare un’ Opera d’Arte è una sorta di distillazione dell’ Assoluto, nasce sempre con un piede nel suo tempo e l’altro nell’eternità.
Non è semplice per l’Artista riuscire a gestire l’immergersi in questa “Dimensione alternativa”, se non c’è un supporto di Coscienza e Conoscenza, riallinearsi con la realtà può diventare un problema.
Se l’Idea creativa non ha un forte radicamento Sociale e Storico, il suo può divenire quasi un viaggio senza ritorno.
Non sono rari i casi di Artisti che, hanno avuto brutte esperienze dalla “Necessità animica”  di scalzare le cattive convenzioni del proprio tempo.
Scontrarsi con le Convenzioni sociali, cercare di cambiarle, di denunciarne gli anacronismi, in tempi neanche troppo lontani, poteva valere l’Ostracismo sociale che, purtroppo, spesso prendeva la forma del Manicomio.

dino campana

il poeta Dino Campana

Alda Merini

Alda Merini

Sono tristemente noti i casi di Alda Merini o di Dino Campana, ne ho parlato in un mio precedente articolo su Sculturaecultura e di tanti altri purtroppo.
La moderna Neuropsicologia, è da tempo convenuta sul fatto che la creatività è fattore fondamentale del processo di Pensiero, quella particolare dinamica che caratterizza l’ “Homo Sapiens” in buona parte anche nei confronti dei suoi confratelli “Primati“.
La comprensione e la soluzione di problemi di qualunque genere, è frutto della sovrapposizione e dell’incrocio di più Livelli di Pensiero.

  • Il Pensiero Divergente: La capacità della Mente di produrre una serie di possibili soluzioni alternative a una dato problema (non fermarsi alla prima soluzione ma cercare quella migliore).
  • Il Pensiero Laterale: per il quale si intende una modalità di Problem Solving attraverso l’osservazione del problema da diverse angolazioni, al di là quindi della Logica Sequenziale.
  • E il Pensiero Creativo: quello che Einstein definiva “Il modo nel quale l’Intelligenza si diverte”, nei secoli la Creatività è sempre stata considerata una prerogativa divina, non a caso alla parola Dio si associa spesso il sinonimo di “Creatore“, dei livelli descritti, è quel livello che più di tutti ci rende ad immagine e somiglianza di Dio.

Dante Alighieri Il Sommo Poeta

Va da se che lo stadio creativo del Pensiero umano, è quello che lo qualifica a livello superiore, e che, guarda caso, un pò contiene anche gli altri “Layer”.
L’Opera d’Arte comunica in modo più diretto un determinato messaggio, perchè obbliga al fruitore l’abbandono della Logica Sequenziale, che ci obbligherebbe ad una lunga elaborazione prima di poter razionalizzarne la comprensione.
Questi livelli di Pensiero, sono gli strumenti che ci hanno accompagnato nella nostra Evoluzione, ecco perchè il Pensiero Creativo è assolutamente imprescindibile per l’Uomo e con esso la sua massima espressione l’Arte.
La Creatività è una opportunità a disposizione di chiunque, a patto che si ponga la briga di pensare.
“Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute a caunoscenza”, il nostro grande padre “Dante Alighieri” ancora una volta ci viene in aiuto in quella fucina poetica che è la “Divina commedia“, tra le allegorie poetiche si celano (Ma poi neanche tanto), messaggi fondamentali per ritrovare la strada giusta, la “Diritta via che era smarrita”.

Livelli di pensiero

Libertà di pensiero

In questa completa disponibilità di ogni uomo del libero Pensiero, Beuys inserisce quel “Ogni uomo è un artista”.
Ogni uomo comprende i messaggi dell’Arte, costitutivamente, come per un Leone è naturale mordere, per una Pecora brucare, ogni uomo può esercitare l’Arte, in quanto costituente la sua natura, viva nella sua “Struttura di Pensiero“.
La “Soziale Plastik” (la “Scultura Sociale”), è parte caratterizzante di questa concezione dell’Arte di Joseph Beuys, una visione così innovativa al suo tempo, da entrare in collisione con il “Pensiero unico” dei suoi contemporanei.
Capita spesso che l’Artista sia avversato nella sua contemporaneità, perchè se lavora bene è destabilizzante per gli “Stereotipi sociali“, specialmente nei confronti dei più consolidati.
Gli stereotipi sono tranquillizzanti, meno complessi da gestire rispetto ai “Livelli di Pensiero, è destabilizzante in senso assolutamente positivo.
Beuys fu professore alla Kunstakademie di Düsseldorf, una collocazione accademica, frutto anche delle sue benemerite attività Socio-culturali, ma che mal si confaceva alla sua natura rivoluzionaria.

bauhaus

il Bauhaus

La Kunstakademie di Düsseldorf, ai suoi tempi fu roccaforte dell’ Arte Informale, oltre che nucleo di una larga comunità di importanti Artisti di quel tempo (come ad esempio Gerhard Richter) oltre che sede  del Noto “Gruppo Fluxus“, una sorta di “Bauhaus” come quello diretto da Kandinsky o della “Scuola di Francoforte” di Adorno che riviveva dopo l’esperienza della guerra e soprattutto nella Germania del Post Olocausto.
La convinzione Parmenidea di  Joseph Beuys che in ogni Uomo possieda “In Nuce” la piena capacità di “Creare”, lo portò appunto ad enunciare quel “Ogni uomo è un artista”, e al conflitto con l’allora Direttore, che arrivò a licenziarlo per la sua propensione ad accettare alle selezioni dell’Accademia, a suo dire studenti tecnicamente poco dotati.
Beuys sosteneva giustamente che fosse necessario accettare questi in particolare, che pur avendo grandi  attitudini creative, erano quelli maggiormente bisognosi di imparare.
Una logica assolutamente corretta visto che la concretizzazione di un’ Opera d’Arte, è più un fatto di Pensiero che di Tecnica, ben conoscendo l’iter del Processo Creativo.
Sapeva bene Beuys che la tecnica è un fattore secondario, a maggior ragione se coltivata ossessivamente come si attua in molte strutture accademiche.
Nessun pittore può riprodurre il colore del tramonto, per quanto egli possa cercare il massimo dell’iperrealismo, chiunque troverà una incoerenza del colore, dei riflessi, dell’atmosfera.
Quella che proviamo di fronte al mare è essenzialmente una forte emozione ancestrale, in un dipinto avremo sempre una similitudine, un falso, abbiamo più emozioni davanti all’astratto, perchè quello solo di emozioni è fatto.
Il cosiddetto astratto non sarà mai un un falso, quelle forme e quei colori non sono mai una forma già esistente,  quindi é un allargamento della realtà, la sua propria realtà.
L’Arte è sempre Verità, ma questo è tutto un altro Articolo.

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Arte e Coronavirus

Posted in Estetica e Bellezza, Filosofia dell'arte, Il "Valore" dell'Arte on novembre 14th, 2020 by Francesco

di Francesco Campoli

In questo difficile momento in presenza della sussistente Pandemia, siamo tutti presi a difenderci dall’attacco del “Coronavirus“, non potevo non approfittare dell’intento introspettivo da molti dichiarato – spesso in forma assolutamente retorica – per scrivere finalmente un nuovo articolo su “Sculturaecultura“.
Questo evento da tutti percepito come epocale, e senz’altro lo è, però sembra avere effetti tra i più disparati (talvolta, purtroppo anche disperanti), a seconda della personale struttura emotiva.
Questo concetto piuttosto complesso, ai più è praticamente sconosciuto almeno nella sua accezione più tecnica, per noi gli operatori del mondo dell’Arte, è un concetto estremamente importante.
Tutto dipende dal “Valore” che si da all’Arte, come ormai tutti saprete, da sempre cerco di mettere in guardia dal leggere l’Arte solo nella sua dimensione estetica, personalmente all’Arte, attribuisco sempre una grande valenza Spirituale come tra l’altro era per Kandinskj e prima ancora di Goethe.

Lo spirituale nell,arte vasilij kandinskij

Lo spirituale nell'arte Vasilij Kandinskij

Per inquadrare meglio il microrganismo che in questi mesi si impone prepotentemente alle cronache, va detto che “Virus” in Latino significa “Veleno“.
Questo termine illustra fin troppo bene l’effetto di questi microrganismi sugli esseri che colpisce, per fortuna non sempre ci dobbiamo riferire a Virus letali, comunque, certamente questo genere di infezioni non sono mai una iniezione di salute e benessere.
Il vero nodo della situazione particolare che stiamo vivendo, sono le azioni che siamo costretti a mettere in atto per difenderci, perchè interagiscono moltissimo con la nostra psiche, con il nostro “Stato emozionale“.
Le specifiche percezioni sono assolutamente personali e ovviamente proporzionali alla nostra dimestichezza con le questioni filosofico/esistenziali.
Non bisogna essere certo dei luminari delle “Neuroscienze” per capire che, in casi come questi, avviene una sorta di “Rebound” emozionale.

neuroscienze

Le neuroscienze

All’inizio si vive una sorta di disorientamento, di immobilismo, come è stato evidente nel periodo di stretto “Lockdown” che abbiamo recentemente vissuto, scambiato da Analisti superficiali, come una straripante “Coscienza sociale” finalmente riconquistata dal Popolo italiano.
Questa valutazione cozza duramente con le manifestazioni vicine all’insubordinazione (talvolta con forti accenni di Insurrezione), ai quali invece abbiamo assistito soprattutto negli ultimi giorni, nell rischio incombente di un nuovo periodo di clausura generalizzata.
In realtà quella stasi sociale che appariva quasi prona, nascondeva invece un rifiuto della realtà oggettiva, in questi casi, come è noto, la mente reagisce appunto con un rimbalzo emotivo, sia nel singolo che a livello di “Organismo sociale” (vicino a quello concepito da Marx e Engel).
Al di la del concetto “Funzionalista“, sia nell’accezione sociologica che in quella antropologica, che inteso come mera allegoria è piuttosto intuitivo, al contrario è una teoria sociologica piuttosto complessa, ma non essendo questa una sede accademica di trattazione della scienza sociale, ci possiamo accontentare di comprendere semplicemente le dinamiche utili a comprendere meglio la nostra condizione animico-emozionale.

Curva Stress

La reazione all’evento stressante ha solo due possibili polarità: Una reazione a carattere positivo, ricca di stimoli creativi, di reazioni serene, felici, talvolta addirittura euforiche, oppure, al contrario, possono emergere reazioni negative, come nella Sindrome da Stress post-traumatico, infelicità, mestizia, tristezza e purtroppo, in casi estremi, anche manifestazioni conclamate di “Depressione“.
In situazioni eccezionalmente critiche, come può essere un Attacco Virale Globale, l’Essere umano è naturalmente portato ad interrogarsi sui perché, magari non sempre lo fa in modo totalmente lucido, ma è un comportamento “naturale”, oserei dire una “Caratteristica evolutiva“, un modo per cercare di acquisire strumenti utili all’Evoluzione della specie e in particolare alla sua conservazione.
Ed è proprio la disponibilità di “Strumenti” di comprensione, che determina la direzione del “Rebound emozionale” sopra descritto, che è evidentemente funzione delle conoscenze specifiche e limiti culturali o funzionali sussistenti, reagire ad una sollecitazione emozionale così invasiva non è cosa semplice, soprattutto perché facilmente sfugge all’elaborazione razionale e soprattutto perchè non esiste possibilità di un “Problem Solving” individuale.
Non avendo particolari chances di mettere in atto delle efficaci contromisure personali, sarebbe d’aiuto un cosiddetto “Compito di realtà“, ma al di fuori di un mero esercizio teorico, mancano i presupposti sociologici per poterlo progettare, essendo di fronte ad un evento praticamente sconosciuto dovendo risalire alla “Spagnola” del 1918 per trovare un evento paragonabile a livello emozionale.

Coronavirus

Coronavirus

Ragionare per “Convenzioni” più che una semplificazione, di fatto, è sempre un “ossimoro“, è certamente più chiarificante ragionare sul valore reale delle parole, ed è sempre una opportunità preziosa per guardare le cose da un diverso punto di vista.

Affrontare un problema da diverse ottiche, serve sempre a comprendere meglio i termini di un problema.
Un Attacco Virale Globale è convenzionalmente chiamato “Pandemia” quando il contagio (ascrivibile ad un medesimo “agente patogeno“), è allargato a tutto il Pianeta.
Al contrario la parola “Epidemia“, erroneamente usata per indicare una infezione circoscritta ad una specifica area geografica, in realtà, etimologicamente deriva da ἐπιδήμιος «che è nel popolo», composta da “ἐπί” (Epì) «sopra» e “δῆμος” (Demos) «popolo»), quindi significa “Sopra al Popolo”, di conseguenza, “semanticamente” riferibile ad un gruppo di persone e non ad un’area “geografica”.

pandemia

Pandemia

Pandemia invece è derivante dal greco πανδήμιος (Pandemos), composta da παν, (Pan) “Tutto” e δῆμος (Demos), di conseguenza significa “Tutto il Popolo”, quindi contrariamente a ciò che normalmente si tende a credere, non ha una connotazione “geografica” ma è riferita all’Uomo in quanto Essere umano, Ente universale non limitato da Convenzioni geografiche, cioè quelle che abitualmente definiamo “Confini“.

Confine convenzionale

Questa lunga premessa è importante per poi riportare il ragionamento nel giusto alveo, cioè quelle utile alle tematiche artistiche proprie di questo “Blog“.

Ciò che riguarda profondamente l’Uomo nella sua essenza, sicuramente può essere letto anche dal punto di vista “spirituale“, da non confondere assolutamente con quello “Religioso“.
Parlando di Religione si entrerebbe tra i soliti, rispettivi distinguo di carattere “Teologico“, per non dire anche di quelli “Liturgici” delle specifiche confessioni.
Questo non è affatto nelle mie intenzioni, anche se, come è ormai noto, le “Religioni comparate” sono uno degli elementi caratterizzanti della mia “Poetica” e del mio “Processo creativo“.

Teologia di Raffaello Sanzio

La Teologia di Raffaello Sanzio

Molto spesso in questi miei articoli ho dichiarato di comprendere l’Arte nella “Sfera spirituale“,  ma non voglio concentrare il discorso esclusivamente nell’ambito della “Trascendenza“, e pur senza per questo ritenermi un “relativista“, penso che questo sia un modo sociologicamente accettabile per guardare agli accadimenti della nostra Storia.

popoli migranti

Popoli migranti al confine Turco

Ogni evento catastrofico può essere letto in una chiave alternativa, semiologica, simbolica.

Un’epidemia virale che di fatto sconvolgerà il sistema Economico/Sanitario al quale eravamo abituati, è lo “Stereotipo” perfetto di un evento che è naturale interpretare in senso “Millenaristico“.
L’evento Coronavirus ha messo in evidenza la fragilità dell’attuale Sistema Economico approccio economico strettamente utilitaristico ed economicistico, volendo potremmo pensarlo come un evento da leggere addirittura in senso “escatologico“.
Ogni giorno in tutti i telegiornali, in tutti i “Talk show“, oltre al vaticinio di un “Sistema economico” sull’orlo del collasso, che, a Pandemia finita, non sarebbe affatto in grado di ritornare allo stato pre-Covid, lo fa apparire in tutta la sua inconsistenza.
Riflettendoci fuori dai condizionamenti emozionali, in realtà parliamo di pochi mesi di lotta contro il Virus, ma secondo i grandi Soloni internazionali dell’Economia, rischiamo di essere trascinati in un gorgo recessivo dissecante.
Non voglio qui analizzare tutte le dinamiche scandalose di questo tipo di  Struttura organizzativa strettamente “Materialista”, ma non posso non ricordare che, con il crollo del Sistema economico crollerebbe anche il “Sistema sociale” Ente al quale si da sempre minima importanza ma che in realtà è quello che concretizza il “Patto sociale“.
Le funzioni nell’ organizzazione sociale sono strettamente connesse, anche perchè le attività sociali in genere, necessariamente attingono alle risorse economiche generali, (questo avviene particolarmente per quelle dedicate al sociale) derivanti dalle varie classi di tassazione.
Un Sistema economico come quello nel quale viviamo, basato ormai sulla massimizzazione dei tornaconti personali e al mantenimento di privilegi acquisiti, anche a discapito del prossimo, alla fine non può che disgregarsi.
Il collegamento diretto dell’Arte con il “Sociale“, risiede in particolare in quella funzione che sempre più viene riconosciuta all’Artista: La stigmatizzazione delle dinamiche del suo tempo e soprattutto la ” Denuncia”.
Ci sono correnti artistiche che fanno della “Denuncia Sociale” la loro stessa ragione di vita, come ad esempio il fenomeno della “Street Art”, che vede in “Bansky“, uno dei suoi esponenti più famosi,

Balloon girl Banksy

e “Lucamaleonte” uno dei massimi rappresentanti di questa corrente in Italia, molto conosciuto anche nel mondo.

Omaggio a Gigi Proietti

Lucamaleonte omaggio a Proietti

Non è nel tema di questo articolo, ma in realtà quella della Denuncia Sociale non è esclusivo appannaggio delle correnti contemporanee, magari in forma meno totalizzante, anche diversi artisti del passato si sono sentiti chiamati a richiamare l’attenzione pubblica, come ad esempio Giuseppe Pellizza da Volpedo (famoso il sue “Quarto Stato”),

Quarto Stato Giuseppe Pellizza da Volpedo

"Quarto Stato" di Giuseppe Pellizza da Volpedo

o  “Renato Guttuso” che fu anche Senatore della Repubblica o posso chiamare in causa “Aligi Sassu” che sentiva particolarmente questa tematica e, non solo perchè mi onora della sua amicizia, mi fa piacere citare  “Caio Gracco” (in quanto contemporaneo (con qualche anno in più di Bansky), per le sue iniziative di denuncia delle incongruenze sociali del nostro tempo, come la sua “Così ci vogliono“.

