Arte e Retorica

Posted in Filosofia dell'arte on luglio 24th, 2018 by Francesco

Di Francesco Campoli,

Tutti i frequentatori di “Sculturaecultura“, ormai, conoscono il  filo rosso che lega il mio “Blog”, alla mia personale ricerca artistica, anzi, probabilmente lo potrei descrivere proprio come la sua formale redazione.
Per cercare di comprenderne il successo, ho riflettuto spesso sulle possibili ragioni, sono giunto alla conclusione che, forse, è proprio questo esperimento socio – culturale la ragione dell’apprezzamento del pubblico e di molti addetti ai lavori, come se si fosse tutti in un “reality”, sulla nascita di un’opera d’arte, un reality, però, stavolta, pieno di contenuti e di alti obiettivi.
Credo sia inutile mostrare le statistiche fornite dal provider – come invece ho fatto in altri articoli precedenti – ma posso confermare che, il trend di 1.000 nuovi visitatori al mese, si manifesta addirittura in crescita, di questo non posso che ringraziare, onorato per l’apprezzamento.
Non vorrei enfatizzare troppo questo mio impegno, però mi piace ribadire che ritengo estremamente  importante che, un artista eserciti per primo estrema chiarezza sul suo lavoro.
Lo deve fare in ossequio ai suoi collezionisti, e nei confronti della Società, alla quale cerca di offrire il suo contributo altrimenti, lascia la porta aperta ad esegesi fin troppo libere, da parte di critici prezzolati e interessati a tutto, forché agli sforzi di chi, l’Arte la fa veramente.

Solisti di Perugia

Concerto Sinfonico

Non starò qui a ribadire che, purtroppo, questo, è reso sempre più necessario, in ragione della decadenza delle  attività,  tradizionalmente deputate all’incontro tra il lavoro di un artista e il pubblico, come le mostre, le fiere, i concerti, le pièce teatrali, i balletti, gli happening di Poesia, ecc.
L’approccio superficiale, che la società contemporanea e i media, hanno nei confronti dell’Arte, è tutt’altro che illuminista e men che meno “illuminato”.
Le aziende, sempre più in crisi e sempre più piccole e prive di risorse, non tengono più fede al loro tradizionale ruolo di Mecenati, mentre le istituzioni, sono sempre pronte a ribadire la scarsa valenza economica del mondo dell’Arte, commettendo un errore sociologicamente madornale.
Quella che può sembrare la solita rivendicazione di un artista che cerca di valorizzare il proprio lavoro, vuole essere invece un momento di forte denuncia.
Ho la speranza che, almeno chi frequenta questo Blog (e per fortuna sono tanti), apra gli occhi e prenda coscienza  di una triste e pericolosa evenienza che si sta verificando nel nostro Paese.
Sembrerebbe che io stia usando un tono decisamente allarmista, ma questo è legato all’enorme valore che personalmente attribuisco all’Arte e alla sua funzione.
L’Arte è sempre stata una attività fondamentale nell’evoluzione dell’Uomo, anche in senso antropologico – come ho avuto modo di chiarire ampiamente in un articolo precedente – ma è ancor più fondamentale, perchè è testimonianza della storia emozionale dell’Essere umano.

Arti Visuali

Arti Visuali

Come è ormai noto, non mi riferisco mai alle sole “Arti visuali“, ma a tutte le Arti conosciute e a quelle che probabilmente ancora dobbiamo canonizzare o addirittura inventare, perchè  nulla vieta di pensare che, prima o poi, non troveremo qualche nuovo modo, di evocare emozioni e raccontare paure e moti dell’anima, personali o collettivi che siano.
Non è così aleatorio come potrebbe apparire, ad esempio, basti prendere atto che, il Cinema viene chiamato “settima arte“, segno che, prima, ne ‘erano considerate solo 6, poi ne venne accettata una settima.
In realtà la lista delle Arti, originariamente includeva anche la Retorica, considerata allora come la “settima Arte“, ed ecco che si comincia a delineare meglio la ragione del titolo di questo articolo, comunque consiglio a tutti coloro che volessero approfondire meglio, di seguire “Questo Link“.

Ricapitolando, della cronologia degli eventi si occupa la Storia, la storia dell’ArteLa musa Clio sul carro della storiainvece, non è altro che lo studio dell’Arte in relazione al trascorrere del tempo, considerata anche la variazione di sensibilità culturale connessa col passaggio del tempo.
La “Vera” Arte però, è lo specchio delle emozioni più profonde nell’animo umano, ecco perchè, l’Arte non può essere solo sinonimo di Estetica, di “Bello”, come molto spesso si sente affermare.
Sono il primo ad essere cosciente che, ho dovuto aggiungere l’aggettivo “Vera”, alla parola Arte, ma purtroppo esiste un discrimine, tra le attività che non sono Arte, ma che erroneamente  (spesso per superficialità e/o ignoranza), vengono considerate tali.
Questo articolo, forse un po’ anomalo per questo Blog, che, di norma, nasce per essere una sorta di racconto della mia personale catarsi, fare il racconto dell’affanno di un artista che vive ogni giorno la sua professione.
Spero che ormai sia chiaro che, sono un artista che cerca di dare un contributo – piccolo o grande che sia -alla società, all’Essere umano, non cerco di creare begli oggetti, un compito che portano avanti con grande successo i “Designer”.
Con il mio lavoro, cerco di accendere nel pubblico, nei miei collezionisti, quella scintilla di ragione, che aggiunta a quel soffio di universo, dimostri che siamo potenzialmente fatti ad immagine e somiglianza di Dio.
Stavolta vorrei mettere l’accento su una cosa che ritengo estremamente importante, e cioè la comunicazione che spesso viene costruita attorno all’Arte.
Ritengo sia molto grave influenzare negativamente la percezione dell’Arte, perchè l’Arte è l’anima di un popolo, che in essa conserva la propria identità emotiva.

