Arte e Retorica

Posted in Filosofia dell'arte on luglio 24th, 2018 by Francesco

Di Francesco Campoli,

Tutti i frequentatori di “Sculturaecultura“, ormai, conoscono il  filo rosso che lega il mio “Blog”, alla mia personale ricerca artistica, anzi, probabilmente lo potrei descrivere proprio come la sua formale redazione.
Per cercare di comprenderne il successo, ho riflettuto spesso sulle possibili ragioni, sono giunto alla conclusione che, forse, è proprio questo esperimento socio – culturale la ragione dell’apprezzamento del pubblico e di molti addetti ai lavori, come se si fosse tutti in un “reality”, sulla nascita di un’opera d’arte, un reality, però, stavolta, pieno di contenuti e di alti obiettivi.
Credo sia inutile mostrare le statistiche fornite dal provider – come invece ho fatto in altri articoli precedenti – ma posso confermare che, il trend di 1.000 nuovi visitatori al mese, si manifesta addirittura in crescita, di questo non posso che ringraziare, onorato per l’apprezzamento.
Non vorrei enfatizzare troppo questo mio impegno, però mi piace ribadire che ritengo estremamente  importante che, un artista eserciti per primo estrema chiarezza sul suo lavoro.
Lo deve fare in ossequio ai suoi collezionisti, e nei confronti della Società, alla quale cerca di offrire il suo contributo altrimenti, lascia la porta aperta ad esegesi fin troppo libere, da parte di critici prezzolati e interessati a tutto, forché agli sforzi di chi, l’Arte la fa veramente.

Solisti di Perugia

Concerto Sinfonico

Non starò qui a ribadire che, purtroppo, questo, è reso sempre più necessario, in ragione della decadenza delle  attività,  tradizionalmente deputate all’incontro tra il lavoro di un artista e il pubblico, come le mostre, le fiere, i concerti, le pièce teatrali, i balletti, gli happening di Poesia, ecc.
L’approccio superficiale, che la società contemporanea e i media, hanno nei confronti dell’Arte, è tutt’altro che illuminista e men che meno “illuminato”.
Le aziende, sempre più in crisi e sempre più piccole e prive di risorse, non tengono più fede al loro tradizionale ruolo di Mecenati, mentre le istituzioni, sono sempre pronte a ribadire la scarsa valenza economica del mondo dell’Arte, commettendo un errore sociologicamente madornale.
Quella che può sembrare la solita rivendicazione di un artista che cerca di valorizzare il proprio lavoro, vuole essere invece un momento di forte denuncia.
Ho la speranza che, almeno chi frequenta questo Blog (e per fortuna sono tanti), apra gli occhi e prenda coscienza  di una triste e pericolosa evenienza che si sta verificando nel nostro Paese.
Sembrerebbe che io stia usando un tono decisamente allarmista, ma questo è legato all’enorme valore che personalmente attribuisco all’Arte e alla sua funzione.
L’Arte è sempre stata una attività fondamentale nell’evoluzione dell’Uomo, anche in senso antropologico – come ho avuto modo di chiarire ampiamente in un articolo precedente – ma è ancor più fondamentale, perchè è testimonianza della storia emozionale dell’Essere umano.

Arti Visuali

Arti Visuali

Come è ormai noto, non mi riferisco mai alle sole “Arti visuali“, ma a tutte le Arti conosciute e a quelle che probabilmente ancora dobbiamo canonizzare o addirittura inventare, perchè  nulla vieta di pensare che, prima o poi, non troveremo qualche nuovo modo, di evocare emozioni e raccontare paure e moti dell’anima, personali o collettivi che siano.
Non è così aleatorio come potrebbe apparire, ad esempio, basti prendere atto che, il Cinema viene chiamato “settima arte“, segno che, prima, ne ‘erano considerate solo 6, poi ne venne accettata una settima.
In realtà la lista delle Arti, originariamente includeva anche la Retorica, considerata allora come la “settima Arte“, ed ecco che si comincia a delineare meglio la ragione del titolo di questo articolo, comunque consiglio a tutti coloro che volessero approfondire meglio, di seguire “Questo Link“.

Ricapitolando, della cronologia degli eventi si occupa la Storia, la storia dell’ArteLa musa Clio sul carro della storiainvece, non è altro che lo studio dell’Arte in relazione al trascorrere del tempo, considerata anche la variazione di sensibilità culturale connessa col passaggio del tempo.
La “Vera” Arte però, è lo specchio delle emozioni più profonde nell’animo umano, ecco perchè, l’Arte non può essere solo sinonimo di Estetica, di “Bello”, come molto spesso si sente affermare.
Sono il primo ad essere cosciente che, ho dovuto aggiungere l’aggettivo “Vera”, alla parola Arte, ma purtroppo esiste un discrimine, tra le attività che non sono Arte, ma che erroneamente  (spesso per superficialità e/o ignoranza), vengono considerate tali.
Questo articolo, forse un po’ anomalo per questo Blog, che, di norma, nasce per essere una sorta di racconto della mia personale catarsi, fare il racconto dell’affanno di un artista che vive ogni giorno la sua professione.
Spero che ormai sia chiaro che, sono un artista che cerca di dare un contributo – piccolo o grande che sia -alla società, all’Essere umano, non cerco di creare begli oggetti, un compito che portano avanti con grande successo i “Designer”.
Con il mio lavoro, cerco di accendere nel pubblico, nei miei collezionisti, quella scintilla di ragione, che aggiunta a quel soffio di universo, dimostri che siamo potenzialmente fatti ad immagine e somiglianza di Dio.
Stavolta vorrei mettere l’accento su una cosa che ritengo estremamente importante, e cioè la comunicazione che spesso viene costruita attorno all’Arte.
Ritengo sia molto grave influenzare negativamente la percezione dell’Arte, perchè l’Arte è l’anima di un popolo, che in essa conserva la propria identità emotiva.

