Arte e Profondità di Pensiero

Posted in Filosofia dell'arte, l'Arte in ogni Arte on maggio 10th, 2021 by Francesco

di Francesco Campoli


Molte volte nei miei articoli ho citato Joseph Beuys,  il grande Artista tedesco, “Trans-disciplinare” come amo definirlo, perchè incarnava molti tratti di quello che per me è un vero Artista.
Joseph Beuys con i suoi lavori perseguiva anche i grandi valori a livello sociologico, assolutamente non si è mai limitato alla sola componente estetica.
Per me è un vero Artista colui che pratica l’Arte soprattutto come esercizio di Pensiero, con l’ausilio della specifica tecnica che ritiene più funzionale a dar corpo alla propria “Azione creativa”.
Quando dico Tecnica non intendo solo una di quelle presenti tra le classiche declinazioni delle Arti visive o di quelle Plastiche ma quella “necessaria” in funzione del messaggio che intende proporre.
Più volte su “Sculturaecultura” ho chiarito che per me l’Arte va intesa nella più estesa delle accezioni, cioè quella che prende origine dalla Poesia, la forma d’Arte più vicina al cuore e al Pensiero.
In questa ottica Olistica dell’Arte, considero Beuys tra i più vicini a questa concezione “globale”.
L’Arte prende forza e credibilità quando l’artista nella vita è passato attraverso eventi ed incontri estremamente segnanti, vale sicuramente per me ma ne ho letti nelle biografie di tanti Artisti oltre a quelli che ho incontrato nella mia vita.

joseph beuys divisa luftwaffe

Joseph beuys in divisa da aviatore della Luftwaffe

Nel caso di Beuys potremmo citare il suo “incontro” con le tribù Tartare, che lo raccolsero dopo l’abbattimento nei cieli della Crimea dell’aereo della Luftwaffe sul quale operava durante la seconda guerra mondiale.
Fu raccolto e curato con metodi ancestrali, dagli Sciamani della Tribù che lo accolse e questa esperienza, oltre ad avergli regalato un nuovo capitolo della sua esistenza, rappresentò un punto di svolta della sua vita.
Da allora prese coscienza della totale integrazione dell’Uomo con la natura alla quale appartiene, sviluppando quella Coscienza Ecologica che gli fu da ispirazione anche nella sua Arte.
Queste esperienze forti e talvolta tragiche, rappresentano l’ humus  a supporto dei contenuti e quei Valori che sono componenti essenziali di un “Processo Creativo“.

Josef Beuys e Handy Warhol

Joseph Beuys e Andy Warhol

Invece della solita foto, ho scelto un Video che documenta il suo incontro con Andy Warhol, perchè è emblematico della considerazione della quale Beuys godeva anche presso i grandi miti del “mondo artistico” del suo tempo.
Andy Warhol gli dedicò diversi lavori, in particolare quelli in sua memoria, nella sua classica rappresentazione Pop/Iconica, come aveva già fatto con Marylin Monroe e con tanti altri importanti icone del suo tempo.
Pur comprendendo bene che Beuys rappresentava la sua Antitesi, nelle idee politiche e nei contenuti artistici, Warhol ne era affascinato e ne aveva grande considerazione.

Beuys by andy warhol

Beuys by Andy Warhol "In Memory"

Io lo cito sempre nella sua frase più emblematica: “Ogni Uomo è un Artista“, frase che lui stesso ha ripetutamente  spiegato in varie occasioni, ma che tutt’ora continua a sollevare grandi discussioni.
Anche se proprio in questi giorni ricorre il centenario dalla sua nascita, Joseph Beuys (12 maggio 1921), non è questo il luogo nel quale approfondire la sua filosofia creativa, ma va chiaramente ricordato che, visto che le sue affermazioni gli sono sopravvissute, è evidente che la sua attività artistica, ha avuto un valore così rilevante che gli è valsa l’immortalità.
La “Scultura sociale” di Beuys, prendeva le mosse dalla forte convinzione che L’Arte potesse influenzare la Società, consolidandone i “Valori comuni”, cambiandola in meglio.
A testimonianza che sia ampiamente riuscito in questo suo nobile intento, ci sono tanti progetti, dei quali, quello che ritengo emblematico, è la sua famosa mega installazione “7000 Querce“.

7000 querce

7000 Querce di Joseph Beuys

7000 Querce” che gli è sopravvissuta e, anzi, ha avuto il suo pieno compimento dopo la sua morte.
Io sono stato a Kassel una diecina di anni dopo la sua morte e, proprio in quei giorni, si parlava proprio del fatto che era stata piantata l’ultima Quercia di quel grande “Polmone Verde” figlio della sua grande “Opera” , entrando a far parte del contesto sociale di quella città, proprio come lui aveva previsto.

