La Forza dell’Arte

Posted in Filosofia dell'arte, Il "Valore" dell'Arte on marzo 13th, 2013 by

di Francesco Campoli

Finalmente eccomi tornato su “Sculturaecultura” a trattare degli argomenti che per me, rappresentano gli stimoli più importanti: L’Arte, l’identità e il sentire di un’artista.
Come è ormai arcinoto, mi interessa molto il rapporto dell’Arte con la società e la cultura dalla quale attinge valori e contenuti.
Di questi ultimi elementi, in senso sociologico e antropologico ho già parlato molto, dei primi sinceramente un po’ meno, ma dopo gli ultimi accadimenti nella mia vita personale, posso affermare di averne compreso il motivo.
Questa minore ”disposizione” a trattare questi aspetti, è da ricondurre ad una sorta di riservatezza personale, che potrei spingermi a definire “pudore”.
Intuendo che non sarei riuscito a mantenermi nell’alveo di in una pura “Speculazione Teoretica”, ho evitato di appoggiarmi troppo al sentire personale.
Cerco di spiegare meglio queste affermazioni: In un articolo precedente, ho “confessato” un immodesto uso del “metodo socratico”, che nel mio intento rappresenta una sorta di “Road map” editoriale di questo Blog.
Nell’approccio “Maieutico”,  l’interlocutore seppur indirizzato dalla proposta di una “Tesi“, deve poter mantenere piena libertà di giudizio, deve far propri i concetti proposti, mettendo in gioco le proprie prerogative personali allo scopo di valorizzarle e nella speranza di svilupparle.
Un’altra caratteristica del blog  anch’essa fortemente voluta, è la forma di dialogo che gli articoli presentano, in questo anche se in dialogo avviene “nero su bianco”, lascia sempre aperto il “canale” di ritorno.
Nell’ottica dialogica la comunicazione deve essere sempre biunivoca, la mente dell’interlocutore in questa condizione mantiene sempre una attività intensa, non foss’altro che per concepire eventuali domande.
Il miglior interprete di questo approccio comunicativo fu Platone, il miglior allievo di Socrate appunto.
Trovo nel “Dialogo platonico”  un’ affinità col mio ideale di rapporto Artista/Fruitore.
In questa forma, si può configurare la metodologia a mio avviso più corretta nella “fruizione” di un’Opera d’Arte,  l’interlocutore deve restare sempre parte attiva, proprio per dar pieno corpo alla dinamica da me auspicata.
Una provenienza troppo “auto-referenziale” dei contenuti é senz’altro contraria a questa linea di indirizzo, oltre ad essere a livello “emotivo personale” ben più impegnativa.
La causa del ritardo nella pubblicazione del mio nuovo articolo (in genere gli articoli hanno cadenza mensile), oltre che alle vacanze natalizie (purtroppo ormai dimenticate), è stata causata dalla comparsa di un problema di salute.
Per fortuna ora posso affermare che non fosse nulla di veramente grave, ma che oltre ad avermi portato all’ospedale, il disturbo mi ha debilitato veramente in modo considerevole.
Oltre all’oggettiva incompatibilità dei sintomi che manifestavo con il lavoro di scrittura, la vera problematica è stata la grande carenza di energia che si è presentata durante e dopo la comparsa il problema di salute accennato sopra.
Durante la convalescenza, ho avuto più volte l’idea di usare il tempo che mi si rendeva disponibile per redigere con calma l’articolo “del mese”.
La netta carenza di energia mi stroncava sul nascere ogni smania creativa, questa carenza di “Forza”, mi impediva nella scultura (per la quale credo sia chiaro il dispendio energetico necessario), ma anche nella scrittura che non è un processo “fisico” (oltre che intellettuale) come la scultura, senza quella “Forza” non mi riusciva di concepire qualcosa di interessante per il blog.
Questa strana “simmetria” tra carenza di “Forza Fisica” e assenza di “Vis Creandi”, mi ha colpito e mi ha fatto scattare finalmente l’idea giusta.
Siccome sono convinto che nulla avviene per caso, ho deciso di sfruttare questo spunto, figlio di questa incresciosa situazione e sviluppare un articolo su questo tema per sottoporlo alla riflessione di voi affezionati lettori.
Inizio col dichiarare “ex ante” la mia “attrazione“ per il pensiero di “Rudolf Steiner”, nel caso di specie, per il modo di concepire la “malattia” del filosofo “Goetheano”.

Rudolf steiner

Rudolf Steiner

Steiner suggerisce il sussistere di uno stretto rapporto, tra le sfide “Karmiche” specifiche di ogni Uomo/Anima e le malattie (o gli infortuni) che ne “intersecano” l’ esistenza.
Steiner in estrema sintesi tratteggia la malattia come uno “strumento”, un mezzo attraverso il quale l’ Essere continua a perseguire la sua evoluzione spirituale.
In verità, per essere più precisi, egli postula addirittura che l’Anima ben conoscendo le sue “carenze” spirituali, scelga in autonomia le malattie ad essa maggiormrnte “utili” a colmare le proprie “Lacune Karmiche”.
L’anima sarebbe in grado di riverberare le “Magagne spirituali” che l’affliggono sul “Corpo fisico” , che le “materializza” sotto forma di malattie.
Sembrerebbe una teoria ad alto tenore speculativo, invece Steiner si è premunito di suggerire soluzioni piuttosto concrete, fondando in seno alla “Società Antroposofica” un consesso medico scientifico che diede vita alla “Medicina antroposofica“.
Per quanto mi riguarda non sono la persona più adatta ad avere un atteggiamento fideistico, la mia logica Razionale (ma non certo “Razionalista“), che mi sentirei di definire “Scolastica” (Intendo ovviamente la filosofia di Ruggero Bacone e Tommaso D’Acquino), mi ha costretto a riconoscere un valore nei suggerimenti di Rudolf  Steiner.
Confrontando ad esempio il suo approccio con le “Guarigioni Inspiegate”, che regolarmente avvengono nei santuari di tutto il mondo, non si può non intravvedere una sostenibilità delle tesi sopra esposte.
Il caso di Lourdes in Francia è a mio avviso un possibile esempio della concretezza della proposta di Rudolf Steiner.
In effetti le guarigioni “miracolose” delle quali a Lourdes abbiamo costante e puntuale documentazione, potrebbero effettivamente essere ricollegabili al ristabilimento di “Condizioni spirituali” più “Sane” da parte del malato.
Una volta che il “Corpo astrale”  è rinforzato a livello spirituale (ad esempio con l’ausilio della fervida preghiera), si possono manifestare straordinarie riverberazioni “salvifiche” anche sul “Corpo Fisico”, quello del quale abbiamo maggiore contezza rispetto agli altri “Corpi sottili“.
Per “preghiera” intendo ovviamente una “attività spirituale”, a prescindere dalla specifica confessione religiosa alla quale aderisce il fedele e ovviamente, non necessariamente formulata secondo un “canone” accettato a livello curiale.
Questa attività si può svolgere nelle modalità più varie, anche compatibilmente con gli approcci liturgico/rituali che in ogni confessione sono spesso chiaramente canonizzate.
La “Medicina Antroposofica” persegue la “Guarigione” attraverso “Rimedi”, che non sempre prendono forma di farmaco (anche se lo intendiamo come preparazione omeopatica).
Le terapie con farmaci omeopatici (quindi già di base molto poco invasivi), vengono integrati con la “somministrazione” di “Soluzioni Spirituali” additive, spesso in forma di lettura di talune delle molteplici conferenze di Steiner o magari in libri, ritenuti utili dal “Medico antroposofico”.
Non è questo il luogo nel quale approfondire un pensiero piuttosto complesso e articolato, ma per rientrare nel tema del Blog, uno dei rimedi che Rudolf Steiner consiglia quale “Pratica curativa” (guarda guarda), si chiama “Arteterapia”,  che comprende anche l’ “Euritmia Terapeutica”, che per rimanere nel “Parallelismo Artistico” potremmo assimilare alla danza.

