Arte o Investimento

Posted in Il "Valore" dell'Arte on ottobre 13th, 2012 by Francesco

di Francesco Campoli

Nei precedenti articoli “il valore dell’arte”, “valore o valori” , “Arte ed Espressione”, in pratica una serie di riflessioni sul tema molto controverso del “valore dell’arte”, mi ero ripromesso di tornare a breve sull’argomento.
Seppure consideri questo tema molto importante, devo dire che ho trovato di volta in volta più interessante affrontare altri argomenti.
L’attribuzione di un valore ad un’ Opera d’arte, oltre che sul piano antropologico e sociologico, è importante anche per un altro motivo: da questo dipende la sopravvivenza di un artista, in quanto “Creatore/Ricercatore” , ma anche dell’ ”Essere umano Artista”, la cui terrena condizione, impone la “quasi” quotidiana necessità di nutrirsi.
Alcune evenienze apparentemente casuali, hanno riportato la mia attenzione sull’argomento in questione e risvegliato in me il desiderio di tornare a scriverne.
Nella mia quotidiana “navigazione” tra diversi “media” (non solo il web ovviamente), sui quali mi informo e dai quali prendo spunto per le “riflessioni” che poi vi sottopongo su “Sculturaecultura”, mi sono imbattuto in diverse “proposte”, che definire “Indecenti” è assolutamente eufemistico.

proposta indecente
proposta indecente

Voglio sperare che queste “sollecitazioni”  non abbiano un nesso strategico, altrimenti ci sarebbe veramente da preoccuparsi.
Credo comunque, che queste argomentazioni “economiciste”, siano solo una triste costante che  non ti aspetteresti mai in un consesso che tratta di Arte.
In queste varie “occasioni di comunicazione”, personaggi di ogni genere consigliavano l”Arte” quale strumento di investimento, in forme più o meno “fantasiose”.
Tanto per ribadire un altro argomento varie volte affrontato nel blog, quando costoro parlano d’Arte, si riferiscono (sbagliando sapendo di sbagliare), esclusivamente ad “Opere d’arte”, che potremmo definire “titolari di un corpo fisico”.
Facendo appello ad una definizione molto diffusa nel periodo Ellenistico, si riferiscono alle sole “Arti Comuni” (quelle che richiedono un impegno manuale), escludendo quindi le “Arti Liberali”, quelle che poggiano su un impegno prevalentemente concettuale (la Poesia ad esempio), che non avendo un “Corpo Materiale”, non si prestano facilmente ad essere associate ad un valore economico.
Ho letto di valutazioni sul mondo dell’arte di pura matrice “economicista”, sino a udite bene, “la “Quotazione in borsa”, come un qualunque prodotto finanziario o come un normale “Future“.
Se avete letto con attenzione molti dei miei articoli passati (come ad esempio “Artista o Sciamano“), sapete bene la mia opinione sulla funzione (anche di interesse sociale) dell’Opera d’arte, potete immaginare la reazione “allergica” a ciò quando ciò mi si presentava davanti agli occhi.
So bene come tutti voi che l’attribuzione di Valore a un’Opera d’arte, purtroppo è “funzione” di diversi (spesso contrastanti), fattori che nulla hanno in comune con l’importanza dei contenuti, di volta in volta oggetto di “Trattazione Artistica”.
Molti di questi fattori sono convenzioni dure a morire, ad esempio l’età “storica” dell’Opera.
Di norma la “Collocazione cronologica” ha influenza sul Valore commerciale di un “oggetto d’ antiquariato”, ma nulla ha in comune con il “Valore Artistico” di un Opera d’Arte.
L’Arte presente in un’opera d’Arte è un valore assoluto, almeno per come lo intendo io.

Quadro d'antiquariato
Quadro d’antiquariato

Come riferivo sopra, mi sono “casualmente” imbattuto in varie proposte di Arte/Investimento, che non esiterei a definire aberranti, se riferite ad Opere d’arte, che nel bene o nel male sono “Patrimonio dell’umanità” proprio in virtù dei “Valori” che le permeano.
Tutte queste “sollecitazioni”, facevano leva sulla medesima “Reason Why” (il mio passato di pubblicitario ogni tanto rigurgita, quantomeno nel lessico).
Se vogliamo “brutalizzare” questa allocuzione tecnica, potremmo definire la “Reason Why” un “Supporto razionale utile a rafforzare lo stimolo emotivo all’acquisto”.
In una “strategia di vendita” relativa a un qualsiasi prodotto commerciale, questa “Motivazione d’acquisto” potremmo anche definirla “accettabile”, nel caso di un’Opera d’arte mi sentirei di definirla un’ assurdità, oltretutto di scarsa “Onestà intellettuale”.
Ho verificato, che le sollecitazioni che ho personalmente registrato, potrei onestamente definirle: “Primus inter Pares”, tra una marea di altre “bagatelle” di genere Economico/Artistico.
Desidero portarle alla vostra attenzione a puro titolo di esempio, visto che purtroppo mi riferisco ad un ben più ampio contesto, di spropositata inappropriatezza.