7000 querce kassel

7000 Querce a kassel

La sua “7000 querce” veniva descritta come una “Scultura/Happening”, a quel tempo non avevamo coniato il concetto di “Arte Performativa” che dobbiamo particolarmente alle Opere e al successo di Marina Abramovic.
7000 querce“ fu messa in atto disponendo in maniera artistica 7000 monoliti di Basalto, che ogni donatore poteva “adottare”, e con il ricavato di ogni donazione, il singolo “Monolite” era associato ad una giovane Quercia, che poi sarebbe stata  piantata a Kassel, dando vita ad un grande “polmone verde” che sarebbe vissuto per secoli, dato che l’aspettativa di vita della Quercia è circa 500 anni, infatti spesso l’icona della Quercia è usata come simbolo stesso della vita.

Beuys a Kassel

Beuys a Kassel da il via a 7000 Querce

Beuys fu uno dei fondatori del Movimento dei Verdi in Germania, che portava avanti un programma fortemente ecologista, in seguito se ne dissociò indignato, perchè quel “Movimento”, diventando Partito, aveva trasformato quei moti sinceramente ecologisti, in delle basi ideologiche al servizio della conquista, di quel Potere che lui per tutta la sua vita aveva sempre orgogliosamente avversato.
L’azione di “7000 Querce“ venne attuata applicando un concetto molto simile a quello che attualmente chiamiamo “Crowdfunding“.
Molti artisti, anche con l’aiuto dei Social Network, lo stanno adottando ai giorni nostri.
Con il “Crowdfunding” in questo periodo poco edificante del mondo dell’Arte si sta cercando un surrogato alla funzione sociale dei Mecenati, che più che un finanziatore “tout court”, si poteva immaginare come un ponte culturale, tra l’Artista e la Società a lui contemporanea.
Come esempio di Crowdfunding sul quale appoggiare progetti artistici ai giorni nostri, il primo che mi viene in mente, è lo scultore italiano “Jago“.

Jago

Lo scultore italiano Jago

Jago“ ha messo in atto il Crowdfunding per sostenere diverse sue opere recenti, ma concependo l’azione non solo dal punto di vista economicistico, ma per ribadire la proprietà “Sociale” dell’ Opera d’Arte, che, cosa che in pochi pensano, è ribadita dalla creazione di musei pubblici.

Sozial Plastik

la "Soziale Plastik" di Beuys

Beuys fu veramente un antesignano in questa pratica, non solo per il sostegno economico ai propri progetti, ma soprattutto per ribadire la funzione sociale e sociologica del suo lavoro Artistico e dell’Arte in generale.
Istintivamente ogni Artista sa che la sua proposta deve superare le Convenzioni sociali, se non altro in funzione Maieutica, proprio perchè rappresenta una forma di Comunicazione alternativa che è sempre più importante, dal momento che, la Comunicazione “istituzionalizzata”, è sempre più infarcita di un certo conformismo peloso, “Politically Correct“.

C’è chi coltiva scientemente una certa capacità di Astrazione, una forma di Pensiero essenziale nel Processo Creativo, l’evoluzione di una Idea, in particolare di una vera Idea Artistica nasce quasi sempre da un anelito di Evoluzione.
Un Artista guarda lontano per definizione, nel senso più ampio e bello del termine, ma proprio per questo, talvolta può apparire come fosse disallineato dalla realtà.
Ma questo è il suo “mestiere”, non si può pensare ad un Artista come una entità scollegata dalla società del suo tempo anzi, spesso è proprio dalla volontà di andare oltre quella realtà, che animicamente è portato a rifiutare, che mette in atto attività creative che possano influire positivamente su quella realtà.

malati mentali manicomi

Vita di cosiddetti "matti" nei vecchi Manicomi

Per capire un Artista e la sua Arte, non si può prescindere dalla sua realtà storica, nella consapevolezza che è come se lui la vedesse da una diversa angolazione il punto di vista che propone nelle sue Opere.
Creare un’ Opera d’Arte è una sorta di distillazione dell’ Assoluto, nasce sempre con un piede nel suo tempo e l’altro nell’eternità.
Non è semplice per l’Artista riuscire a gestire l’immergersi in questa “Dimensione alternativa”, se non c’è un supporto di Coscienza e Conoscenza, riallinearsi con la realtà può diventare un problema.
Se l’Idea creativa non ha un forte radicamento Sociale e Storico, il suo può divenire quasi un viaggio senza ritorno.
Non sono rari i casi di Artisti che, hanno avuto brutte esperienze dalla “Necessità animica”  di scalzare le cattive convenzioni del proprio tempo.
Scontrarsi con le Convenzioni sociali, cercare di cambiarle, di denunciarne gli anacronismi, in tempi neanche troppo lontani, poteva valere l’Ostracismo sociale che, purtroppo, spesso prendeva la forma del Manicomio.