missione universale dell'arte

Steiner La missione universale dell'Arte

Anche io mantengo ovviemente un attento spirito critico sulle teorie “steineriane”, ma devo dire che approfondendole, trova pane per i suoi denti anche il “Positivista”  più intransigente.
Dal momento che Steiner non era un medico,  si potrebbe facilemente obiettare sulla sua competenza in materia, ma vi sono tanti incredibili riscontri su una sua oggettiva conoscenza della disciplina di Ippocrate, ovviamente considerando che egli percorre strade terapeutiche di mera derivazione spirituale.
La commistione del trascendentale con delle “pratiche di guarigione”, sorge dalla notte dei tempi, anche per una “Euclidea” Reductio ad absurdum non può non essere almeno valutata come “antitesi” alla “medicina convenzionale.”
Un riscontro sulla sua competenza (ma magari lui avrebbe preferito Conoscenza nella sua accezione più ampia), è la sua ben nota “Predizione” della “Encefalopatia spongiforme Bovina”, tristemente nota come il “Morbo della Mucca Pazza”.
Durante una conferenza nel 1923, Steiner discettando sull’alimentazione in generale, in un periodo nel quale neanche si concepivano le origini di una simile malattia, “predisse” il tristemente noto morbo
Come ora ben sappiamo, il “Morbo delle mucca pazza” si genera in bovini alimentati forzatamente con la carne (vi sono riscontri anche tra la popolazione ovina sottoposta allo stesso trattamento).
La BSE (questo è il nome scientifico del morbo della mucca pazza), si scatenò realmente negli anni 70 in Inghilterra, propagandosi poi in tutto il mondo Italia compresa.

Morbo della mucca pazza

Morbo della mucca pazza

Questa malattia animale si generò quando degli allevatori inglesi senza scrupolo, presero ad alimentare i loro bovini aggiungendo una integrazione carnea.
Lo scopo era accelerare notevolmente il loro accrescimento e di conseguenza aumentare esponenzialmente l’ utile, che per l’ allevatore è ovviamente proporzionale al peso degli animali macellati.

Questi animali come predetto da Rudolf Steiner nella famosa conferenza del 13 gennaio del 1923, cominciarono a sviluppare la malattia degenerativa del cervello, che in virtù dei sintomi che presentano, li fa apparire come impazziti.
Gli animali a causa dell’accumulo del malefico “Prione” (la proteina che instaura la malattia), cominciano ad ammalarsi in modo pienamente rispondente alle previsioni di Rudolf Steiner.
Il Prione assunto con l’alimentazione carnea, si propagò anche all’uomo, causando molti decessi e per questo questo episodio viene tutt’ora, strumentalmente, reso come evidenza di insalubrità dell’alimentazione onnivora, dal movimento Vegetariano/Vegano, come avrete avuto modo di leggere, se avete seguito il link della conferenza su detta.
Sarebbe molto interessante approfondire le affermazioni di Steiner nell’agricoltura, che è quella definita “Biodinamica”, che si sta prepotentemente affermando nel novero delle “scelte alimentari” di grande qualità.
Rudolf Steiner in base alle sue , ha suggerito anche una pedagogia di nuova concezione, la cosiddetta “Pedagogia Waldorf”,  seguita in tutto il mondo come metodo formativo “Olistico”, uso cioè ad integrare lo sviluppo spirituale del Bambino/Anima, nell’istruzione  scolastica convenzionale.
Al lavoro “spirituale” viene ovviamente integrata l’attività sulle materie dell’istruzione tradizionale, con risultati talvolta molto molto interessanti.
Mi fermo qui perché non ho affrontato il rapporto Malattia/Energia creativa, per fare l’apologia di Rudolf Steiner, che non ha certo bisogno della mia legittimazione, visto che vanta figure ben più prestigiose di me che hanno condiviso pienamente l’approccio “Antroposofico”.
Questo Blog è dedicato all’Arte e alle sue implicazioni nelle dinamiche tra gli Esseri umani e le strutture culturali  nelle quali si aggregano, non è quindi necessario approfondire oltre, è’ utile però fare alcuni esempi specifici del mondo dell’arte (ve ne sono anche molti in altri settori), visto che questo è il nostro tema.
Tra gli artisti più famosi ispirati da Steiner, troviamo nientemeno che alcuni geni universalmente riconosciuti.

Vassilij Kandinskij

Vassilij Kandinskij

Kandinskij, mutuò dagli studi Steineriani – specialmente quelli su Johann Wolfgang von Goethe – le sue riflessioni nel suo saggio più noto “Lo spirituale nell’arte“, che oltre a raccontare le sue scelte artistiche rivoluzionarie, può essere definito la pietra miliare del suo approccio all’arte .

Kandinskij "Lo spirituale nell'Arte"

Kandinskij "Lo spirituale nell'Arte"

Non posso non citare  soprattutto Joseph Beuys che fu’ anche un vero e proprio aderente alla “Società Antroposofica”, che fù fondata dallo stesso Steiner dopo la sua uscita dalla “Società Teosofica”.