Caio Gracco così ci vogliono

"Così ci vogliono" Caio Gracco

Personalmente ho cercato di dare il mio contributo con una proposta “alternativa”, come quella di “Social Threefolding” un sistema economico e di organizzazione sociale, proposto da “Rudolf  Steiner“  sistema sul quale ho cercato di porre l’accento con questa scultura presentata in una mostra diversi anni fà.

"Social Threefolding" Francesco Campoli

Questa mia indicazione/provocazione, non vuole proporre il Sistema di Steiner come alternativa nello specifico, ma per far capire che esistono delle alternative, anche a prescindere dai Sistemi Social-comunisti che purtroppo abbiamo conosciuto in tutte le loro controindicazioni.

Nelle realtà che hanno concretizzato l’ideale Marxista, addirittura si è arrivati a prevaricare le libertà dell’individuo a favore dell’Idea, cosa che tra l’altro non era nelle indicazioni del filosofo tedesco.

Karl Marx

Karl Marx

Principalmente mi interessava una organizzazione sociale fondata anche sull’aspetto animico dell’Essere umano, nel “Fil Rouge” della mia visione artistica.

Das Kapital Marx

Das Kapital Marx

La Società prefigurata da Steiner e da lui ampiamente articolata in diverse Conferenze pubbliche (anche tra gli operai di grandi fabbriche della Germania del suo tempo), metteva in primo piano il rapporto spirituale tra l’Essere umano e la Società in particolare nella relazione con gli altri Esseri Umani, in particolare nell’ottica dell’evoluzione delle rispettive Anime e nello “Spirito” dei popoli.

Personalmente, questo è un punto di vista che tengo in gran conto, tanto è vero che spesso, molti dei miei lavori cercano di alzare l’attenzione sulla “Vexata questio”.
L’inconsapevolezza del valore animico dell’individuo, delle sue appartenenze culturali e soprattutto della sua interazione con la Struttura sociale, sono all’origine di un altro esecrabile fenomeno, universalmente definito “Il Razzismo”.
In verità non è la cosiddetta “Razza” a scatenare quelle che sono le nefandezze che tutti ben conosciamo, ma appunto le dinamiche sociali e antropologiche che ho messo in evidenza.
Ad esempio ho affrontato questo tema nella mia scultura “Racial divide” e in quelle della sua serie, come memento di un problema trascurato ma soprattutto no compreso nelle sue reali dinamiche.

Racial divide Francesco Campoli

"Racial divide" Francesco Campoli

Rudolf Steiner

Rudolf Steiner

Secondo il mio modo di vedere, non è così sbagliato definire “Diabolico” il sistema capitalistico attualmente “vigente”, anche se forse quello che vediamo non è realmente il Capitalismo prefigurato da Adam Smith.

A dire il vero il termine “Capitalismo” fu coniato dal Karl Marx, nel suo celeberrimo saggio “Il Capitale“, il testo madre al quale si rifanno le ideologie di origine marxista.

Adam Smith

Adam Smith

Adam Smith non era un economista come si potrebbe pensare, ai suoi tempi (1790) l’economia no era una disciplina accademica, come la conosciamo oggi, ma era un Filosofo come Marx del resto.
La parvenza di scientificità che danno all’Economia le istituzioni Universitarie, in realtà è smentita dalle molteplici specializzazioni, master e dottorati che poi propongono.
Le stesse distinzioni che vanno per la maggiore, il “Liberismo“, contrapposto all’approccio economico Keinesiano,  fondato sulle teorie dell’economista inglese John Maynard Keynes (1933), se approfondite, mostrano una filosofia di fondo talmente diversa, da apparire concetti assolutamente avulsi tra loro.

Resta fermo il concetto che desideravo evidenziare e cioè, che la Filosofia, come avviene in ogni altro contesto è quella che da la stura per comprendere le attività Umane.
Dalla filosofia non si può prescindere in ogni disciplina, esiste sempre una possibile analisi filosofica, se non addirittura una specifica teoria, ovviamente questo vale anche nel campo dell’Arte.

Benedetto Croce e l'Estetica dell'Arte

Come più volte ho scritto in vari articoli, non è un caso che in Italia continui a sussistere l’equivoco “Arte sinonimo di bello“, che limitano l’evoluzione dell’Arte contemporanea e financo dell’Arte Moderna, purtroppo la “Tesi filosofica” di Benedetto Croce, è uno dei fondamenti delle analisi dei nostri Storici dell’Arte, tra l’altro, senza che siano elaborate le opportune “Antitesi” e peggio ancora nessuno neanche azzarda una “Sintesi” .

John Maynard Keynes

John Maynard Keynes (1933)

Il sistema economico attuale, ormai praticamente “Pensiero Unico globalizzato“, ha generato diffidenza, mancanza di rispetto delle regole di convivenza civile, prevaricazione sul prossimo il tutto giustificato da una competitività estremizzata che giustificherebbe ogni mezzo che porti ad acquisire posizioni di vantaggio,
La cosa si nota particolarmente nel modo di comportarsi negli “spazi sociali”, (Condomini, Supermercati, Mezzi pubblici, Ospedali, Amministrazioni Pubbliche, Luoghi di Lavoro, ecc.) che  vorrei far sommessamente notare, “Casualmente”, questi spazi sono il teatro principale della guerra al Covid 19.

Su certe cose non uso parlarne neanche tra gli addetti ai lavori, ma mi richiamerei all’utilizzo rituale dei simboli messo in atto recentemente anche da Sua Santità Papa Francesco, che in una piazza San Pietro spettralmente deserta, sotto una poco rassicurante tempesta di pioggia e vento, ha praticato pratcamente un rituale esorcistico, benedicendo Urbi et Orbi con un grande ostensorio con all’interno il “Corpus Christi” alla presenza di un Crocifisso, che già era stato protagonista in situazioni molto simili del remoto passato e della sacra Icona Della Vergine “Salus Populi Romani” per l’occasione traslata dalla basilica di Santa Maria Maggiore, da dove normalmente vigila sulla salute del popolo romano.

Bergoglio Urbi et Orbi contro il Coronavirus

Urbi et Orbi contro Il Coronavirus

Simboli Religioni

Simboli di varie Religioni

L’Arte è una disciplina che fa ampio uso di simboli (come tra l’altro quasi tutte le manifestazioni legate alla spiritualità).

Chi non è avvezzo alle dinamiche della Creazione Artistica, a primo acchito potrebbe non avere contezza di questa realtà, purtroppo quello che è assolutamente più nefasto, è che questa “distrazione”, spesso accade anche a molti attori del mondo artistico.
l’Arte è espressione simbolica della “realtà“, anche quando apparentemente cerca vie espressive nella rappresentazione figurativa, come ampiamente dimostra la Storia dell’Arte.
In un mio “precedente articolo” su “Sculturaecultura“, ho parlato largamente della potenza dei simboli e ancor più chiaramente della scelta dell’Artista di rappresentare simbolicamente situazioni e sensazioni.
L’uso dei simboli non è per mantenere un approccio “Esoterico“, segreto, ma più semplicemente per costringere l’interlocutore a pensare, a sforzarsi di comprendere.
L’Artista è colui che vive in nome e per conto della comunità esperienze, che sarebbero magari troppo forti in forma Essoterica, non alla portata emotiva di tutti.
Spesso ho definito l’artista uno  “Sciamano“, semplicemente perchè può rappresentare una “Via”, se necessario espressa in forma simbolica, l’Arte come stimolo alla consapevolezza.
Proseguendo con il parallelismo con lo sciamanesimo, ho scritto che l’opera d’Arte è più o meno come un “Feticcio”, ovviamente parlo di una vicinanza di carattere propiziatorio, esteticamente le due cose hanno veramente poco in comune, ma non è così per quanto riguarda l’azione “apotropaica“, l’accostamento non deve far sorridere.
Più che bellezza, l’opera d’Arte crea una potente aura di positività, ed è anche per quello che spesso ci sono opere d’Arte a guardia di importanti piazze, di luoghi Santi o spesso di porti, anch’essi “porte” da e verso l’ignoto, da sempre accostato al mare.

Colosso di Rodi (Barclay)

Colosso di Rodi (Barclay)

La Statua della Libertà può rappresentare un esempio, come lo era al suo tempo il “Colosso di Rodi”, guarda caso eretto da un popolo come gli antichi Greci, una popolazione anch’essa a forte connotazione sciamanica.
Altra annotazione che a mio avviso vale la pena di fare, è che probabilmente è anche per questo nella antica Ellade presero corpo altre forme d’Arte estremamente importanti, assimilabili a rituali “Catartici” come la “Tragedia Greca“, veri e propri rituali collettivi a sfondo sciamanico, che da questa forma di attività collettiva prendevano la loro ragion d’essere.
L’analisi in effetti potrebbe essere assolutamente ampliata, finora abbiamo fatto riferimento a quelle che nel Medio evo erano definite ”Arti Liberali“, tutte quelle Arti che danno per risultato un oggetto fisico, che si possono immaginare come una “condensazione” delle Emozioni, ma molte altre forme d’Arte (come ad esempio la Poesia, la Musica, la Danza), sono frutto di happening momentanei, opere immateriali nate per rilasciare all’istante quell’Aura positiva della quale accennavo sopra.
Queste attività non vanno pensate come “Opere disperse”, semplicemente perchè come ormai è ampiamente dimostrato, non solo da Albert Einstein.

Molto chiaro anche il TED nelquale lo spiega il professor Carlo Rovelli un fisico italiano di fama mondiale.

il tempo non esiste Carlo Rovelli

"Il tempo non esiste" Prof Carlo Rovelli

\”Il tempo non esiste\” Carlo Rovelli

questa affermazione è molto importante per il collegamento che ha nella definizione di Arte per tutte le sue manifestazioni in forma immateriale, ma lo ha comunque anche per quelle a carattere materiale.
E’ un tema estremamente interessante, ma come dico sempre:
“Questo è tutto un altro Articolo”

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Arte e Contenuti

Posted in Estetica e Bellezza on agosto 1st, 2017 by Francesco

Di Francesco Campoli

Su Sculturaecultura, molti miei articoli sono stati dedicati alla definizione sostanziale di Arte, da intendere possibilmente come concetto univoco, comunemente riconosciuto e riconoscibile.
Dal momento che, appare sempre più chiaro che il vocabolo Arte, è utilizzato molto a sproposito, spesso in buona fede, ma altrettanto frequentemente con intento strumentale, magari anche inconsapevolmente, in virtù della diffusa cattiva abitudine di parlare per luoghi comuni.
Come il “cacio sui maccheroni”, che spesso è aggiunto ad una ricetta per dargli un maggiore carattere che altrimenti non avrebbe, così il vocabolo Arte viene” sparso” generosamente nell’intento di nobilitare funzioni, già di per se nobili, nel loro contesto, come ad esempio quella artigiana ( Arte del legno, Arte del Ferro, Arte del Gelato, ecc.) o funzioni di tipo professionale (es. Arte del Design, Arte del massaggio, persino l’Arte dell’ingegneria, che forse è addirittura  una contraddizione in termini.
Ad un professionista si riconosce particolare valore, proprio in virtù della standardizzazione dei risultati che ottiene, in questo gli ingegneri sono una garanzia, ma non si può certamente dire che siano degli artisti.

giuseppe ungaretti e eugenio montale

Giuseppe Ungaretti e Eugenio Montale

Ad un poeta “Ermetico” si concede, giustamente, una strutturazione del linguaggio ardita, al limite dell’anarchico, al contrario, non si è mai visto lodare un Oculista per un intervento di cataratta inconsueto, che non ridia al paziente una funzionalità visiva perlomeno accettabile.
Al di la dell’artificio retorico e ridondante che ho utilizzato provocatoriamente, sempre con l’intento maieutico che più volte ho dichiarato in vari articoli precedenti, ho voluto stimolare chi legge a considerare con la dovuta attenzione, ciò che gli viene proposto a maggior ragione se si parla di Arte.
Ho pensato che fosse il caso di portare all’attenzione dei lettori anche questo importante aspetto della comunicazione dell’Arte, che, come più volte ho dimostrato con le statistiche del blog, lettori che, bontà loro, di giorno in giorno crescono con un gradiente esponenziale.
Nel momento in cui si accetta l’onere e l’onore di proporsi quale artista, è fondamentale crearsi una Road Map degli obiettivi, soprattutto per far si che queste linee guida del proprio lavoro, siano ben chiare nei propri interlocutori.
daverioPiù di una volta ho stigmatizzato la triste abitudine di molti colleghi, di farsi presentare, e spesso, purtroppo, anche “rappresentare” da critici di varia fama, nella convinzione che questo li accrediti maggiormente nei confronti del pubblico, (o peggio ancora degli acquirenti), io invece ritengo che nessuno meglio di loro stessi possa spiegare le proprie personalissime scelte creative.
L’Arte, a differenza delle funzioni che sopra ho portato ad esempio, non può avere una funzione pratica, operativa, altrimenti rientrerebbe nella casistiche operative sopra accennate.
L’Arte deve trattare argomenti, concetti, fatti reali o esistenziali, dinamiche sociali finanche teoretiche, filosofiche, religiose, spirituali, o qualsivoglia che l’artista ritenga di dover trattare, con la tecnica che egli ritiene più opportuna.
Se cosi non fosse, l’Arte si relegherebbe ad un ruolo meramente comprimario,  decorativo, estetico o di intrattenimento, come fa la musica in un Piano Bar, sostanzialmente ben diversa dal Requiem K 626 di Mozart o dall’Andromaca di Euripide

Andromaca di Euripide

Andromaca tragedia di Euripide

, che come tutte le tragedie Greche, esplica la sua Funzione primaria è richiamare specifiche attività catartiche, che l’Essere umano è chiamato a compiere, nonostante la sofferenza che impongono, per valorizzare la propria esistenza.
E’ un po quello che succede all’artista, che io, personalmente, più volte ho paragonato ad uno Sciamano, che viaggia nella terra delle ombre e dei morti, per conto della comunità in cui opera.
L’Arte, assimilata alla bellezza, è una visione consolatoria, molto occidentale, oserei dire molto “italiana”.
La bellezza sta all’Arte, come l’Estetica sta all’intera Filosofia, l’Arte, che si sfila dall’esecrabile equivoco della bellezza, è quella nella quale l’artista dichiara i contenuti che con quel lavoro intende portare alla pubblica attenzione.
l’Arte non è funzione ma contenuti, talvolta è narrazione, tal’altra volta evocazione, induzione all’emozione.
In quest’ultimo insieme rientra l’Arte Astratta, comprendendo nel concetto di emozione il mood spirituale, quella scintilla di universo che, per il vero artista, è sufficiente a squarciare il buio di quelle tenebre che, ogni giorno riscopriamo nella nostra vita.

Estetica e Arte

Estetica e Arte

Cattiveria, guerra, violenza, sulle donne, sui bambini, sugli altri, sull’intero mondo inteso anche come ecosistema, poco hanno a che fare con l’Estetica e con la bellezza.
Come un artista può migliorare tutto questo? Per me è il lavoro di ogni giorno, ma questo è tutto un altro articolo.

Francesco Campoli

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Arte e “Processo Creativo”

Posted in Filosofia dell'arte on gennaio 27th, 2015 by Francesco

di Francesco Campoli

Eccoci qui, finalmente, dopo un bel po’ di tempo, per continuare a parlare d’ Arte, riflettendo insieme per andare al di là dei luoghi comuni che, superficialmente, vengono riproposti intorno a questa essenziale attività umana.
Desidero ripagare la vostra amicizia (bontà vostra siamo sempre di più) e soprattutto con un nuovo articolo più approfondito del solito, non solo per compensare qualche giorno di ritardo nella nuova pubblicazione, ma anche per accontentare coloro che mi chiedono di argomentare con ancora maggiore dettaglio.

statistiche al 1° gennaio

Sculturaecultura: statistiche al 1° gennaio

Come ho mostrato anche nel mio articolo precedente – proponendo un estratto delle statistiche degli accessi su “Sculturaecultura” – per informazione di tutti i lettori – voglio postare i numeri aggiornati ad “oggi”, con orgoglio, (visto che l’interesse è sempre molto alto e tendenzialmente crescente), ma senza vanità od ostentazione, perché capisco che il consenso crescente non è solo frutto della scelta “editoriale” controcorrente.
Crescono visitatori e il numero di pagine consultate (indice che i visitatori navigano più ampiamente nel blog), ma questo, non indica necessariamente che cresce l’adesione alle mie tesi (che pur cerco di circostanziare scrupolosamente), ma – cosa che considero ancora più importante – che crescono gli interessati ai contenuti proposti, cresce l’interesse nei confronti dell’Arte, un dato di fatto di per se estremamente più importante.
Gli accessi sostanzialmente constano di oltre 1.000 visitatori unici al mese (quindi nuovi) e di oltre 9.000 pagine viste, questo, in generale, evidenzia che esiste una necessità crescente di appagare un bisogno ancestrale dell’essere umano, di conoscere l’Arte, di capire, di “Sapere”, una cosa positiva in assoluto, a maggior ragione perché, l’Arte, è parte integrante dell’Essere, transfert delle emozioni più profonde.
Parlo di transfert non perché un’opera d’Arte trasporti le emozioni dell’artista che l’ha concepita – come erroneamente si pensa – ma esattamente il contrario: Essa attua il transfert delle emozioni già presenti nell’universo, che l’artista è chiamato a raccogliere, per renderle disponibili anche a chi, per i più svariati motivi, preferisce non lavorare sui suoi sensi, o ad esempio, non ritiene di avere tempo da dedicare a queste attività.
(Carl Gustav Jung, ha scritto un noto saggio sull’argomento: “Psicologia del Transfert“), che pubblicò nel 1946, un libro che anche ai nostri giorni rappresenta ancora un punto di riferimento per gli psicologi clinici, un libro nel quale Jung analizza un processo non particolarmente intuitivo, in grado di sollevare un gran numero di interrogativi in noi stessi e sul modo di relazionarci con le nostre emozioni.
L’Arte, nella mia visione, è una sorta di finestra sulle nostre emozioni, la sua attrattiva, è così profondamente stimolante, perché poggia  sul fatto che, contrariamente a quel che i più immaginano, di fronte ad un’opera d’Arte, siamo attori e non spettatori.
L’artista, come ho scritto in precedenza, è come uno sciamano, vive emozioni, percepisce emozioni “in nome e per conto”, il suo dono è creare un tunnel emotivo, con l’universo che è fuori e l’universo che è dentro, che “costituzionalmente” in una sorta di “curvatura” spazio/temporale del genere concretizzato e ampiamente dimostrato da Albert Einstein.
Macrocosmo e microcosmo, inner world and outside world, sono aspetti differenti, integranti, dello stesso percorso, ed eccoci quindi ritornare all’Alchimia junghiana, alla magia naturale, che non è altro che la presa di coscienza della necessità di una trasformazione, da “Piombo” (quale ci rendiamo conto di essere) in Oro, quell’essenza di Spirito della quale siamo portatori, solo specchiandosi nelle profondità dell’universo la nostra mente percepisce chiaramente quello che abbiamo dentro il cuore.