dino campana

il poeta Dino Campana

Alda Merini

Alda Merini

Sono tristemente noti i casi di Alda Merini o di Dino Campana, ne ho parlato in un mio precedente articolo su Sculturaecultura e di tanti altri purtroppo.
La moderna Neuropsicologia, è da tempo convenuta sul fatto che la creatività è fattore fondamentale del processo di Pensiero, quella particolare dinamica che caratterizza l’ “Homo Sapiens” in buona parte anche nei confronti dei suoi confratelli “Primati“.
La comprensione e la soluzione di problemi di qualunque genere, è frutto della sovrapposizione e dell’incrocio di più Livelli di Pensiero.

  • Il Pensiero Divergente: La capacità della Mente di produrre una serie di possibili soluzioni alternative a una dato problema (non fermarsi alla prima soluzione ma cercare quella migliore).
  • Il Pensiero Laterale: per il quale si intende una modalità di Problem Solving attraverso l’osservazione del problema da diverse angolazioni, al di là quindi della Logica Sequenziale.
  • E il Pensiero Creativo: quello che Einstein definiva “Il modo nel quale l’Intelligenza si diverte”, nei secoli la Creatività è sempre stata considerata una prerogativa divina, non a caso alla parola Dio si associa spesso il sinonimo di “Creatore“, dei livelli descritti, è quel livello che più di tutti ci rende ad immagine e somiglianza di Dio.

Dante Alighieri Il Sommo Poeta

Va da se che lo stadio creativo del Pensiero umano, è quello che lo qualifica a livello superiore, e che, guarda caso, un pò contiene anche gli altri “Layer”.
L’Opera d’Arte comunica in modo più diretto un determinato messaggio, perchè obbliga al fruitore l’abbandono della Logica Sequenziale, che ci obbligherebbe ad una lunga elaborazione prima di poter razionalizzarne la comprensione.
Questi livelli di Pensiero, sono gli strumenti che ci hanno accompagnato nella nostra Evoluzione, ecco perchè il Pensiero Creativo è assolutamente imprescindibile per l’Uomo e con esso la sua massima espressione l’Arte.
La Creatività è una opportunità a disposizione di chiunque, a patto che si ponga la briga di pensare.
“Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute a caunoscenza”, il nostro grande padre “Dante Alighieri” ancora una volta ci viene in aiuto in quella fucina poetica che è la “Divina commedia“, tra le allegorie poetiche si celano (Ma poi neanche tanto), messaggi fondamentali per ritrovare la strada giusta, la “Diritta via che era smarrita”.

Livelli di pensiero

Libertà di pensiero

In questa completa disponibilità di ogni uomo del libero Pensiero, Beuys inserisce quel “Ogni uomo è un artista”.
Ogni uomo comprende i messaggi dell’Arte, costitutivamente, come per un Leone è naturale mordere, per una Pecora brucare, ogni uomo può esercitare l’Arte, in quanto costituente la sua natura, viva nella sua “Struttura di Pensiero“.
La “Soziale Plastik” (la “Scultura Sociale”), è parte caratterizzante di questa concezione dell’Arte di Joseph Beuys, una visione così innovativa al suo tempo, da entrare in collisione con il “Pensiero unico” dei suoi contemporanei.
Capita spesso che l’Artista sia avversato nella sua contemporaneità, perchè se lavora bene è destabilizzante per gli “Stereotipi sociali“, specialmente nei confronti dei più consolidati.
Gli stereotipi sono tranquillizzanti, meno complessi da gestire rispetto ai “Livelli di Pensiero, è destabilizzante in senso assolutamente positivo.
Beuys fu professore alla Kunstakademie di Düsseldorf, una collocazione accademica, frutto anche delle sue benemerite attività Socio-culturali, ma che mal si confaceva alla sua natura rivoluzionaria.