Rudolf Steiner

Rudolf Steiner

Ripeto perchè non vi siano equivoci, non parlo dell’identità antropologica di un popolo, per quello ci sono già i politici che ci puntano sempre di più, ma parlo dell’anima di un popolo, quella componente spirituale comune, così come la tratteggiava Rudolf Steiner, una cosa molto più delicata e importante.
In altri casi, come ad esempio i diritti umani, quelli degli animali, le dinamiche socio-politiche di attualità, sui social-media, si scuotono fortemente le coscienze, spero che questa mia riflessione, sia utile a far nascere almeno una meditazione, perchè questo è uno degli obiettivi più importanti per un artista.
Il concetto di Retorica, in realtà è ben più ampio di quello che immaginiamo a primo impatto, l’Arte di convincere attraverso la parola – che in realtà nasce ad Atene con i Sofisti, nella seconda metà del V secolo A.C. – ed è da considerare un’Arte, proprio per la ragione che ho esposto sopra.
Attraverso gli “Artifici retorici” maneggiati con sapienza, si possono generare o richiamare emozioni estremamente profonde, così basiche da riuscire ad indurre stati d’animo estremamente intimi, positivi o negativi, che talvolta possono essere anche  estremamente negativi.
Nella storia, purtroppo esistono esempi assolutamente tristi e sconcertanti e posso utilizzare il peggiore degli esempi, con il quale è sempre difficile misurarsi, ma forse il più emblematico nei secoli recenti: il Nazismo, o “Nazionalsocialismo” che dir si voglia.

Il Nazionalsocialismo

Il Nazionalsocialismo

La cosa tristemente interessante ed estremamente inquietante, di questa tragedia dell’identità umana, è proprio che originò da un lavoro di comunicazione così organico, articolato e strutturato, che, personalmente, a ripensarci mi lascia ancora stupefatto.
Chi conosce la mia lunga e complicata storia professionale, sa che la mia vita passata (Come la chiamo io), mi ha visto parte attiva in moltissime campagne di comunicazione, nel decennio nel quale ho lavorato come Marketing Manager e Profiler, in una Agenzia Pubblicitaria.
Non è la forza di persuasione della comunicazione che mi stupisce, ovviamente la conosco bene, ma è il livello di influenza che il Nazionalsocialismo è riuscito ad ottenere.
Trasformare quello che all’epoca, era da considerare il Popolo culturalmente più evoluto, praticamente in ogni settore della società, nel popolo che ha compiuto, quasi ciecamente, alcune delle più inconcepibili efferatezze che memoria dell’Uomo ricordi, è realmente una cosa sulla quale interrogarsi profondamente.
Bisogna interrogarsi anche guardando in se stessi con sospetto e soprattutto con moltissimo spirito critico.
Personalmente mi sono sempre posto domande pressanti su questo periodo buio per l’umanità, sui perchè, ma anche soprattutto sul come, questione non trascurabile, non solo per spiegare il titolo dell’articolo, ma per cercare di capire questo incredibile fenomeno.
Per spiegare meglio, mi viene in aiuto proprio una sorta di sillogismo: “Se la Retorica può essere Arte, allora l’Arte può essere Retorica”.
Capisco che filosoficamente questa può sembrare una Speculazione fin troppo spericolata, ma “il fine giustifica i mezzi” come avrebbe detto il principe di Machiavelli.

Il Principe di Machiavelli

Il Principe di Machiavelli

In realtà, l’Arte della parola, quella alla quale sarebbe più giusto riferirsi in ambito artistico, in effetti sarebbe l’Oratoria.
L’oratoria  non ha l’obiettivo  esclusivo di convincere un uditorio, ma è strumento (Organon Aristotelico), da impiegare insieme ad altri, (la Logica, la Linguistica, la Grammatica, la Filosofia, i Sillogismi ecc.), per instaurare con l’uditorio un rapporto essenzialmente estetico.
Quante volte abbiamo sentito dire, “come parla bene”, magari rivolto  ad un politico, ma come ho accennato sopra e tantissime altre volte, non è l’Estetica l’obiettivo dell’Arte, al limite è il contrario, l’Estetica, per  come la concepì Alexander Gottlieb Baumgarten, è una branca della filosofia che come scopo primario, ha l’obiettivo di decrittare l’Arte.
Non bisogna dimenticare che questo blog, nasce proprio attorno all’interrogativo per me fondamentale: Cos’è l’Arte? e a mio modo di vedere, ogni strumento, anche se patentemente  speculativo, può essere utile a capire.
La Retorica, che utilizza la parola con un obiettivo, e che può essere intesa anch’essa come una forma d’Arte, di conseguenza, è estremamente utile cercare i punti di contatto.
Il riflettore che ho voluto puntare sulla parola “Retorica”, vuol’essere principalmente un modo per mettere in risalto la potenza comunicativa insita nell’Arte.
La creazione dell’Arte, in modalità Retorica, subliminale, può essere una forma di comunicazione subdola, nascosta e per questo estremamente potente.
Non voglio entrare in un discorso psicologico troppo tecnico, ma è proprio in questo che Arte e Retorica quasi si toccano.

Comunicazione Subliminale

Comunicazione Subliminale

Subliminale, etimologicamente origina da “Sub” cioè “Sotto” e “Limen” cioè “Limite”, un’azione comunicativa che poggia su quelle sensazioni sotto il livello della coscienza, troppo deboli per essere riconosciute scientemente, ma che proprio in virtù di ciò possono indurre messaggi di estrema potenza, che raggiungendo direttamente il sistema limbico, non sono gestibili dal nostro “Io” conscio.
L’Io conscio ha vari nomi, a seconda della disciplina che entra in tema, ma in pratica, è costituito semplicemente da tutto quello che ci costruiamo a livello cognitivo attraverso cultura ed esperienza, che a qui tempi non mancava certo al popolo tedesco.
Non è il caso qui di affrontare gli studi su Hegel di Theodor Adorno, uno dei massimi esponenti e coordinatore della celeberrima “Scuola di Francoforte” – istituto che io cito spesso, perchè la considero la culla della cultura sociologica del tempo.