Rudolf Steiner

Rudolf Steiner

Ripeto perchè non vi siano equivoci, non parlo dell’identità antropologica di un popolo, per quello ci sono già i politici che ci puntano sempre di più, ma parlo dell’anima di un popolo, quella componente spirituale comune, così come la tratteggiava Rudolf Steiner, una cosa molto più delicata e importante.
In altri casi, come ad esempio i diritti umani, quelli degli animali, le dinamiche socio-politiche di attualità, sui social-media, si scuotono fortemente le coscienze, spero che questa mia riflessione, sia utile a far nascere almeno una meditazione, perchè questo è uno degli obiettivi più importanti per un artista.
Il concetto di Retorica, in realtà è ben più ampio di quello che immaginiamo a primo impatto, l’Arte di convincere attraverso la parola – che in realtà nasce ad Atene con i Sofisti, nella seconda metà del V secolo A.C. – ed è da considerare un’Arte, proprio per la ragione che ho esposto sopra.
Attraverso gli “Artifici retorici” maneggiati con sapienza, si possono generare o richiamare emozioni estremamente profonde, così basiche da riuscire ad indurre stati d’animo estremamente intimi, positivi o negativi, che talvolta possono essere anche  estremamente negativi.
Nella storia, purtroppo esistono esempi assolutamente tristi e sconcertanti e posso utilizzare il peggiore degli esempi, con il quale è sempre difficile misurarsi, ma forse il più emblematico nei secoli recenti: il Nazismo, o “Nazionalsocialismo” che dir si voglia.

Il Nazionalsocialismo

Il Nazionalsocialismo

La cosa tristemente interessante ed estremamente inquietante, di questa tragedia dell’identità umana, è proprio che originò da un lavoro di comunicazione così organico, articolato e strutturato, che, personalmente, a ripensarci mi lascia ancora stupefatto.
Chi conosce la mia lunga e complicata storia professionale, sa che la mia vita passata (Come la chiamo io), mi ha visto parte attiva in moltissime campagne di comunicazione, nel decennio nel quale ho lavorato come Marketing Manager e Profiler, in una Agenzia Pubblicitaria.
Non è la forza di persuasione della comunicazione che mi stupisce, ovviamente la conosco bene, ma è il livello di influenza che il Nazionalsocialismo è riuscito ad ottenere.
Trasformare quello che all’epoca, era da considerare il Popolo culturalmente più evoluto, praticamente in ogni settore della società, nel popolo che ha compiuto, quasi ciecamente, alcune delle più inconcepibili efferatezze che memoria dell’Uomo ricordi, è realmente una cosa sulla quale interrogarsi profondamente.
Bisogna interrogarsi anche guardando in se stessi con sospetto e soprattutto con moltissimo spirito critico.
Personalmente mi sono sempre posto domande pressanti su questo periodo buio per l’umanità, sui perchè, ma anche soprattutto sul come, questione non trascurabile, non solo per spiegare il titolo dell’articolo, ma per cercare di capire questo incredibile fenomeno.
Per spiegare meglio, mi viene in aiuto proprio una sorta di sillogismo: “Se la Retorica può essere Arte, allora l’Arte può essere Retorica”.
Capisco che filosoficamente questa può sembrare una Speculazione fin troppo spericolata, ma “il fine giustifica i mezzi” come avrebbe detto il principe di Machiavelli.

Il Principe di Machiavelli

Il Principe di Machiavelli

In realtà, l’Arte della parola, quella alla quale sarebbe più giusto riferirsi in ambito artistico, in effetti sarebbe l’Oratoria.
L’oratoria  non ha l’obiettivo  esclusivo di convincere un uditorio, ma è strumento (Organon Aristotelico), da impiegare insieme ad altri, (la Logica, la Linguistica, la Grammatica, la Filosofia, i Sillogismi ecc.), per instaurare con l’uditorio un rapporto essenzialmente estetico.
Quante volte abbiamo sentito dire, “come parla bene”, magari rivolto  ad un politico, ma come ho accennato sopra e tantissime altre volte, non è l’Estetica l’obiettivo dell’Arte, al limite è il contrario, l’Estetica, per  come la concepì Alexander Gottlieb Baumgarten, è una branca della filosofia che come scopo primario, ha l’obiettivo di decrittare l’Arte.
Non bisogna dimenticare che questo blog, nasce proprio attorno all’interrogativo per me fondamentale: Cos’è l’Arte? e a mio modo di vedere, ogni strumento, anche se patentemente  speculativo, può essere utile a capire.
La Retorica, che utilizza la parola con un obiettivo, e che può essere intesa anch’essa come una forma d’Arte, di conseguenza, è estremamente utile cercare i punti di contatto.
Il riflettore che ho voluto puntare sulla parola “Retorica”, vuol’essere principalmente un modo per mettere in risalto la potenza comunicativa insita nell’Arte.
La creazione dell’Arte, in modalità Retorica, subliminale, può essere una forma di comunicazione subdola, nascosta e per questo estremamente potente.
Non voglio entrare in un discorso psicologico troppo tecnico, ma è proprio in questo che Arte e Retorica quasi si toccano.