bauhaus

il Bauhaus

La Kunstakademie di Düsseldorf, ai suoi tempi fu roccaforte dell’ Arte Informale, oltre che nucleo di una larga comunità di importanti Artisti di quel tempo (come ad esempio Gerhard Richter) oltre che sede  del Noto “Gruppo Fluxus“, una sorta di “Bauhaus” come quello diretto da Kandinsky o della “Scuola di Francoforte” di Adorno che riviveva dopo l’esperienza della guerra e soprattutto nella Germania del Post Olocausto.
La convinzione Parmenidea di  Joseph Beuys che in ogni Uomo possieda “In Nuce” la piena capacità di “Creare”, lo portò appunto ad enunciare quel “Ogni uomo è un artista”, e al conflitto con l’allora Direttore, che arrivò a licenziarlo per la sua propensione ad accettare alle selezioni dell’Accademia, a suo dire studenti tecnicamente poco dotati.
Beuys sosteneva giustamente che fosse necessario accettare questi in particolare, che pur avendo grandi  attitudini creative, erano quelli maggiormente bisognosi di imparare.
Una logica assolutamente corretta visto che la concretizzazione di un’ Opera d’Arte, è più un fatto di Pensiero che di Tecnica, ben conoscendo l’iter del Processo Creativo.
Sapeva bene Beuys che la tecnica è un fattore secondario, a maggior ragione se coltivata ossessivamente come si attua in molte strutture accademiche.
Nessun pittore può riprodurre il colore del tramonto, per quanto egli possa cercare il massimo dell’iperrealismo, chiunque troverà una incoerenza del colore, dei riflessi, dell’atmosfera.
Quella che proviamo di fronte al mare è essenzialmente una forte emozione ancestrale, in un dipinto avremo sempre una similitudine, un falso, abbiamo più emozioni davanti all’astratto, perchè quello solo di emozioni è fatto.
Il cosiddetto astratto non sarà mai un un falso, quelle forme e quei colori non sono mai una forma già esistente,  quindi é un allargamento della realtà, la sua propria realtà.
L’Arte è sempre Verità, ma questo è tutto un altro Articolo.

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La Forza dell’Arte

Posted in Filosofia dell'arte, Il "Valore" dell'Arte on marzo 13th, 2013 by

di Francesco Campoli

Finalmente eccomi tornato su “Sculturaecultura” a trattare degli argomenti che per me, rappresentano gli stimoli più importanti: L’Arte, l’identità e il sentire di un’artista.
Come è ormai arcinoto, mi interessa molto il rapporto dell’Arte con la società e la cultura dalla quale attinge valori e contenuti.
Di questi ultimi elementi, in senso sociologico e antropologico ho già parlato molto, dei primi sinceramente un po’ meno, ma dopo gli ultimi accadimenti nella mia vita personale, posso affermare di averne compreso il motivo.
Questa minore ”disposizione” a trattare questi aspetti, è da ricondurre ad una sorta di riservatezza personale, che potrei spingermi a definire “pudore”.
Intuendo che non sarei riuscito a mantenermi nell’alveo di in una pura “Speculazione Teoretica”, ho evitato di appoggiarmi troppo al sentire personale.
Cerco di spiegare meglio queste affermazioni: In un articolo precedente, ho “confessato” un immodesto uso del “metodo socratico”, che nel mio intento rappresenta una sorta di “Road map” editoriale di questo Blog.
Nell’approccio “Maieutico”,  l’interlocutore seppur indirizzato dalla proposta di una “Tesi“, deve poter mantenere piena libertà di giudizio, deve far propri i concetti proposti, mettendo in gioco le proprie prerogative personali allo scopo di valorizzarle e nella speranza di svilupparle.
Un’altra caratteristica del blog  anch’essa fortemente voluta, è la forma di dialogo che gli articoli presentano, in questo anche se in dialogo avviene “nero su bianco”, lascia sempre aperto il “canale” di ritorno.
Nell’ottica dialogica la comunicazione deve essere sempre biunivoca, la mente dell’interlocutore in questa condizione mantiene sempre una attività intensa, non foss’altro che per concepire eventuali domande.
Il miglior interprete di questo approccio comunicativo fu Platone, il miglior allievo di Socrate appunto.
Trovo nel “Dialogo platonico”  un’ affinità col mio ideale di rapporto Artista/Fruitore.
In questa forma, si può configurare la metodologia a mio avviso più corretta nella “fruizione” di un’Opera d’Arte,  l’interlocutore deve restare sempre parte attiva, proprio per dar pieno corpo alla dinamica da me auspicata.
Una provenienza troppo “auto-referenziale” dei contenuti é senz’altro contraria a questa linea di indirizzo, oltre ad essere a livello “emotivo personale” ben più impegnativa.
La causa del ritardo nella pubblicazione del mio nuovo articolo (in genere gli articoli hanno cadenza mensile), oltre che alle vacanze natalizie (purtroppo ormai dimenticate), è stata causata dalla comparsa di un problema di salute.
Per fortuna ora posso affermare che non fosse nulla di veramente grave, ma che oltre ad avermi portato all’ospedale, il disturbo mi ha debilitato veramente in modo considerevole.
Oltre all’oggettiva incompatibilità dei sintomi che manifestavo con il lavoro di scrittura, la vera problematica è stata la grande carenza di energia che si è presentata durante e dopo la comparsa il problema di salute accennato sopra.
Durante la convalescenza, ho avuto più volte l’idea di usare il tempo che mi si rendeva disponibile per redigere con calma l’articolo “del mese”.
La netta carenza di energia mi stroncava sul nascere ogni smania creativa, questa carenza di “Forza”, mi impediva nella scultura (per la quale credo sia chiaro il dispendio energetico necessario), ma anche nella scrittura che non è un processo “fisico” (oltre che intellettuale) come la scultura, senza quella “Forza” non mi riusciva di concepire qualcosa di interessante per il blog.
Questa strana “simmetria” tra carenza di “Forza Fisica” e assenza di “Vis Creandi”, mi ha colpito e mi ha fatto scattare finalmente l’idea giusta.
Siccome sono convinto che nulla avviene per caso, ho deciso di sfruttare questo spunto, figlio di questa incresciosa situazione e sviluppare un articolo su questo tema per sottoporlo alla riflessione di voi affezionati lettori.
Inizio col dichiarare “ex ante” la mia “attrazione“ per il pensiero di “Rudolf Steiner”, nel caso di specie, per il modo di concepire la “malattia” del filosofo “Goetheano”.