Theodor Adorno

Theodor Adorno

La scuola di Francoforte, fu importante anche perchè tra i tanti, aveva l’obiettivo di precorrere e preparare i tempi moderni, in ottica sociale ma anche evolutiva.
Adorno, dopo gli orrori della guerra, riprese in mano la “Scuola”, decimata nei componenti, dagli orrori della Shoah, e, ovviamente ebbe il problema di rivedere gli elaborati del Board (che oggi chiameremmo comitato scientifico), tutta gente che anche ora rappresenta un faro della cultura moderna.
Oltre al già citato Adorno. parliamo di Leo Löwenthal, Franz Neumann, Franz Oppenheimer, Eric Fromm, Herbert Marcuse, Walter Benjamin, Max Horkheimer, Friedrich Pollock e Jurgen Habermas (l’erede più significativo della scuola).
Dopo un grosso lavoro di riordino e revisione dei contenuti, Adorno disse una frase rimasta famosa, sicuramente durissima, ma che è giusto che riecheggi quasi ossessivamente, anche ai giorni nostri: “dopo Auschwitz, ogni filosofia idealistica che giustifichi la realtà, non ha più senso”.
Ho avuto molte occasioni per sottoporre quesiti diretti sul Nazionalsocialismo a studiosi tedeschi, a religiosi, sia cattolici che protestanti, ma anche a comuni cittadini, e devo dire che tutti sono accomunati dal medesimo riserbo.
L’ho sempre trovato un atteggiamento controverso, talvolta appare quasi come una latente vergogna, altre volte l’ho percepita quasi come una sorta di stizzita omertà, comunque, di certo non ho mai percepito indifferenza.
La cosa più strana, è che tutto questo, avviene ancora più di ottant’anni dopo, evidentemente, l’argomento è stato oggetto di una faticosa catarsi generale nell’opinione pubblica teutonica, magari indotta dalle autorità federali, ma non ancora del tutto elaborata.
Come ho già detto, sui motivi non voglio entrare (anche perchè non sarebbe questa la sede più adatta), ma i modi, invece sono estremamente calzanti per il contesto.
Tutti purtroppo sanno che, l’attore principale del Nazionalsocialismo, era Adolf Hitler, come leader del Partito nazionalsocialista dei lavoratori, maggiormente e tristemente noto come Partito Nazista, che al di la dei futuri sviluppi dittatoriali, in realtà passò attraverso regolari elezioni, nel 1933.
Nella neonata Repubblica di Waimar, generatasi sulle ceneri dell’impero, dopo la disfatta nella prima guerra mondiale, furono indette le elezioni esattamente il 5 marzo 1933 alle quali il partito Nazionalsocialista stravinse.

Elezioni Per il Reichstag tenute il 5 Marzo 1933
Partiti politici del Reichstag 6 giugno
1920
4 maggio
1924
7 dicembre
1924
20 maggio
1928
14
settembre
1930
31 luglio
1932
6 novembre
1932
5 marzo
1933
Partito Comunista (KPD) 4 62 45 54 77 89 100 81
Partito Socialdemocratico (SDP) 102 100 131 153 143 133 121 120
Partito di Centro 65 81 88 78 87 97 90 93
Partito Popolare Nazionale (DNVP) 71 95 103 73 41 37 52 52
Partito Nazionalsocialista

(NSDAP)

12 107 230 196 288
Altri partiti 98 92 73 121 122 22 35 23

Adolf Hitler

Adolf Hitler

chi dice che la Costituzione che nacque al decadere dell’impero, non fosse sufficientemente ben articolata, al punto di consentire in modo praticamente istituzionale, la nascita della dittatura Nazista, ma tant’è, il resto lo conosciamo bene, anche perchè, la nascita del “Ventennio”, in Italia, pur con i dovuti distinguo, in pratica, ricalcò quasi pedissequamente l’esperienza Tedesca.
Ciò che in questa sede mi interessa stigmatizzare, è la funzione portante che l’Arte ebbe nella propaganda usata per consolidare il progetto Hitleriano.
La cosa che rinforza questa affermazione, è che, uno dei ministri più importanti dell cancellierato Hitleriano, fu appunto il Ministro della Propaganda: Paul Joseph Goebbels, e non fu assolutamente un caso.

Paul Josef Goebbels

Paul Josef Goebbels

Tutto il sistema comunicativo messo in piedi da Goebbels, passava proprio attraverso la gestione dell’Arte e della cultura.
Quello che più volte ho ribadito nei miei articoli, è cioè che quando si parla di Arte, è da intendersi tutte le più ampie declinazioni della medesima: Poesia, Musica, Teatro, passando alle Arti visuali a quelle plastiche ecc, tutte attività che consentono di generare Arte e quindi di usare la sua potenza subliminale.
La propaganda Nazista conosceva bene questo assioma, analizzando con  attenzione le varie attività comunicative a sostegno del Nazionalsocialismo, si può notare che non venne trascurato alcun mezzo, per sfruttare la forte sensibilità del popolo tedesco a tutte le declinazioni dell’Arte.
Il motivo l’ho accennato prima, l’Arte è essenzialmente emozione, o meglio induzione dell’emozione, la creazione di stati d’animo, più o meno generalizzatima sempre estremamente profondi e basilari.

Main Kampf di Adolf Hitler

Main Kampf di Adolf Hitler

Il fatto che Hitler volesse essere un pittore, come lui stesso ha raccontato ampiamente nel “Mein Kampf” –  il suo libro autobiografico e manifesto del Nazionalsocialismo – è solo una parte della spiegazione di questo impegno a tutto campo sull’Arte come mezzo di propaganda.
Si narra che egli fosse un pittore di scarsissimo talento, che essendo stato rifiutato all’Accademia delle Belle Arti di Vienna, avesse sviluppato una sorta di paranoia al riguardo, ma non fu realmente così.
Quello che realmente percepiva il Furer, proprio perchè aveva dimestichezza col mezzo pittorico, avendo realizzato realizzato centinaia di dipinti, alcuni dei quali recuperati a guerra finita e tutt’ora nelle disponibilità degli U.SA..
Effettivamente il consiglio che l’Accademia diede ad Hitler motivando il diniego, era assolutamente circostanziato.