Bush Painting nel Natal (Sudafrica)

Più sopra ho definito ancestrale questo bisogno di “Conoscenza” (ma anche e soprattutto di Coscienza), in quanto, il desiderio di “Sapere”, è una delle costituenti essenziali del nostro essere Uomini, non foss’ altro perché questo ci caratterizza profondamente e caratterizza (anche se spesso non si direbbe), la nostra specie (Homo), che non a caso è definita  Homo Sapiens, che si distingue rispetto ai suoi antenati (e ad altre specie), proprio per l’elevato  livello di conoscenza.
L’Uomo, già allora, sentiva la necessità di raccontare le proprie esperienze, la propria vita di tutti i giorni, le paure e/o le emozioni, attraverso forme di “proto-arte” come le cosiddette pitture rupestri, come usiamo definirle in italiano.
Questa denominazione italiana, nasce, perché in Italia, queste rappresentazioni primordiali, le abbiamo rinvenute soprattutto in zone definibili come rupestri.
In altre terre (come ad esempio il Sudafrica), le “pitture rupestri” sono definite “Bush Paintings”, perché li, invece, esse sono rinvenute prevalentemente in aree situate nella savana (il Bush appunto), che, come sappiamo da recenti scoperte, è stata l’habitat originario dei nostri più antichi progenitori.
Chi ha già letto qualcuno dei miei articoli precedenti, conosce già la mia opinione sulla “cosiddetta” Arte, che caratterizza epoche man mano sempre più vicine a noi.
Questa attività ancora è definita Arte, ma, molto spesso, secondo il mio modo di vedere, in realtà non lo era.
Si trattava fondamentalmente di un’ attività tecnica – ovviamente di livello enormemente più evoluto rispetto alle “Bush Paintings” – ma spesso realizzata solo a scopo puramente documentale, spesso, atta a soddisfare il narcisismo di un ricco mecenate, e feci l’esempio del Bronzino.
A prescindere dalla maestria tecnica dell’esecutore, sia pure essa di livello eccelso, io non posso concepire come Arte, qualcosa che, addirittura, era realizzata su commissione, nascendo quindi, al di fuori di uno specifico Processo Creativo, mancante quindi della fase fondamentale la “Creazione”.

Bronzino, Il nano Morgante

Bronzino, Il nano Morgante

Per “su commissione”, intendo che il soggetto dell’opera, è dettato dal committente (non ne parliamo neanche se ci riferissimo ad un ritratto), un committente che, spesso e volentieri, sceglieva anche la tecnica (magari in base al costo), o, addirittura che, in conseguenza della tecnica preferita sceglie l‘Artiere – che per il suo gusto – meglio interpreta la tecnica più gradita.

Ho usato il termine “Artiere” anziché Artista, proprio perché (si veda il dizionario), in origine, questi due termini erano assolutamente sinonimi.
Risulta quindi evidente che la creatività, non è che fosse la prima delle competenze ricercata in un artista del tempo del Bronzino.
E’ giusto considerare gli artisti dell’epoca (o con il massimo rispetto, Artieri), pienamente inseriti nella Storia dell’Arte, così come non sono da biasimare i committenti, che come d’uso al loro tempo cercavano un buon artigiano che abbellisse le loro lussuose magioni, o, fotografasse la loro effige o quella dei loro cari nel modo che essi ritenevano migliore.
La Storia, giustamente, ha una lettura cronologica degli eventi che si trova a studiare, ma è evidente che non è suo compito attribuire giudizi di merito o di qualità, men che meno sugli attori degli eventi medesimi.
Lo stesso fa la storia dell’Arte, studia e documenta “cronologicamente” l’evoluzione del concetto di Arte, in funzione del loro tempo storico.
Per fortuna, da allora, il profilo dell’artista si è veramente modificato, ma non è questo il motivo del mio argomentare, ho voluto fare tutto questo inciso per porre l’accento sul fatto che, Arte è un concetto dinamico, che nel tempo è destinato a cambiare, mettendoci ogni giorno di fronte al dilemma che è l’anima di questo blog: cos’è Arte? la domanda alla quale ognuno di noi, se vuol essere veramente artista, è obbligato a porsi prima di mettersi a scolpire, a dipingere, a suonare, a poetare.
Non è facile, di primo acchito, pensare come artista un uomo di 40.000 anni fa. intento a graffiare le rocce, a tracciare sulle pareti con sassi di arenaria, colorando con terre e pigmenti primitivi.
Pensare a questa persona, male in arnese, più artista di colui che, magari abbigliato in ricchi abiti damascati, agisce in nome e per conto di un illustrissimo committente, è un esercizio “apparentemente” piuttosto “eretico”, in particolare in Italia dove il peso di millenni di storia dell’Arte continuano a rappresentare un fardello più che un plus culturale.
Per questa ragione, ho voluto ben circostanziare in modo chiaro la mia opinione, come il mio approccio “maieutico” – più volte dichiarato – mi obbliga a fare e per evitare mal’ intendimenti.

Un Uomo preistorico che non ha tecnica acquisita ma che è alla ricerca, che è mosso da qualcosa di interiore che non esiterei a definire spirituale, il cui lavoro è pregno delle emozioni sgorgate direttamente della propria anima, un’ anima pura, basica – essendo praticamente all’inizio del percorso evolutivo dell’Umanità – secondo il mio modo di concepire  l’Arte, è molto più “artista” di coloro che, hanno abdicato al compito fondamentale di una artista …. CREARE, progettare, avendo delegato questa fase alla propria committenza.
Spesso nell’analisi critica di molte opere citato il fatto che l’autore, per lasciar trasparire qualcosa di se, del proprio pensiero, del proprio Essere, era costretto a “citarsi”, magari in forma “nascosta” nei propri lavori realizzati su committenza.
A quei tempi, non era neanche così normale “firmare” i propri lavori, solo nel tardo rinascimento questa usanza cominciò a prendere piede, ma non tanto per valorizzare i diritti intellettuali, ma per mera pubblicità.
Il fruitore occasionale, poteva immediatamente individuare l’autore dell’opera, ed eventualmente, chiamarlo a realizzarne anche per lui, insomma una sorta di passaparola ad alto livello.
Per l’originario committente, avere un oggetto riconducibile ad un “firma” famosa, era – come ancora oggi capita – uno “status symbol”, che accresceva il proprio prestigio sociale, di conseguenza, come ormai sembra normale portare una borsa, un portamonete o una valigia completamente ricoperta del logo/marchio di chi quell’oggetto ci ha venduto a caro prezzo.

tragedia greca

Tragedia greca

Gli antichi Uomini-artisti, attraverso uno di quei disegni primordiali, proprio perché nascevano da emozioni e percezioni introspettive, erano più vicini a quell’intento catartico, che la vera Arte, liberata dall’obiettivo di rappresentazione è chiamata ad avere.

Questa necessità, con il trascorrere dei secoli e dei millenni, la ritroveremo ad esempio nell’antica “Tragedia greca”, la catarsi, infatti, è l’essenza del Teatro greco, o meglio nella Tragedia Greca, Tragedia non in quanto narrazione di fatti nefasti, ma in quale rappresentazione del sommovimento emotivo che, in quanto Uomini, creati ad immagine e somiglianza di Dio (Genesi capitolo 1 paragrafi 26-27-28), non possiamo non vivere.
Gli Uomini, posti davanti ai bivi che l’esistenza costantemente propone, sono necessariamente chiamati ad esprimere la loro vera essenza, il loro autentico Io, per dirla ancora nel linguaggio della psicanalisi.
Catartico è un aggettivo che, personalmente, amo molto associare ad Arte, in particolare al posto dell’inadeguato e abusato attributo “bello”, che, invece, superficialmente, edonisticamente, nella vulgata è associato quale prerogativa primaria di un’opera d’Arte.
Bella un’opera d’Arte può anche tranquillamente esserlo, come tranquillamente può farne a meno, ed essere invece espressione sincera e profonda dell’identità di Uomo conscio del proprio dovere di “Essere Spirituale”, di Anima, alla quale sono affidati compiti evolutivi fondamentali.
Uomo, per me, è sinonimo di Artista, o almeno dovrebbe esserlo, per aver ricevuto il dono pieno dell’intelletto.
Un Uomo che, nel suo lavoro artistico, non ricerchi null’altro che il bello, nella migliore delle ipotesi, non può che essere un bravissimo Artiere.
Essere Uomini non è un “diritto acquisito” (come ormai usa comunemente pensare anche in ambito socio-culturale), ma – a mio modesto avviso – è il risultato di quanto (e soprattutto di come), facciamo uso della nostra prerogativa più caratterizzante: l’Intelletto, inteso nella più larga delle accezioni.
Questa mia visione dell’Essere, all’apparenza assolutamente Illuminista, in realtà lo è solo in parte, si rifà piuttosto all’assioma fondamentale che, il grande Dante Alighieri, ebbe a lanciare nel famosissimo – e mai troppo fatto nostro – 26° canto dell’ “Inferno“:
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.

inferno 25 dante alighieri

Dante l' Inferno (Divina Commedia)

Da questo concetto così ben sintetizzato da Dante Alighieri, padre nobile della nostra cultura, prende le mosse la mia – modestissima – “crociata”, per tentare di demolire il radicato, magari anche inconfessato ma latente, luogo comune dell’  ”Artista maledetto”.

Questa immagine è ancor più radicata in alcuni, che facilmente si adagiano negli stereotipi, specie se riferiti all’artista moderno, figlio negletto delle avanguardie storiche del ‘900, l’artista scapestrato, che vive fuori dalla realtà o che ne viene inesorabilmente travolto.
Un Uomo che “geneticamente” non dispone dei mezzi psichici, – né tanto meno di quelli spirituali – per far fronte alle alterne vicende dell’esistenza, utile per essere messo all’indice come esempio negativo di Uomo socialmente disadattato.
Questa iconografia morbosa, sembrerebbe ben adattarsi, ad esempio, a Jackson Pollock, con i suoi problemi di alcoolismo e depressione o, magari, a Jean Michel Basquiat, con i suoi enormi problemi di inadeguatezza e tossicodipendenza che poi lo porteranno alla morte per overdose.
Questa rappresentazione superficiale dell’artista, anche e soprattutto in questi particolari casi, è enormemente sbagliata, anzi, spesso è artatamente costruita dai soliti noti: quelli che usano l’Arte per farne puro mercimonio.
Ritengo che questo modo superficiale di raccontare un artista, spesso e volentieri ha come intento un puro disegno di marketing, un fenomeno che credo di aver ben raccontato nel mio precedente articolo “Arte o Investimento“.

Jackson Pollock

Jackson Pollock

Per sostenere questa mia tesi, stavolta, voglio proprio esagerare, spararla grossa, voglio citare il Signor Michelangelo Merisi…., si…., proprio lui….., il Caravaggio.

Lui, scelto da mecenati illuminati, porporati come il cardinal Francesco Maria del Monte, nobili del nord come del sud, come il marchese Giustiniani a Roma, a Milano e Venezia.
Caravaggio come è noto, fu attivo a Roma per il principe Filippo I Colonna, a Napoli sempre sotto l’egida dei Colonna in particolare lavorando per la Marchesa Costanza Colonna, poi a Malta, dove sempre per intercessione dei Colonna, entra in contatto con il gran maestro dell’ordine dei cavalieri di san GiovanniAlof de Wignacourt, ecc.
Nella vulgata viene dipinto come un frequentatore di osterie di quart’ordine, un rissoso, un assassino, praticamente ben al di là del limite della criminalità comune, ma, riflettendoci, a voi sembra plausibile che dei principi romani si mettessero in casa una persona così pericolosa, uno squilibrato, un criminale?
Le cosiddette risse e il cosiddetto “omicidio di Ranuccio Tomassoni da Terni”, per la maggior parte non furono altro che duelli con rivali in amore.

il duello Caravaggio Tomassoni

Caravaggio - Tomassoni duello alla Pallacorda

Papa Paolo V ritratto dal Caravaggio

Proprio nel duello col Tomassoni, anche Michelangelo Merisi da Caravaggio rimase gravemente ferito.
Venne ricoverato presso l’ospedale della Misericordia (ci sono i verbali storici), dove dichiarò di essere caduto per sbaglio sulla sua stessa spada.
Non dico che questa pratica degli scontri mortali all’arma bianca fossero un comportamento particolarmente edificante, ma non si può ignorare che la condanna a morte, gli venne inflitta da Papa Paolo V, il “Papa Re” di allora, convinto sostenitore del divieto dei duelli, che a quei tempi causavano tante inutili morti, specialmente tra i giovani nobili delle famiglie più in vista.
Papa Paolo V promulgò l’editto contro i duelli, che prescriveva che giuridicamente  si dovesse considerare “assassino”, il vincitore di qualsiasi duello a prescindere dalle ragioni che lo avevano generato.

spiaggia della feniglia

Porto Ercole spiaggia della Feniglia

Lo stesso Papa Paolo V (Camillo Borghese), grande ammiratore del Caravaggio che riteneva il genio artistico del suo tempo (tanto è vero che gli aveva anche commissionato il famosissimo ritratto mostrato sopra), stava preparando la grazia per Michelangelo Merisi (o addirittura sembra l’avesse già fatta consegnare alla Marchesa Costanza Colonna), pochissimi giorni prima che il Caravaggio morisse a Porto Ercole, si narra sulla spiaggia della Feniglia.
A mio avviso, sarebbe sufficiente prendere in considerazione la raffinatezza delle opere di Caravaggio e la genialità della sua ricerca formale, per comprendere che, rappresentare il Caravaggio come un pazzo attaccabrighe criminale, sia come minimo forzato.
Per quanto mi consta, non ho molti dubbi che gli odierni “inventori di mostre” – il più possibile remunerative – puntualizzando esageratamente qualche forte “tratto umano” del maestro lombardo, gli vogliano ancora “far pagare”, per invidia (gli straordinari risultati dal Caravaggio, ottenuti facendo fruttare il proprio talento) o per semplice marketing commerciale (cercando di sfruttare l’ormai ben noto fascino dei personaggi negativi).

Basquiat con Andy Warhol

Basquiat con il suo mentore Andy Warhol

Tutto questo lungo ragionamento, ci conduce finalmente all’ argomento protagonista di questo articolo: il “Processo Creativo”, quel percorso apparentemente individuale, che, invece, attinge all’Anima collettiva, a quel “filo rosso” che ci riporta alla nostra comune, divina, origine.
Esiste si un approccio individuale (o se volete individualizzabile), che addirittura mi spingerei a definire “caratterizzante”, che porta l’artista a lavorare ad una specifica opera, con una specifica tecnica, in uno specifico momento storico.
Questo processo è determinante e, nella vita dell’artista, in genere parte da lontano.
Comincia a delinearsi pian piano, poi sempre più chiaramente man mano che l’esperienza di vita apporta il suo fondamentale contributo.
Accennavo sopra, che la mia idea di Umanità non è di derivazione totalmente illuminista come invece potrebbe sembrare al primo impatto.
La concezione illuminista, di norma, si caratterizza anche per una visione “anti-metafisica”, che invece, nel mio pensiero, non esiste assolutamente, anzi, io, nel “metafisico” intingo abbondantemente il “pennello” della mia poetica.
Portare la mia esperienza potrebbe sembrare poco rappresentativo, ma, questo genere di approccio, fu adottato anche da tanti illustri colleghi come ad esempio Leonardo da Vinci, supportato dalla sua ricerca platonica (sui solidi platonici), condivisa con fra’ Luca Pacioli alla corte di Ludovico il Moro.