Rudolf steiner

Rudolf Steiner

Steiner suggerisce il sussistere di uno stretto rapporto, tra le sfide “Karmiche” specifiche di ogni Uomo/Anima e le malattie (o gli infortuni) che ne “intersecano” l’ esistenza.
Steiner in estrema sintesi tratteggia la malattia come uno “strumento”, un mezzo attraverso il quale l’ Essere continua a perseguire la sua evoluzione spirituale.
In verità, per essere più precisi, egli postula addirittura che l’Anima ben conoscendo le sue “carenze” spirituali, scelga in autonomia le malattie ad essa maggiormrnte “utili” a colmare le proprie “Lacune Karmiche”.
L’anima sarebbe in grado di riverberare le “Magagne spirituali” che l’affliggono sul “Corpo fisico” , che le “materializza” sotto forma di malattie.
Sembrerebbe una teoria ad alto tenore speculativo, invece Steiner si è premunito di suggerire soluzioni piuttosto concrete, fondando in seno alla “Società Antroposofica” un consesso medico scientifico che diede vita alla “Medicina antroposofica“.
Per quanto mi riguarda non sono la persona più adatta ad avere un atteggiamento fideistico, la mia logica Razionale (ma non certo “Razionalista“), che mi sentirei di definire “Scolastica” (Intendo ovviamente la filosofia di Ruggero Bacone e Tommaso D’Acquino), mi ha costretto a riconoscere un valore nei suggerimenti di Rudolf  Steiner.
Confrontando ad esempio il suo approccio con le “Guarigioni Inspiegate”, che regolarmente avvengono nei santuari di tutto il mondo, non si può non intravvedere una sostenibilità delle tesi sopra esposte.
Il caso di Lourdes in Francia è a mio avviso un possibile esempio della concretezza della proposta di Rudolf Steiner.
In effetti le guarigioni “miracolose” delle quali a Lourdes abbiamo costante e puntuale documentazione, potrebbero effettivamente essere ricollegabili al ristabilimento di “Condizioni spirituali” più “Sane” da parte del malato.
Una volta che il “Corpo astrale”  è rinforzato a livello spirituale (ad esempio con l’ausilio della fervida preghiera), si possono manifestare straordinarie riverberazioni “salvifiche” anche sul “Corpo Fisico”, quello del quale abbiamo maggiore contezza rispetto agli altri “Corpi sottili“.
Per “preghiera” intendo ovviamente una “attività spirituale”, a prescindere dalla specifica confessione religiosa alla quale aderisce il fedele e ovviamente, non necessariamente formulata secondo un “canone” accettato a livello curiale.
Questa attività si può svolgere nelle modalità più varie, anche compatibilmente con gli approcci liturgico/rituali che in ogni confessione sono spesso chiaramente canonizzate.
La “Medicina Antroposofica” persegue la “Guarigione” attraverso “Rimedi”, che non sempre prendono forma di farmaco (anche se lo intendiamo come preparazione omeopatica).
Le terapie con farmaci omeopatici (quindi già di base molto poco invasivi), vengono integrati con la “somministrazione” di “Soluzioni Spirituali” additive, spesso in forma di lettura di talune delle molteplici conferenze di Steiner o magari in libri, ritenuti utili dal “Medico antroposofico”.
Non è questo il luogo nel quale approfondire un pensiero piuttosto complesso e articolato, ma per rientrare nel tema del Blog, uno dei rimedi che Rudolf Steiner consiglia quale “Pratica curativa” (guarda guarda), si chiama “Arteterapia”,  che comprende anche l’ “Euritmia Terapeutica”, che per rimanere nel “Parallelismo Artistico” potremmo assimilare alla danza.