Joseph Beuys con Andy Warhol

Joseph Beuys con Andy Warhol

Joseph Beuys ebbe una visione dell’Arte che concettualmente mi è molto congegnale, non tanto negli aspetti formali (o meglio assolutamente informali), ma quanto per certe sue prese di posizione, in relazione alla formazione artistica.
Ebbe grandi scontri con il rettore della Kunstakademie tanto che alla fine nel 1972 venne licenziato per aver ammesso ai corsi anche gli studenti che non avevano superato le prove di ammissione.
Secondo lui e in seguito alla sua esperienza “Antroposofica”, gli studenti che non superano le prove di idoneità, sono i più “bisognosi” di frequentare un’accademia artistica, a loro va rivolta maggiormente l’attenzione dell’insegnante.
Ovviamente la “Pedagogia Waldorf” di concezione Steineriana, che prevede un uso intensivo dell’arte nell’iter pedagogico degli allievi, lo vedeva perfettamente aderente, oltretutto fu sempre convinto dell’azione “Sociale” dell’Arte, anche in ambiti non squisitamente formativi.Ad un certo punto del suo percorso artistico concepì la “Soziale Plastik”, la “Scultura Sociale” con l’intento di utilizzare l’impatto dell’Arte sull’organismo sociale, un’altro dei punti di contatto con la mia visione dell’Arte del quale non ero al corrente.
Non voglio fare l’elenco dei punti collimanti con le mie idee, ma anche lui era un sostenitore dell’approccio “Maieutico/Socratico” che più volte ho avuto modo di citare, sul mio rapporto tra Artista e Fruitore delle opere d’arte.
L’esempio migliore dell’influsso positivo dell’arte sul pensiero e soprattutto sull’Anima umana, fu nel caso di Beuys il suo recupero dalla catechizzazione che la propaganda Nazista attuava “a tappeto”, in quel triste periodo vissuto allora dalla Germania.

Arte Antroposofica

Arte Antroposofica

Questo “recupero” come al solito prese avvio da un apparente casualità, che non può non essere interpretata come un evento “sincronico“.

Durante la seconda guerra mondiale, in quanto pilota di bombardieri della “Luftwaffe“,  Beuys cadde con il suo aereo in Crimea, durante un’azione di bombardamento.
Venne raccolto da una tribù Tartara che lo curò attraverso delle ritualità sciamaniche, tipiche di quei luoghi.
Visse un periodo presso questo “particolare” consesso sociale e, la sua vita ne  fu sconvolta definitivamente.
La sua vita cambiò totalmente grazie a questa sua esperienza di cultura sciamanica, della quale tra l’altro si conosce molto poco, ma di una cosa si può essere certi, non fu assolutamente un caso.
Io tra l’altro non ero al corrente di questa esperienza di Beuys quando scrissi “Artista o Sciamano“, quindi sono contento di avere più di un punto intellettuale di contatto, con questo grande dell’Arte moderna.
Mi conforta molto avere un compagno così prestigioso, nel cammino su un sentiero difficile e estremamente interessante da indagare, credo che sia un percorso artisticamente molto stimolante, non sono molti i modi per un artista di lasciare aperti dei canali comunicativi così imponenti.

Piet Mondrian

Piet Mondrian

Anche Piet Mondrian è da annoverare tra i geni dell’arte influenzati da Steiner, esiste più di un dato in relazione a questa affermazi

one, tra cui una famosa lettera dello stesso Mondrian, nella quale il grande “Spiritualista del colore” si dichiarava aderente ai riferimenti spirituali di Rudolf  Steiner.
Ma oltre ai suddetti artisti visuali, Steiner ebbe influsso anche su grandi della letteratura come Franz Kafka o grandi architetti come Frank Lloyd Wright, che ne fu il continuatore con l’architettura “organica”, mutuata dai concetti che Steiner applico al suo Goetheanum, tutt’ora esistente a Dornach in svizzera.

Goetheanum progetto Rudolf Steiner

Goetheanum progetto Rudolf Steiner

Mario Merz

Mario Merz

Tra gli artisti italiani vicini alla filosofia steineriana posso sicuramente citare “Mario Merz”, al quale oltre a quest’interesse, mi lega molto anche l’attrazione per la “Sequenza di Fibonacci” e per le “Spirali”, delle quali ho parlato ampiamente in uno dei miei precedenti articoli “Arte e matematica”.

Mario Merz Spirali al Foro di Cesare

Mario Merz Spirali al Foro di Cesare

Mole Antonelliana (Torino) Sequenza di Fibonacci

Mario Merz Mole Antonelliana (Torino) Sequenza di Fibonacci

Per tornare alla questione della malattia, in rapporto alla “Forza Creativa”, voglio arrivare finalmente a  quanto ho intuito da questa esperienza, che ripeto non è stata per fortuna affatto grave, ma mi ha consentito, di formulare l’ipotesi che vado ad esporre: Più volte ho detto e ribadito, che a mio avviso l’Arte è “Creazione”, nell’accezione più ampia che si possa intendere, compresa la sua forte  componente spirituale.

L’artista nella sua funzione di “Creatore”, esercita uno sforzo che alla luce della mia esperienza, necessita di una energia più che concreta, anche sul piano fisico, a dimostrazione che l’Essere deve sempre essere inteso nella sua “Completezza, che nel caso dell’artista deve anche essere divenire “Compiutezza”.
Al di là dell’artificio semantico, io vedo in queste due parole che sembrano sinonimi, un’enorme differenza:
L’Essere è completo per definizione, come sostiene Parmenide che lo paragona ”concettualmente” ad una sfera perfetta, onnicomprensiva (per gli antichi Greci la sfera rappresentava la perfezione),

Parmenide di Elea

Parmenide di Elea

“Essere” perfettamente inscritto nel suo spazio e nel suo tempo, al di fuori del quale nulla sussiste.
L’Essere “Compiuto” invece è un passo (o più di uno) oltre la dotazione “di serie” parmenidea, l’Essere “Compiuto” ha fatto un percorso di consapevolezza e di coscienza, su ciò che ha ricevuto con la vita e che quindi vive ed opera, essenzialmente per contribuire al bene dell’ intera umanità.
Quindi il “Torpore artistico” causato dall’ indebolimento delle “Forze Animiche” dell’Essere/Artista, non è altro che l’evidenza della necessità di collocare l’Arte,fra le attività spirituali e, che essa nulla ha a che vedere con altre sfere di differente Valore.
Mi sembra quindi utile ribadire ancora una volta, l’estraneità dell’Arte dai giudizi di “Estetica”  come ad esempio “è Bello o è brutto”, giudizio che è doppiamente sbagliato, in quanto espresso come concetto assoluto.
L’espressione “Bello o Brutto” non ha senso perché, senz’altro, contiene dei “condizionamenti di carattere culturale“.
La sensibilità estetica è di tipica derivazione antropologica e culturale e dipende dall’ambiente in cui è solito muoversi, colui che formula il giudizio estetico stesso, basti pensare al popolo Padaung, un piccolo sottogruppo dei Karen-Bwe che vive tra Birmania e Tailandia.