Comunicazione Subliminale

Comunicazione Subliminale

Subliminale, etimologicamente origina da “Sub” cioè “Sotto” e “Limen” cioè “Limite”, un’azione comunicativa che poggia su quelle sensazioni sotto il livello della coscienza, troppo deboli per essere riconosciute scientemente, ma che proprio in virtù di ciò possono indurre messaggi di estrema potenza, che raggiungendo direttamente il sistema limbico, non sono gestibili dal nostro “Io” conscio.
L’Io conscio ha vari nomi, a seconda della disciplina che entra in tema, ma in pratica, è costituito semplicemente da tutto quello che ci costruiamo a livello cognitivo attraverso cultura ed esperienza, che a qui tempi non mancava certo al popolo tedesco.
Non è il caso qui di affrontare gli studi su Hegel di Theodor Adorno, uno dei massimi esponenti e coordinatore della celeberrima “Scuola di Francoforte” – istituto che io cito spesso, perchè la considero la culla della cultura sociologica del tempo.

Theodor Adorno

Theodor Adorno

La scuola di Francoforte, fu importante anche perchè tra i tanti, aveva l’obiettivo di precorrere e preparare i tempi moderni, in ottica sociale ma anche evolutiva.
Adorno, dopo gli orrori della guerra, riprese in mano la “Scuola”, decimata nei componenti, dagli orrori della Shoah, e, ovviamente ebbe il problema di rivedere gli elaborati del Board (che oggi chiameremmo comitato scientifico), tutta gente che anche ora rappresenta un faro della cultura moderna.
Oltre al già citato Adorno. parliamo di Leo Löwenthal, Franz Neumann, Franz Oppenheimer, Eric Fromm, Herbert Marcuse, Walter Benjamin, Max Horkheimer, Friedrich Pollock e Jurgen Habermas (l’erede più significativo della scuola).
Dopo un grosso lavoro di riordino e revisione dei contenuti, Adorno disse una frase rimasta famosa, sicuramente durissima, ma che è giusto che riecheggi quasi ossessivamente, anche ai giorni nostri: “dopo Auschwitz, ogni filosofia idealistica che giustifichi la realtà, non ha più senso”.
Ho avuto molte occasioni per sottoporre quesiti diretti sul Nazionalsocialismo a studiosi tedeschi, a religiosi, sia cattolici che protestanti, ma anche a comuni cittadini, e devo dire che tutti sono accomunati dal medesimo riserbo.
L’ho sempre trovato un atteggiamento controverso, talvolta appare quasi come una latente vergogna, altre volte l’ho percepita quasi come una sorta di stizzita omertà, comunque, di certo non ho mai percepito indifferenza.
La cosa più strana, è che tutto questo, avviene ancora più di ottant’anni dopo, evidentemente, l’argomento è stato oggetto di una faticosa catarsi generale nell’opinione pubblica teutonica, magari indotta dalle autorità federali, ma non ancora del tutto elaborata.
Come ho già detto, sui motivi non voglio entrare (anche perchè non sarebbe questa la sede più adatta), ma i modi, invece sono estremamente calzanti per il contesto.
Tutti purtroppo sanno che, l’attore principale del Nazionalsocialismo, era Adolf Hitler, come leader del Partito nazionalsocialista dei lavoratori, maggiormente e tristemente noto come Partito Nazista, che al di la dei futuri sviluppi dittatoriali, in realtà passò attraverso regolari elezioni, nel 1933.
Nella neonata Repubblica di Waimar, generatasi sulle ceneri dell’impero, dopo la disfatta nella prima guerra mondiale, furono indette le elezioni esattamente il 5 marzo 1933 alle quali il partito Nazionalsocialista stravinse.

Elezioni Per il Reichstag tenute il 5 Marzo 1933
Partiti politici del Reichstag 6 giugno
1920
4 maggio
1924
7 dicembre
1924
20 maggio
1928
14
settembre
1930
31 luglio
1932
6 novembre
1932
5 marzo
1933
Partito Comunista (KPD) 4 62 45 54 77 89 100 81
Partito Socialdemocratico (SDP) 102 100 131 153 143 133 121 120
Partito di Centro 65 81 88 78 87 97 90 93
Partito Popolare Nazionale (DNVP) 71 95 103 73 41 37 52 52
Partito Nazionalsocialista

(NSDAP)

12 107 230 196 288
Altri partiti 98 92 73 121 122 22 35 23

Adolf Hitler

Adolf Hitler

chi dice che la Costituzione che nacque al decadere dell’impero, non fosse sufficientemente ben articolata, al punto di consentire in modo praticamente istituzionale, la nascita della dittatura Nazista, ma tant’è, il resto lo conosciamo bene, anche perchè, la nascita del “Ventennio”, in Italia, pur con i dovuti distinguo, in pratica, ricalcò quasi pedissequamente l’esperienza Tedesca.
Ciò che in questa sede mi interessa stigmatizzare, è la funzione portante che l’Arte ebbe nella propaganda usata per consolidare il progetto Hitleriano.
La cosa che rinforza questa affermazione, è che, uno dei ministri più importanti dell cancellierato Hitleriano, fu appunto il Ministro della Propaganda: Paul Joseph Goebbels, e non fu assolutamente un caso.