Jacopo deBarbari ritratto di Frà Luca Pacioli

Frà Luca Pacioli e i solidi platonici

Alla visione “positivista” di alcuni neo-illuministi moderni – ma ancor più di tal’altri contemporanei – che fondano il loro pensiero solo sulla fenomenologia spiegabile con leggi fisiche, io, nel “mio” percorso creativo, preferisco un approccio di ben più ampio respiro, e, sicuramente tiene in conto anche variabili di natura metafisica.
Le cosiddette “Leggi Fisiche” solo apparentemente sembrano consolidate, invece, esse sono in costante evoluzione e assestamento, come largamente dimostrato dalla “rivoluzione quantistica” figlia degli studi di Einstein (appunto).
Le leggi della fisica quantistica, prima, non erano conosciute, la meccanica celeste consolidata era praticamente territorio esclusivo di Newton e Keplero, e prima di Galileo Galilei, era eresia affermare che la terra è una sfera, mentre ai nostri giorni, sarebbe eresia affermare il contrario.
Lo scienziato che si apre anche a “dinamiche percettive” in aggiunta (non in alternativa), a quelle logico/scientifiche e che non esclude aprioristicamente quelle di carattere spirituale, ha sicuramente una visione con maggiori prospettive di chi si ostina ad avere concezione ottusamente secolarizzata.
Un’impostazione maggiormente possibilista – senza arrivare alla creduloneria – dota la ricerca di un “arsenale” incommensurabilmente più ampio.
Ovviamente questo vale anche nella ricerca artistica, e, visto che l’Arte è una componente costitutiva della vita, anche quest’ultima offrirebbe in una ampiezza altrettanto incommensurabile.

essere secondo èarmenide

l'Essere secondo Parmeide

Come ho scritto in altri articoli, mi piace pensare ad un Uomo nella sua accezione più ampia, come nella visione parmenidea dell’Essere, di completezza e perfezione (almeno nelle potenzialità).
In Parmenide l’Essere è simbolizzato dalla sfera, una sfera nella quale tutto è già inscritto e, fuori dalla quale, insiste tutto ciò che non ne è elemento connaturato, immagino un Uomo che dia piena dignità alle capacità delle quali è naturalmente dotato.
L’artista al contrario di tutti gli altri professionisti, nella progettazione di un’opera (il processo Creativo è paragonabile a quello che interviene in altri contesti professionali), deve sommare l’attività creativa, a quella che conferisce al proprio lavoro l’ “alito vitale”, quel “surplus” che innalza l’opera d’Arte ben oltre un’ edonistica attuazione del puro pensiero estetico.
Il “Processo Creativo” può essere un percorso complesso, non facile da definire nei confini temporali, né in quelli esperienziali, sino a configurarsi come un vero e proprio rituale propedeutico alla creazione e/o all’elaborazione di un concetto o di un’identità artistica.
Parliamo di una fase troppo importante, fondamentale per non essere ben compresa e valorizzata e, per quanto possibile, insegnata nei licei artistici e nelle accademie.
Per quanto mi riguarda, è possibile che, dall’innesco del Processo Creativo fino al momento nel quale vedo concretizzarsi l’opera nella mia mente, trascorra anche molto tempo.
E’ come se piantassi un seme, lo annaffiassi delle tecniche che conosco, lo “concimassi” con le letture che ho fatto, con le esperienze del mio vissuto e con le emozioni che hanno attraversato la mia anima fino a quel momento.

botti e buon vino

maturazione dell'idea creativa

Dal momento che tutto questo processo è compiuto, non è detto che l’opera si “concretizzi” istantaneamente, sicuramente l’idea è pronta a maturare, ma è come un buon vino che invecchia e, solo col tempo acquisisce tutte le sue prerogative, quelle sfumature personali che, in fin dei conti, sono il suo maggior valore aggiunto.
In effetti sono in molti ad aver studiato il Processo Creativo, inteso con una accezione più estesa di modalità per l’ideazione e la realizzazione di opere d’Arte.
Come ho già affermato in un vecchio articolo del 2011 “Artista o ricercatore“, io concepisco un artista appunto come un ricercatore, concettualmente assimilabile ai ricercatori “scientifici” come quelli di ambiente universitario.
L’analisi proposta dallo psicologo ed educatore inglese Graham Wallas, autore già nel 1926 del saggio “The art of thought” (L’Arte del pensiero).
In questo testo si cerca di identificare le fasi caratterizzanti del Processo Creativo, proprio anche dei ricercatori in ambito scientifico, alla luce di quanto detto sopra è una analisi particolarmente illuminante.
Il Processo Creativo in Wallas è avvicinato anche ai contesti non circoscritti al mondo dell’Arte (contesto nel quale la Creatività sarebbe da dare per scontata).
Ormai è universalmente noto che, il massimo dei risultati nella ricerca – così come nel “problem solving” più in generale – si ottengono sommando l’intelletto (la “razionalità”), alla creatività e alle cosiddette “Soft Skills“.

Per Soft Skills si intende la miscela di conoscenze e predisposizioni istintive, con la quale si perseguono risultati progettuali ed esecutivi nettamente migliori (in quantità, ma anche in qualità), di quelli ottenuti con metodiche riconducibili a tecniche gestionali “tradizionali”.

Problem solving

Problem solving cloud

• Preparazione: questa fase prevede la raccolta delle informazioni su cui lavorare e la loro organizzazione disponendo di conoscenze sufficienti a riconoscerne attinenza e coerenza (Problem Solving).

Le caratteristiche di questa fase sono: Capacità di individuare un problema e avere l’orientamento a trovare una soluzione (le problem solving skills appunto).

• Incubazione: Fase di elaborazione mentale dei dati e delle informazioni alla ricerca di un ordine processo che si sviluppa per flussi di pensiero apparentemente disordinati (conosciuto anche come Brain Storming), che continua anche in momenti nei quali l’attenzione “cosciente” potrebbe sembrare apparentemente sospesa (come ad esempio nel sonno).
Cartesio riferì di aver intuito le nozioni fondamentali della geometria analitica in due sogni.
Friedrick Kekulé dichiarò che, grazie ad un sogno, nel quale vide atomi che danzano in un anello – l’anello benzenico – intuì la modalità di combinazione del carbonio con l’idrogeno nel benzene.

flood ark tablet

tavoletta babilonese

Hermann Hilprecht, notissimo archeologo e assiriologo tedesco, decifrò durante un sogno un’iscrizione cuneiforme babilonese – sino ad allora intraducibile – presente su una tavoletta di terracotta nella quale si narra dell’Arca di Noè e del diluvio.
Albert Einstein, a sedici anni intuì il significato della velocità della luce in taluni fondamentali processi fisici e comprese che il problema può essere risolto mettendo in discussione il concetto di tempo.
Nel 1915, mentre lavora a tempo pieno all’ufficio svizzero dei brevetti, concepì la universalmente nota teoria della relatività generale.

• Illuminazione o insight: l’intuizione, spesso istantanea, della soluzione cercata.
Sembra nascere in modo istintivo, spesso arriva in concomitanza con una forte emozione e molto spesso è completamente diversa dalle soluzioni valutate precedentemente.
Wallas in effetti avrebbe inquadrata anche una ulteriore fase, l’ Intimation, che però, non sempre è presente e può essere pensata come una pre-fase, con l’insorgere della sensazione di avere imbroccato la via giusta unita ad una eccitazione crescente che, a volte, può precedere l’insight.

• Verifiche: prove, messe a punto e formalizzazione.
Il metodo scientifico prevede la “formalizzazione” di una scoperta attraverso un’ampia documentazione, ribadita se possibile da una serie di assiomi inequivocabili.
Einstein a chi gli chiedeva come approcciasse a concetti così lontani da una logica intuitiva come quelli sui quali incentravano le sue teorie, diceva: … “è molto raro che io pensi con parole. Mi balena il pensiero, e solo più tardi posso cercare di esprimerlo…Naturalmente, questo senso, spinge in una direzione precisa, c’è sempre qualcosa di logico; ma per me, si presenta sempre…. visivamente.

Albert Einstein

Albert Einstein

E’ evidente che, il Processo Creativo, è un’alternanza tra logica e intuizione in una miscela sempre differente da persona a persona, lavorando su differenze, suggestioni, metafore e quindi con difformità evidenti nei risultati, anche direttamente dipendenti dell’esperienza personale (materiale e spirituale) acquisita.

Eindhoven e Vinacke nel 1952, giunsero alla conclusione che siano da definire fasi un po’ diverse per definire l’attività creativa degli artisti, puntualizzando soprattutto che, esistono notevoli differenze nel Processo Creativo riconducibile ad artisti giovani, messo a confronto con il percorso attuativo preferito da artisti più “esperti”.
L’esperienza, può essere sintetizzata dal neologismo anglofono “saissement”: quella differenza nel percorso di vita – in positivo o magari in negativo – che, porta l’artista a diventare più recettivo alle percezioni mondane o magari più sensibile al trascendente.
Il saissement, nel corso del tempo, è stato ricercato anche in forma consapevole, oserei dire scientifica, anche passando per le vie brevi.
Si sentiva spesso (e purtroppo si sente ancora), parlare di artisti dediti ad eccessi e forzature di vario genere (alcool, droghe, sesso, satanismo, ecc.), tanto che, si diede la stura ad esperienze come il movimento “psichedelico” della prima ora, figlio anche dell’uso dell’ L.S.D. (l’acido lisergico), tristemente noto per le conseguenze dirompenti, e talvolta permanenti sulla psiche di colui che lo assumesse.

Segale Cornuta

La segale Cornuta

Il Movimento Psichedelico, fu un movimento culturale che prese le mosse negli Stati Uniti e che, si consolidò in seguito anche in Europa, mutuando attività tipiche delle esperienze sciamaniche degli “Uomini della Medicina”, caratteristico della cultura dei nativi americani (ma presenti anche in particolari etno-zone dell’Asia e dell’Africa).
Le cerimonie messe in atto dagli “Uomini della Medicina”, avevano l’obiettivo di indurre (o meglio auto-indurre), il cosiddetto “Viaggio sciamanico” .
Il viaggio sciamanico, era ricercato con danze rituali ossessive o più spesso con l’uso di sostanze psicotrope di derivazione naturale.
Queste cerimonie rituali, prevedevano appunto l’uso (l’assunzione) di tuberi, erbe e funghi, contenenti sostanze atte a facilitare uno stato di coscienza alterato, tra le quali ad esempio la “Segale Cornuta” (Claviceps Purpurea), una delle fonti naturali di ergotamina  (o meglio del sale tartrato dell’ergotamina), dalla quale gli sciamani (grandi esperti di erbe, piante, e proto-chimica), sono in grado di sintetizzare l’Acido Lisergico naturale (L.S.D.).
Purtroppo, questa sostanza, venne poi prodotta chimicamente in disponibilità e concentrazioni micidiali, in preparazioni contenenti principio attivo di enorme potenza, soprattutto se confrontato con il prodotto naturale.
La concentrazione di principio attivo, unito alla mancanza di dimestichezza e basi sperimentali serie sulle dosi di somministrazione, produssero i disastri che tutti ben conosciamo, e che ancora ben ricordiamo.
Queste esperienze estreme di coscienza alterata, purtroppo, portarono alla pazzia e alla psicosi irreversibile milioni di persone.

Giovani Hippy

Giovani Hippy

Io stesso ricordo bene quando a Roma nel 1972 (avevo intorno ai 13 anni), a Villa Doria Pamphilij – il parco più grande di Roma, esattamente di fronte a casa mia – dove io andavo a giocare con gli amichetti, e, dove si tenne un famosissimo “Festival Pop/Rock” (noto anche come “la Woodstock di Roma“), al quale parteciparono gruppi musicali e grandi artisti che, all’epoca, avevano già fatto la storia della musica.

Era appunto il giorno dell’esibizione dei “Soft Machine” uno dei maggiori gruppi di rock psichedelico insieme ai Pink Floyd di “Ummagumma“, era una bella serata d’estate, vidi un ragazzo, vestito da Hippy (come usava molto tra i giovani dell’epoca), seduto a braccia conserte, rivolto a sud, verso il tramonto del sole.
Mi colpì particolarmente perché oscillava ossessivamente, avanti e indietro, come in un rituale saluto al sole.
Vicino a lui un altro ragazzo che lo guardava, gli parlava, mentre lui continuava ad oscillare, mentre noi ragazzini continuavamo a giocare.
Solo in età più adulta scoprii che, quel secondo ragazzo, era l’accompagnatore nel “viaggio lisergico”, che come era d’uso, aveva il compito di assistere il “viaggiatore”, che aveva assunto “l’acido” per confortarlo e cercare di ricondurlo alla realtà, in caso avesse subito allucinazioni incontrollabili e sconvolgenti (niente affatto rare con l’Acido Lisergico).
Purtroppo il ricordo non finisce qui, alcune ore dopo, ridendo della insolita situazione – come solo dei ragazzi inconsapevoli possono fare – ci avviammo verso le rispettive case per la cena accorgendoci che il ragazzo a braccia conserte che continuava ancora, ossessivamente ad oscillare.

Pineta Villa Pamphilij

La pineta di Villa Pamphilij

Meno risibile fu la situazione che ritrovammo nel pomeriggio del giorno dopo, quando, tornando a giocare nello stesso luogo al limitare della pineta di alberi secolari, vedemmo il ragazzo vestito da hippy nello stesso identico posto, che continuava ad oscillare verso il sole.
Il sole era tramontato e poi nuovamente risorto e di lì a qualche ora sarebbe nuovamente tramontato.
Mi resi anche conto che l’accompagnatore non era più li – probabilmente vinto dalla sete, dalla fame, dall’umido della notte – invece, il “viaggiatore”, immerso nel loop cerebrale che l’acido gli aveva lasciato attivo, era rimasto ancora lì.
Ricordo chiaramente l’angoscia che mi pervase, quando, ormai a sole nuovamente tramontato, avviandoci verso casa, lasciammo il ragazzo hippy a dondolarsi, verso quello che, ora me ne rendo bene conto, era ormai il nulla.
Probabilmente dondolava nel buio della sua mente, il buio che seguiva gli sfolgoranti caleidoscopi che, come è noto, si susseguivano senza soluzione di continuità nella mente di chi assume l’ L.S.D.
Il peggio venne all’indomani, tornando al solito posto per far volare gli aquiloni – non c’erano le Playstation allora – e, il ragazzo hippy non c’era più.
Ebbi la chiara percezione che fosse volato via anche lui, come un aquilone legato male (allora gli aquiloni ce li costruivamo da soli).
Ricordai la profonda tristezza di quella sensazione, lungamente, negli anni a seguire, continuai a viverla in lunghi e strani sogni, fino a quando, finalmente, i sogni erotici tipici della pubertà e le belle ragazze sostituirono le immagini di quel vallone di villa Pamphilij, pieno di prati verdi illuminati dall’oro del tramonto.

arte psichedelica

Tipico esempio di arte psichedelica

Queste esperienze di ricerca artistica estrema, vennero tentate da molti famosi gruppi musicali, arrivati poi alla fama globale (come appunto i Pink Floyd, i Doors, o i Soft Machine), esperimenti talvolta riusciti dando luogo ad album leggendari, talvolta, riusciti molto meno, infatti il ragazzo hippy non fu nè il primo nè l’ultimo a volare via come un aquilone.

Quelle esperienze a volte tragiche, furono un tentativo rimuovere le sovrastrutture e i vincoli psicologici che spesso e volentieri impediscono e/o limitano la generazione e la fruizione dell’Arte nella sua essenza, quella che insieme a voi, sto cercando in questo blog.
Ho citato ciò che avvenne nella musica, ma anche in altre forme di Arte, compresa la pittura (si pensi all’Arte Psichedelica) che nella San Francisco dell’epoca, trovò il centro mondialmente riconosciuto.
Stati emotivamente alterati, per essere più chiari, sono stati cercati anche con sollecitazioni estreme di natura diversa da quelle indotte dalle droghe pesanti.
Furono cercati gli stimoli di natura psicologica estrema, come l’immersione totale nel silenzio, quelli da sollecitazioni fisiche estreme, come l’astinenza da bisogni umani essenziali (astinenza dal bere, dal mangiare, dal sesso ecc.), o sollecitazioni di tipo “meccanico”, come l’immobilità prolungata (Yoga o meditazioni prolungate) o al contrario con cinèsi estremizzate (movimenti ossessivi ripetuti e prolungati), come ad esempio nelle danze dervisce o nella meditazione Kundalini proposta da Osho Rajneesh.

Osho

Osho Rajneesh

Per quanto mi riguarda, mi rendo conto che molti fruitori, cosi come purtroppo anche molti artisti (o presunti tali), vivano l’esperienza dell’Arte, filtrata attraverso una serie di sovrastrutture socio-culturali, prima fra tutte quella Estetica, in una sorta di “edonismo culturalista”.
Parimenti, mi rendo conto che però per rimuovere quelle sovrastrutture, non è necessario ricorrere a metodiche tanto estreme quanto inutili e conseguire i benefici psico-spirituali dell’Arte.
Con il neologismo di “edonismo culturalista”, definisco l’attuale tendenza della fruizione di Arte nella più assoluta superficialità, l’esatto contrario della sua natura fondante.
Questa modalità scellerata che sempre più mi è dato di vedere, vede una mostra, un teatro o un cinema, alla stregua di una “happy hour”, come si trattasse di un qualsiasi aperitivo, e, devo confessare che mi è giunto più di un invito a manifestazioni di questo tenore, come fruitore ma anche come Exibitor, ma ho sempre puntualmente e convintamente rifiutato.