Il Cortile di Adolf Hitler

Il Cortile di Adolf Hitler

Basta osservare uno dei tanti quadri del futuro Furer, per essere in accordo con la commissione dell’accademia, che gli consigliò di frequentare la facoltà di architettura, infatti la sua percezione della prospettiva è sicuramente inappuntabile.
Dobbiamo pensare che comunque a quei tempi, in pittura cominciavano ad affermarsi gente del calibro di Kandinsky, Mondrian, e più in la Chagall, Picasso e tutti i grandi dell’Arte moderna.
Non era caso un caso che questi maestri della ricerca artistica, del concetto, dello spirito, fossero invisi al dittatore.
Per noi ormai è assodato che l’Arte non è rappresentazione della realtà, o peggio quell’imitazione della realtà, che si toglie anche la minima  possibilità di essere mediazione artistica della realtà.
In Realtà Goebbels questo lo aveva già capito, e iniziò la crociata contro quella che comunicativamente era definita
Arte Degenerata (entartete Kunst), mettendola in controcanto all’Arte classica.
Aveva capito la potenza di quei lavori, della mente e del cuore di quegli artisti che stavano stracciando intere pagine di Storia dell’Arte, con esercizi di libertà e spiritualità che certo non erano gli obiettivi del regime Nazista.

Goebbels inaugura la mostra "Arte Degenerata"

Goebbels inaugura la mostra "Arte Degenerata"

“Arte Degenerata”, la definirono in occasione di quella famosa mostra (o meglio tristemente famosa), la mostra “Arte Degenerata” fu inaugurata nel 1937 a Monaco, e vennero esposte le opere non gradite al regime, che in quanto a degenerazione, sappiamo tutti, aveva ben poco da imparare.
Furono sequestrate ed epurate da Musei e “KunstHalle” opere di artisti che oggi consideriamo dei geni assoluti, molti artisti furono esiliati e, quelli di religione ebraica, avviati nei campi di sterminio.
Ma la guerra dell’Arte e all’Arte non si fermò alla pittura, ma Hitler e Goebbels sapevano bene che l’Arte vive in ogni disciplina, e scorre in mille rivoli trasportando anima e libertà, l’esatta antitesi di un regime sanguinario che tutt’ora sembra impossibile abbia potuto silenziare l’anima di un popolo considerato a ragione il più civile a quell’epoca.
La guerra totale non vide solo artisti disgustati da quella barbarie, ma anche geni della musica come Richard Wagner oltraggiati nella memoria, e con il consenso del figlio, Sigfried, amico di Hitler e Goebbels, viene eletta come la musica del regime, che erige un teatro Il “Festspielhaus” solo per suonare la musica di Wagner, libera da impuri, cioè da esecutori e direttori di religione ebraica.
Ma anche la danza venne sottoposta alle attenzioni del ministro della propaganda, che la finanziò sostanziosamente.

Mary Wigman

la coreografa Mary Wigman

A mero esempio non ci si può esimere dal citare i “Deus ex machina” della danza di regime: Rudolf von Laban, e la  sua allieva Mary Wigman che con la sua invenzione della “Tanz Drama”, adottando nelle sue performance musiche di Wagner e strutturando le sue coreografie quasi come azioni ginniche, schematiche, nel rispetto dell’antica tradizione dei danzatori teutonici, si legò a filo doppio alla struttura Nazionalsocialista, nella quale si riconosceva pienamente.
Ci sono moltissimi artisti che si compromisero, anche convintamente con il Nazionalsocialismo, come ad esempio Carl Orff, il musicista famoso per aver musicato i “Carmina Burana”, testi medievali scoperti in un antico monasteromedievale e che risulterebbero essere stati scritti da alcuni monaci.
Si configurano in canti monodici, strutturati in modo molto simile al canto gregoriano, ma dai contenuti tutt’altro che liturgici.

Carl Orff

il musicista Carl Orff

I Carmina Burana, nell’intento di Orff devono richiamare emozioni ancestrali, io oserei definirli “subliminali”, e specialmente nel famosissimo “O Fortuna” sembra esserci pienamente riuscito.
Ci sono molte leggende (o verità collaterali), sul Nazionalsocialismo, che la sua controversa ascesa al potere e le efferatezze che tutti ben conosciamo, sembrano confermare, ma come ho scritto sopra, questo è un argomento delicato e non siamo nella sede giusta per ragionarci sopra.
La cosa estremamente importante, che invece mi piace sottolineare, è il “sacro terrore” che Hitler e i suoi accoliti mostrarono nei confronti dell’Arte, e verso quegli artisti che cominciavano a prendere coscienza della forza protettrice dei loro lavori, dello Spirituale nell’Arte che citava ripetutamente Vassily Kandinsky, sempre sostenuto da Piet Mondrian e da molti altri artisti del Bauhaus.
Ne ho parlato diffusamente in vari articoli, ed in particolare su “Artista o Sciamano“, credo proprio che possa essere in quella scintilla di Luce Universale, che risiede la vera essenza dell’Arte.

Chi continua a parlare di Arte solo come sinonimo di “Bello” mente, spesso, neanche sapendo di mentire.
“L’Arte è Magia liberata dalla menzogna di essere verità”, diceva lucidamente Theodor Adorno, e chi mente sapendo di mentire, invece, non solo fa un danno, ma lo fa volontariamente e questo, è molto più grave.
Diceva sempre Adorno, “Il tedesco è una persona che non può dire una bugia senza crederci”, evidentemente aveva capito molto di più di quello che gli viene normalmente attribuito, sul Nazismo e su molto altro della Germania del suo tempo.
Un argomento sul quale si potrebbe dire veramente molto, ma come ho sempre detto, questo sarebbe tutto un’altro articolo.