Paul Josef Goebbels

Paul Josef Goebbels

Tutto il sistema comunicativo messo in piedi da Goebbels, passava proprio attraverso la gestione dell’Arte e della cultura.
Quello che più volte ho ribadito nei miei articoli, è cioè che quando si parla di Arte, è da intendersi tutte le più ampie declinazioni della medesima: Poesia, Musica, Teatro, passando alle Arti visuali a quelle plastiche ecc, tutte attività che consentono di generare Arte e quindi di usare la sua potenza subliminale.
La propaganda Nazista conosceva bene questo assioma, analizzando con  attenzione le varie attività comunicative a sostegno del Nazionalsocialismo, si può notare che non venne trascurato alcun mezzo, per sfruttare la forte sensibilità del popolo tedesco a tutte le declinazioni dell’Arte.
Il motivo l’ho accennato prima, l’Arte è essenzialmente emozione, o meglio induzione dell’emozione, la creazione di stati d’animo, più o meno generalizzatima sempre estremamente profondi e basilari.

Main Kampf di Adolf Hitler

Main Kampf di Adolf Hitler

Il fatto che Hitler volesse essere un pittore, come lui stesso ha raccontato ampiamente nel “Mein Kampf” –  il suo libro autobiografico e manifesto del Nazionalsocialismo – è solo una parte della spiegazione di questo impegno a tutto campo sull’Arte come mezzo di propaganda.
Si narra che egli fosse un pittore di scarsissimo talento, che essendo stato rifiutato all’Accademia delle Belle Arti di Vienna, avesse sviluppato una sorta di paranoia al riguardo, ma non fu realmente così.
Quello che realmente percepiva il Furer, proprio perchè aveva dimestichezza col mezzo pittorico, avendo realizzato realizzato centinaia di dipinti, alcuni dei quali recuperati a guerra finita e tutt’ora nelle disponibilità degli U.SA..
Effettivamente il consiglio che l’Accademia diede ad Hitler motivando il diniego, era assolutamente circostanziato.

Il Cortile di Adolf Hitler

Il Cortile di Adolf Hitler

Basta osservare uno dei tanti quadri del futuro Furer, per essere in accordo con la commissione dell’accademia, che gli consigliò di frequentare la facoltà di architettura, infatti la sua percezione della prospettiva è sicuramente inappuntabile.
Dobbiamo pensare che comunque a quei tempi, in pittura cominciavano ad affermarsi gente del calibro di Kandinsky, Mondrian, e più in la Chagall, Picasso e tutti i grandi dell’Arte moderna.
Non era caso un caso che questi maestri della ricerca artistica, del concetto, dello spirito, fossero invisi al dittatore.
Per noi ormai è assodato che l’Arte non è rappresentazione della realtà, o peggio quell’imitazione della realtà, che si toglie anche la minima  possibilità di essere mediazione artistica della realtà.
In Realtà Goebbels questo lo aveva già capito, e iniziò la crociata contro quella che comunicativamente era definita
Arte Degenerata (entartete Kunst), mettendola in controcanto all’Arte classica.
Aveva capito la potenza di quei lavori, della mente e del cuore di quegli artisti che stavano stracciando intere pagine di Storia dell’Arte, con esercizi di libertà e spiritualità che certo non erano gli obiettivi del regime Nazista.

Goebbels inaugura la mostra "Arte Degenerata"

Goebbels inaugura la mostra "Arte Degenerata"

“Arte Degenerata”, la definirono in occasione di quella famosa mostra (o meglio tristemente famosa), la mostra “Arte Degenerata” fu inaugurata nel 1937 a Monaco, e vennero esposte le opere non gradite al regime, che in quanto a degenerazione, sappiamo tutti, aveva ben poco da imparare.
Furono sequestrate ed epurate da Musei e “KunstHalle” opere di artisti che oggi consideriamo dei geni assoluti, molti artisti furono esiliati e, quelli di religione ebraica, avviati nei campi di sterminio.
Ma la guerra dell’Arte e all’Arte non si fermò alla pittura, ma Hitler e Goebbels sapevano bene che l’Arte vive in ogni disciplina, e scorre in mille rivoli trasportando anima e libertà, l’esatta antitesi di un regime sanguinario che tutt’ora sembra impossibile abbia potuto silenziare l’anima di un popolo considerato a ragione il più civile a quell’epoca.
La guerra totale non vide solo artisti disgustati da quella barbarie, ma anche geni della musica come Richard Wagner oltraggiati nella memoria, e con il consenso del figlio, Sigfried, amico di Hitler e Goebbels, viene eletta come la musica del regime, che erige un teatro Il “Festspielhaus” solo per suonare la musica di Wagner, libera da impuri, cioè da esecutori e direttori di religione ebraica.
Ma anche la danza venne sottoposta alle attenzioni del ministro della propaganda, che la finanziò sostanziosamente.