missione universale dell'arte

Steiner La missione universale dell'Arte

Anche io mantengo ovviemente un attento spirito critico sulle teorie “steineriane”, ma devo dire che approfondendole, trova pane per i suoi denti anche il “Positivista”  più intransigente.
Dal momento che Steiner non era un medico,  si potrebbe facilemente obiettare sulla sua competenza in materia, ma vi sono tanti incredibili riscontri su una sua oggettiva conoscenza della disciplina di Ippocrate, ovviamente considerando che egli percorre strade terapeutiche di mera derivazione spirituale.
La commistione del trascendentale con delle “pratiche di guarigione”, sorge dalla notte dei tempi, anche per una “Euclidea” Reductio ad absurdum non può non essere almeno valutata come “antitesi” alla “medicina convenzionale.”
Un riscontro sulla sua competenza (ma magari lui avrebbe preferito Conoscenza nella sua accezione più ampia), è la sua ben nota “Predizione” della “Encefalopatia spongiforme Bovina”, tristemente nota come il “Morbo della Mucca Pazza”.
Durante una conferenza nel 1923, Steiner discettando sull’alimentazione in generale, in un periodo nel quale neanche si concepivano le origini di una simile malattia, “predisse” il tristemente noto morbo
Come ora ben sappiamo, il “Morbo delle mucca pazza” si genera in bovini alimentati forzatamente con la carne (vi sono riscontri anche tra la popolazione ovina sottoposta allo stesso trattamento).
La BSE (questo è il nome scientifico del morbo della mucca pazza), si scatenò realmente negli anni 70 in Inghilterra, propagandosi poi in tutto il mondo Italia compresa.

Morbo della mucca pazza

Morbo della mucca pazza

Questa malattia animale si generò quando degli allevatori inglesi senza scrupolo, presero ad alimentare i loro bovini aggiungendo una integrazione carnea.
Lo scopo era accelerare notevolmente il loro accrescimento e di conseguenza aumentare esponenzialmente l’ utile, che per l’ allevatore è ovviamente proporzionale al peso degli animali macellati.

Questi animali come predetto da Rudolf Steiner nella famosa conferenza del 13 gennaio del 1923, cominciarono a sviluppare la malattia degenerativa del cervello, che in virtù dei sintomi che presentano, li fa apparire come impazziti.
Gli animali a causa dell’accumulo del malefico “Prione” (la proteina che instaura la malattia), cominciano ad ammalarsi in modo pienamente rispondente alle previsioni di Rudolf Steiner.
Il Prione assunto con l’alimentazione carnea, si propagò anche all’uomo, causando molti decessi e per questo questo episodio viene tutt’ora, strumentalmente, reso come evidenza di insalubrità dell’alimentazione onnivora, dal movimento Vegetariano/Vegano, come avrete avuto modo di leggere, se avete seguito il link della conferenza su detta.
Sarebbe molto interessante approfondire le affermazioni di Steiner nell’agricoltura, che è quella definita “Biodinamica”, che si sta prepotentemente affermando nel novero delle “scelte alimentari” di grande qualità.
Rudolf Steiner in base alle sue , ha suggerito anche una pedagogia di nuova concezione, la cosiddetta “Pedagogia Waldorf”,  seguita in tutto il mondo come metodo formativo “Olistico”, uso cioè ad integrare lo sviluppo spirituale del Bambino/Anima, nell’istruzione  scolastica convenzionale.
Al lavoro “spirituale” viene ovviamente integrata l’attività sulle materie dell’istruzione tradizionale, con risultati talvolta molto molto interessanti.
Mi fermo qui perché non ho affrontato il rapporto Malattia/Energia creativa, per fare l’apologia di Rudolf Steiner, che non ha certo bisogno della mia legittimazione, visto che vanta figure ben più prestigiose di me che hanno condiviso pienamente l’approccio “Antroposofico”.
Questo Blog è dedicato all’Arte e alle sue implicazioni nelle dinamiche tra gli Esseri umani e le strutture culturali  nelle quali si aggregano, non è quindi necessario approfondire oltre, è’ utile però fare alcuni esempi specifici del mondo dell’arte (ve ne sono anche molti in altri settori), visto che questo è il nostro tema.
Tra gli artisti più famosi ispirati da Steiner, troviamo nientemeno che alcuni geni universalmente riconosciuti.