Donne Giraffa

Donne Giraffa

Qui si giudicano “belle” le donne con un collo di lunghezza patologica, che neanche Amedeo Modigliani avrebbe avuto il coraggio di rappresentare.

Il collo femminile visto da Modigliani

Il collo femminile visto da Modigliani

In conclusione l’uso nella “Medicina Antroposofica” dell’ ”Arteterapia”, allo scopo di perseguire la “guarigione” attraverso i benefici “Taumaturgici” dell’arte, non è un’idea così balzana.

Come ho scritto in un altro precedente articolo di grande successo, questa consapevolezza cambia molto la funzione sociale dell’artista, ma anche le modalità e soprattutto i “motivi” per godere e possedere un’ Opera d’Arte.

Che l’ Arte ci possa allontanare la malattia operando un’evoluzione dell’Anima e  migliorare il mondo? …l’Arte, con la Forza Animica che possiede, alla fine, aiuterà il mondo a cambiare?…l’Artista, con la Forza che impiega nella “Creazione” di un’opera d’Arte, contribuisce al bene dell’ “Umanità”?
Tutti argomenti piuttosto stimolanti, ma anche questi sono tutto un altro articolo.

Francesco Campoli

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Arte e Matematica

Posted in Filosofia dell'arte, l'Arte in ogni Arte on giugno 14th, 2012 by

di Francesco Campoli

Dopo aver tentato di “reinserire” l’artista nel contesto sociale, tentato di rivedere la funzione dell’opera d’arte per il singolo e per la collettività, messo in discussione il modo di attribuire “Valore” alle opere d’arte, messi in discussione i licei artistici e le accademie d’arte, nella loro funzione formativa per gli artisti, sconfessato i critici d’arte e le loro esegesi delle opere, “a prescindere” dalle scelte artistiche di chi le ha realizzate, oltre a tante altre riflessioni personali che trovate leggendo questo blog, vorrei tentare ora un’altra “operazione impossibile”: Cercare un collegamento tra l’Arte e la Matematica e se esiste scoprirne i perchè. In effetti avevo gia tentato speculazioni simili in alcuni articoli precedenti, sempre alla ricerca del “filo rosso” che collega tutte le forme d’Arte, quello che “Matematicamente” parlando potremmo definire il “Comune Denominatore”.
Individuare questo “Comune Denominatore”, equivale ad individuare il perno sul quale “ruota” l’Arte di ogni genere e di ogni stile, sia essa Poesia, Musica, Pittura, Scultura ecc. L’intento provocatorio di Accostare Arte e Matematica, ad alcuni lettori potrà sembrare quasi una bestemmia, specialmente per coloro che vedono l’Arte attraverso preconcetti “fantasiosi”, alla fin fine sono proprio questi preconcetti che desiderei abbattere. L’ Arte per più di qualcuno è sinonimo di sregolatezza, di “Espressione” in libertà, c’è chi la descrive come un “Dono” per pochi eletti, il che presuppone automaticamente che solo pochi illuminati la possono capire. Con la mia analisi e le mie provocazioni, tendo a sostenere che l’essenza dell’Arte è insita in ogni “Essere” e che anzi, ne è un importante costituente, va da se che è necessario accordarsi sul temine Arte.
Torniamo quindi a quella che io definisco la “Main Question”, l’ interrogativo centrale di SCULTURAECULTURA: Cos’è Arte? Come è ormai noto io credo nell’artista “Creatore”, nell’artista “Ricercatore”, in piena similitudine ad altri “professionisti” della ricerca, l’artista Sciamano “ponte” tra l’umanità e lo spirito e che sostengo che la razionalità “illuminista”, aggiunga un qualcosa al lavoro dell’artista, o almeno non lo sminuisce di certo.
Sono certo di poter dare un contributo a questa comune ricerca, con le mie opere, lavorando sulla concretezza dei contenuti, con una metodica quasi scientifica, ma lasciando aperta una porta verso l’universo, come credo sia giusto in ogni vero artista.
Cerco di dimostrare la bontà delle mie convinzioni, tentando una seria confutazione, una sorta di “Reductio ad Absurdum” nella migliore tradizione Socratica.

Socrate

Socrate

Come avrete certamente notato, l’intera linea editoriale di questo blog, è costruita sul metodo Socratico, del quale faccio un ampio e “immodesto” uso. Il “Metodo Socratico” per chi non ne conoscesse i termini, prevede il “Dialogo” tra Maestro e Discepolo, un dialogo fatto di stimoli e domande mirate, che il “Maestro” offre al discepolo per far emergere, la “Conoscenza Immanente”, bagaglio innato in ogni “Essere”. L’obiettivo è aiutare a costruire una coscenza critica personale, molto più utile di un bagaglio pleonastico di nozioni e di dogmi conformisti. Per il solo fatto di essere parte del creato, quell’ “Organismo Comune” che chiamiamo “Natura”, ogni “Essere” (per come lo intende Parmenide), è intriso del “Soffio Divino” che gli ha dato vita,

Parmenide

Parmenide

“Conoscenza Immanente”, che purtroppo non tutti sanno far fruttare come si dovrebbe. Anche se quella Maestro-Discepolo, non è l’esatta configurazione del rapporto comunicativo che stiamo istaurando, in ogni caso ritengo che la validità “comunicativa” del metodo socratico, sia assolutamente fuori discussione e, anche se immodestamente, continuerò ad usarlo. Il cosiddetto metodo Socratico fu convintamente adottato anche dal più illustre dei discepoli di Socrate. Parlo ovviamente di Platone, che lo utilizza in modo esclusivo nei suoi “Dialoghi”, dai quali ho attinto molte delle informazioni che sto per citare. In particolare mi riferisco al “Timeo”, un dialogo non a caso con un “Pitagorico” quale egli stesso fù, dialogo nel quale Platone ormai in età matura, avanza molte delle teorie sulle quali si fonda la moderna scienza.