ArtInvestor
ArtInvestor

Per primo mi è capitato davanti il libro, “ArtInvestor ” di “Edgar Quadt”, che ormai sembra vantare diverse riedizioni.
Il suo autore sembrerebbe molto apprezzato, tant’è vero che “Arteconomy 24”, canale d’Arte (sempre a sfondo “economico”) del “Sole 24 Ore”, (l’ autorevole quotidiano ufficiale della “Confindustria Italiana), gli ha dedicato un’intervista.

edgar-quadt
edgar quadt

Cito testualmente dall’intervista all’autore (se non l’avete letta):
Nel capitolo “L’arte della formazione di capitali” si sostiene che gli investimenti in arte rimangono positivi anche in situazioni borsistiche estreme (nei giorni di “Bear Market”). Crede che ciò verrà confermato in questo momento?”.
Lascio a voi la valutazione nel merito e soprattutto la possibilità di leggere tutta l’intervista online se la ritenete di vostro interesse.
Pensate che non sia concepibile un approccio del genere parlando di Opere d’arte, (o meglio del famigerato “Mercato dell’arte”)?
A Roma si dice “al peggio non c’è mai fine”, andate a vedere il sito della banca “Monte dei paschi di Siena”,

mps maket value
Monte dei Paschi di Siena Art maket value

che ha creato l’ “Mps Art Market Value Index”: “L’indice del valore del mercato dell’Arte”, una cosa più e meno come il “Nasdaq Index” (indice dei titoli azionari di Aziende Tecnologiche), alla borsa a “Wall Street”.

L'Arte di collezionare Arte contemporanea di Ludovico Pratesi
L’Arte di collezionare Arte contemporanea di Ludovico Pratesi

Ma noi italiani si sa….. abbiamo il “Business dell’Arte” nel sangue……infatti c’è un altro autore italiano, che ha scritto un saggio che ci insegna a fare soldi “collezionando” arte contemporanea.
L’autore propone un approccio strategico, teso a creare “Valore Aggiunto” (chiamatelo pure guadagno), costruendo una collezione di Opere contemporanee (ricordate la differenza tra Arte Moderna e Arte Contemporanea…), per carità un legittimo approccio speculativo (in senso economicistico, non certo metodologico), ma è proprio il modo migliore per rapportarsi a delle opere d’arte?
Ovviamente i “guru” dell’ “Arte-Finanza”, non disdegnano di cercare i loro interlocutori (o magari “Investitori”) anche su Facebook, la “Nuova frontiera del business” online.
Propongono un nuovo percorso attraverso l’Arte, che non implica necessariamente la visione o l’ascolto delle Opere in oggetto.
Basta leggere delle schede “Tecnico-Economiche” e relazionarsi al proprio “Advisor” (chiamatelo Consulente se vi piace di più), come per un qualsiasi altro prodotto finanziario.

Spero che il mio approccio “Maieutico”, che ho ampiamente dichiarato in altre stesure sul blog, continui a risultare evidente.
Alle domande che pongo desidererei che trovaste risposte personali, visto che non mi ritengo un vostro “Maestro”, ma una persona che riflette a voce alta (se preferite a “Web Alto”, ci tengo molto che vi costruiate un’ opinione pienamente informata, su ciò che ho appena riferito.
Spesso nelle mie esposizioni in questo blog, mi rifaccio ad antichi saggi o a filosofi di epoca illuminista appoggiandomi ai loro costrutti, stavolta desidero “evocare” un signore vissuto in epoca molto più recente: Theodore Adorno.