Vassilij Kandinskij

Vassilij Kandinskij

Kandinskij, mutuò dagli studi Steineriani – specialmente quelli su Johann Wolfgang von Goethe – le sue riflessioni nel suo saggio più noto “Lo spirituale nell’arte“, che oltre a raccontare le sue scelte artistiche rivoluzionarie, può essere definito la pietra miliare del suo approccio all’arte .

Kandinskij "Lo spirituale nell'Arte"

Kandinskij "Lo spirituale nell'Arte"

Non posso non citare  soprattutto Joseph Beuys che fu’ anche un vero e proprio aderente alla “Società Antroposofica”, che fù fondata dallo stesso Steiner dopo la sua uscita dalla “Società Teosofica”.

Joseph Beuys con Andy Warhol

Joseph Beuys con Andy Warhol

Joseph Beuys ebbe una visione dell’Arte che concettualmente mi è molto congegnale, non tanto negli aspetti formali (o meglio assolutamente informali), ma quanto per certe sue prese di posizione, in relazione alla formazione artistica.
Ebbe grandi scontri con il rettore della Kunstakademie tanto che alla fine nel 1972 venne licenziato per aver ammesso ai corsi anche gli studenti che non avevano superato le prove di ammissione.
Secondo lui e in seguito alla sua esperienza “Antroposofica”, gli studenti che non superano le prove di idoneità, sono i più “bisognosi” di frequentare un’accademia artistica, a loro va rivolta maggiormente l’attenzione dell’insegnante.
Ovviamente la “Pedagogia Waldorf” di concezione Steineriana, che prevede un uso intensivo dell’arte nell’iter pedagogico degli allievi, lo vedeva perfettamente aderente, oltretutto fu sempre convinto dell’azione “Sociale” dell’Arte, anche in ambiti non squisitamente formativi.Ad un certo punto del suo percorso artistico concepì la “Soziale Plastik”, la “Scultura Sociale” con l’intento di utilizzare l’impatto dell’Arte sull’organismo sociale, un’altro dei punti di contatto con la mia visione dell’Arte del quale non ero al corrente.
Non voglio fare l’elenco dei punti collimanti con le mie idee, ma anche lui era un sostenitore dell’approccio “Maieutico/Socratico” che più volte ho avuto modo di citare, sul mio rapporto tra Artista e Fruitore delle opere d’arte.
L’esempio migliore dell’influsso positivo dell’arte sul pensiero e soprattutto sull’Anima umana, fu nel caso di Beuys il suo recupero dalla catechizzazione che la propaganda Nazista attuava “a tappeto”, in quel triste periodo vissuto allora dalla Germania.

Arte Antroposofica

Arte Antroposofica

Questo “recupero” come al solito prese avvio da un apparente casualità, che non può non essere interpretata come un evento “sincronico“.

Durante la seconda guerra mondiale, in quanto pilota di bombardieri della “Luftwaffe“,  Beuys cadde con il suo aereo in Crimea, durante un’azione di bombardamento.
Venne raccolto da una tribù Tartara che lo curò attraverso delle ritualità sciamaniche, tipiche di quei luoghi.
Visse un periodo presso questo “particolare” consesso sociale e, la sua vita ne  fu sconvolta definitivamente.
La sua vita cambiò totalmente grazie a questa sua esperienza di cultura sciamanica, della quale tra l’altro si conosce molto poco, ma di una cosa si può essere certi, non fu assolutamente un caso.
Io tra l’altro non ero al corrente di questa esperienza di Beuys quando scrissi “Artista o Sciamano“, quindi sono contento di avere più di un punto intellettuale di contatto, con questo grande dell’Arte moderna.
Mi conforta molto avere un compagno così prestigioso, nel cammino su un sentiero difficile e estremamente interessante da indagare, credo che sia un percorso artisticamente molto stimolante, non sono molti i modi per un artista di lasciare aperti dei canali comunicativi così imponenti.

Piet Mondrian

Piet Mondrian

Anche Piet Mondrian è da annoverare tra i geni dell’arte influenzati da Steiner, esiste più di un dato in relazione a questa affermazi

one, tra cui una famosa lettera dello stesso Mondrian, nella quale il grande “Spiritualista del colore” si dichiarava aderente ai riferimenti spirituali di Rudolf  Steiner.
Ma oltre ai suddetti artisti visuali, Steiner ebbe influsso anche su grandi della letteratura come Franz Kafka o grandi architetti come Frank Lloyd Wright, che ne fu il continuatore con l’architettura “organica”, mutuata dai concetti che Steiner applico al suo Goetheanum, tutt’ora esistente a Dornach in svizzera.