platone

Platone

Io credo nella nostra “Memoria Cosmica”, un qualcosa di molto simile alla “Conoscenza Immanente” che richiamavo sopra, un “Ente” molto importante per cercare di confutare l’intuizione, che la Matematica possa facilmente essere collegata all’arte, e siccome non credo si possa discutere l’importanza della matematica nella vita dell’uomo, per “qualità transitiva”, lo stesso dev’essere accettato nei riguardi dell’arte.
Vorrei iniziare da un esempio e circostanziarlo per bene: Il legame tra Musica e Matematica, che ovviamente non mi sento di far passare come la scoperta del secolo, ma che indubbiamente rappresenta l’esempio migliore per argomentare su questo tema. La scoperta del mio amore per l’Arte, passa per una passione giovanile per la musica (in particolare per la chitarra), concretizzatosi poi in seguito in un rapporto più “Maturo”, per il Blues, il Jazz e le loro “Evoluzioni” in chiave moderna. Parlo quindi sapendo sufficientemente quello che dico, non sono un “Compositore” (un artista della musica), al massimo mi potrei definire uno discreto Musicista. Tutt’ora partecipo a qualche “Jam Session” , suonando con amici di vecchia data (anche considerata l’anagrafe), alcuni dei quali sono tutt’ora musicisti di professione. Nel pieno rispetto delle ragioni che sostengo sin dalla nascita di questo blog, pur suonando discretamente (tecnicamente) un paio di strumenti, non mi considero un “artista della musica”, al massimo uno scarso “Artigiano della musica”.
A chi non ha letto un mio precedente articolo su questo tema, per comprendere meglio questa affermazione, potrebbe essere utile rispolverare “Arte contro tecnica”, un articolo di successo ancora presente nell’archivio del blog. Nel campo musicale ho rinunciato a quella “Ricerca”, a quella “Creazione” che a mio avviso, rappresenta la vera attività di un artista nel pieno delle sue funzioni. Dalla Musica dei primi passi, mi sono evoluto artisticamente verso la Scultura, passando ovviamente anche attraverso la pittura, senza una completa soddisfazione.
Per ragioni che non è il caso di andare ad approfondire ora, ritengo la Scultura più adatta alla mia “Poetica” in particolare la scultura in ceramica, ma prima o poi ne parleremo. Per arrivare al dunque, credo che sia noto a tutti che sul rigo musicale, oltre alla “Chiave”, nella quale deve essere eseguita la melodia, esiste sempre una “Frazione”, con la quale il “Compositore” indica il Ritmo, con il quale la sua composizione deve essere eseguita.

Le chiavi musicali

Le chiavi musicali

quattro quarti

quattro quarti

si sente spesso parlare dei famosi “4/4” (quattro quarti), dei “3/4” (tre quarti) ecc. una prima evidenza del collegamento che cerco di dimostrare.
Se pensiamo ad uno strumento a corde, come ad esempio l’Arpa, la Chitarra o il Violino (in realtà anche il Pianoforte sarebbe uno di questi), salta agli occhi che il musicista per produrre una specifica nota, schiaccia la corda con le dita in punti ben precisi della tastiera (matematicamente precisi).

Croma: Un Ottavo

Croma: Un Ottavo

In verità, in altri casi, può lasciar vibrare liberamente la corda medesima, che comunque ha una lunghezza accuratamente predeterminata dal Liutaio (la distanza tra Capotasto e Ponticello). Questo “Gesto Tecnico” che sembra scontato, in effetti ha un preciso significato matematico: Una corda schiacciata sulla tastiera ad un ½ della suddetta lunghezza (riecco le frazioni), suona la stessa nota sulla quale è intonata, ma ad un’ottava superiore.

due quarti

Nota da due quarti

Se la corda è schiacciata ai 3/4 della sua lunghezza riproduce una “quarta”, ai suoi 2/3 una “quinta”, ecc. Quando parliamo della “terza”, della “quarta”, della “quinta”, della “settima” ecc, ci si riferisce alla progressione della scala (do, re, mi, fa, sol, ecc.), che di norma evolve un “tono” alla volta, fatti salvi i casi di # (Diesis) e il b (Bemolle), ma non è questo il luogo per fare un trattato di “Teoria Musicale”.

Tasti corde chitarra

Posizione tasti sulle corde della chitarra

Quando parliamo di un “Accordo in Maggiore”, tutti i musicisti sanno che si suona rientrando nello schema: “Tonica+Modale+Dominante”, (prima/terza/quinta della scala), cosi come per un “Accordo in Settima” si aggiunge una nota, che è appunto la “Settima” nella progressione della scala a partire dalla nota Tonica. Pur se queste mie (per forza di cose) “sommarie” asserzioni, potrebbero apparire utili alla confutazione della mia “Tesi”, in effetti c’è un signore (illustre matematico), ben più competente e geniale del sottoscritto, che ha fatto molto di più sul collegamento tra Musica e Matematica, parlo ovviamente di Pitagora.

PitagoraPitagora nacque nell’isola di “Samo”, nella prima metà del VI secolo A.C, ma si trasferì nell’allora Magna Grecia (La parte del sud Italia colonizzata dai greci), dove a Crotone (nella moderna Calabria), costituì la nota scuola detta dei Pitagorici.
Per i suoi seguaci, il rispetto per il fondatore rasentava la venerazione assoluta (com’era uso comune nelle scuole dell’antica Grecia), in effetti più che una scuola come la intendiamo ai giorni nostri, quella Pitagorica era più vicina a quella che noi contemporanei definiremmo sociologicamente una setta. Nella Scuola Pitagorica lo studio approfondito della matematica, implicava anche l’approfondimento degli aspetti metafisici ad essa collegati o collegabili. Nella comunità pitagorica lo studio della Matematica (e di sua sorella Geometria), non escludeva gli aspetti pratici dell’esistenza sui quali essa insisteva, anzi, i pitagorici li ritenevano strettamente collegati. Per aspetti metafisici della Matematica, dobbiamo intendere l’uso simbolico dei numeri (riecco anche i Simboli), il loro collegamento diretto con alcuni importanti concetti filosofici e la ricorrenza di alcuni valori specifici: le Costanti Matematiche.
Al tempo si riteneva che la “Natura”, rispondesse pienamente ai “Precetti Geometrici” e non si può dire che si fosse molto lontani dalla realtà. Alle Costanti Matematiche spesso si attribuiva un importante significato simbolico, incredibilmente esse sono tutt’ora dei capisaldi della Geometria e della Matematica moderna (di conseguenza anche della Fisica), dico incredibilmente visto che alcune costanti, sono state comprese e dimostrate già 500 anni prima di Cristo. Non si deve essere tratti in inganno da questi continui “sconfinamenti” tra realtà e mito, per gli antichi greci (e non solo per loro), il mondo spirituale e quello materiale non erano così rigidamente “separati” come li concepiamo ai giorni nostri. I matematici studiando le teorie pitagoriche, allo scopo di accostarle alla pratica del mondo di tutti i giorni, si resero pienamente conto, che anche la musica è pienamente spiegabile (quindi comprensibile), tramite equazioni e teoremi matematici, convinzione sulla quale anche ai giorni nostri, sono pochi a nutrire dei dubbi. Una delle applicazioni degli studi pitagorici sulla musica, fu l’Intonazione Pitagorica (basata appunto sulla scala pitagorica), la quale in questa sede sarebbe superfluo approfondire, ne accenno solamente quale ulteriore “Confutazione” dello stretto collegamento tra Musica e Matematica.