Andare per mostre è divenuto un “Must” irrinunciabile, insieme a tanti altri, in particolare, questo è vero nel “cluster” socio-culturale emergente (mi scuso per il rigurgito di linguaggio da “marketer” che, ogni tanto, riemerge dal mio passato da pubblicitario).
Questa parafilia verso l’arte “in pubblico”, quasi come fosse un “plus” da esibire, ed essere riconosciuti e accettati in una “Élite sociale differenziale”, ovviamente migliore rispetto alle classi incolte.
Non è un bello spettacolo (almeno per me), vedere gente che ad una mostra, parla bellamente con il proprio accompagnatore degli “affari propri”, scorrendo tra i lavori in esposizione, dando distratte e fugaci occhiate verso i lavori, che, magari, sono frutto di enormi sforzi creativi e di dolorosi investimenti emotivi.
Io li chiamo “Quelli del bello”, comprano il catalogo, chiedono il programma dell’evento, il libretto del concerto (che testimonia la partecipazione) e commentano per superlativi (bellissimo, interessantissimo, bravissimi…).

Vernissage

Vernissage, ovviamente nessuno guarda le Opere

Questa “supervalutazione”, non serve a valorizzare ciò che hanno visto in mostra, o la “pièce” o il concerto al quale hanno assistito, ma sottintende un rafforzativo di valore della propria partecipazione, della propria scelta culturale.

L’insight (l’ispirazione), è comunque una dinamica mentale (io aggiungo spirituale), piuttosto misteriosa e complessa.
Il Processo Creativo, probabilmente, può essere rappresentabile come una struttura frattale, nella quale, una scelta creativa, si situa all’ interno di un’altra e all’ interno della quale se ne situa un’altra ancora, che a sua volta ne contiene un’altra identica alle altre – anche semplicemente come struttura – che all’interno, è costituita da altre strutture identiche in una dinamica ricorsivamente  iterata, e, così via, costituita da altre scelte creative iterate nella struttura generale, che ne contiene altre ancora,  e così via tendendo all’infinito, come avviene appunto in un frattale.
Questo modello di rappresentazione di particolari funzioni matematiche, profondamente iterate (riscontrabili anche in natura come ho ampiamente descritto nel mio precedente articolo “Arte e matematica”,

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sono stati studiati e approfonditi dal matematico Benoit Mandelbrot e che, allo stato, è la rappresentazione logico/matematica che più ci avvicina alla rappresentazione del concetto di CAOS.

CAOS è un concetto che spesso concepiamo come casuale, che invece è probabile possa avere una dinamica para-casuale (simile cioè alla funzione “RANDOM“, un algoritmo implementatato in tutti i microprocessori.
Decrittata quindi la dinamica “caotica”, riusciremmo a dare un senso logico anche a dinamiche fisiche (e non solo), solo apparentemente casuali, facendoci fare uno scatto in avanti nella progettazione in generale (quindi anche in quella Artistica) essendo consapevoli di dinamiche attualmente indecifrabili.

frattale di Mandelbrot

frattale di Mandelbrot

Sia gli studiosi del Processo Creativo e le persone che hanno avuto esperienza di intuizioni creative, concordano che la capacità di visualizzare strutture logiche complesse e/o di pensare per immagini (le immagini sono il codice psichico più denso e immediato), presentino la vera caratteristica identificativa dell’essere umano.
Questa modalità di comprensione evoluta non è riscontrabile in altri animali che non siano dei primati, che – uomo a parte - ne presentano solo piccoli accenni (come ad esempio riconoscere un proprio simile in una immagine), ma non hanno piena percezione di se nella propria immagine.
Non è un caso che si usi il termine “immaginazione” intendendo la qualità primaria di coloro che riescono a pensare per immagini mentali, infatti, gli Artisti, sono accreditati dei massimi livelli di immaginazione, in quanto, oltre a pensare per immagini, a queste, riescono a dare concretezza formale rappresentativa.
Immaginazione e creatività in genere sono intese come sinonimi, ma la creatività è il processo di unire elementi tramite connessioni logico/rappresentative (mappe mentali) innovative, che spesso prevedono il superamento di regole e status quo, come nel caso della rappresentazione artistica “cosiddetta” astratta, che mantiene collegamenti con il concetto (magari semplicemente in forma emotiva o emozionale), che l’artista “sente” di voler comunicare.

Vassili Kandinsky

Vassilij Kandinsky: Astratto niente affatto astratto

Nel Processo Creativo si uniscono disordine ed ordine, paradosso e metodo.
Come spesso ho detto su “Sculturaecultura“, queste capacità sono insite in ogni Essere umano, ognuno di noi le può adoperare a patto che, come in ogni forma di competenza, ci si impegni a svilupparla, come si afferma molto chiaramente – e da persona ben più illustre di me – anche nella famosa “Parabola dei Talenti” (cfr. Matteo 25,14-30), che, se a qualcuno interessa, a questo link può trovarla – meravigliosamente – spiegata da un fine teologo come S.S. Benedetto XVI.
Ogni giorno dovremmo riservare del tempo per pensare, per sognare, per immaginare, dovremmo consentire al cervello di metabolizzare tutto ciò che gli viene dato in pasto, di rielaborarlo sotto nuove forme e come ho detto sopra, come se si trattasse della documentazione di una ricerca, imparare a valorizzarla, a trasmetterla e magari ad insegnarla, insomma, un classico “Processo Creativo”.
Tutti abbiamo la possibilità di essere creativi, la creatività introduce nelle nostre azioni la nostra identità, possiamo, anzi ne abbiamo il dovere morale (ma anche quello sociale), soprattutto se vogliamo portare un nostro personale contributo ai valori di questa Umanità.
Questo genere umano che appare sempre più egoista, o per meglio dire “egoico”, in virtù dell’accezione narcisistica che in questo sinonimo possiamo ritrovare.
A nessuno è preclusa questa opportunità, così appagante ai livelli più profondi dell’essenza Umana, ma chi proprio non trovasse questa prerogativa in se stesso, può attingere alla funzione “sacerdotale” ricoperta dall’artista, come ho tentato di ben illustrare in un mio precedente articolo.
Un Processo Creativo si impernia quindi su pochi ma fondamentali cardini, e, prende le mosse dall’ispirazione, e si conclude con la Produzione.
L’ispirazione, che sembra essere molto difficile da conseguire e che invece è ovunque, basta guardarsi attorno, basta saper ascoltare, saper vedere, leggere, ascoltare, esplorare la Natura, comprenderla nella sua perfezione, insomma semplicemente Vivere, e non è un caso se scrivo in maiuscolo questa parola.

Ma l’ispirazione può arrivare anche da quanto l’uomo ha prodotto nei millenni, è sufficiente lasciare aperta la porta dell’intuitività.
Ma è da qui che ci si rende conto che siamo di fronte ad un vero “Processo”, infatti, l’intuizione non va subito tradotta passando alla Produzione.
Un’opera d’Arte va elaborata e rielaborata mentalmente (e spiritualmente), sino a quando in noi non diventa talmente definita da “essere” reale.
Una volta che questo “pensiero concreto” entra nella “realtà speculare” della nostra anima (che come sopra già ho detto), è a sua volta “specchio di Dio e dell’Universo”, necessita soltanto di essere messa in pratica, nella tecnica (o mix di tecniche), che si ritiene più adatta.
Si scelgono i materiali più attinenti, ci si pone nello stato mentale più giusto per questo “viaggio cosmico”, dove “cosmo” deve essere inteso nel suo significato originario – dal greco “kosmos”: “ordine”.
Per ordine, si intende il luogo/non luogo, dove tutte le cose sono al loro posto, per chi ci crede, al posto che Dio gli ha assegnato.
Tutto questo evidenzia l’importanza dell’affidabilità dell’artista, la sua onestà intellettuale, perché non si può non tenere in conto il reale impegno nella ricerca, per quanto sopra ho faticosamente descritto.
Purtroppo tanti lavori, spesso quelli più ruffiani, che, magari con particolari scelte estetiche, assecondano l’indole del fruitore, gli strizzano l’occhio semplicemente con un malcelato approccio commerciale, una forma di “Captatio Benevolentiae” che non si fonda certo sulla concretizzazione di una ricerca schietta e aperta, ma piuttosto sulla bieca facilità di vendita.

Talvolta questo accade per scelta deprecabile dell’artista, ma ancor più spesso, avviene per spinta del suo gallerista.
Il gallerista, inteso quale anello primo della catena commerciale, talvolta, arriva ad indurre nell’artista una tristissima “cristallizzazione” del Processo Creativo, facendolo concentrare su un “filone” di lavori che magari ha conseguito un buon successo commerciale.
Come più volte ho ribadito, anche qui su “Sculturaecultura”, non ho nulla contro la “cessione onerosa” di Opere d’Arte, ma troverei più giusto che l’acquirente possa pensarla come sostegno al lavoro di un artista che si sente vicino, piuttosto che un mero atto di acquisizione della proprietà.
Questo senso di vicinanza, questa empatia che si percepisce con l’artista, spesso e volentieri, è proprio figlio di quell’operare in forma sacerdotale, sciamanica, che l’artista attua “in nome e per conto”.
Ne ho scritto esaustivamente nell’articolo “Arte o Investimento” e in altri articoli sul “Valore dell’Arte“. Se quella “commerciale” diviene la motivazione primaria, possiamo immaginare quanto tutto possa essere mistificante, specialmente se messo in atto con il solo intento speculativo, privando quindi l’opera di ogni valenza spirituale.
In più di un’occasione, ho cercato di portare alla vostra attenzione, proprio questo comportamento “arimanico” – per usare una terminologia Zarathustriana cara a Nietzsche e a Leopardi (Inno ad Arimane 1833, testo incompiuto: “Re delle cose, autor del mondo, arcana Malvagità, sommo potere e somma Intelligenza, eterno Dator de’ mali e reggitor del moto) -
Arimane “re delle cose” come lo definisce Leopardi in incipit, può essere inteso come la componente satanica tipica del materialismo, ed ecco che risulta chiaro che, il “culto del materiale” che non è certo marginale nelle dinamiche del mondo dell’Arte, basti pensare a molte forme di collezionismo basate prevalentemente sull’accumulo più che sui contenuti ricercati dagli autori.
E’ importante mantenere un filo diretto con l’artista, a maggior ragione, visto che i “canali” che portano al pubblico il lavoro degli artisti sono in mano a pochi “eletti”.

E’ fondamentale mantenersi al di fuori da logiche collezionistiche (attività talvolta malate, in quanto spesso mosse da una logica del possesso), modalità di acquisizione altrettanto negativa quanto quella puramente edonistico/estetica per non parlare di quella ridicola dell’investimento.
E’ importante sostenere maggiormente l’artista puro (se vogliamo purista), perché è un Uomo che queste logiche arimanico/materialiste le rifiuta per costituzione, quando costui lavora a un’opera teatrale o scrive poesie o compone un brano musicale, potete star certi che ci crede al punto da sentirlo come un’atto eroico, un dono al mondo prima ancora che a se stesso come è giusto per colui a cui iene concesso il sacro dono dell’Arte.
Purtroppo, esistono invece “personaggi” – che non voglio chiamare artisti visto che ne sono la chiara antitesi – che lavorano solo per se stessi e/o al massimo per i critici o per il gallerista, e questo,non è sentirsi un telescopio puntato verso la luce in fondo all’universo.

universo

Scrutare in fondo all'Universo

Questo tedioso argomento mi piace sempre porgerlo quale oggetto di riflessione, ma il suo approfondimento è stato, e sarà, senz’altro, tutto un altro articolo.

di

Francesco Campoli

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Arte e Scienza

Posted in Filosofia dell'arte on giugno 2nd, 2014 by Francesco

di Francesco Campoli


Come è d’uopo inizio sempre ogni articolo su “Sculturaecultura” con un “incipit“, un “cappello” teso ad indurre interesse sull’argomento che con l’articolo intendo condividere.

Mi sembra ormai inutile ribadire l’intento “maieutico“, che più volte ho dichiarato apertamente, sapete tutti che è praticamente ingenito in ognuno dei miei scritti su questo blog.

busto di socrate

busto di Socrate al Louvre

Ma l’obiettivo fondante è sempre e comunque cercare di costruire un’ opinione condivisa, cosciente dell’intendere il concetto di Arte, nell’auspicio che sia la meno “conformista”.

Questo “ambizioso” progetto appare ogni giorno di più un’aspirazione utopica dal momento che, è proprio il conformismo lo stato d’animo più comune nell’esprimere opinioni su questo dibattuto argomento, purtroppo sempre più frequente.
Anche a fronte di un’ apparente, generale, crescita d’interesse – non foss’altro a giudicare dalle file per accedere alle mostre più in voga – questa apparente contraddizione, a mio avviso è indice invece di un fenomeno ben preciso, rilevabile purtroppo anche in molte altre attività sociali proprie di questa nostra decadente società.
Crearsi una opinione propria, difenderla anche da linciaggi “apparentemente” autorevoli, (quello di taluni critici ad esempio), non è certo l’approccio più comodo.
Conformarsi è meno “emotivamente dispendioso”, è più facilmente accettato dalla “massa” a dispetto dall’ allure intellettuale delle attività a sfondo artistico, generalmente intese come elitarie.
L’ utilizzo della parola “massa” – che non a caso ho virgolettato – parrebbe ingiustificato se applicato al mondo dell’Arte, è invece divenuto un termine giustificabile, dal momento che “essere interessati all’Arte”, è ritenuto un comportamento socialmente qualificante, dal quale non si può più prescindere pena l’autocollocazione in un “cluster sociale” vicino all’emarginazione.
Dichiarare di aver visto la mostra del momento, deve necessariamente accompagnarsi all’aver visto l’ultimo film di tendenza, all’ aver letto il più recente degli “Istant Book” o all’ aver presenziato al concerto del momento.
E’ in quest’ ottica piuttosto superficiale, “edonista“, che sorgono molti degli equivoci di fondo – come ad esempio, che Arte e Bello siano sinonimi, equivoco che su “Sculturaecultura”, sin dai primi articoli, ho ampiamente stigmatizzato.

statistiche sculturaecultura

Statistiche di Sculturaecultura

Dai riscontri che ricevo, (circa 3.000 visitatori unici al mese su questo Blog), la necessita di far luce sul concetto di Arte appare piuttosto sentita, non foss’ altro in virtù della particolare condizione socio-economica che stiamo vivendo.
Lo status quo della nostra struttura sociale “scricchiola”, sollevando inesorabilmente pesanti dubbi esistenziali e, costringendoci, volenti o nolenti, a cercare nuovi e più cogenti punti di riferimento.
Il disastroso contesto di crisi che attraversiamo da almeno cinque anni – figlio del crollo delle “certezze” economiche quale incongruo surrogato della “compiutezza dell’ Essere” – aveva visto eleggere a Moloch il “Dio Danaro”.
Si è creato un “idolo” trasversale anche alle “classi sociali”, (definizione che se accettata, di per sè configura una partizione in senso economicistico dell’Umanità), un idolo al quale sacrificare la maggior parte della propria Etica e della propria Morale, nella vana speranza di felicità su questa terra, anche a dispetto del resto del genere Umano.
Il crollo di questa effimera certezza, ogni giorno più conclamato ed evidente, ha generato e continua a generare in molti, la necessità di ridefinire radicalmente il proprio “Panel valoriale”, talvolta, con l’istituzione di altri Moloch, magari a sfondo paraspirituale (es. quel fenomeno conosciuto come “new age“), che assume forme sempre più radicali, configurandosi talvolta in una insana “voglia di credere“, da qui, anche il fenomeno in grande espansione delle “Leggende Metropolitane“.

morbo di morgellon

Le cosiddette scie chimiche

Storielle e/o panzane, anche delle più fantasiose (per non dire cervellotiche), vengono accettate con atteggiamenti di creduloneria sconcertanti, come purtroppo abbiamo avuto modo di rilevare anche tra molti eletti in parlamento.
Ridefinire i propri valori è sempre un’ operazione enormemente complessa, talvolta dilaniante come i molti suicidi dei quali abbiamo sentito riferire, quasi quotidianamente, sugli organi di informazione.
Questo genere di accadimenti, tristemente, testimoniano che questa “rivisitazione” obbliga ad attuare un analisi a posteriori della propria esperienza di vita, degli obiettivi raggiunti e/o mancati non sempre è affrontata nella chiave giusta.
Tornare analiticamente sui sui propri passi esistenziali, è un’attività che necessita sempre dell’uso della logica, una ferrea, consolidata logica, non sempre patrimonio intellettuale di tutti, magari provati da esperienze inaspettate e con la prospettiva di un “domani”, che, obiettivamente, appare tutt’ altro che dorato e ancor meno facile da prevedere nei suoi futuribili assetti.
Il positivo però esiste anche in questo sconcertante scenario: diviene naturale cercare un modo di “far luce” sul Kaos che quotidianamente ci si presenta davanti, una confusione magari amplificata anche dal pressapochismo (o dalla malafede) dei molti, che a vario titolo, propongono la personale, salvifica, ricetta (ogni riferimento ai populisti che vanno per la maggiore non è assolutamente non casuale).

albero del Budda

l'albero del Budda

Moltissime di queste “ricette”, che tutto prevedono forchè la necessità di sederci sotto al grande albero (come fece anche il Budda) a cercare attentamente nella nostra anima (la piccola scintilla di universo che tutto contiene), quella luce necessaria ad illuminare finalmente l’impervia strada rappresentata dal nostro incerto futuro, proprio come in un uno scenario neo-illuminista, che però beneficia dell’ evoluzione in scienza e coscienza, che la società e l’individuo hanno avuto dai tempi di Kant.
L’ Arte, a mio modesto avviso, può essere avvicinata, metaforicamente, al grande albero di buddista memoria, arte che finalmente, possiamo comprendere nella sua reale funzione.
Arte non è “rappresentazione della realtà” (Arte Mimetica), ma il contrario, e il mezzo per svincolarci da essa in senso spazio/tempo/cognitivo, anche perchè un approccio maggiormente spirituale, evidenzierebbe che la “cosiddetta realtà” è tutto, forchè reale.
L’ incontro dell’Uomo con l’ Arte, deve essere pensato come una attività biunivoca, al contrario della consueta modalità fruitoria, sostanzialmente a carattere passivo, che non rende l’Essere parte attiva in quella che sopra, non a caso, ho definito “liturgia”.
L’Arte “Catartica”, rituale, nella cui liturgia  l’Artista non è il “sacerdote”, ma che come spesso ho detto, deve rappresentare il “ponte”, il costruttore di Link assoluti con l’essenza di universo che è in noi, che ci avvolge e ci comprende quale elementi costitutivi, nella più piena visione Parmenidea.