Goetheanum progetto Rudolf Steiner

Goetheanum progetto Rudolf Steiner

Mario Merz

Mario Merz

Tra gli artisti italiani vicini alla filosofia steineriana posso sicuramente citare “Mario Merz”, al quale oltre a quest’interesse, mi lega molto anche l’attrazione per la “Sequenza di Fibonacci” e per le “Spirali”, delle quali ho parlato ampiamente in uno dei miei precedenti articoli “Arte e matematica”.

Mario Merz Spirali al Foro di Cesare

Mario Merz Spirali al Foro di Cesare

Mole Antonelliana (Torino) Sequenza di Fibonacci

Mario Merz Mole Antonelliana (Torino) Sequenza di Fibonacci

Per tornare alla questione della malattia, in rapporto alla “Forza Creativa”, voglio arrivare finalmente a  quanto ho intuito da questa esperienza, che ripeto non è stata per fortuna affatto grave, ma mi ha consentito, di formulare l’ipotesi che vado ad esporre: Più volte ho detto e ribadito, che a mio avviso l’Arte è “Creazione”, nell’accezione più ampia che si possa intendere, compresa la sua forte  componente spirituale.

L’artista nella sua funzione di “Creatore”, esercita uno sforzo che alla luce della mia esperienza, necessita di una energia più che concreta, anche sul piano fisico, a dimostrazione che l’Essere deve sempre essere inteso nella sua “Completezza, che nel caso dell’artista deve anche essere divenire “Compiutezza”.
Al di là dell’artificio semantico, io vedo in queste due parole che sembrano sinonimi, un’enorme differenza:
L’Essere è completo per definizione, come sostiene Parmenide che lo paragona ”concettualmente” ad una sfera perfetta, onnicomprensiva (per gli antichi Greci la sfera rappresentava la perfezione),

Parmenide di Elea

Parmenide di Elea

“Essere” perfettamente inscritto nel suo spazio e nel suo tempo, al di fuori del quale nulla sussiste.
L’Essere “Compiuto” invece è un passo (o più di uno) oltre la dotazione “di serie” parmenidea, l’Essere “Compiuto” ha fatto un percorso di consapevolezza e di coscienza, su ciò che ha ricevuto con la vita e che quindi vive ed opera, essenzialmente per contribuire al bene dell’ intera umanità.
Quindi il “Torpore artistico” causato dall’ indebolimento delle “Forze Animiche” dell’Essere/Artista, non è altro che l’evidenza della necessità di collocare l’Arte,fra le attività spirituali e, che essa nulla ha a che vedere con altre sfere di differente Valore.
Mi sembra quindi utile ribadire ancora una volta, l’estraneità dell’Arte dai giudizi di “Estetica”  come ad esempio “è Bello o è brutto”, giudizio che è doppiamente sbagliato, in quanto espresso come concetto assoluto.
L’espressione “Bello o Brutto” non ha senso perché, senz’altro, contiene dei “condizionamenti di carattere culturale“.
La sensibilità estetica è di tipica derivazione antropologica e culturale e dipende dall’ambiente in cui è solito muoversi, colui che formula il giudizio estetico stesso, basti pensare al popolo Padaung, un piccolo sottogruppo dei Karen-Bwe che vive tra Birmania e Tailandia.

Donne Giraffa

Donne Giraffa

Qui si giudicano “belle” le donne con un collo di lunghezza patologica, che neanche Amedeo Modigliani avrebbe avuto il coraggio di rappresentare.

Il collo femminile visto da Modigliani

Il collo femminile visto da Modigliani

In conclusione l’uso nella “Medicina Antroposofica” dell’ ”Arteterapia”, allo scopo di perseguire la “guarigione” attraverso i benefici “Taumaturgici” dell’arte, non è un’idea così balzana.

Come ho scritto in un altro precedente articolo di grande successo, questa consapevolezza cambia molto la funzione sociale dell’artista, ma anche le modalità e soprattutto i “motivi” per godere e possedere un’ Opera d’Arte.

Che l’ Arte ci possa allontanare la malattia operando un’evoluzione dell’Anima e  migliorare il mondo? …l’Arte, con la Forza Animica che possiede, alla fine, aiuterà il mondo a cambiare?…l’Artista, con la Forza che impiega nella “Creazione” di un’opera d’Arte, contribuisce al bene dell’ “Umanità”?
Tutti argomenti piuttosto stimolanti, ma anche questi sono tutto un altro articolo.

Francesco Campoli

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