Nota: Do1 Re1 Mi1 Fa1 Sol1 La1 Si1 Do2
Frequenza: 1 9:8 81:64 4:3 3:2 27:16 243:128 2

*Il numerino susseguente la nota, indica l’ottava di appartenenza della medesima (Do1 rappresenta il Do nella prima ottava, Do2 quello della seconda, ecc). Il “Tono” corrisponde a 9:8, il “Semitono” a 256:243. L’esercizio per il quale, da sempre, si ricerca un collegamento tra la Natura e la Simbologia Numerica, deriva anche dal fatto che i Pitagorici, individuarono molte delle “Costanti Numeriche” che avevano a che fare con le cose del mondo. Essi ritenevano che queste costanti, potessero consentirci di capire a fondo molte realtà fisiche e anche quelle Metafisiche, essendo l’Arte secondo il concetto platonico (la musica è una delle tecniche artistiche) una “Mimesi” della natura e della vita, non esisteva dubbio alcuno su questo collegamento diretto.
Una di queste famose “Costanti” la conosciamo perfettamente tutti, mi riferisco a Π (pi greco), il famoso “3,14…” che utilizziamo nella determinazione dell’area del cerchio, nel calcolo del volume del cilindro, di quello della sfera, ecc.

Archimede

Archimede

Questo valore fondamentale è conosciuto anche come “Costante di Archimede”, ma il matematico siracusano non fu certo l’unico a comprenderne l’importanza. Leonardo Fibonacci (matematico pisano del 1170) lavorò moltissimo alla sua ottimizzazione (puntando alle sue approssimazioni migliori), ma il “Fibonacci” è considerato tuttora uno dei matematici fondamentali, in quanto comprese e descrisse le caratteristiche matematiche della cosiddetta “Sequenza di Fibonacci”.

La sequenza 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89 …ecc.

fibonacci

Leonardo Pisano detto Fibonacci

nella quale ogni termine è la somma dei due che lo precedono, presenta mille stupefacenti “Caratteristiche Matematiche”, che la collegano ad un’altra discussa costante “Matematico/Geometrica” la cosiddetta “Sezione Aurea”, della quale cercherò di farvi scoprire i misteri. L’importanza per l’Arte, così come per molte manifestazioni naturali, della costante “nascosta” nella sequenza di Fibonacci, ci porterà certamente all’obiettivo dichiarato, ma per rivalutare la matematica non certo per svilire l’Arte.

spirale di Fibonacci

spirale di Fibonacci

Dalla rappresentazione grafica della sequenza di Leonardo Fibonacci, si ricava facilmente l’altrettanto nota “Spirale di Fibonacci”, uno dei “Segni” che più chiaramente possiamo leggere con i nostri occhi anche in natura. Vi sono molte spirali che si presentano evidenti anche in Natura e, se molte cose del mondo assumono di fatto una “Matrice comune”, evidentemente non può essere un caso, queste costanti devono avere una importanza particolare.

nella Ragnantela la spirale di Archimede

nella Ragnantela la spirale di Archimede

La “Spirale di Archimede” procede con una diversa dinamica rispetto alla spirale logaritmica (quella di fibonacci), ad esempio essa compare  sempre nella ragnatela. Si vede chiaramente che la spirale che il Ragno realizza (a partire dal centro), allargandosi “a passo costante” verso l’esterno, è la vera “chiave di volta” di questa enigmatica struttura ingegneristico/naturale. Oltre a costituire un aspetto “strutturalmente” importante per la ragnatela, la “Spirale di Archimede”, ha anche un fondamentale aspetto funzionale: Il ragno attraverso le sue spire, mantiene il totale controllo su ogni centimetro quadrato del suo “Terreno di caccia”, garantendosi così la migliore resa “Sforzi/Benefici”.

Tutti sappiamo che il Ragno può attendere la sua preda, fermo immobile nel centro della sua tela, risparmiando energie, in una delle migliori espressioni di efficienza dell’intero mondo dei predatori.
Il Ragno esegue la spirale di Archimede “istintualmente”, come pescando da una “Memoria Comune dell’Universo”, è incredibile infatti constatare che questa stessa spirale, è la “Matrice” di forma sulla quale “si adagiano” alcune tipologie di galassie.

Ngc 1232 una galassia spirale

Ngc 1232 una galassia a spirale

La spirale di Fibonacci invece è la “linea guida”, per la forma del guscio nella Conchiglia Nautilus o nella Chiocciola, volgarmente chiamata “Lumaca”.

Spirale nella chiocciola

Spirale nella chiocciola

La spirale nella conchiglia Nautilus

La spirale nella conchiglia Nautilus

La disposizione a “Spirale di Fibonacci” garantisce la massima insolazione ai semi del girasole, evitando ogni sovrapposizione e quindi ombre indesiderate.

Spirale nel Girasole

Spirale nel Girasole

La spirale di Fibonacci è chiaramente individuabile, anche nella disposizione dei petali della Rosa, oltre che nella disposizione dei semi nel Girasole.

Spirale nei petali della rosa

Spirale nei petali della rosa

Anche la disposizione delle foglie sul fusto della pianta del girasole (ma anche in moltissime altre specie botaniche), prevede una disposizione delle foglie sul fusto su una traiettoria, che si avvolge con il passo della ormai nota spirale.

Fillotassi nelle piante

Fillotassi nelle piante

Questa caratteristica è così comune nel mondo delle piante, che in botanica è stata studiata e compresa già ai tempi dei greci e prende il nome di “Fillotassi”, ulteriore importante esempio di presenza della “Sequenza di Fibonacci” in qualità di “Costante Significativa”.
La Costante che si evince dalla sequenza di fibonacci, è la famosa “Φ” (Phi), nota appunto come “Sezione Aurea”, alla quale molti artisti e molti architetti (che già nell’antichità avevano una connotazione comune), hanno attinto quale “impalcatura” delle loro opere e dei loro progetti. 1,6180…ecc. chiamata anche “la Costante di Dio”, per la sua ricorrenza in moltissime situazioni nell’intero universo, per i più convinti, rappresenterebbe  la “Firma Occulta” del Creatore.