Mary Wigman

la coreografa Mary Wigman

A mero esempio non ci si può esimere dal citare i “Deus ex machina” della danza di regime: Rudolf von Laban, e la  sua allieva Mary Wigman che con la sua invenzione della “Tanz Drama”, adottando nelle sue performance musiche di Wagner e strutturando le sue coreografie quasi come azioni ginniche, schematiche, nel rispetto dell’antica tradizione dei danzatori teutonici, si legò a filo doppio alla struttura Nazionalsocialista, nella quale si riconosceva pienamente.
Ci sono moltissimi artisti che si compromisero, anche convintamente con il Nazionalsocialismo, come ad esempio Carl Orff, il musicista famoso per aver musicato i “Carmina Burana”, testi medievali scoperti in un antico monasteromedievale e che risulterebbero essere stati scritti da alcuni monaci.
Si configurano in canti monodici, strutturati in modo molto simile al canto gregoriano, ma dai contenuti tutt’altro che liturgici.

Carl Orff

il musicista Carl Orff

I Carmina Burana, nell’intento di Orff devono richiamare emozioni ancestrali, io oserei definirli “subliminali”, e specialmente nel famosissimo “O Fortuna” sembra esserci pienamente riuscito.
Ci sono molte leggende (o verità collaterali), sul Nazionalsocialismo, che la sua controversa ascesa al potere e le efferatezze che tutti ben conosciamo, sembrano confermare, ma come ho scritto sopra, questo è un argomento delicato e non siamo nella sede giusta per ragionarci sopra.
La cosa estremamente importante, che invece mi piace sottolineare, è il “sacro terrore” che Hitler e i suoi accoliti mostrarono nei confronti dell’Arte, e verso quegli artisti che cominciavano a prendere coscienza della forza protettrice dei loro lavori, dello Spirituale nell’Arte che citava ripetutamente Vassily Kandinsky, sempre sostenuto da Piet Mondrian e da molti altri artisti del Bauhaus.
Ne ho parlato diffusamente in vari articoli, ed in particolare su “Artista o Sciamano“, credo proprio che possa essere in quella scintilla di Luce Universale, che risiede la vera essenza dell’Arte.

Chi continua a parlare di Arte solo come sinonimo di “Bello” mente, spesso, neanche sapendo di mentire.
“L’Arte è Magia liberata dalla menzogna di essere verità”, diceva lucidamente Theodor Adorno, e chi mente sapendo di mentire, invece, non solo fa un danno, ma lo fa volontariamente e questo, è molto più grave.
Diceva sempre Adorno, “Il tedesco è una persona che non può dire una bugia senza crederci”, evidentemente aveva capito molto di più di quello che gli viene normalmente attribuito, sul Nazismo e su molto altro della Germania del suo tempo.
Un argomento sul quale si potrebbe dire veramente molto, ma come ho sempre detto, questo sarebbe tutto un’altro articolo.

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Arte o Investimento

Posted in Il "Valore" dell'Arte on ottobre 13th, 2012 by Francesco

di Francesco Campoli

Nei precedenti articoli “il valore dell’arte”, “valore o valori” , “Arte ed Espressione”, in pratica una serie di riflessioni sul tema molto controverso del “valore dell’arte”, mi ero ripromesso di tornare a breve sull’argomento.
Seppure consideri questo tema molto importante, devo dire che ho trovato di volta in volta più interessante affrontare altri argomenti.
L’attribuzione di un valore ad un’ Opera d’arte, oltre che sul piano antropologico e sociologico, è importante anche per un altro motivo: da questo dipende la sopravvivenza di un artista, in quanto “Creatore/Ricercatore” , ma anche dell’ ”Essere umano Artista”, la cui terrena condizione, impone la “quasi” quotidiana necessità di nutrirsi.
Alcune evenienze apparentemente casuali, hanno riportato la mia attenzione sull’argomento in questione e risvegliato in me il desiderio di tornare a scriverne.
Nella mia quotidiana “navigazione” tra diversi “media” (non solo il web ovviamente), sui quali mi informo e dai quali prendo spunto per le “riflessioni” che poi vi sottopongo su “Sculturaecultura”, mi sono imbattuto in diverse “proposte”, che definire “Indecenti” è assolutamente eufemistico.