Parmenide di Elea

Parmenide di Elea

Questo “incipit”, che ormai tende ad includere l’intero articolo, più che un “Teaser” (riemerge  il mio passato di pubblicitario), vuole lasciar intuire l’estensione della tesi complessa, l’ impervio confronto (Arte e Scienza) che ho scelto come argomento di questo articolo.
Il titolo di questo articolo, appare quasi come un “ossimoro“, una apparente, provocatoria, “contraddizione in termini”.
Come spesso ho ribadito nei miei scritti precedenti, l’uso della euclidea “reductio ad absurdum“, è il metodo dimostrativo che tra tutti mi è più congegnale.
E’ facile comprendere che desidero dimostrare che questa apparente contraddizione, in realtà, non esiste, che semmai, invece di un confronto, Arte e scienza, sono utili se viste come frecce nella stessa faretra, strumenti per l’acquisizione di una piena “Coscienza”.
Ma purtroppo anche questa purtroppo è una parola abusata e magari anche mal’usata.
L’abuso di un termine, rende consueto il suo uso, e tutto quello che è consueto è “scontato”, rende apparentemente inutile una attensione semantica verso quell’espressione.
In realtà la sua etimologia (con-scienza), chiarisce molto intuitivamente il suo reale significato, sarebbe da intendere  appunto nella sua accezione “neo-illuminista” alla quale sopra accennavo.
L’intento retrocognitivo della reductio ad absurdum, pur sussistendo, deve rappresentare un modo efficace di perseguire una reale consapevolezza nell’interlocutore , una piena “coscienza” appunto.
Quanto anticipato nel lungo incipit, in realtà, vuole essere il primo passo di una immodesta speculazione filosofica, ben più articolata che quindi, per essere plausibilmente prospettata, richiedeva quanto esposto in antefatto.
Il superamento dell’ Arte in quanto rappresentazione della realtà, è un punto fermo di tutto il ragionamento (e forse anche dell’intero Blog) – non è un caso che siamo nella categoria del blog che ho chiamato “Filosofia dell’Arte” – questa è una categoria che ho creato proprio perchè per quanto mi concerne, tra le due “discipline”, vedo moltissimi punti di contatto, anzi, le vedo spesso compenetrarsi rispettivamente.
Ogni scienza, portata ai suoi livelli estremi, assume caratteri di filosofici e dando per dimostrata la vicinanza tra Arte e Filosofia, ecco, che ci siamo avvicinando a grandi passi verso il dichiarato obiettivo (rischiando di cadere nel più classico dei sillogismi paradossali).
Un esempio che ho già portato in uno degli articoli di maggior successo: “Arte e matematica” si può trovare nella “Sezione aurea”, o anche nella Sequenza di Fibonacci della quale contestualmente ho discettato ampiamente.

Pentagono sezione aurea

La sezione aurea nel pentagono regolare

In un altro mio articolo precedente:  “Arte contro tecnica“, cerco di mettere in risalto le “colpe” del nostro “Sistema formativo” in generale, ed in particolare quello delle Scuole d’ Arte, dei Licei Artistici e delle Accademie di belle Arti.
L’enorme mole del programma di “Storia dell’Arte” distoglie i docenti dall’ obiettivo formativo originario, la generazione di nuovi “Creatori” d’ Arte.
Salvo rari e particolari casi, tutto l’iter formativo verte intorno ad un intensivo bombardamento dei discenti a base di Tecniche – antiche e moderne – e su un recursivo ripercorrere la nostra “Storia dell’ Arte”, non evidenziando chiaramente la chiave di lettura “storica” di quanto presentato.
Si  continua a creare l’equivoco che la vera Arte, sia praticamente sempre riferibile ad un qualcosa di antico, e che l’approccio dell’artista moderno e contemporaneo, sia solo un disperato tentativo da parte di “operatori” tecnicamente inadeguati.
Passa facilmente il concetto che, non potendo competere con la bravura tencica dei loro predecessori storici, essi si arrabattino a cercare uno spazio in un alveo ormai definitivamente colonizzato da “quelli classici” tentando pratiche non ortodosse, velleitarie.
Nella testa dei futuri artisti (e purtroppo anche di molti futuri critici (molti dei quali purtroppo sono ormai “attuali”, si è creata l’errata convinzione che l’unica Arte sia quella che caratterizzante il nostro illustre passato.

Quadro di antiquariato

Quadro di antiquariato

Tanto per essere chiari, qui ribadisco – repetita juvant – che “non è l’antico che fa necessariamente Arte”, anche perchè, la parola antico (come anche moderno), è relativa ad una collocazione temporale e di conseguenza ad un determinato contesto socio-culturale (Es. “Il Risorgimento”), ogni epoca poggia su un contesto socio-culturale le cui dinamiche lo caratterizzano anche sotto l’aspetto della percezione valoriale ed estetica.

In effetti di Arte ancora più “antica” della nostra – così come tecniche artistiche nettamente alternative alle nostre – e radicate in dinamiche socio-culturali completamente diverse dalle nostre (ne parlo ampiamente nel mio precedente articolo “Arte e Antropologia“), ne esistono veramente a volontà.
Risulta evidente quindi che, per evolvere come artisti è necessario liberarsi dal “pantano” (mai definizione fu maggiormente ingiusta), della nostra “Estetica Decadente”.

la pittura del canaletto

la pittura del "Canaletto"

Non vi è dubbio che l’Arte di Raffaello, di Leonardo, come quella prima di loro di Giotto e senza potersi concedere dall’escludere, il Caravaggio, il Tintoretto, Tiziano, Pietro da Cortona, scultori come Bernini, Canova e di nuovo Michelangelo Buonarroti medesimo (e mi fermo solo per un’ ovvia ragione di spazio), fù  una meravigliosa finestra, affacciata su un meraviglioso panorama, ma che purtropp, ora, impedisce spesso a molti di noi italiani il “guardare oltre” l’orizzonte davanti ai nostri occhi.
Si inibiscono i nuovi artisti, che se non sono delle identita volitive, fanno fatica a guardare verso quell’infinito, vero obiettivo dell’ Artista schiettamente inteso.
Questa mia apparentemente “sacrilega” ma ben radicata convinzione, per fortuna non è solo mia – come invece verrebbe naturale di pensare – ma è confortata da molti altri artisti che fortunatamente ho avuto modo di conoscere, dei quali, fortunatamente ho avuto modo di ascoltare personalmente l’opinione.
L’ultima che ricordo – solo in ordine di tempo – è riferibile ad un mio carissimo amico, con il quale ho avuto il piacere di cenare poco prima delle recenti festività: mi riferisco al pittore Giuseppe De Matthaeis,

il Pittore Giuseppe de Matthaeis

il Pittore Giuseppe de Matthaeis

classe 1946, allievo di Guttuso e Mazzacurati all’Accademia di belle Arti di Roma, che nelle nostre infinite e spesso – purtroppo – notturne  discussioni sull’Arte, sulla origine creativa dei sui suoi vecchi e nuovi lavori e delle rispettive esperienze creative.
Giuseppe mi racconta che solo ora, alla splendida età di 68 anni (vista la forma e l’energia che ancora possiede), comincia a liberarsi dei pesanti condizionamenti, generati in lui dalla frequentazione dell’Accademia di Belle Arti.

- La Partita - Giuseppe de Matthaeis

- La Partita - Giuseppe de Matthaeis

Stiamo parlando comunque di un professionista che ha frequentato l’Accademia in tempi nei quali l’anticonformismo veniva agitato come una bandiera di libertà, ed i professori erano del calibro di quelli sopra citati.
Figurarsi ora, epoca nella quale il conformismo e l’omologazione sono religione per molti di coloro che si formano nelle strutture statali di formazione artistica.
C’è da dire che per molti, questo trend delle “Post Avanguardie”, rappresenta l’unica forma di” Identità Artistica” alla quale si sono riusciti a ricondurre.
C’è chi “rinnega” il secolo appena trascorso e le sue “evoluzioni/rivoluzioni”, ricacciandosi mani e piedi legati, alla suddetta Arte “Mimetica” (di maniacale imitazione della natura).
Sto parlando ovviamente dei “Neo-Iperrealisti” che ripercorrono malamente (in quanto ritardatari e quindi anti-creativi), la strada degli Iperrealisti come John De Andrea, che a mio avviso, già erano discutibili nel post “Pop Art”, figuriamoci ai nostri giorni.

de andrea

"Susan" di John De Andrea

Il mio provocatorio paragone tra Arte e Scienza, che come spero di aver dimostrato in quanto le ritengo entrambe “figlie della ragione”,  è meno velleitario di quanto potesse sembrare ad una prima analisi.
Magari pensando ad una ragione intesa con una significato maggiormente allargato, comprendente aspetti animici, filosofici e perchè no magico-sciamanici che sono componenti fondanti dell’ Uomo in quanto tale, e a maggior ragione se pensato quale artista.

sanguisughe

Sanguisughe succhiano il sangue di un paziente

Avete mai sentito qualcuno, vantare il valore della medicina antica, nella quale la cura migliore era la purga e/o il far succhiare il sangue “malato” del malcapitato paziente mediante delle disgustose sanguisughe – e parlo dei tempi di mio nonno nel 1935 non ai tempi del “dottor Purgone” magistralmente rappresentato da Moliere ne “Il malato immaginario“.
Forse ho scelto l’esempio sbagliato…. visto che qualche “nostalgico delle sanguisughe esiste ancora – e non solo in Cina – anche ai giorni nostri, ma voglio considerare anche questo uno di quei passaggi della sopradetta “reductio ad absurdum“.
Scherzi a parte, ritengo che siano in pochi coloro che si farebbero operare per applicare un “By pass” Aorto-Coronarico o anche solo un’ appendicite, in un “gabinetto medico” (mai nome fu più azzeccato) del XIV secolo.

by pass

By pass Aorto-Coronarico

Le tecniche come le scienze evolvono, l’ Arte “moderna”, si è evoluta anch’essa a vantaggio di un’ Arte più “ampia”, più piena di concetti e simboli più o meno contemporanei, se vogliamo, secondo il mio modo di intendere, più tendente all’ Arte assoluta, quell’ Arte radicata nell’animo e nell’intelletto profondo di ogni “vero” artista, così come in quelli di qualsiasi Essere Umano conscio di questo suo “Status”.
Quello che al limite può cambiare, è la posizione di ognuno nei confronti dell’atto artistico, non certo la misteriosa attrazione “costitutiva” che ogni Essere Umano ha nei confronti di un’ opera d’Arte che sia degna di questo nome.

Aquila in volo

Aquila in volo librato

Ognuno di noi è in grado di apprezzare la bellezza di un cielo notturno, dell’onda violenta che s’infrange su una scogliera, cosi come il volo di un’aquila sulle termiche di un costone di montagna battuto dal sole o i profumi della natura dopo un temporale.
In queste situazioni non vi  è bellezza, ma la sensazione primordiale di essere ricondotti all’universo al quale apparteniamo e che ci appartiene.
Al di la di forme, colori, tecniche, simboli o materiali costituenti, un’ opera d’ Arte comunica che in essa possiamo rispecchiarci e, di riflesso, possiamo scorgere in noi la scintilla di universo che ci ha generato.
Il piacere che ne riceviamo è la contezza dell’immensa fortuna che sappiamo di avere nel farne parte, a fronte dell ‘immensa paura di “perderci” in quell’ infinito, quell’infinito profondo, inesplorato, che alla fin fine siamo noi stessi, come unicum e contestualmente quale “insieme” con i nostri “fratelli in spirito”.
Parmenide e Pitagora sono la stessa cosa, così come Aristotele e Platone, come Kandinsky e Raffaello, o Mondrian e Botticelli, Chagall e Piero della Francesca.
Prendendo coscienza di ciò avremo compreso l’ Arte, quando sapremo leggere il “Trait d’union”, il “filo rosso” (proprio come quello che Paola Grossi Gondi ha tentato di rappresentare nell’androne della G.A.M. di Roma)

"Filo rosso" di Paola Grossi Gondi

il “Fil Rouge” che ricollega tutte queste “apparenti” contraddizioni, così,  non si vedrà più una contraddizione nell’ accostare Arte e Scienza, come immodestamente ho fatto nel titolo.
Forse non è possibile farlo consciamente, ma magari, scopriamo che spiritualmente, siamo già capaci di percepirlo, ma forse anche questo è tutto un altro articolo.

Francesco Campoli

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Arte e Matematica

Posted in Filosofia dell'arte, l'Arte in ogni Arte on giugno 14th, 2012 by

di Francesco Campoli

Dopo aver tentato di “reinserire” l’artista nel contesto sociale, tentato di rivedere la funzione dell’opera d’arte per il singolo e per la collettività, messo in discussione il modo di attribuire “Valore” alle opere d’arte, messi in discussione i licei artistici e le accademie d’arte, nella loro funzione formativa per gli artisti, sconfessato i critici d’arte e le loro esegesi delle opere, “a prescindere” dalle scelte artistiche di chi le ha realizzate, oltre a tante altre riflessioni personali che trovate leggendo questo blog, vorrei tentare ora un’altra “operazione impossibile”: Cercare un collegamento tra l’Arte e la Matematica e se esiste scoprirne i perchè. In effetti avevo gia tentato speculazioni simili in alcuni articoli precedenti, sempre alla ricerca del “filo rosso” che collega tutte le forme d’Arte, quello che “Matematicamente” parlando potremmo definire il “Comune Denominatore”.
Individuare questo “Comune Denominatore”, equivale ad individuare il perno sul quale “ruota” l’Arte di ogni genere e di ogni stile, sia essa Poesia, Musica, Pittura, Scultura ecc. L’intento provocatorio di Accostare Arte e Matematica, ad alcuni lettori potrà sembrare quasi una bestemmia, specialmente per coloro che vedono l’Arte attraverso preconcetti “fantasiosi”, alla fin fine sono proprio questi preconcetti che desiderei abbattere. L’ Arte per più di qualcuno è sinonimo di sregolatezza, di “Espressione” in libertà, c’è chi la descrive come un “Dono” per pochi eletti, il che presuppone automaticamente che solo pochi illuminati la possono capire. Con la mia analisi e le mie provocazioni, tendo a sostenere che l’essenza dell’Arte è insita in ogni “Essere” e che anzi, ne è un importante costituente, va da se che è necessario accordarsi sul temine Arte.
Torniamo quindi a quella che io definisco la “Main Question”, l’ interrogativo centrale di SCULTURAECULTURA: Cos’è Arte? Come è ormai noto io credo nell’artista “Creatore”, nell’artista “Ricercatore”, in piena similitudine ad altri “professionisti” della ricerca, l’artista Sciamano “ponte” tra l’umanità e lo spirito e che sostengo che la razionalità “illuminista”, aggiunga un qualcosa al lavoro dell’artista, o almeno non lo sminuisce di certo.
Sono certo di poter dare un contributo a questa comune ricerca, con le mie opere, lavorando sulla concretezza dei contenuti, con una metodica quasi scientifica, ma lasciando aperta una porta verso l’universo, come credo sia giusto in ogni vero artista.
Cerco di dimostrare la bontà delle mie convinzioni, tentando una seria confutazione, una sorta di “Reductio ad Absurdum” nella migliore tradizione Socratica.