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La Forza dell’Arte

Posted in Filosofia dell'arte, Il "Valore" dell'Arte on marzo 13th, 2013 by

di Francesco Campoli

Finalmente eccomi tornato su “Sculturaecultura” a trattare degli argomenti che per me, rappresentano gli stimoli più importanti: L’Arte, l’identità e il sentire di un’artista.
Come è ormai arcinoto, mi interessa molto il rapporto dell’Arte con la società e la cultura dalla quale attinge valori e contenuti.
Di questi ultimi elementi, in senso sociologico e antropologico ho già parlato molto, dei primi sinceramente un po’ meno, ma dopo gli ultimi accadimenti nella mia vita personale, posso affermare di averne compreso il motivo.
Questa minore ”disposizione” a trattare questi aspetti, è da ricondurre ad una sorta di riservatezza personale, che potrei spingermi a definire “pudore”.
Intuendo che non sarei riuscito a mantenermi nell’alveo di in una pura “Speculazione Teoretica”, ho evitato di appoggiarmi troppo al sentire personale.
Cerco di spiegare meglio queste affermazioni: In un articolo precedente, ho “confessato” un immodesto uso del “metodo socratico”, che nel mio intento rappresenta una sorta di “Road map” editoriale di questo Blog.
Nell’approccio “Maieutico”,  l’interlocutore seppur indirizzato dalla proposta di una “Tesi“, deve poter mantenere piena libertà di giudizio, deve far propri i concetti proposti, mettendo in gioco le proprie prerogative personali allo scopo di valorizzarle e nella speranza di svilupparle.
Un’altra caratteristica del blog  anch’essa fortemente voluta, è la forma di dialogo che gli articoli presentano, in questo anche se in dialogo avviene “nero su bianco”, lascia sempre aperto il “canale” di ritorno.
Nell’ottica dialogica la comunicazione deve essere sempre biunivoca, la mente dell’interlocutore in questa condizione mantiene sempre una attività intensa, non foss’altro che per concepire eventuali domande.
Il miglior interprete di questo approccio comunicativo fu Platone, il miglior allievo di Socrate appunto.
Trovo nel “Dialogo platonico”  un’ affinità col mio ideale di rapporto Artista/Fruitore.
In questa forma, si può configurare la metodologia a mio avviso più corretta nella “fruizione” di un’Opera d’Arte,  l’interlocutore deve restare sempre parte attiva, proprio per dar pieno corpo alla dinamica da me auspicata.
Una provenienza troppo “auto-referenziale” dei contenuti é senz’altro contraria a questa linea di indirizzo, oltre ad essere a livello “emotivo personale” ben più impegnativa.
La causa del ritardo nella pubblicazione del mio nuovo articolo (in genere gli articoli hanno cadenza mensile), oltre che alle vacanze natalizie (purtroppo ormai dimenticate), è stata causata dalla comparsa di un problema di salute.
Per fortuna ora posso affermare che non fosse nulla di veramente grave, ma che oltre ad avermi portato all’ospedale, il disturbo mi ha debilitato veramente in modo considerevole.
Oltre all’oggettiva incompatibilità dei sintomi che manifestavo con il lavoro di scrittura, la vera problematica è stata la grande carenza di energia che si è presentata durante e dopo la comparsa il problema di salute accennato sopra.
Durante la convalescenza, ho avuto più volte l’idea di usare il tempo che mi si rendeva disponibile per redigere con calma l’articolo “del mese”.
La netta carenza di energia mi stroncava sul nascere ogni smania creativa, questa carenza di “Forza”, mi impediva nella scultura (per la quale credo sia chiaro il dispendio energetico necessario), ma anche nella scrittura che non è un processo “fisico” (oltre che intellettuale) come la scultura, senza quella “Forza” non mi riusciva di concepire qualcosa di interessante per il blog.
Questa strana “simmetria” tra carenza di “Forza Fisica” e assenza di “Vis Creandi”, mi ha colpito e mi ha fatto scattare finalmente l’idea giusta.
Siccome sono convinto che nulla avviene per caso, ho deciso di sfruttare questo spunto, figlio di questa incresciosa situazione e sviluppare un articolo su questo tema per sottoporlo alla riflessione di voi affezionati lettori.
Inizio col dichiarare “ex ante” la mia “attrazione“ per il pensiero di “Rudolf Steiner”, nel caso di specie, per il modo di concepire la “malattia” del filosofo “Goetheano”.

Rudolf steiner

Rudolf Steiner

Steiner suggerisce il sussistere di uno stretto rapporto, tra le sfide “Karmiche” specifiche di ogni Uomo/Anima e le malattie (o gli infortuni) che ne “intersecano” l’ esistenza.
Steiner in estrema sintesi tratteggia la malattia come uno “strumento”, un mezzo attraverso il quale l’ Essere continua a perseguire la sua evoluzione spirituale.
In verità, per essere più precisi, egli postula addirittura che l’Anima ben conoscendo le sue “carenze” spirituali, scelga in autonomia le malattie ad essa maggiormrnte “utili” a colmare le proprie “Lacune Karmiche”.
L’anima sarebbe in grado di riverberare le “Magagne spirituali” che l’affliggono sul “Corpo fisico” , che le “materializza” sotto forma di malattie.
Sembrerebbe una teoria ad alto tenore speculativo, invece Steiner si è premunito di suggerire soluzioni piuttosto concrete, fondando in seno alla “Società Antroposofica” un consesso medico scientifico che diede vita alla “Medicina antroposofica“.
Per quanto mi riguarda non sono la persona più adatta ad avere un atteggiamento fideistico, la mia logica Razionale (ma non certo “Razionalista“), che mi sentirei di definire “Scolastica” (Intendo ovviamente la filosofia di Ruggero Bacone e Tommaso D’Acquino), mi ha costretto a riconoscere un valore nei suggerimenti di Rudolf  Steiner.
Confrontando ad esempio il suo approccio con le “Guarigioni Inspiegate”, che regolarmente avvengono nei santuari di tutto il mondo, non si può non intravvedere una sostenibilità delle tesi sopra esposte.
Il caso di Lourdes in Francia è a mio avviso un possibile esempio della concretezza della proposta di Rudolf Steiner.
In effetti le guarigioni “miracolose” delle quali a Lourdes abbiamo costante e puntuale documentazione, potrebbero effettivamente essere ricollegabili al ristabilimento di “Condizioni spirituali” più “Sane” da parte del malato.
Una volta che il “Corpo astrale”  è rinforzato a livello spirituale (ad esempio con l’ausilio della fervida preghiera), si possono manifestare straordinarie riverberazioni “salvifiche” anche sul “Corpo Fisico”, quello del quale abbiamo maggiore contezza rispetto agli altri “Corpi sottili“.
Per “preghiera” intendo ovviamente una “attività spirituale”, a prescindere dalla specifica confessione religiosa alla quale aderisce il fedele e ovviamente, non necessariamente formulata secondo un “canone” accettato a livello curiale.
Questa attività si può svolgere nelle modalità più varie, anche compatibilmente con gli approcci liturgico/rituali che in ogni confessione sono spesso chiaramente canonizzate.
La “Medicina Antroposofica” persegue la “Guarigione” attraverso “Rimedi”, che non sempre prendono forma di farmaco (anche se lo intendiamo come preparazione omeopatica).
Le terapie con farmaci omeopatici (quindi già di base molto poco invasivi), vengono integrati con la “somministrazione” di “Soluzioni Spirituali” additive, spesso in forma di lettura di talune delle molteplici conferenze di Steiner o magari in libri, ritenuti utili dal “Medico antroposofico”.
Non è questo il luogo nel quale approfondire un pensiero piuttosto complesso e articolato, ma per rientrare nel tema del Blog, uno dei rimedi che Rudolf Steiner consiglia quale “Pratica curativa” (guarda guarda), si chiama “Arteterapia”,  che comprende anche l’ “Euritmia Terapeutica”, che per rimanere nel “Parallelismo Artistico” potremmo assimilare alla danza.