proposta indecente
proposta indecente

Voglio sperare che queste “sollecitazioni”  non abbiano un nesso strategico, altrimenti ci sarebbe veramente da preoccuparsi.
Credo comunque, che queste argomentazioni “economiciste”, siano solo una triste costante che  non ti aspetteresti mai in un consesso che tratta di Arte.
In queste varie “occasioni di comunicazione”, personaggi di ogni genere consigliavano l”Arte” quale strumento di investimento, in forme più o meno “fantasiose”.
Tanto per ribadire un altro argomento varie volte affrontato nel blog, quando costoro parlano d’Arte, si riferiscono (sbagliando sapendo di sbagliare), esclusivamente ad “Opere d’arte”, che potremmo definire “titolari di un corpo fisico”.
Facendo appello ad una definizione molto diffusa nel periodo Ellenistico, si riferiscono alle sole “Arti Comuni” (quelle che richiedono un impegno manuale), escludendo quindi le “Arti Liberali”, quelle che poggiano su un impegno prevalentemente concettuale (la Poesia ad esempio), che non avendo un “Corpo Materiale”, non si prestano facilmente ad essere associate ad un valore economico.
Ho letto di valutazioni sul mondo dell’arte di pura matrice “economicista”, sino a udite bene, “la “Quotazione in borsa”, come un qualunque prodotto finanziario o come un normale “Future“.
Se avete letto con attenzione molti dei miei articoli passati (come ad esempio “Artista o Sciamano“), sapete bene la mia opinione sulla funzione (anche di interesse sociale) dell’Opera d’arte, potete immaginare la reazione “allergica” a ciò quando ciò mi si presentava davanti agli occhi.
So bene come tutti voi che l’attribuzione di Valore a un’Opera d’arte, purtroppo è “funzione” di diversi (spesso contrastanti), fattori che nulla hanno in comune con l’importanza dei contenuti, di volta in volta oggetto di “Trattazione Artistica”.
Molti di questi fattori sono convenzioni dure a morire, ad esempio l’età “storica” dell’Opera.
Di norma la “Collocazione cronologica” ha influenza sul Valore commerciale di un “oggetto d’ antiquariato”, ma nulla ha in comune con il “Valore Artistico” di un Opera d’Arte.
L’Arte presente in un’opera d’Arte è un valore assoluto, almeno per come lo intendo io.

Quadro d'antiquariato
Quadro d’antiquariato

Come riferivo sopra, mi sono “casualmente” imbattuto in varie proposte di Arte/Investimento, che non esiterei a definire aberranti, se riferite ad Opere d’arte, che nel bene o nel male sono “Patrimonio dell’umanità” proprio in virtù dei “Valori” che le permeano.
Tutte queste “sollecitazioni”, facevano leva sulla medesima “Reason Why” (il mio passato di pubblicitario ogni tanto rigurgita, quantomeno nel lessico).
Se vogliamo “brutalizzare” questa allocuzione tecnica, potremmo definire la “Reason Why” un “Supporto razionale utile a rafforzare lo stimolo emotivo all’acquisto”.
In una “strategia di vendita” relativa a un qualsiasi prodotto commerciale, questa “Motivazione d’acquisto” potremmo anche definirla “accettabile”, nel caso di un’Opera d’arte mi sentirei di definirla un’ assurdità, oltretutto di scarsa “Onestà intellettuale”.
Ho verificato, che le sollecitazioni che ho personalmente registrato, potrei onestamente definirle: “Primus inter Pares”, tra una marea di altre “bagatelle” di genere Economico/Artistico.
Desidero portarle alla vostra attenzione a puro titolo di esempio, visto che purtroppo mi riferisco ad un ben più ampio contesto, di spropositata inappropriatezza.

ArtInvestor
ArtInvestor

Per primo mi è capitato davanti il libro, “ArtInvestor ” di “Edgar Quadt”, che ormai sembra vantare diverse riedizioni.
Il suo autore sembrerebbe molto apprezzato, tant’è vero che “Arteconomy 24”, canale d’Arte (sempre a sfondo “economico”) del “Sole 24 Ore”, (l’ autorevole quotidiano ufficiale della “Confindustria Italiana), gli ha dedicato un’intervista.

edgar-quadt
edgar quadt

Cito testualmente dall’intervista all’autore (se non l’avete letta):
Nel capitolo “L’arte della formazione di capitali” si sostiene che gli investimenti in arte rimangono positivi anche in situazioni borsistiche estreme (nei giorni di “Bear Market”). Crede che ciò verrà confermato in questo momento?”.
Lascio a voi la valutazione nel merito e soprattutto la possibilità di leggere tutta l’intervista online se la ritenete di vostro interesse.
Pensate che non sia concepibile un approccio del genere parlando di Opere d’arte, (o meglio del famigerato “Mercato dell’arte”)?
A Roma si dice “al peggio non c’è mai fine”, andate a vedere il sito della banca “Monte dei paschi di Siena”,

mps maket value
Monte dei Paschi di Siena Art maket value

che ha creato l’ “Mps Art Market Value Index”: “L’indice del valore del mercato dell’Arte”, una cosa più e meno come il “Nasdaq Index” (indice dei titoli azionari di Aziende Tecnologiche), alla borsa a “Wall Street”.

L'Arte di collezionare Arte contemporanea di Ludovico Pratesi
L’Arte di collezionare Arte contemporanea di Ludovico Pratesi

Ma noi italiani si sa….. abbiamo il “Business dell’Arte” nel sangue……infatti c’è un altro autore italiano, che ha scritto un saggio che ci insegna a fare soldi “collezionando” arte contemporanea.
L’autore propone un approccio strategico, teso a creare “Valore Aggiunto” (chiamatelo pure guadagno), costruendo una collezione di Opere contemporanee (ricordate la differenza tra Arte Moderna e Arte Contemporanea…), per carità un legittimo approccio speculativo (in senso economicistico, non certo metodologico), ma è proprio il modo migliore per rapportarsi a delle opere d’arte?
Ovviamente i “guru” dell’ “Arte-Finanza”, non disdegnano di cercare i loro interlocutori (o magari “Investitori”) anche su Facebook, la “Nuova frontiera del business” online.
Propongono un nuovo percorso attraverso l’Arte, che non implica necessariamente la visione o l’ascolto delle Opere in oggetto.
Basta leggere delle schede “Tecnico-Economiche” e relazionarsi al proprio “Advisor” (chiamatelo Consulente se vi piace di più), come per un qualsiasi altro prodotto finanziario.