La ricorrenza della “Sezione Aurea”, oltre a rappresentare la dinamica dell’albero genealogico delle api in un alveare, cosi come quella della dinamica della riproduzione dei Conigli (il miglior esempio di efficienza nella riproduzione), è facilmente rilevabile anche nell’uomo: L’esempio più facile da vedere è nel sorriso “perfetto”, nel quale possiamo notare che la proporzione tra la dimensione di un dente nei confronti del suo omologo seguente, segue indiscutibilmente il “Rapporto Aureo”. )

Fidia sezione aurea

Fidia e la sezione aurea

Molto più modestamente in molti la chiamano “Costante di Fidia”, scultore e architetto greco al quale dobbiamo moltissime sculture e templi (ad esempio il Partenone di Atene). Sembrerebbe che nelle Opere  d’Arte, nella quali la costante “Aurea”, è stata rilevata (a prescindere dalla volontà “Cosciente” dell’artista di inserirvela), si percepisce una sorta di “Bellezza Immanente”, che nulla ha in comune con il “Concetto Estetico di Bellezza” (anche a questo ho dedicato un interessantissimo articolo nel blog). Ciò che vi si percepisce lo potremmo definire un “Valore” assoluto, rilevabile da chiunque anche in modo inconscio.

Le Corbousier

Le Corbousier

Anche Le Corbusier lo storico architetto/designer svizzero/francese, che rivoluzionò l’architettura e il design del suo tempo (e anche del nostro). Attraverso l’uso del “Rapporto Aureo” (nella scia di Fidia), cercava la “Bellezza Assoluta” in accordo con l’efficacia nella fruizione, la “Bellezza della Funzione” il sogno di ogni architetto o designer. La “Sezione Aurea” la ritroviamo in molti dei suoi progetti, anche perchè molti dei suoi progetti, furono “proporzionati”, attraverso l’uso del suo “Modulor”, una “scala di grandezze” mutuata dal “Rapporto Aureo”.

Il Modulor di Le Corbousier

Il Modulor di Le Corbousier

Il “Modulor” puntava a realizzare una “Ergonomia Estetica” in “Armonia Aurea” con l’ ”Essere” Umano. Il “Modulor” partiva dal concetto che l’Uomo è proporzionato all’Universo, nel quale universo, il Rapporto Aureo rappresenta la linea guida fondamentale.
Dal “Modulor” derivarono molti progetti famosi di Le Corbusier, come la celeberrima “Chaise longue LC4”, che inserita in spazi progettati in accordo alla medesima filosofia, sarebbe un esempio di perfetta “Ergonomia”.

La Chaise long di Le Corbousier

La Chaise long di Le Corbousier

Per arrivare giustamente anche ad Internet, si dice che molti web designer, vedano nella “sezione aurea”, la proporzione migliore sulla quale costruire i loro “Template”, voi che ne dite?

Sculturaecultura layout spirale

Sculturaecultura layout Sezione Aurea

Scherzi a parte potrei continuare con molti altri esempi la dimostrazione dell’interazione della Sezione Aurea con una  “Estetica Assoluta”, perchè sembra quasi che  “Valorizzi” qualsiasi cosa tocchi, quasi una sorta di “Pietra Filosofale”, sarebbe inutile, ormai è chiaro che esempi ce ne sono fin troppi. Ecco quindi che  l’accostamento della matematica all’arte, alla luce di questi fatti, può apparire un pò meno “blasfemo”. Ai tempi di Pitagora la distanza tra Arte e Matematica, non era affatto percepita come evidente, così come non esisteva molta distanza, tra l’approccio “Magico Naturale” di uno Sciamano, quello Simbolico/Magico degli Gnostici Medievali o quello Magico/Spirituale di un Alchimista. A questo scopo potremmo citare il “Parmigianino”, noto come pittore, ma anche come fervente alchimista.

Parmigianino

Girolamo Francesco Maria Mazzola: il Parmigianino

Va detto che anche il Parmegianino cita Socrate e Platone, in particolare i famosi “Solidi Platonici” che sono tra le forme più “citate” nella storia dell’arte:

Diogene Parmigianino

Diogene indica il Dodecaedro "La Quintessenza" il Parmigianino

I “Solidi Platonici” sono così chiamati, in quanto rappresentano un contributo del più famoso discepolo di Socrate: Platone appunto. Su questi solidi poggia l’intera ricerca alchemica, nei Solidi Platonici la “Sezione Aurea”, è una presenza fondante, un esempio chiarificante è il Dodecaedro Platonico.

il dodecaedro nel Diogene

diogene il dodecaedro

Il Dodecaedro regolare è la “Solidificazione” del Pentagono, uno dei simboli più importanti a causa del suo ferreo collegamento con il Rapporto Aureo. Il pentagono contiene in se 5 “Triangoli Aurei”, unendo i vertici opposti è molto facile individuarli, a loro volta al centro descrivono un ulteriore pentagono regolare, all’interno del quale si possono iscrivere 5 nuovi triangoli in proporzione aurea e di nuovo, essi inscrivono un nuovo pentagono regolare e così via per una infinita quantità di volte.

Il pentagono regolare

Il pentagono regolare Microcosmo e Macrocosmo

Nel pentagono regolare nasce l’icona più rappresentativa nel mondo della magia, : il Pentacolo.

Pentacolo

Pentacolo

I triangoli “Aurei” lo descrivono chiaramente e, iscritti nel Pentagono regolare, che è la figura del Micro e del Macrocosmo e come dimostrato nella figura qui sopra, “simbolicamente” li contiene entrambi, iteratamente l’uno nell’altro in perfetta proporzione (seguite i colori), dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo. Anche nel mondo dell’arte, ricorrono spesso i “Solidi Platonici”, come  a sancire una comunione non così improbabile. Un esempio abbastanza recente e significativo è “L’ultima Cena” di Salvator Dalì, opera nella quale Il Dodecaedro rappresenta il “contenitore”, nel quale avviene la nascita della massima espressione della liturgia cristiana: La “Eucaristia”.

dodecaedro dali'

Dali'.."L'ultima cena"

Salvador Dali'

Salvador Dali'

Il riferimento Simbolico/Alchemico di Salvador Dalì è evidentissimo, il Solido Platonico in questione, rappresenta il “Quinto Elemento” alchemico”, la “Quintessenza” (l’Etere Aristotelico), l’Elemento Euclideo che insieme ad Aria, Fuoco, Acqua e Terra, rappresenta la componente essenziale dell’universo, quella che ne colma gli spazi apparentemente vuoti, per i credenti la “Conoscenza” intesa con una accezione integrale, lo spirito del Cristo appunto.