missione universale dell'arte

Steiner La missione universale dell'Arte

Anche io mantengo ovviemente un attento spirito critico sulle teorie “steineriane”, ma devo dire che approfondendole, trova pane per i suoi denti anche il “Positivista”  più intransigente.
Dal momento che Steiner non era un medico,  si potrebbe facilemente obiettare sulla sua competenza in materia, ma vi sono tanti incredibili riscontri su una sua oggettiva conoscenza della disciplina di Ippocrate, ovviamente considerando che egli percorre strade terapeutiche di mera derivazione spirituale.
La commistione del trascendentale con delle “pratiche di guarigione”, sorge dalla notte dei tempi, anche per una “Euclidea” Reductio ad absurdum non può non essere almeno valutata come “antitesi” alla “medicina convenzionale.”
Un riscontro sulla sua competenza (ma magari lui avrebbe preferito Conoscenza nella sua accezione più ampia), è la sua ben nota “Predizione” della “Encefalopatia spongiforme Bovina”, tristemente nota come il “Morbo della Mucca Pazza”.
Durante una conferenza nel 1923, Steiner discettando sull’alimentazione in generale, in un periodo nel quale neanche si concepivano le origini di una simile malattia, “predisse” il tristemente noto morbo
Come ora ben sappiamo, il “Morbo delle mucca pazza” si genera in bovini alimentati forzatamente con la carne (vi sono riscontri anche tra la popolazione ovina sottoposta allo stesso trattamento).
La BSE (questo è il nome scientifico del morbo della mucca pazza), si scatenò realmente negli anni 70 in Inghilterra, propagandosi poi in tutto il mondo Italia compresa.

Morbo della mucca pazza

Morbo della mucca pazza

Questa malattia animale si generò quando degli allevatori inglesi senza scrupolo, presero ad alimentare i loro bovini aggiungendo una integrazione carnea.
Lo scopo era accelerare notevolmente il loro accrescimento e di conseguenza aumentare esponenzialmente l’ utile, che per l’ allevatore è ovviamente proporzionale al peso degli animali macellati.

Questi animali come predetto da Rudolf Steiner nella famosa conferenza del 13 gennaio del 1923, cominciarono a sviluppare la malattia degenerativa del cervello, che in virtù dei sintomi che presentano, li fa apparire come impazziti.
Gli animali a causa dell’accumulo del malefico “Prione” (la proteina che instaura la malattia), cominciano ad ammalarsi in modo pienamente rispondente alle previsioni di Rudolf Steiner.
Il Prione assunto con l’alimentazione carnea, si propagò anche all’uomo, causando molti decessi e per questo questo episodio viene tutt’ora, strumentalmente, reso come evidenza di insalubrità dell’alimentazione onnivora, dal movimento Vegetariano/Vegano, come avrete avuto modo di leggere, se avete seguito il link della conferenza su detta.
Sarebbe molto interessante approfondire le affermazioni di Steiner nell’agricoltura, che è quella definita “Biodinamica”, che si sta prepotentemente affermando nel novero delle “scelte alimentari” di grande qualità.
Rudolf Steiner in base alle sue , ha suggerito anche una pedagogia di nuova concezione, la cosiddetta “Pedagogia Waldorf”,  seguita in tutto il mondo come metodo formativo “Olistico”, uso cioè ad integrare lo sviluppo spirituale del Bambino/Anima, nell’istruzione  scolastica convenzionale.
Al lavoro “spirituale” viene ovviamente integrata l’attività sulle materie dell’istruzione tradizionale, con risultati talvolta molto molto interessanti.
Mi fermo qui perché non ho affrontato il rapporto Malattia/Energia creativa, per fare l’apologia di Rudolf Steiner, che non ha certo bisogno della mia legittimazione, visto che vanta figure ben più prestigiose di me che hanno condiviso pienamente l’approccio “Antroposofico”.
Questo Blog è dedicato all’Arte e alle sue implicazioni nelle dinamiche tra gli Esseri umani e le strutture culturali  nelle quali si aggregano, non è quindi necessario approfondire oltre, è’ utile però fare alcuni esempi specifici del mondo dell’arte (ve ne sono anche molti in altri settori), visto che questo è il nostro tema.
Tra gli artisti più famosi ispirati da Steiner, troviamo nientemeno che alcuni geni universalmente riconosciuti.

Vassilij Kandinskij

Vassilij Kandinskij

Kandinskij, mutuò dagli studi Steineriani – specialmente quelli su Johann Wolfgang von Goethe – le sue riflessioni nel suo saggio più noto “Lo spirituale nell’arte“, che oltre a raccontare le sue scelte artistiche rivoluzionarie, può essere definito la pietra miliare del suo approccio all’arte .