Socrate

Socrate

Come avrete certamente notato, l’intera linea editoriale di questo blog, è costruita sul metodo Socratico, del quale faccio un ampio e “immodesto” uso. Il “Metodo Socratico” per chi non ne conoscesse i termini, prevede il “Dialogo” tra Maestro e Discepolo, un dialogo fatto di stimoli e domande mirate, che il “Maestro” offre al discepolo per far emergere, la “Conoscenza Immanente”, bagaglio innato in ogni “Essere”. L’obiettivo è aiutare a costruire una coscenza critica personale, molto più utile di un bagaglio pleonastico di nozioni e di dogmi conformisti. Per il solo fatto di essere parte del creato, quell’ “Organismo Comune” che chiamiamo “Natura”, ogni “Essere” (per come lo intende Parmenide), è intriso del “Soffio Divino” che gli ha dato vita,

Parmenide

Parmenide

“Conoscenza Immanente”, che purtroppo non tutti sanno far fruttare come si dovrebbe. Anche se quella Maestro-Discepolo, non è l’esatta configurazione del rapporto comunicativo che stiamo istaurando, in ogni caso ritengo che la validità “comunicativa” del metodo socratico, sia assolutamente fuori discussione e, anche se immodestamente, continuerò ad usarlo. Il cosiddetto metodo Socratico fu convintamente adottato anche dal più illustre dei discepoli di Socrate. Parlo ovviamente di Platone, che lo utilizza in modo esclusivo nei suoi “Dialoghi”, dai quali ho attinto molte delle informazioni che sto per citare. In particolare mi riferisco al “Timeo”, un dialogo non a caso con un “Pitagorico” quale egli stesso fù, dialogo nel quale Platone ormai in età matura, avanza molte delle teorie sulle quali si fonda la moderna scienza.

platone

Platone

Io credo nella nostra “Memoria Cosmica”, un qualcosa di molto simile alla “Conoscenza Immanente” che richiamavo sopra, un “Ente” molto importante per cercare di confutare l’intuizione, che la Matematica possa facilmente essere collegata all’arte, e siccome non credo si possa discutere l’importanza della matematica nella vita dell’uomo, per “qualità transitiva”, lo stesso dev’essere accettato nei riguardi dell’arte.
Vorrei iniziare da un esempio e circostanziarlo per bene: Il legame tra Musica e Matematica, che ovviamente non mi sento di far passare come la scoperta del secolo, ma che indubbiamente rappresenta l’esempio migliore per argomentare su questo tema. La scoperta del mio amore per l’Arte, passa per una passione giovanile per la musica (in particolare per la chitarra), concretizzatosi poi in seguito in un rapporto più “Maturo”, per il Blues, il Jazz e le loro “Evoluzioni” in chiave moderna. Parlo quindi sapendo sufficientemente quello che dico, non sono un “Compositore” (un artista della musica), al massimo mi potrei definire uno discreto Musicista. Tutt’ora partecipo a qualche “Jam Session” , suonando con amici di vecchia data (anche considerata l’anagrafe), alcuni dei quali sono tutt’ora musicisti di professione. Nel pieno rispetto delle ragioni che sostengo sin dalla nascita di questo blog, pur suonando discretamente (tecnicamente) un paio di strumenti, non mi considero un “artista della musica”, al massimo uno scarso “Artigiano della musica”.
A chi non ha letto un mio precedente articolo su questo tema, per comprendere meglio questa affermazione, potrebbe essere utile rispolverare “Arte contro tecnica”, un articolo di successo ancora presente nell’archivio del blog. Nel campo musicale ho rinunciato a quella “Ricerca”, a quella “Creazione” che a mio avviso, rappresenta la vera attività di un artista nel pieno delle sue funzioni. Dalla Musica dei primi passi, mi sono evoluto artisticamente verso la Scultura, passando ovviamente anche attraverso la pittura, senza una completa soddisfazione.
Per ragioni che non è il caso di andare ad approfondire ora, ritengo la Scultura più adatta alla mia “Poetica” in particolare la scultura in ceramica, ma prima o poi ne parleremo. Per arrivare al dunque, credo che sia noto a tutti che sul rigo musicale, oltre alla “Chiave”, nella quale deve essere eseguita la melodia, esiste sempre una “Frazione”, con la quale il “Compositore” indica il Ritmo, con il quale la sua composizione deve essere eseguita.

Le chiavi musicali

Le chiavi musicali

quattro quarti

quattro quarti

si sente spesso parlare dei famosi “4/4” (quattro quarti), dei “3/4” (tre quarti) ecc. una prima evidenza del collegamento che cerco di dimostrare.
Se pensiamo ad uno strumento a corde, come ad esempio l’Arpa, la Chitarra o il Violino (in realtà anche il Pianoforte sarebbe uno di questi), salta agli occhi che il musicista per produrre una specifica nota, schiaccia la corda con le dita in punti ben precisi della tastiera (matematicamente precisi).

Croma: Un Ottavo

Croma: Un Ottavo

In verità, in altri casi, può lasciar vibrare liberamente la corda medesima, che comunque ha una lunghezza accuratamente predeterminata dal Liutaio (la distanza tra Capotasto e Ponticello). Questo “Gesto Tecnico” che sembra scontato, in effetti ha un preciso significato matematico: Una corda schiacciata sulla tastiera ad un ½ della suddetta lunghezza (riecco le frazioni), suona la stessa nota sulla quale è intonata, ma ad un’ottava superiore.

due quarti

Nota da due quarti

Se la corda è schiacciata ai 3/4 della sua lunghezza riproduce una “quarta”, ai suoi 2/3 una “quinta”, ecc. Quando parliamo della “terza”, della “quarta”, della “quinta”, della “settima” ecc, ci si riferisce alla progressione della scala (do, re, mi, fa, sol, ecc.), che di norma evolve un “tono” alla volta, fatti salvi i casi di # (Diesis) e il b (Bemolle), ma non è questo il luogo per fare un trattato di “Teoria Musicale”.

Tasti corde chitarra

Posizione tasti sulle corde della chitarra

Quando parliamo di un “Accordo in Maggiore”, tutti i musicisti sanno che si suona rientrando nello schema: “Tonica+Modale+Dominante”, (prima/terza/quinta della scala), cosi come per un “Accordo in Settima” si aggiunge una nota, che è appunto la “Settima” nella progressione della scala a partire dalla nota Tonica. Pur se queste mie (per forza di cose) “sommarie” asserzioni, potrebbero apparire utili alla confutazione della mia “Tesi”, in effetti c’è un signore (illustre matematico), ben più competente e geniale del sottoscritto, che ha fatto molto di più sul collegamento tra Musica e Matematica, parlo ovviamente di Pitagora.

PitagoraPitagora nacque nell’isola di “Samo”, nella prima metà del VI secolo A.C, ma si trasferì nell’allora Magna Grecia (La parte del sud Italia colonizzata dai greci), dove a Crotone (nella moderna Calabria), costituì la nota scuola detta dei Pitagorici.
Per i suoi seguaci, il rispetto per il fondatore rasentava la venerazione assoluta (com’era uso comune nelle scuole dell’antica Grecia), in effetti più che una scuola come la intendiamo ai giorni nostri, quella Pitagorica era più vicina a quella che noi contemporanei definiremmo sociologicamente una setta. Nella Scuola Pitagorica lo studio approfondito della matematica, implicava anche l’approfondimento degli aspetti metafisici ad essa collegati o collegabili. Nella comunità pitagorica lo studio della Matematica (e di sua sorella Geometria), non escludeva gli aspetti pratici dell’esistenza sui quali essa insisteva, anzi, i pitagorici li ritenevano strettamente collegati. Per aspetti metafisici della Matematica, dobbiamo intendere l’uso simbolico dei numeri (riecco anche i Simboli), il loro collegamento diretto con alcuni importanti concetti filosofici e la ricorrenza di alcuni valori specifici: le Costanti Matematiche.
Al tempo si riteneva che la “Natura”, rispondesse pienamente ai “Precetti Geometrici” e non si può dire che si fosse molto lontani dalla realtà. Alle Costanti Matematiche spesso si attribuiva un importante significato simbolico, incredibilmente esse sono tutt’ora dei capisaldi della Geometria e della Matematica moderna (di conseguenza anche della Fisica), dico incredibilmente visto che alcune costanti, sono state comprese e dimostrate già 500 anni prima di Cristo. Non si deve essere tratti in inganno da questi continui “sconfinamenti” tra realtà e mito, per gli antichi greci (e non solo per loro), il mondo spirituale e quello materiale non erano così rigidamente “separati” come li concepiamo ai giorni nostri. I matematici studiando le teorie pitagoriche, allo scopo di accostarle alla pratica del mondo di tutti i giorni, si resero pienamente conto, che anche la musica è pienamente spiegabile (quindi comprensibile), tramite equazioni e teoremi matematici, convinzione sulla quale anche ai giorni nostri, sono pochi a nutrire dei dubbi. Una delle applicazioni degli studi pitagorici sulla musica, fu l’Intonazione Pitagorica (basata appunto sulla scala pitagorica), la quale in questa sede sarebbe superfluo approfondire, ne accenno solamente quale ulteriore “Confutazione” dello stretto collegamento tra Musica e Matematica.

Nota: Do1 Re1 Mi1 Fa1 Sol1 La1 Si1 Do2
Frequenza: 1 9:8 81:64 4:3 3:2 27:16 243:128 2

*Il numerino susseguente la nota, indica l’ottava di appartenenza della medesima (Do1 rappresenta il Do nella prima ottava, Do2 quello della seconda, ecc). Il “Tono” corrisponde a 9:8, il “Semitono” a 256:243. L’esercizio per il quale, da sempre, si ricerca un collegamento tra la Natura e la Simbologia Numerica, deriva anche dal fatto che i Pitagorici, individuarono molte delle “Costanti Numeriche” che avevano a che fare con le cose del mondo. Essi ritenevano che queste costanti, potessero consentirci di capire a fondo molte realtà fisiche e anche quelle Metafisiche, essendo l’Arte secondo il concetto platonico (la musica è una delle tecniche artistiche) una “Mimesi” della natura e della vita, non esisteva dubbio alcuno su questo collegamento diretto.
Una di queste famose “Costanti” la conosciamo perfettamente tutti, mi riferisco a Π (pi greco), il famoso “3,14…” che utilizziamo nella determinazione dell’area del cerchio, nel calcolo del volume del cilindro, di quello della sfera, ecc.

Archimede

Archimede

Questo valore fondamentale è conosciuto anche come “Costante di Archimede”, ma il matematico siracusano non fu certo l’unico a comprenderne l’importanza. Leonardo Fibonacci (matematico pisano del 1170) lavorò moltissimo alla sua ottimizzazione (puntando alle sue approssimazioni migliori), ma il “Fibonacci” è considerato tuttora uno dei matematici fondamentali, in quanto comprese e descrisse le caratteristiche matematiche della cosiddetta “Sequenza di Fibonacci”.

La sequenza 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89 …ecc.

fibonacci

Leonardo Pisano detto Fibonacci

nella quale ogni termine è la somma dei due che lo precedono, presenta mille stupefacenti “Caratteristiche Matematiche”, che la collegano ad un’altra discussa costante “Matematico/Geometrica” la cosiddetta “Sezione Aurea”, della quale cercherò di farvi scoprire i misteri. L’importanza per l’Arte, così come per molte manifestazioni naturali, della costante “nascosta” nella sequenza di Fibonacci, ci porterà certamente all’obiettivo dichiarato, ma per rivalutare la matematica non certo per svilire l’Arte.

spirale di Fibonacci

spirale di Fibonacci

Dalla rappresentazione grafica della sequenza di Leonardo Fibonacci, si ricava facilmente l’altrettanto nota “Spirale di Fibonacci”, uno dei “Segni” che più chiaramente possiamo leggere con i nostri occhi anche in natura. Vi sono molte spirali che si presentano evidenti anche in Natura e, se molte cose del mondo assumono di fatto una “Matrice comune”, evidentemente non può essere un caso, queste costanti devono avere una importanza particolare.

nella Ragnantela la spirale di Archimede

nella Ragnantela la spirale di Archimede

La “Spirale di Archimede” procede con una diversa dinamica rispetto alla spirale logaritmica (quella di fibonacci), ad esempio essa compare  sempre nella ragnatela. Si vede chiaramente che la spirale che il Ragno realizza (a partire dal centro), allargandosi “a passo costante” verso l’esterno, è la vera “chiave di volta” di questa enigmatica struttura ingegneristico/naturale. Oltre a costituire un aspetto “strutturalmente” importante per la ragnatela, la “Spirale di Archimede”, ha anche un fondamentale aspetto funzionale: Il ragno attraverso le sue spire, mantiene il totale controllo su ogni centimetro quadrato del suo “Terreno di caccia”, garantendosi così la migliore resa “Sforzi/Benefici”.

Tutti sappiamo che il Ragno può attendere la sua preda, fermo immobile nel centro della sua tela, risparmiando energie, in una delle migliori espressioni di efficienza dell’intero mondo dei predatori.
Il Ragno esegue la spirale di Archimede “istintualmente”, come pescando da una “Memoria Comune dell’Universo”, è incredibile infatti constatare che questa stessa spirale, è la “Matrice” di forma sulla quale “si adagiano” alcune tipologie di galassie.

Ngc 1232 una galassia spirale

Ngc 1232 una galassia a spirale

La spirale di Fibonacci invece è la “linea guida”, per la forma del guscio nella Conchiglia Nautilus o nella Chiocciola, volgarmente chiamata “Lumaca”.

Spirale nella chiocciola

Spirale nella chiocciola

La spirale nella conchiglia Nautilus

La spirale nella conchiglia Nautilus

La disposizione a “Spirale di Fibonacci” garantisce la massima insolazione ai semi del girasole, evitando ogni sovrapposizione e quindi ombre indesiderate.

Spirale nel Girasole

Spirale nel Girasole

La spirale di Fibonacci è chiaramente individuabile, anche nella disposizione dei petali della Rosa, oltre che nella disposizione dei semi nel Girasole.

Spirale nei petali della rosa

Spirale nei petali della rosa

Anche la disposizione delle foglie sul fusto della pianta del girasole (ma anche in moltissime altre specie botaniche), prevede una disposizione delle foglie sul fusto su una traiettoria, che si avvolge con il passo della ormai nota spirale.

Fillotassi nelle piante

Fillotassi nelle piante

Questa caratteristica è così comune nel mondo delle piante, che in botanica è stata studiata e compresa già ai tempi dei greci e prende il nome di “Fillotassi”, ulteriore importante esempio di presenza della “Sequenza di Fibonacci” in qualità di “Costante Significativa”.
La Costante che si evince dalla sequenza di fibonacci, è la famosa “Φ” (Phi), nota appunto come “Sezione Aurea”, alla quale molti artisti e molti architetti (che già nell’antichità avevano una connotazione comune), hanno attinto quale “impalcatura” delle loro opere e dei loro progetti. 1,6180…ecc. chiamata anche “la Costante di Dio”, per la sua ricorrenza in moltissime situazioni nell’intero universo, per i più convinti, rappresenterebbe  la “Firma Occulta” del Creatore.

La ricorrenza della “Sezione Aurea”, oltre a rappresentare la dinamica dell’albero genealogico delle api in un alveare, cosi come quella della dinamica della riproduzione dei Conigli (il miglior esempio di efficienza nella riproduzione), è facilmente rilevabile anche nell’uomo: L’esempio più facile da vedere è nel sorriso “perfetto”, nel quale possiamo notare che la proporzione tra la dimensione di un dente nei confronti del suo omologo seguente, segue indiscutibilmente il “Rapporto Aureo”. )

Fidia sezione aurea

Fidia e la sezione aurea

Molto più modestamente in molti la chiamano “Costante di Fidia”, scultore e architetto greco al quale dobbiamo moltissime sculture e templi (ad esempio il Partenone di Atene). Sembrerebbe che nelle Opere  d’Arte, nella quali la costante “Aurea”, è stata rilevata (a prescindere dalla volontà “Cosciente” dell’artista di inserirvela), si percepisce una sorta di “Bellezza Immanente”, che nulla ha in comune con il “Concetto Estetico di Bellezza” (anche a questo ho dedicato un interessantissimo articolo nel blog). Ciò che vi si percepisce lo potremmo definire un “Valore” assoluto, rilevabile da chiunque anche in modo inconscio.

Le Corbousier

Le Corbousier

Anche Le Corbusier lo storico architetto/designer svizzero/francese, che rivoluzionò l’architettura e il design del suo tempo (e anche del nostro). Attraverso l’uso del “Rapporto Aureo” (nella scia di Fidia), cercava la “Bellezza Assoluta” in accordo con l’efficacia nella fruizione, la “Bellezza della Funzione” il sogno di ogni architetto o designer. La “Sezione Aurea” la ritroviamo in molti dei suoi progetti, anche perchè molti dei suoi progetti, furono “proporzionati”, attraverso l’uso del suo “Modulor”, una “scala di grandezze” mutuata dal “Rapporto Aureo”.

Il Modulor di Le Corbousier

Il Modulor di Le Corbousier

Il “Modulor” puntava a realizzare una “Ergonomia Estetica” in “Armonia Aurea” con l’ ”Essere” Umano. Il “Modulor” partiva dal concetto che l’Uomo è proporzionato all’Universo, nel quale universo, il Rapporto Aureo rappresenta la linea guida fondamentale.
Dal “Modulor” derivarono molti progetti famosi di Le Corbusier, come la celeberrima “Chaise longue LC4”, che inserita in spazi progettati in accordo alla medesima filosofia, sarebbe un esempio di perfetta “Ergonomia”.

La Chaise long di Le Corbousier

La Chaise long di Le Corbousier

Per arrivare giustamente anche ad Internet, si dice che molti web designer, vedano nella “sezione aurea”, la proporzione migliore sulla quale costruire i loro “Template”, voi che ne dite?

Sculturaecultura layout spirale

Sculturaecultura layout Sezione Aurea

Scherzi a parte potrei continuare con molti altri esempi la dimostrazione dell’interazione della Sezione Aurea con una  “Estetica Assoluta”, perchè sembra quasi che  “Valorizzi” qualsiasi cosa tocchi, quasi una sorta di “Pietra Filosofale”, sarebbe inutile, ormai è chiaro che esempi ce ne sono fin troppi. Ecco quindi che  l’accostamento della matematica all’arte, alla luce di questi fatti, può apparire un pò meno “blasfemo”. Ai tempi di Pitagora la distanza tra Arte e Matematica, non era affatto percepita come evidente, così come non esisteva molta distanza, tra l’approccio “Magico Naturale” di uno Sciamano, quello Simbolico/Magico degli Gnostici Medievali o quello Magico/Spirituale di un Alchimista. A questo scopo potremmo citare il “Parmigianino”, noto come pittore, ma anche come fervente alchimista.