Spero che il mio approccio “Maieutico”, che ho ampiamente dichiarato in altre stesure sul blog, continui a risultare evidente.
Alle domande che pongo desidererei che trovaste risposte personali, visto che non mi ritengo un vostro “Maestro”, ma una persona che riflette a voce alta (se preferite a “Web Alto”, ci tengo molto che vi costruiate un’ opinione pienamente informata, su ciò che ho appena riferito.
Spesso nelle mie esposizioni in questo blog, mi rifaccio ad antichi saggi o a filosofi di epoca illuminista appoggiandomi ai loro costrutti, stavolta desidero “evocare” un signore vissuto in epoca molto più recente: Theodore Adorno.

theodor adorno
il filosofo Theodor Adorno

Il filosofo tedesco di madre italiana (come si evince chiaramente dal cognome), nasce a Francoforte nel 1909 e non è certamente meno erudito dei suoi illustri predecessori, ma aveva una visione dell’arte, più allargata e temporalmente vicina a noi.
La sua opera più conosciuta “Minima Moralia”, contiene una delle definizioni dell’Arte che io amo di più:
L’arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”.
E’ ovvio che con questa affermazione, Theodore Adorno, allude anche alle svolte epocali che l’Arte ebbe proprio ai suoi giorni, allontanandosi di fatto definitivamente, dal ruolo “Documentario” che sino ad allora interpretava prevalentemente.
Non dovendo più attendere al “ruolo storico” di rappresentazione (simulazione) della realtà (Mimesi), l’Arte, si era ormai appropriata delle sue nuove funzioni (ne ho già accennato in altri articoli precedenti) svolgendo un ruolo prevalentemente “Catartico”.
Il rifiuto della funzione originaria, si manifestò in vari tempi e in vari modi:

  • l’abbandono della forma classica con “Vassilij Kandinskij”
  • la rivoluzione nell’uso del colore con “Claude Monet
  • lo stravolgimento della prospettiva con “Mark Chagalle”.
    Vassily Kandinsky

    Vassily Kandinsky

    Kompositio VIII

    Composition VIII

claude-monet
Claude Monet

Impression du soleil levant
Monet Impression du soleil levant

Mark Chagall
Mark Chagall

Marc Chagalle La Promenade
Marc Chagalle La Promenade

artisti li cito esclusivamente per mia personale convinzione, senza reconditi desideri di riscrittura della Storia dell’Arte (così evitiamo polemiche sul nascere), mi par già di sentire i cori scandalizzati degli accademici.
L’Arte Moderna si avviava ormai verso la funzione “Catartica” alla quale accennavo sopra, (così come la descrive Aristotele nel suo “Poetica”):
Per portare un esempio contemporaneo ad Adorno, potremmo ritrovare quest’approccio nell’opera di Jackson Pollock .

Jackson Pollock
Jackson Pollock

full fathom five
full fathom five -Pollock -

Tutti noi conosciamo le difficoltà (esistenziali e caratteriali) del famoso artista statunitense:
E’ mia modesta convinzione, che la sua “Drip Painting”, fosse si un atto artistico, ma che molta della sua forza originasse proprio dall’intento “Catartico” che muoveva il suo creatore.
Pollock fu sempre alle prese con i suoi problemi con l’alcol, che poi lo portarono alla morte, in un incidente stradale che l’artista ebbe, mentre guidava completamente ubriaco.

Adorno oltre alla sua attività di filosofo, annoverava anche la direzione del famoso “Istituto per gli studi sociali” di Francoforte (dal quale originò la famosa scuola di Francoforte).
Qui si studiava e si approfondiva la filosofia e la sua integrazione (non utopica) con l’organismo sociale, storicamente un “pallino” dell’ “Intellighenzija” tedesca dell’epoca.
A questi alti obiettivi, lavorarono molti personaggi di riconosciuta competenza nei loro campi specifici, collaborarono nella scuola di Francoforte:

Leo Loewenthal

Leo Loewenthal

Il sociologo della letteratura Leo Löwenthal, il politologo Franz Leopold Neumann, il filosofo Herbert Marcuse, lo psico-sociologo Erich Fromm, il critico letterario e filosofo Walter Benjamin non sono che eccellenze di una lista ancora più nutrita.