Kandinskij "Lo spirituale nell'Arte"

Kandinskij "Lo spirituale nell'Arte"

Non posso non citare  soprattutto Joseph Beuys che fu’ anche un vero e proprio aderente alla “Società Antroposofica”, che fù fondata dallo stesso Steiner dopo la sua uscita dalla “Società Teosofica”.

Joseph Beuys con Andy Warhol

Joseph Beuys con Andy Warhol

Joseph Beuys ebbe una visione dell’Arte che concettualmente mi è molto congegnale, non tanto negli aspetti formali (o meglio assolutamente informali), ma quanto per certe sue prese di posizione, in relazione alla formazione artistica.
Ebbe grandi scontri con il rettore della Kunstakademie tanto che alla fine nel 1972 venne licenziato per aver ammesso ai corsi anche gli studenti che non avevano superato le prove di ammissione.
Secondo lui e in seguito alla sua esperienza “Antroposofica”, gli studenti che non superano le prove di idoneità, sono i più “bisognosi” di frequentare un’accademia artistica, a loro va rivolta maggiormente l’attenzione dell’insegnante.
Ovviamente la “Pedagogia Waldorf” di concezione Steineriana, che prevede un uso intensivo dell’arte nell’iter pedagogico degli allievi, lo vedeva perfettamente aderente, oltretutto fu sempre convinto dell’azione “Sociale” dell’Arte, anche in ambiti non squisitamente formativi.Ad un certo punto del suo percorso artistico concepì la “Soziale Plastik”, la “Scultura Sociale” con l’intento di utilizzare l’impatto dell’Arte sull’organismo sociale, un’altro dei punti di contatto con la mia visione dell’Arte del quale non ero al corrente.
Non voglio fare l’elenco dei punti collimanti con le mie idee, ma anche lui era un sostenitore dell’approccio “Maieutico/Socratico” che più volte ho avuto modo di citare, sul mio rapporto tra Artista e Fruitore delle opere d’arte.
L’esempio migliore dell’influsso positivo dell’arte sul pensiero e soprattutto sull’Anima umana, fu nel caso di Beuys il suo recupero dalla catechizzazione che la propaganda Nazista attuava “a tappeto”, in quel triste periodo vissuto allora dalla Germania.

Arte Antroposofica

Arte Antroposofica

Questo “recupero” come al solito prese avvio da un apparente casualità, che non può non essere interpretata come un evento “sincronico“.

Durante la seconda guerra mondiale, in quanto pilota di bombardieri della “Luftwaffe“,  Beuys cadde con il suo aereo in Crimea, durante un’azione di bombardamento.
Venne raccolto da una tribù Tartara che lo curò attraverso delle ritualità sciamaniche, tipiche di quei luoghi.
Visse un periodo presso questo “particolare” consesso sociale e, la sua vita ne  fu sconvolta definitivamente.
La sua vita cambiò totalmente grazie a questa sua esperienza di cultura sciamanica, della quale tra l’altro si conosce molto poco, ma di una cosa si può essere certi, non fu assolutamente un caso.
Io tra l’altro non ero al corrente di questa esperienza di Beuys quando scrissi “Artista o Sciamano“, quindi sono contento di avere più di un punto intellettuale di contatto, con questo grande dell’Arte moderna.
Mi conforta molto avere un compagno così prestigioso, nel cammino su un sentiero difficile e estremamente interessante da indagare, credo che sia un percorso artisticamente molto stimolante, non sono molti i modi per un artista di lasciare aperti dei canali comunicativi così imponenti.

Piet Mondrian

Piet Mondrian

Anche Piet Mondrian è da annoverare tra i geni dell’arte influenzati da Steiner, esiste più di un dato in relazione a questa affermazi

one, tra cui una famosa lettera dello stesso Mondrian, nella quale il grande “Spiritualista del colore” si dichiarava aderente ai riferimenti spirituali di Rudolf  Steiner.
Ma oltre ai suddetti artisti visuali, Steiner ebbe influsso anche su grandi della letteratura come Franz Kafka o grandi architetti come Frank Lloyd Wright, che ne fu il continuatore con l’architettura “organica”, mutuata dai concetti che Steiner applico al suo Goetheanum, tutt’ora esistente a Dornach in svizzera.

Goetheanum progetto Rudolf Steiner

Goetheanum progetto Rudolf Steiner

Mario Merz

Mario Merz

Tra gli artisti italiani vicini alla filosofia steineriana posso sicuramente citare “Mario Merz”, al quale oltre a quest’interesse, mi lega molto anche l’attrazione per la “Sequenza di Fibonacci” e per le “Spirali”, delle quali ho parlato ampiamente in uno dei miei precedenti articoli “Arte e matematica”.

Mario Merz Spirali al Foro di Cesare

Mario Merz Spirali al Foro di Cesare

Mole Antonelliana (Torino) Sequenza di Fibonacci

Mario Merz Mole Antonelliana (Torino) Sequenza di Fibonacci

Per tornare alla questione della malattia, in rapporto alla “Forza Creativa”, voglio arrivare finalmente a  quanto ho intuito da questa esperienza, che ripeto non è stata per fortuna affatto grave, ma mi ha consentito, di formulare l’ipotesi che vado ad esporre: Più volte ho detto e ribadito, che a mio avviso l’Arte è “Creazione”, nell’accezione più ampia che si possa intendere, compresa la sua forte  componente spirituale.