La lezione del Lucedello

La lezione del Lucedello

Nel dipinto del Lucidello che vediamo a sinistra,   (un pittore fiammingo), che rappresenta chiaramente una importante lezione, dell’allievo Johann Neudörffer e il suo maestro Nicolas Neufchatel nel quale il Dodecaedro (La quintessenza), ritorna prepotentemente.
Nel quadro del Lucidello, il Dodecaedro è inserito quale “metafora” di “Conoscenza” trasmessa nei suoi aspetti più alti.
Un altro importante simbolo campeggia su tutta la scena, il “Quadrato Magico”.

Il Quadrato magico introdurrebbe un’altra variabile matematica, che spesso viene definita la “Costante della Magia”, con una similitudine magari un pò azzardata con la Φ (Phi).
Il “Quadrato magico”, è una tabella quadrata (una Matrice matematica), nella quale la somma dei numeri presenti in ogni riga, in ogni colonna e in entrambe le diagonali da sempre lo stesso numero.

Melencolia I Durer

Melencolia I di Durer

Qui a sinistra si può vedere un dettaglio di un notissima incisione di Albrecht Dürer “Melencolia I“, il pittore incisore che notoriamente frequentava ambienti “Neoplatonici” dei suoi tempi.

Durer autoritratto 1498

Durer autoritratto 1498

Vi sarebbero molte evidenze anche sulla costante della magia e quindi sul “Quadrato magico”, ma questo articolo stà diventando veramente troppo lungo. Per gli interessati è sufficiente seguire questo link, si troveranno approfondimenti maggiori anche dell’aspetto matematico della questione, ad ulteriore conferma che un collegamento Arte-Matematica esiste eccome. Per verità andrebbe citato un’altro imprescindibile sostenitore della “Sezione Aurea, ” Fra Luca Pacioli” (che vediamo ritratto nel quadro qui sotto), fu lui a denominare Phi “Divina Proporzione”.

Jacopo de' Barbari Ritratto di Fra Luca Pacioli

Jacopo de' Barbari Ritratto di Fra Luca Pacioli

L’immancabile “Solido Platonico” che sembra catalizzare l’attenzione di Luca Pacioli e del suo allievo, è l’ennesima riprova che anche Jacopo de Barbari (il ritrattista), riconosce una dignità particolare a questa figura geometrica. Una importanza tanto particolare da farne elemento paritario (se non preponderante) nella composizione del ritratto, con la figura del frate francescano. L’opera di divulgazione più conosciuta di questo matematico”particolare”, fu “De Divina Proporzione”, che annovera quale illustratore un discreto pittore, scenziato, ingegnere e diciamolo pure genio indiscusso a tempo pieno: Leonardo da Vinci. Entrambi questi personaggi furono chiamati alla corte di Ludovico il Moro a Milano, fu li che condivisero le loro “Sapienze”, con vari influssi reciproci, tanto che molti storici dell’arte, si affanano ancora oggi a cercare i prodromi di “De Divina Proporzione” nelle opere di Leonardo. Entrambi condividevano i saperi euclidei, che gia allora erano fondamentali per chiunque facesse il pittore, così come il matematico o l’ingegnere, figuriamoci Leonardo che era tutte queste cose insieme. Il “De Divina Proporzione”, era una riedizione de “Gli Elementi” di Euclide, Fra Luca Pacioli nel rivederla e aggiornarla, certo non disdegnò l’aiuto del genio di Vinci. Quest’opera non è solo un’opera matematica, ma ha ambizioni ben più larghe, tanto che sfiora anche l’astronomia, cercando di indagare le leggi del sistema solare allora conosciuto. Anche Keplero trovò grande ispirazione in Euclide, tanto che inizialmente sposò completamente la teoria che i pianeti e le orbite fossero collegabili ai solidi platonici: Gia Platone stesso collego i solidi in questione, ognuno dei quali ricordiamolo ha un rapporto specifico con la “Costante di Dio”, ai costituenti (simbolici) dell’universo.

Solidi Platonici

Solidi Platonici

La Terra, immobile, plastica e solida, è legata l’Esaedro, il Cubo.
L’Acqua è associata all’Icosaedro, la forma meno mobile dopo il Cubo, la più grande e la meno acuta.
All’Aria si collega l’Ottaedro, forma intermedia per mobilità, anche come grandezza e acutezza; Al Fuoco si associa il Tetraedro, la forma più mobile, piccola e acuta, che chiamiamo anche Piramide, che meriterebbe da sola un’altro articolo, ma ve lo risparmio volentieri perchè non aggiungerebbe molto alla confutazione della”Tesi” che vengo a sostenere.
Forse però non è un caso che gli alchimisti sentissero Platone molto vicino, forse a causa della profonda “conoscenza”  dei “Solidi Platonici” o forse per molte altre cose. Esiste quindi un collegamento diretto anche tra Arte e Magia? Una bellissima domanda….., in parte si “legge” tra le righe, ma anche qui bisognerebbe accordarsi sul temine ”Magia” e come al solito non sarebbe facile. Va detto in mia parziale discolpa, quale sostenitore di tesi piuttosto “azzardate”, che nel bene e nel male anche qualcun’altro lo sostenne molto apertamente:  Sto parlando di Pablo Picasso, scusate se è poco.

Pablo Picasso

Pablo Picasso

“Dipingere non è un’atto “Estetico”, è una forma di magia, che deve fungere da mediatore tra questo mondo strano e ostile e noi stessi” Giuro che non avevo mai letto le parole del Maestro Picasso, non sicuramente prima di scrivere “Artista o Sciamano” o “Il Brutto dell’Arte“, mi sono arrivate davanti agli occhi ieri, durante le mie solite letture da comodino. Per qualcuno può non significare molto, che io e Pablo Picasso concordiamo su questo punto, pero a me conforta avere un così illustre collega che la pensava come me. Tutto certamente interessante, ma anche il rapporto tra Arte e Magia andrebbe approfondito, al dila di affermazioni più o meno estemporanee, e ancora una volta, sarebbe tutto un altro articolo.

Francesco Campoli

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