theodor adorno
il filosofo Theodor Adorno

Il filosofo tedesco di madre italiana (come si evince chiaramente dal cognome), nasce a Francoforte nel 1909 e non è certamente meno erudito dei suoi illustri predecessori, ma aveva una visione dell’arte, più allargata e temporalmente vicina a noi.
La sua opera più conosciuta “Minima Moralia”, contiene una delle definizioni dell’Arte che io amo di più:
L’arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”.
E’ ovvio che con questa affermazione, Theodore Adorno, allude anche alle svolte epocali che l’Arte ebbe proprio ai suoi giorni, allontanandosi di fatto definitivamente, dal ruolo “Documentario” che sino ad allora interpretava prevalentemente.
Non dovendo più attendere al “ruolo storico” di rappresentazione (simulazione) della realtà (Mimesi), l’Arte, si era ormai appropriata delle sue nuove funzioni (ne ho già accennato in altri articoli precedenti) svolgendo un ruolo prevalentemente “Catartico”.
Il rifiuto della funzione originaria, si manifestò in vari tempi e in vari modi:

  • l’abbandono della forma classica con “Vassilij Kandinskij”
  • la rivoluzione nell’uso del colore con “Claude Monet
  • lo stravolgimento della prospettiva con “Mark Chagalle”.
    Vassily Kandinsky

    Vassily Kandinsky

    Kompositio VIII

    Composition VIII

claude-monet
Claude Monet

Impression du soleil levant
Monet Impression du soleil levant

Mark Chagall
Mark Chagall

Marc Chagalle La Promenade
Marc Chagalle La Promenade

artisti li cito esclusivamente per mia personale convinzione, senza reconditi desideri di riscrittura della Storia dell’Arte (così evitiamo polemiche sul nascere), mi par già di sentire i cori scandalizzati degli accademici.
L’Arte Moderna si avviava ormai verso la funzione “Catartica” alla quale accennavo sopra, (così come la descrive Aristotele nel suo “Poetica”):
Per portare un esempio contemporaneo ad Adorno, potremmo ritrovare quest’approccio nell’opera di Jackson Pollock .

Jackson Pollock
Jackson Pollock

full fathom five
full fathom five -Pollock -

Tutti noi conosciamo le difficoltà (esistenziali e caratteriali) del famoso artista statunitense:
E’ mia modesta convinzione, che la sua “Drip Painting”, fosse si un atto artistico, ma che molta della sua forza originasse proprio dall’intento “Catartico” che muoveva il suo creatore.
Pollock fu sempre alle prese con i suoi problemi con l’alcol, che poi lo portarono alla morte, in un incidente stradale che l’artista ebbe, mentre guidava completamente ubriaco.

Adorno oltre alla sua attività di filosofo, annoverava anche la direzione del famoso “Istituto per gli studi sociali” di Francoforte (dal quale originò la famosa scuola di Francoforte).
Qui si studiava e si approfondiva la filosofia e la sua integrazione (non utopica) con l’organismo sociale, storicamente un “pallino” dell’ “Intellighenzija” tedesca dell’epoca.
A questi alti obiettivi, lavorarono molti personaggi di riconosciuta competenza nei loro campi specifici, collaborarono nella scuola di Francoforte:

Leo Loewenthal

Leo Loewenthal

Il sociologo della letteratura Leo Löwenthal, il politologo Franz Leopold Neumann, il filosofo Herbert Marcuse, lo psico-sociologo Erich Fromm, il critico letterario e filosofo Walter Benjamin non sono che eccellenze di una lista ancora più nutrita.

Herbert Marcuse

Herbert Marcuse

Il “brodo di coltura” al quale attingevano questi illustri pensatori, originava dalla grande filosofia illuminista, con in più i contributi di Hegel, Marx, Freud ecc., tutto rivisitato attraverso il metodo “Critico Costruttivo” , cercando alternative sociologicamente più sostenibili, rispetto al sistema duale Capitalismo/Marxismo, che all’epoca già si confrontavano duramente (almeno sul piano filosofico).

erich fromm

Erich Fromm

Affermava sempre Theodore Adorno, “Il compito attuale dell’arte è di introdurre il caos nell’ordine” e, quando parlava dell’ordine, si riferiva all’ordine delle cose a quel tempo.
Non dimentichiamo che la Germania di quel tempo, cominciava a veder germogliare i semi del Nazionalsocialismo e che, essendo Adorno ebreo, non ne fù certamente contento, infatti gli accadimenti lo portarono presto all’esilio.
Per Theodore Adorno, la funzione dell’arte divenne anche “Memoria della vita offesa”, per evidenziare la dissonanza che lacera il tessuto del mondo, la disarmonia dell’Essere.
Si riferiva ai noti fatti di Auschwitz (dei quali parlò molto spesso), quale macchia indelebile sul “Genere umano”.
Auschwitz influenzò molto il suo pensiero, la sua identità in quanto tedesco che oltretutto aveva dedicato grandi sforzi intellettuali, all’evoluzione della società e del pensiero.
Diceva Adorno: “Auschwitz ha dimostrato inconfutabilmente il fallimento della cultura.
Il fatto che tutto ciò sia potuto accadere in mezzo a tutta la tradizione filosofica, dell’arte e delle scienze illuministiche, dice molto di piú che essa, testimonia che lo spirito, non è riuscito a raggiungere e modificare gli uomini.
In quelle regioni stesse con la loro pretesa enfatica di autarchia, sta di casa la non verità.
Tutta la cultura dopo Auschwitz, compresa la critica urgente ad essa, è spazzatura.”