L’artista nella sua funzione di “Creatore”, esercita uno sforzo che alla luce della mia esperienza, necessita di una energia più che concreta, anche sul piano fisico, a dimostrazione che l’Essere deve sempre essere inteso nella sua “Completezza, che nel caso dell’artista deve anche essere divenire “Compiutezza”.
Al di là dell’artificio semantico, io vedo in queste due parole che sembrano sinonimi, un’enorme differenza:
L’Essere è completo per definizione, come sostiene Parmenide che lo paragona ”concettualmente” ad una sfera perfetta, onnicomprensiva (per gli antichi Greci la sfera rappresentava la perfezione),

Parmenide di Elea

Parmenide di Elea

“Essere” perfettamente inscritto nel suo spazio e nel suo tempo, al di fuori del quale nulla sussiste.
L’Essere “Compiuto” invece è un passo (o più di uno) oltre la dotazione “di serie” parmenidea, l’Essere “Compiuto” ha fatto un percorso di consapevolezza e di coscienza, su ciò che ha ricevuto con la vita e che quindi vive ed opera, essenzialmente per contribuire al bene dell’ intera umanità.
Quindi il “Torpore artistico” causato dall’ indebolimento delle “Forze Animiche” dell’Essere/Artista, non è altro che l’evidenza della necessità di collocare l’Arte,fra le attività spirituali e, che essa nulla ha a che vedere con altre sfere di differente Valore.
Mi sembra quindi utile ribadire ancora una volta, l’estraneità dell’Arte dai giudizi di “Estetica”  come ad esempio “è Bello o è brutto”, giudizio che è doppiamente sbagliato, in quanto espresso come concetto assoluto.
L’espressione “Bello o Brutto” non ha senso perché, senz’altro, contiene dei “condizionamenti di carattere culturale“.
La sensibilità estetica è di tipica derivazione antropologica e culturale e dipende dall’ambiente in cui è solito muoversi, colui che formula il giudizio estetico stesso, basti pensare al popolo Padaung, un piccolo sottogruppo dei Karen-Bwe che vive tra Birmania e Tailandia.

Donne Giraffa

Donne Giraffa

Qui si giudicano “belle” le donne con un collo di lunghezza patologica, che neanche Amedeo Modigliani avrebbe avuto il coraggio di rappresentare.

Il collo femminile visto da Modigliani

Il collo femminile visto da Modigliani

In conclusione l’uso nella “Medicina Antroposofica” dell’ ”Arteterapia”, allo scopo di perseguire la “guarigione” attraverso i benefici “Taumaturgici” dell’arte, non è un’idea così balzana.

Come ho scritto in un altro precedente articolo di grande successo, questa consapevolezza cambia molto la funzione sociale dell’artista, ma anche le modalità e soprattutto i “motivi” per godere e possedere un’ Opera d’Arte.

Che l’ Arte ci possa allontanare la malattia operando un’evoluzione dell’Anima e  migliorare il mondo? …l’Arte, con la Forza Animica che possiede, alla fine, aiuterà il mondo a cambiare?…l’Artista, con la Forza che impiega nella “Creazione” di un’opera d’Arte, contribuisce al bene dell’ “Umanità”?
Tutti argomenti piuttosto stimolanti, ma anche questi sono tutto un altro articolo.

Francesco Campoli

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Arte ed Espressione

Posted in Il "Valore" dell'Arte on ottobre 31st, 2010 by Francesco

di Francesco Campoli

L’artista è una persona particolare, questo certamente lo sappiamo tutti, ma come si fa a riconoscerlo?

Arte ed espressione, non sono propriamente la stessa cosa. Tutti possiamo esprimerci nelle modalità che riteniamo consone al nostro modo di essere, ma non necessariamente in forma artistica.
Chi si esprime vestendosi in modo stravagante, chi invece in stile assolutamente conformistico, chi addirittura indossando una divisa (magari da nazista) e praticando il Softair, chi addirittura in modo asociale e denigrante.
Il “serial killer” esprime tutto se stesso attraverso le nefandezze che mette in atto, ma la sua non si può certo definire una forma d’arte, su questo mi piacerebbe cercare di far chiarezza.
Da decenni si è consolidata una certa confusione in questo campo, chiunque si propone cavalcando una qualche forma espressiva, pretende di entrare a pieno titolo nel mondo dell’arte.
Si arriva a chiamare artisti i “graffitari”, gli “istallatori” quelle persone cioè, che fanno le “istallazioni” (perchè non si può chiamarli scultori?), presenti ormai in tutti i più visitati musei d’arte moderna, nelle biennali e triennali d’arti varie.
Chi esprime se stesso con la musica, con la pittura, la scultura, in stile classico, moderno, informale, futurista, manierista, macchiaiolo, impressionista, espressionista, cubista, e chi più ne ha più ne metta, può necessariamente definirsi artista?
La storia dell’arte è piena di “scuole di pensiero”, al tempo di Michelangelo e Raffaello erano definite “botteghe”, al tempo di Vassili Kandinski c’era il Bauhaus, nel XIV secolo la scuola di Giotto, ma ai nostri tempi si può pensare a scuole d’arte che lavorino nel medesimo solco concettuale?
A mio avviso ai nostri giorni, il vero artista si identifica con la “non appartenenza” a scuole di pensiero.
L’artista è un moderno ricercatore che collega etica ed estetica e non è più figlio dell’artigianato ma del pensiero.
Cambiare lo status quo è la missione dell’artista moderno. La non omologazione, la leadership culturale (almeno sul proprio stile espressivo), sono requisiti fondamentali per far evolvere il pensiero collettivo. Gli altri? Gli altri c’entrano anche loro, anzi sono fondamentali per riconoscere l’originalità creativa, la CREAZIONE come io amo definire quella che ancora usiamo chiamare arte.
Accorpare tutto in un unico insieme, è utile a chi dell’arte vuole farne mercato, la disponibilità di una grande varieta di proposte creative, serve ai mercanti per soddisfare le esigenze dei vari “cluster” del mercato.
Chi come me arriva dal mondo della pubblicità e del marketing, sa bene che un nucleo di consumatori, oltre a definirsi per lo stile di vita e dalle schematiche percettive, si auto-definisce per la disponibilità di danaro che è disposto a spendere per un determinato tipo prodotto.
Da qui nasce l’importanza fondamentale per i mercanti, di disporre di “opere” di tutti i “prezzi” e questo indipendentemente dal loro reale valore artistico.
l’Arte come la definisco io ha un immenso valore, ma non può avere prezzo.

E allora visto che le opere si vendono come si fa a stabilirne il prezzo?
bella domanda, ma questo è tutto un altro articolo…..

Francesco Campoli

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