Parmigianino

Girolamo Francesco Maria Mazzola: il Parmigianino

Va detto che anche il Parmegianino cita Socrate e Platone, in particolare i famosi “Solidi Platonici” che sono tra le forme più “citate” nella storia dell’arte:

Diogene Parmigianino

Diogene indica il Dodecaedro "La Quintessenza" il Parmigianino

I “Solidi Platonici” sono così chiamati, in quanto rappresentano un contributo del più famoso discepolo di Socrate: Platone appunto. Su questi solidi poggia l’intera ricerca alchemica, nei Solidi Platonici la “Sezione Aurea”, è una presenza fondante, un esempio chiarificante è il Dodecaedro Platonico.

il dodecaedro nel Diogene

diogene il dodecaedro

Il Dodecaedro regolare è la “Solidificazione” del Pentagono, uno dei simboli più importanti a causa del suo ferreo collegamento con il Rapporto Aureo. Il pentagono contiene in se 5 “Triangoli Aurei”, unendo i vertici opposti è molto facile individuarli, a loro volta al centro descrivono un ulteriore pentagono regolare, all’interno del quale si possono iscrivere 5 nuovi triangoli in proporzione aurea e di nuovo, essi inscrivono un nuovo pentagono regolare e così via per una infinita quantità di volte.

Il pentagono regolare

Il pentagono regolare Microcosmo e Macrocosmo

Nel pentagono regolare nasce l’icona più rappresentativa nel mondo della magia, : il Pentacolo.

Pentacolo

Pentacolo

I triangoli “Aurei” lo descrivono chiaramente e, iscritti nel Pentagono regolare, che è la figura del Micro e del Macrocosmo e come dimostrato nella figura qui sopra, “simbolicamente” li contiene entrambi, iteratamente l’uno nell’altro in perfetta proporzione (seguite i colori), dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo. Anche nel mondo dell’arte, ricorrono spesso i “Solidi Platonici”, come  a sancire una comunione non così improbabile. Un esempio abbastanza recente e significativo è “L’ultima Cena” di Salvator Dalì, opera nella quale Il Dodecaedro rappresenta il “contenitore”, nel quale avviene la nascita della massima espressione della liturgia cristiana: La “Eucaristia”.

dodecaedro dali'

Dali'.."L'ultima cena"

Salvador Dali'

Salvador Dali'

Il riferimento Simbolico/Alchemico di Salvador Dalì è evidentissimo, il Solido Platonico in questione, rappresenta il “Quinto Elemento” alchemico”, la “Quintessenza” (l’Etere Aristotelico), l’Elemento Euclideo che insieme ad Aria, Fuoco, Acqua e Terra, rappresenta la componente essenziale dell’universo, quella che ne colma gli spazi apparentemente vuoti, per i credenti la “Conoscenza” intesa con una accezione integrale, lo spirito del Cristo appunto.

La lezione del Lucedello

La lezione del Lucedello

Nel dipinto del Lucidello che vediamo a sinistra,   (un pittore fiammingo), che rappresenta chiaramente una importante lezione, dell’allievo Johann Neudörffer e il suo maestro Nicolas Neufchatel nel quale il Dodecaedro (La quintessenza), ritorna prepotentemente.
Nel quadro del Lucidello, il Dodecaedro è inserito quale “metafora” di “Conoscenza” trasmessa nei suoi aspetti più alti.
Un altro importante simbolo campeggia su tutta la scena, il “Quadrato Magico”.

Il Quadrato magico introdurrebbe un’altra variabile matematica, che spesso viene definita la “Costante della Magia”, con una similitudine magari un pò azzardata con la Φ (Phi).
Il “Quadrato magico”, è una tabella quadrata (una Matrice matematica), nella quale la somma dei numeri presenti in ogni riga, in ogni colonna e in entrambe le diagonali da sempre lo stesso numero.

Melencolia I Durer

Melencolia I di Durer

Qui a sinistra si può vedere un dettaglio di un notissima incisione di Albrecht Dürer “Melencolia I“, il pittore incisore che notoriamente frequentava ambienti “Neoplatonici” dei suoi tempi.

Durer autoritratto 1498

Durer autoritratto 1498

Vi sarebbero molte evidenze anche sulla costante della magia e quindi sul “Quadrato magico”, ma questo articolo stà diventando veramente troppo lungo. Per gli interessati è sufficiente seguire questo link, si troveranno approfondimenti maggiori anche dell’aspetto matematico della questione, ad ulteriore conferma che un collegamento Arte-Matematica esiste eccome. Per verità andrebbe citato un’altro imprescindibile sostenitore della “Sezione Aurea, ” Fra Luca Pacioli” (che vediamo ritratto nel quadro qui sotto), fu lui a denominare Phi “Divina Proporzione”.

Jacopo de' Barbari Ritratto di Fra Luca Pacioli

Jacopo de' Barbari Ritratto di Fra Luca Pacioli

L’immancabile “Solido Platonico” che sembra catalizzare l’attenzione di Luca Pacioli e del suo allievo, è l’ennesima riprova che anche Jacopo de Barbari (il ritrattista), riconosce una dignità particolare a questa figura geometrica. Una importanza tanto particolare da farne elemento paritario (se non preponderante) nella composizione del ritratto, con la figura del frate francescano. L’opera di divulgazione più conosciuta di questo matematico”particolare”, fu “De Divina Proporzione”, che annovera quale illustratore un discreto pittore, scenziato, ingegnere e diciamolo pure genio indiscusso a tempo pieno: Leonardo da Vinci. Entrambi questi personaggi furono chiamati alla corte di Ludovico il Moro a Milano, fu li che condivisero le loro “Sapienze”, con vari influssi reciproci, tanto che molti storici dell’arte, si affanano ancora oggi a cercare i prodromi di “De Divina Proporzione” nelle opere di Leonardo. Entrambi condividevano i saperi euclidei, che gia allora erano fondamentali per chiunque facesse il pittore, così come il matematico o l’ingegnere, figuriamoci Leonardo che era tutte queste cose insieme. Il “De Divina Proporzione”, era una riedizione de “Gli Elementi” di Euclide, Fra Luca Pacioli nel rivederla e aggiornarla, certo non disdegnò l’aiuto del genio di Vinci. Quest’opera non è solo un’opera matematica, ma ha ambizioni ben più larghe, tanto che sfiora anche l’astronomia, cercando di indagare le leggi del sistema solare allora conosciuto. Anche Keplero trovò grande ispirazione in Euclide, tanto che inizialmente sposò completamente la teoria che i pianeti e le orbite fossero collegabili ai solidi platonici: Gia Platone stesso collego i solidi in questione, ognuno dei quali ricordiamolo ha un rapporto specifico con la “Costante di Dio”, ai costituenti (simbolici) dell’universo.

Solidi Platonici

Solidi Platonici

La Terra, immobile, plastica e solida, è legata l’Esaedro, il Cubo.
L’Acqua è associata all’Icosaedro, la forma meno mobile dopo il Cubo, la più grande e la meno acuta.
All’Aria si collega l’Ottaedro, forma intermedia per mobilità, anche come grandezza e acutezza; Al Fuoco si associa il Tetraedro, la forma più mobile, piccola e acuta, che chiamiamo anche Piramide, che meriterebbe da sola un’altro articolo, ma ve lo risparmio volentieri perchè non aggiungerebbe molto alla confutazione della”Tesi” che vengo a sostenere.
Forse però non è un caso che gli alchimisti sentissero Platone molto vicino, forse a causa della profonda “conoscenza”  dei “Solidi Platonici” o forse per molte altre cose. Esiste quindi un collegamento diretto anche tra Arte e Magia? Una bellissima domanda….., in parte si “legge” tra le righe, ma anche qui bisognerebbe accordarsi sul temine ”Magia” e come al solito non sarebbe facile. Va detto in mia parziale discolpa, quale sostenitore di tesi piuttosto “azzardate”, che nel bene e nel male anche qualcun’altro lo sostenne molto apertamente:  Sto parlando di Pablo Picasso, scusate se è poco.

Pablo Picasso

Pablo Picasso

“Dipingere non è un’atto “Estetico”, è una forma di magia, che deve fungere da mediatore tra questo mondo strano e ostile e noi stessi” Giuro che non avevo mai letto le parole del Maestro Picasso, non sicuramente prima di scrivere “Artista o Sciamano” o “Il Brutto dell’Arte“, mi sono arrivate davanti agli occhi ieri, durante le mie solite letture da comodino. Per qualcuno può non significare molto, che io e Pablo Picasso concordiamo su questo punto, pero a me conforta avere un così illustre collega che la pensava come me. Tutto certamente interessante, ma anche il rapporto tra Arte e Magia andrebbe approfondito, al dila di affermazioni più o meno estemporanee, e ancora una volta, sarebbe tutto un altro articolo.

Francesco Campoli

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Valore o Valori

Posted in Il "Valore" dell'Arte on febbraio 22nd, 2012 by

di Francesco Campoli

Come avrete avuto modo di vedere, Sculturaecultura e un Blog che si articola su tanti temi, che si riferiscono all’Arte in tutte le sue sfaccettature e declinazioni.
Credetemi non è voglia di allungare il brodo, l’Arte è un argomento complesso in se, ma soprattutto è una materia sulla quale regna una grande confusione, senza soluzione di continuità.
Principalmente è per questo mi sono posto il problema di ragionarci su molto attentamente, lo faccio per me, con l’obiettivo di migliorare la mia consapevolezza artistica e dare maggiore solidità progettuale alle mie opere, ma anche perché, per quanto in mio potere, spero di mettere ordine in questa “babele”, e mi auguro che questo sia di grande interesse per chi all’Arte è interessato a vario titolo.
Nella mente di un artista, le utopie, sono sempre un po’ più concrete che nella visione comune  collettiva, nella quale, tra l’altro, queste sono interpretate con una accezione negativa.
Distillare un po’ di questa consapevolezza artistica e, iniettarne il più possibile nella società, potrebbe realmente contribuire a costruire un nuovo “comune senso dell’Arte”.
Sul web tante utopie prendono più facilmente corpo, basti pensare all’elezione di Barak Obama alla presidenza degli Stati Uniti d’America, quindi non me la sento di  escludere a priori, che possa concretizzarsi anche la mia.
Condivido la mia idea con voi con grande piacere, una utopia molto condivisa, diventa più facilmente e più presto un fatto concreto.
Colgo l’occasione per ringraziarvi caldamente, viste le statistiche degli accessi al blog, che vi vede di giorno in giorno crescere sempre di più, ma soprattutto, bontà vostra, la lettura dei dati di accesso rivela un sempre maggiore interesse.
Al momento risulta un aumento vertiginoso del numero di pagine consultate per singolo visitatore.
Chi ha letto il resto del Blog, sa bene che uno degli argomenti che ho sollevato con maggior ardore, è quello del “valore” dell’Arte, una parola che scrivo sempre tra virgolette, perché ritengo che sia un termine usato spesso in modo ambiguo o quantomeno in modo non pienamente consapevole.
Purtroppo ai giorni nostri, l’accezione di “valore” maggiormente condivisa, tanto da risultare praticamente sottintesa, è quella concepita in senso “economico”.
Non voglio aprire qui una succursale dell’ ”Accademia della Crusca”, ma è noto che, la lingua italiana più di altre, prevede un termine maggiormente consono, a seconda del contesto lessicale nel quale lo si va ad articolare.
Il sinonimo più “popolare” per “valore”, è senza dubbio “prezzo”, ma in materia economica si può e si deve essere più precisi.
Il “mood” in questa materia, si percepisce bene leggendo con attenzione la definizione di “Valore” su un famoso vocabolario:

Valore
Caratteristica di un bene che indica il suo rapporto quantitativo di scambio con altri beni o con moneta (Valore di scambio) o l’utilità che esso rappresenta per chi lo possiede (Valore d’uso)

Valore di mercato
Quello effettivo di scambio, desunto statisticamente da contratti di compravendita conclusi sul mercato

Valore nominale (di una moneta, di un titolo di credito)
Quello ufficialmente fissato all’atto dell’ emissione |Valore aggiunto: Maggiore valore di beni o servizi prodotti, rispetto a quello dei beni o servizi impiegati nel processo produttivo.

Risulta quindi evidente che, le definizioni sopra elencate in relazione a questo lemma non sono applicabili ad alcun artefatto artistico, fatta salva, prosaicamente, la prima, quella che comunemente definiamo “Prezzo”, che, nel “mercato dell’Arte” con l’intento di nobilitarla, è definito “Quotazione”.
Vediamo allora la definizione di “Valore” intesa quindi in senso più largo.
Nello stesso vocabolario, viene “enunciata” con una definizione molto più “sbrigativa”.

Valore
Pregio, importanza di qualcosa dal punto di vista estetico, culturale, storico, scientifico, morale ecc.

Ho voluto riportare queste fredde citazioni, in quanto ritengo che parli da sola la “disinvoltura” con al quale è stata redatta la definizione di Valore.
Verrebbe da pensare che, nel comitato scientifico che redasse il noto dizionario di cui sopra, serpeggi una sorta di “razzismo” per le accezioni non a carattere economicistico.
Scherzi a parte, desideravo sottolineare che questa “visione economicistica”, purtroppo, è ormai preponderante nell’inconscio di tutti noi, tanto che, anche gli “esimi estensori” del noto vocabolario, cadono inconsciamente in questo lapsus.
Ovviamente, non desidero fare di questo caso un paradigma, sicuramente ci saranno vocabolari nei quali questo lemma è trattato con minori “pregiudizi”, ma credo comunque che, sia un esempio utile a sostegno della mia tesi.
Nella società di oggi, “Valore”, è un termine del quale si sorvolano troppo facilmente le molte sfaccettature, inconsciamente è sottinteso, sempre a favore della sua accezione “economicistica”.
I motivi sono molti, ma questo non è un saggio di sociologia, vale però la pena di sottolineare l’equivoco, il mondo dell’arte, purtroppo non fa certo eccezione e questo è molto preoccupante.
Parafrasando un vecchio spot commerciale dei miei tempi (i tempi di “Carosello”),

Carosello

Carosello

del quale erano  protagonisti “Titti” e il “gatto Silvestro”:    “He no!!!   Sull’Arte non si può”…..”

Titti e Silvestro

Titti e Silvestro

Il “valore” dell’Arte va ricercato nei Valori che realmente include. deve trattarsi dei più importanti per l’Uomo, qualcosa che “vale” in senso universale, altro che controvalore in “carta moneta”.
L’opera d’Arte non si compra, semmai si ricompensa economicamente l’artista per ciò che fa per la società, si sostiene il suo lavoro come quello di qualsiasi altro tipo di ricercatore.
L’artista ha senso in relazione ai “Valori” sui quali egli stesso è fondato e dai quali distilla i suoi lavori.
Il “Valore” dell’opera d’arte è prima di tutto nei “Valori” di colui che l’ha “data alla luce”.
Non è un errore di pragmatica, l’opera d’arte è visceralmente “figlia” dell’artista, infatti talvolta egli ha grandi difficoltà a separarsene.
“Essere” è un altro di quei lemmi semanticamente controversi, molto più autorevolmente di me ne ha parlato Martin Heidegger,

Martin Heidegger

Il filosofo Martin Heidegger

il famoso filosofo tedesco di “Essere e tempo”.
Heidegger ha fondato la sua filosofia, se vogliamo la sua metafisica, sul concetto di “Essere” cosi  come da lui pensato.
La parola italiana “essere”, in tedesco in effetti è molto più vicina al nostro vocabolo “esserci”, intendendo in pratica, colui che insiste con la propria “presenza” in uno spazio e in un tempo.
Anche Parmenide fondatore della scuola di Elea, centra la sua filosofia intorno all’ “essere” rafforzando la sua tesi con la contrapposizione al “non Essere”, confutandone le prerogative, con un approccio pienamente Razionale.

Parmenide di Elea

Parmenide di Elea

Parmenide paragona ”concettualmente” l’ “essere” ad una sfera perfetta, onnicomprensiva, finita, (che per gli antichi greci rappresentava la perfezione) un “Essere” perfettamente inscritto nel suo spazio e nel suo tempo, al di fuori del quale nulla sussiste.
Questa definizione sembra curiosamente richiamare la famosissima Teoria della Relatività, in particolare il rapporto spazio/tempo, dimostrato da Albert Einstein nel 1900,

secondo il quale, l’universo sarebbe uno spazio ripiegato su se stesso, se messo in relazione al tempo punto per punto.

Albert Einstein

Albert Einstein

Esser-ci, nel proprio spazio e nel proprio tempo, chi meglio dell’ artista può svolgere il ruolo di testimone di valori transeunti tipici della sua epoca, mediando con i “Valori Eterni” con i quali è “obbligato” per ruolo a confrontarsi.
Un compito immenso, che se svolto bene aiuterebbe a discernere scientemente nel “crogiolo” di sensazioni che “il vivere” ci sottopone. Capire meglio noi stessi e attraverso noi l’universo, la vera culla della nostra “essenza”.
L’arte non è un qualcosa di impalpabile, incomprensibile, stravagante, sregolata, ingiudicabile, come in usa pensare dando vita ad una sorta di “apofatismo sull’arte”.
Questo neologismo che mi pregio di aver coniato in queste righe, lascia trasparire la mia opinione sulla incontestabilità delle scelte artistiche o sull’allargamento senza soluzione di continuità delle forme d’arte:

Marcel Duchamp Man Ray 1930

Marcel Duchamp 1930 foto Man Ray

In nome di un falso “liberalismo artistico”, che già Marcel Duchamp ebbe a suo tempo, modo di contestare in maniera eclatante, ci capita di sentir definire artisti, personaggi di dubbia validità contenutistica e qualitativa.
Collegare il valore dell’opera al “Valore” dell’ ”Essere”/artista, ha una grande importanza per comprendere anche la sua importanza in relazione al suo valore per l’ “Essere”/corpo sociale, un argomento anche questo estremamente interessante, ma certamente anche questo è tutto un altro articolo.

Francesco Campoli

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