Herbert Marcuse

Herbert Marcuse

Il “brodo di coltura” al quale attingevano questi illustri pensatori, originava dalla grande filosofia illuminista, con in più i contributi di Hegel, Marx, Freud ecc., tutto rivisitato attraverso il metodo “Critico Costruttivo” , cercando alternative sociologicamente più sostenibili, rispetto al sistema duale Capitalismo/Marxismo, che all’epoca già si confrontavano duramente (almeno sul piano filosofico).

erich fromm

Erich Fromm

Affermava sempre Theodore Adorno, “Il compito attuale dell’arte è di introdurre il caos nell’ordine” e, quando parlava dell’ordine, si riferiva all’ordine delle cose a quel tempo.
Non dimentichiamo che la Germania di quel tempo, cominciava a veder germogliare i semi del Nazionalsocialismo e che, essendo Adorno ebreo, non ne fù certamente contento, infatti gli accadimenti lo portarono presto all’esilio.
Per Theodore Adorno, la funzione dell’arte divenne anche “Memoria della vita offesa”, per evidenziare la dissonanza che lacera il tessuto del mondo, la disarmonia dell’Essere.
Si riferiva ai noti fatti di Auschwitz (dei quali parlò molto spesso), quale macchia indelebile sul “Genere umano”.
Auschwitz influenzò molto il suo pensiero, la sua identità in quanto tedesco che oltretutto aveva dedicato grandi sforzi intellettuali, all’evoluzione della società e del pensiero.
Diceva Adorno: “Auschwitz ha dimostrato inconfutabilmente il fallimento della cultura.
Il fatto che tutto ciò sia potuto accadere in mezzo a tutta la tradizione filosofica, dell’arte e delle scienze illuministiche, dice molto di piú che essa, testimonia che lo spirito, non è riuscito a raggiungere e modificare gli uomini.
In quelle regioni stesse con la loro pretesa enfatica di autarchia, sta di casa la non verità.
Tutta la cultura dopo Auschwitz, compresa la critica urgente ad essa, è spazzatura.”

Parole amare ma comprensibili, di chi all’evoluzione della cultura tedesca aveva tentato di contribuire, cercando di far si che essa si integrasse fattivamente col “Sistema sociale”.
“Quando l’arte non si traduce in critica diventa trasfigurazione consolatoria e ingannevole, complice dell’orrore dell’uomo”.
”La vera arte non cede all’estetismo, al kitsch e alle leggi funzionali del mercato “perché essa è conoscenza” non un oggetto da vendere.”

Ho volutamente usato le parole di Adorno e non le mie, le ho virgolettate ed evidenziate per rendere evidente la primogenitura di questi concetti, ma non credo che avrei potuto scrivere meglio il mio pensiero.
L’arte parla del mondo in cui viviamo ma in realtà non parla che di sé, quindi il rapporto arte-realtà è inesistente.”, anche queste non sono parole mie, ma voi trovate una motivazione migliore all’Arte Moderna?
La negazione della “forma estetica tradizionale” e delle “Norme tradizionali della bellezza” poiché sono divenute ideologiche” è tipica di Adorno e della Scuola di Francoforte.
La scuola di Francoforte fu una vera e propria fucina di filosofia destinata a volare ai più alti livelli, non avrebbe potuto essere altrimenti visto il livello dei collaboranti dell’ ”Istituto per gli studi Sociali” che si “coagularono” intorno a Theodore Adorno.
Filosofi, sociologi, critici e politologi, attenti all’iterazione delle dinamiche economiche con le differenti dinamiche artistiche, in quanto molto spesso esse secondo la loro (e la mia) convinzione, interferiscono con la “Coscienza sociale”.
L’arte (Künste in tedesco), fu un elemento fondamentale per la scuola di Francoforte, così come è rimasta tutt’oggi nella società “teutonica”.
Anche Walter Benjamin (grande collaboratore di Adorno), trattò ampiamente d’Arte, in particolare in una delle sue opere più famose: Il saggio ”L’opera d’Arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”.

Walter Benjamin

Walter Benjamin

Questo titolo è una pietra miliare dalla quale partire, per riflettere su questa (relativamente) “nuova” condizione dell’opera d’arte.
La riproducibilità, venne a contrapporsi alla condizione antecedente, nella quale un’opera d’Arte poteva essere solamente “unica e irripetibile”.
Si è molto dibattuto e ancora si continua a dibattere animatamente, sul fatto che sia sufficiente pensare, progettare un’opera, con l’obiettivo di farla duplicare, perchè si possa parlare ugualmente di “Arte”?.
Anche in epoche non proprio recenti esiteva questa pratica, magari ricorrendo alla maestria tecnica di un’altro essere umano.

 Walter Benjamin "l'opera d'arte nell'epoca della riproducibilità"

Walter Benjamin "l'opera d'arte nell'epoca della riproducibilità"

Questa casistica era prassi comune nelle antiche botteghe d’arte, anche quelle dei pittori e scultori più celebrati.
Benjamin mette in guardia dalla perdita dell’ ”Aura dell’opera d’Arte”, che a suo avviso decade nei multipli, disperdendo quel “lascito d’anima” che ogni artista addiziona ad ogni suo lavoro.
Stesso ragionamento può essere applicato ad altre forme d’arte, ad esempio ad un concerto, orchestrato e diretto direttamente dal suo compositore, o messo a confronto con delle registrazioni fonografiche.
Seppure tecnicamente ben fatte, nelle registrazioni non si ha la stessa “Aura”, per dirla con il glossario di Benjamin.
Anche questo sarebbe un argomento estremamente interessante da approfondire, necessario a definire meglio e a comprendere il concetto di “Arte”, ma senza dubbio anche questo sarebbe tutto un altro articolo…

Francesco Campoli

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