Parole amare ma comprensibili, di chi all’evoluzione della cultura tedesca aveva tentato di contribuire, cercando di far si che essa si integrasse fattivamente col “Sistema sociale”.
“Quando l’arte non si traduce in critica diventa trasfigurazione consolatoria e ingannevole, complice dell’orrore dell’uomo”.
”La vera arte non cede all’estetismo, al kitsch e alle leggi funzionali del mercato “perché essa è conoscenza” non un oggetto da vendere.”

Ho volutamente usato le parole di Adorno e non le mie, le ho virgolettate ed evidenziate per rendere evidente la primogenitura di questi concetti, ma non credo che avrei potuto scrivere meglio il mio pensiero.
L’arte parla del mondo in cui viviamo ma in realtà non parla che di sé, quindi il rapporto arte-realtà è inesistente.”, anche queste non sono parole mie, ma voi trovate una motivazione migliore all’Arte Moderna?
La negazione della “forma estetica tradizionale” e delle “Norme tradizionali della bellezza” poiché sono divenute ideologiche” è tipica di Adorno e della Scuola di Francoforte.
La scuola di Francoforte fu una vera e propria fucina di filosofia destinata a volare ai più alti livelli, non avrebbe potuto essere altrimenti visto il livello dei collaboranti dell’ ”Istituto per gli studi Sociali” che si “coagularono” intorno a Theodore Adorno.
Filosofi, sociologi, critici e politologi, attenti all’iterazione delle dinamiche economiche con le differenti dinamiche artistiche, in quanto molto spesso esse secondo la loro (e la mia) convinzione, interferiscono con la “Coscienza sociale”.
L’arte (Künste in tedesco), fu un elemento fondamentale per la scuola di Francoforte, così come è rimasta tutt’oggi nella società “teutonica”.
Anche Walter Benjamin (grande collaboratore di Adorno), trattò ampiamente d’Arte, in particolare in una delle sue opere più famose: Il saggio ”L’opera d’Arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”.

Walter Benjamin

Walter Benjamin

Questo titolo è una pietra miliare dalla quale partire, per riflettere su questa (relativamente) “nuova” condizione dell’opera d’arte.
La riproducibilità, venne a contrapporsi alla condizione antecedente, nella quale un’opera d’Arte poteva essere solamente “unica e irripetibile”.
Si è molto dibattuto e ancora si continua a dibattere animatamente, sul fatto che sia sufficiente pensare, progettare un’opera, con l’obiettivo di farla duplicare, perchè si possa parlare ugualmente di “Arte”?.
Anche in epoche non proprio recenti esiteva questa pratica, magari ricorrendo alla maestria tecnica di un’altro essere umano.

 Walter Benjamin "l'opera d'arte nell'epoca della riproducibilità"

Walter Benjamin "l'opera d'arte nell'epoca della riproducibilità"

Questa casistica era prassi comune nelle antiche botteghe d’arte, anche quelle dei pittori e scultori più celebrati.
Benjamin mette in guardia dalla perdita dell’ ”Aura dell’opera d’Arte”, che a suo avviso decade nei multipli, disperdendo quel “lascito d’anima” che ogni artista addiziona ad ogni suo lavoro.
Stesso ragionamento può essere applicato ad altre forme d’arte, ad esempio ad un concerto, orchestrato e diretto direttamente dal suo compositore, o messo a confronto con delle registrazioni fonografiche.
Seppure tecnicamente ben fatte, nelle registrazioni non si ha la stessa “Aura”, per dirla con il glossario di Benjamin.
Anche questo sarebbe un argomento estremamente interessante da approfondire, necessario a definire meglio e a comprendere il concetto di “Arte”, ma senza dubbio anche questo sarebbe tutto un altro articolo…

Francesco Campoli

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